domenica 31 dicembre 2023

31 dicembre - Contro la repressione delle lotte, un appello: 5 UDIENZE NEL SOLO MESE DI GENNAIO! INVITO PUBBLICO A TUTTE E TUTTI!

 

Vogliamo socializzare pubblicamente che - delle decine e decine di cause, processi a nostro carico e quindi contro la lotta per il salario e per il lavoro - solo nel prossimo mese abbiamo come fissate ben 5 udienze contro il nostro movimento di lotta al Tribunale di Napoli.

Insomma 11, 12, 23, 25, 27 Gennaio.

Questo basterebbe a ricordare che il percorso di formazione e la lotta per l'inserimento al lavoro è stato portato avanti senza interessi, senza padroni e padroncini, senza forze politiche istituzionali, da quegli uomini e donne che hanno deciso di organizzarsi, lottare ed emanciparsi dalla precarietà e marginalità sociale. Quindi non permetteremo ad altre dinamiche di inquinare il nostro percorso e metterlo in discussione.

Messa alle spalle per ora l'assurda indagine di Associazione a Delinquere, permangono a diversi di noi gli avvisi orali per la pericolosità sociale e decine di decreti penali di condanna, multe, processi aperti e denunce.

In un momento storico in cui il mondo è in guerra ed i nostri governi sono impegnati ad aumentare la spesa e l'intervento militare, aumenta il controllo sociale, l'autoritarismo nei luoghi di lavoro, l'economia di guerra fatta di salari da fame, sfruttamento e disoccupazione.

Nella fase della nostra lotta, pensiamo sia utile rafforzare il nostro percorso.

Per questo, oltre il classico comunicato contro la repressione, ci impegneremo nello stesso mese di Gennaio a promuovere insieme alle forze che vorranno collaborare, ad un momento di confronto ed approfondimento rispetto ai Decreti Sicurezza che proseguono nell'aumento delle pene per i reati sociali, alle politiche economiche, alla necessità di organizzarci.

Invitiamo tutti/e, realtà autorganizzate, sindacato conflittuali, comitato, organizzazioni politiche realtà di lotta, avvocati/e e la parte sana della società e della città, a contribuire e promuovere insieme questo momento scrivendoci in privato.

#Napoli #7nov #Lavoro


31 dicembre - da tarantocontro: La posizione della USB Taranto dopo l'incontro di Roma - info - Noi diciamo altro

USB:
Ex Ilva. Tre opzioni prospettate. La scelta a AM, Governo immobile

Un’ora e mezza di confronto non è servita a nulla,  se non a rimandare a una nuova data,  l’8 gennaio, quando si terrà la nuova assemblea dei soci e quando, a dire del Governo, bisognerà prendere una decisione definitiva.

Tre le opzioni prospettate: la prima è che il socio privato decida di investire; la seconda, exit strategy, è che si concluda un accordo per accompagnare Arcelormittal fuori e per sostituirlo con un  altro socio provato; la terza è, in caso di mancato accordo, l’amministrazione straordinaria.

La cosa che più ci preoccupa è che, in ogni caso, la decisione viene lasciata proprio ad Arcelormittal. Il Governo non riesce a fare altro che ribadire ancora una volta che questa situazione è frutto della cattiva gestione della vertenza ad opera dei precedenti Governi.

Noi riteniamo che questo non può continuare ad essere l’alibi per non fare nulla, e per non lavorare in maniera incisiva ad una soluzione.

Noi siamo estremamente preoccupati perché alcune aziende non hanno ancora pagato le tredicesime, perchè ci sono migliaia di lavoratori in cassa integrazione e ordini degli appalti scaduti e non  ancora rinnovati.

Quindi rischiamo che l’8 la trattativa venga affrontata con un carico  non indifferente sulle spalle del Governo.  Governo che non ha assolutamente preso in considerazione la possibilità di una quarta ipotesi, quella suggerita da noi, e quindi di rescindere il contratto immediatamente  e di allontanare subito, senza se e senza ma, Arcelormittal.

Le organizzazioni sindacali verranno nuovamente convocate il 9 o 

il 10 al massimo, per essere messe al corrente dell’esito dell’assemblea dell’8 gennaio.

 

 Slai Cobas per il sindacato di classe:

Diciamo chiaro che noi non pensiamo affatto che l’incontro dell’8 gennaio uscirà con una soluzione. Certo, qualcosa sarà più chiaro, almeno delle intenzioni effettive del governo, non le ipotesi che si succedono sui giornali.A nostro giudizio è “l’accordo segreto” Fitto/Mittal che andrà avanti, ma certamente senza una soluzione vera; e il proseguio di questo è che Invitalia farà un passo indietro.Per dirla brutale: non è la Morselli che se ne va ma Bernabè.L’alternativa per loro è una sola, non la nazionalizzazione ma l’amministrazione straordinaria.Ove Mittal non ottenesse il risultato previsto dall’”accordo segreto” con Fitto, che poi è Meloni, secondo i particolari ampiamente illustrati dalla stampa, l’Amministrazione straordinaria – come peraltro sono costretti a dire i dirigenti dei sindacati confederali, sarà senz’altro un rimedio peggiore del male in materia di tutela degli interessi dei lavoratori.
I lavoratori, al di là delle dichiarazioni dei segretari dei sindacati confederali e dei loro megafoni sui posti di lavoro, non hanno voce in capitolo. La verità è che dal 1° gennaio parte la nuova cassaintegrazione unilaterale, e i sindacati confederali non sono riusciti neanche a produrre un congelamento di essa, in attesa di…

Drammatica resta la situazione dell’appalto, qui le aziende AIGI hanno chiesto un incontro urgente ai sindacati per comunicare una cassintegrazione generalizzata. Pur essendo differenziate le situazioni nell’appalto, come lo sono state e lo sono tuttora in relazione agli stipendi e 13°, è chiaro che tutte le Ditte dell’appalto a macchia d’olio, a catena, possono trovarsi nelle stesse situazioni, sia nella zona industriale che al porto.Alla Castiglia gli operai organizzati dallo Slai cobas stanno continuando a battersi comunque per la proroga dei contratti in corso almeno ad un anno e passaggio a tempo indeterminato il più presto possibile, all’interno della difesa del contratto metalmeccanico - contro contratti multiservizi voluti dai padroni e sottoscritti dai sindacati.

Comunque per noi la settimana 8/12 gennaio è quella dello sciopero, della non accettazione di alcun ricatto, né di Acciaierie né dei padroni dell’appalto, e meno che mai come garanzia “paracadute” offerta dal governo.


 

sabato 30 dicembre 2023

30 dicembre - info solidale: In Brt chi sciopera viene investito dai furgoni: tragedia evitata per un soffio, USB

 

Pavia,

USB è solidale con il lavoratore del magazzino BRT di Landriano investito durante uno sciopero.
Una tragedia evitata per un soffio che ci ha subito rimandato alle drammatiche vicende del nostro compagno Abd Elsalam di Piacenza rimasto ucciso da un camion che non ha voluto rispettare un diritto insindacabile dei lavoratori.
Ciò è avvenuto in una filiale della BRT, un provider della distribuzione "ultimo miglio" ora sotto inchiesta per l'uso disinvolto di oltre duemila società e cooperative in appalto che hanno consentito un'evasione fiscale di parecchie decine di milioni di euro e pratiche diffuse di caporalato grazie ad un sistema di appalti non genuini.
Il lavoratore di Landriano oggetto del tentato omicidio stava scioperando contro uno dei tanti cambi appalto che in questi giorni sta facendo BRT in parecchi magazzini in giro per il paese in assoluto spregio delle norme contrattuali con il risultato che vengono fregati scatti di anzianità, diritti, migliori condizioni di lavoro faticosamente ottenute con le lotte negli anni passati.
BRT, oggi costretta a mettersi in regola con l'accorciamento  delle filiere di appaltatori, non si accorge stranamente del fatto che ciò avviene "accorciando" in realtà i salari dei lavoratori.
Per questo si sciopera; per autodifesa. Ma la risposta è l'attacco antidemocratico ed antisindacale nel quale ai divieti di Salvini si aggiungono gli attentati degli investitori.
Per queste ragioni USB Logistica è a fianco di tutti i lavoratori di BRT in lotta ed in particolare al lavoratore di Landriano sopravvissuto ed invita tutti i driver ed i magazzinieri ad unirsi nella mobilitazione unitaria di tutti i magazzini per imporre a BRT il ripristino della legalità nel rispetto dei diritti dei lavoratori a partire da quello di sciopero.
Che il 2024 sia l'anno in cui con la lotta insegnamo le buone maniere ai padroni di BRT.
#schiavimai

USB Logistica


30 dicembre - NON SI FERMANO I MORTI DA E SUL LAVORO: 29 dicembre: un altro giorno orribile per chi lavora,

 

 Ieri sono morti altri 4 lavoratori sui luoghi di lavoro, un altro in itinere e un povero operaio al quale hanno dovuto tagliare le gambe

Due di questi schiacciati dal trattore nelle province di Avellino e Potenza, un'altra vittima nei lavori domestici: è stato travolto da un grosso ramo mentre lo tagliava in giardino, ma l'orrore più grande un autotrasportatore 71enne di Udine che è morto il giorno di Natale in un area di sosta nel lazio: ma cosa volete, mica disponevano di un'assicurazione queste povere vittime di un sistema che esclude tantissimi, per la maggior parte poveri cristi che cercano di guadagnarsi il necessario per se e i propri cari


giovedì 28 dicembre 2023

28 dicembre - AUGURI 2024: IL CALENDARIO DELLO SLAI COBAS SC

 

Operai,

quest'anno cosa dovremmo festeggiare? Padroni e governo tengono sospeso ad un filo il nostro lavoro, tutta la nostra vita. E' uno scontro di classe, che richiederebbe una "guerra di classe" di parte operaia.

Per questo, l'unico augurio è che il nuovo anno sia di lotta, una vera lotta prolungata.
La nostra fiducia scientifica è nella forza operaia quando lotta per sè, sui suoi obiettivi. 


SLAI COBAS per il sindacato di classe


28 dicembre - da tarantocontro: GKN vittoria in Tribunale: scongiurati i licenziamenti - Messaggio dello Slai Cobas Taranto

 

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto e i lavoratori di Tessitura Albini Mottola - Castiglia/ appalto Acciaieria porto apprendono con grande interesse e partecipazione la notizia della vittoria legale dei lavoratori Gkn - quando una lotta come la vostra ottiene risultati ci incoraggia rispetto alla situazione che stiamo vivendo qui a Taranto di licenziamento e proroghe di contratti precari, che stiamo subendo da padroni che scaricano la crisi e le delocalizzazioni su di noi - Stiamo resistendo

Slai Cobas Taranto

 IL COMUNICATO DELLA GKN

Non è finita finché non è finita. Annullata la procedura di licenziamento. Commenti più strutturati nelle prossime ore. Andiamoci a prendere la vita, la reindustrializzazione, il lavoro, la dignità. Il 31 dicembre non solo è confermato. È confermatissimo. Il 31 dicembre tutte e tutti qua. Perchè sia un anno nuovo e non solo il nuovo anno. Abbiamo tante braccia da stringere e tanta lotta da rilanciare. #insorgiamo
Dal comunicato della Fiom: ...Il giudice ha confermato “la correttezza delle posizioni della Fiom-Cgil e il comportamento antisindacale tenuto dalla controparte dall’inizio dell’intera vertenza. Infatti, è la riconferma di quanto già accaduto con l’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori contro Gkn che ha visto il reintegro determinato per rimediare a un ingiusto licenziamento collettivo”.
Ancora la sentenza, “oltre alla fondatezza del ricorso da noi presentato, riconosce anche l’impegno a tutela dello stabilimento che la comunità fiorentina e non solo ha dimostrato stringendosi attorno alla vertenza. Questo è l’ennesimo atto concreto a tutela di tutti i lavoratori che da quasi 3 anni sono in lotta per la difesa del proprio posto di lavoro: scioperi, manifestazioni, di una vertenza diventata simbolo che va oltre i cancelli dello stabilimento”.
Arriva anche il commento della Rsu della ex Gkn: “Aspettiamo di leggere la sentenza. Intanto possiamo solo dire che la lotta va avanti: progetti di reindustrializzazione, azionariato popolare e il 31 dicembre tutte e tutti davanti ai cancelli per continuare a difendere il futuro di una fabbrica che sempre più persone, realtà sociali e movimenti vogliono pubblica e socialmente integrata”. Questo il primo commento del Collettivo di Fabbrica dopo la sentenza del Giudice del Tribunale del Lavoro di Firenze che ha annullato la procedura di licenziamento collettivo dei dipendenti, efficace dal 1 gennaio...


mercoledì 27 dicembre 2023

27 dicembre - IN SANITÀ SI MUORE ANCHE IN ITINERE. LA NOSTRA VICINANZA ALLE FAMIGLIE DEGLI OPERATORI MORTI E AL PAZIENTE

 

 Lo scontro è avvenuto in una galleria con una corriera  che veniva dalla direzione opposta, l'incidente vicino a Urbino



27 dicembre - info Argentina: ARGENTINA: SINDACATI IN PIAZZA A BUENOS AIRES CONTRO IL MEGA DECRETO MILEI E I 7 MILA LICENZIAMENTI NEL PUBBLICO IMPIEGO. Verso lo sciopero generale?

 

da radio onda d'urto

 27 Dicembre 2023 - 17:59

Lavoratori e lavoratrici in piazza in queste ore a Buenos Aires, davanti al palazzo della magistratura, per fare pressione sui giudici perché dichiarino incostituzionale il decreto di necessità e urgenza voluto dal neo presidente Javier Milei. La mobilitazione di oggi è stata indetta da Confederazione Generale del Lavoro (CGT), la Centrale dei lavoratori (CTA), l’Union piquetera e i partiti della sinistra, insieme ad altre organizzazioni sociali e sindacali.

La CGT, principale organizzazione sindacale del paese, scende in piazza per la prima volta dopo quattro anni, poiché precedentemente aveva appoggiato il governo Fernández, nonostante le precarie condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici.

Il mega decreto del presidente Milei prevede privatizzazioni, repressione sociale e con migliaia di licenziamenti (i primi 7 mila, nelle aziende pubbliche, dal 1 gennaio). Sempre oggi, Milei si è detto pronto ad indire un referendum se il Congresso – dove non ha i voti – non lo approverà.

Tra i ministeri che il fascioturboliberista Milei vuole abolire c’è anche quello della Salute, che nelle scorse ore ha dovuto però dichiarare l’emergenza sanitaria per il boom di casi di dengue: 136mila casi quest’anno, con 68 morti accertati. Nel corso del 2023 si sono registrati 135.676 contagi da dengue e 68 morti causati dall’infezione. A destare un forte allarme, il fatto che il 93 percento dei casi di contagio non riguardi le foreste tropicali dove la malattia è endemica, ma pampas e città.

Da Buenos Aires il nostro collaboratore Federico Larsen, giornalista italo argentino. Ascolta o scarica

e prima repressione

Argentina, arresti e scontri alla protesta contro il governo

La polizia di Buenos Aires ha arrestato almeno sei persone nel corso della protesta indetta da sindacati, studenti e partiti politici per respingere il megadecreto sulla deregulation (Decreto di necessita' e urgenza, Dnu) firmato mercoledi' scorso dal presidente Javier Milei. Tafferugli tra manifestanti e forze dell'ordine si sono registrati nei pressi del Palazzo di giustizia dove era stato convocato l'evento. Nonostante il divieto di bloccare le strade nel corso delle proteste - contenuto in un decreto sicurezza approvato di recente dal governo - molte arterie del centro cittadino sono state interdette. Dopo la mobilitazione di oggi l'Associazione dei lavoratori dello Stato (Ate, sindacato che rappresenta i dipendenti pubblici in Argentina) sta ventilando la possibilita' di indire uno sciopero generale della categoria per protestare contro un ulteriore decreto annunciato ieri da Milei che portera' al licenziamento di circa 7.000 lavoratori del pubblico impiego.



martedì 26 dicembre 2023

26 dicembre - info solidale: NATALE IN PIAZZA, NATALE SENZA LAVORO.

 

Anche il 25 Dicembre i disoccupati organizzati sono in piazza fuori alla Chiesa del Duomo di Napoli. Aumenta la precarietà, licenziamenti, disoccupazione e ritardano ancora le risposte per il lavoro. Nel frattempo l'economia di guerra ai danni della spesa sociale.

C'è poco da festeggiare, c'è poco da "trascorrere le feste", questa giornata il segnale è chiaro: senza salario, nessuna pace sociale!

#Napoli #7nov #Lavoro

#FreePalestine


domenica 24 dicembre 2023

24 dicembre - NON SI PUÒ VIVERE CON QUESTI STIPENDI DA FAME, lettera di una lavoratrice: Dopo sette anni nelle scuole un’educatrice si licenzia: “Non ci pago affitto e bollette”

 

“Sono una donna di 29 anni compiuti, lavoro come educatrice professionale da 7 anni, laureata da 7 anni, ho avuto riscontri positivi da parte delle scuole con cui ho collaborato, mai avuto problemi sul mio comportamento o il mio lavorato all’interno della cooperativa. Oggi mi vedo costretta a cambiare totalmente mestiere per le condizioni in cui versano i contratti in questo settore”.

“Mi sono posta delle domande a cui mi sono data una risposta, ma le rivolgo anche a voi che leggete. Davvero una persona che vuole semplicemente lavorare e avere una vita dignitosa può pensare di fare un’esistenza lavorativa così precaria pur non essendolo di fatto? Davvero una donna di 29 anni si deve ridurre ad avere o un compagno/a o una famiglia benestante per poter anche solo permettersi un monolocale? Davvero nel 2023 il lavoro dell’educatore professionale nelle scuole, che ci vede impegnati con bambini e ragazzi portatori di grandi fragilità dove succede non così raramente di essere coinvolti in situazioni pericolose per la nostra salute (ossa rotte, calci, pugni, lesioni a noi e ai nostri oggetti personali come occhiali da vista vestiti ecc.), non viene riconosciuto come lavoro professionale e meritevole di tutte le tutele economiche e sociali al pari di – per esempio – un insegnante di sostegno? Davvero una lavoratrice che ama follemente questo lavoro, che ha studiato e continua a farlo, che si impegna, che non si è mai alzata pensando ‘che due scatole devo lavorare’, che ha sempre cercato di sopravvivere con questo mestiere si deve ritrovare a dimettersi per scegliere un lavoro che odierà ma che le permetterà di pagare una bolletta e un affitto? Sì”.


sabato 23 dicembre 2023

23 dicembre - da tarantocontro: Acciaierie d'Italia - Tempesta perfetta 2 scaricata sui lavoratori

 


 

 

 

 

 

Verso lo scontro frontale Invitalia/ArcelorMittal. Nessuna speranza di soluzione a breve.

Acciaierie chiede i danni alle ditte Aigi per lo sciopero del 20 - nuovo contenzioso e nuovo rischio serrata aziendale. I sindacati senza soluzioni accettabili.

Tempesta perfetta scaricata sui lavoratori - Ora possibile solo il blocco generale.

Ma operai alla mercé in piene feste - Istituzioni locali, Regione e Comune in crisi per una lotta tra bande affaristiche - Ambientalisti collocati sul versante antioperaio tifano "chiusura",

Noi saremo il 28/29 alle portinerie - il 7 a livello nazionale decideremo convegno operaio e manifestazione ‘a sorpresa’, ma a fine gennaio - non sappiamo in che situazione sarà la fabbrica in quella data


venerdì 22 dicembre 2023

22 dicembre - info Stellantis: “NON PUOI LAVORARE? ECCOTI LA SCOPA…”

 

In Stellantis come operai siamo ormai alla frutta.
Lavoriamo a comando del padrone, nelle condizioni che decide lui. Al caldo torrido in estate. Al freddo in inverno. Si risparmia su tutto. Dal riscaldamento alla sicurezza. I profitti del padrone vengono prima di tutto, prima della nostra pelle. E mentre lui guadagna sempre più miliardi, noi scendiamo sempre più in basso per salari e condizioni di lavoro.
La colpa è anche nostra che non riusciamo a reagire, divisi e disorganizzati ad arte, completamente sottomessi al padrone e a quelli che dovrebbero tutelarci, i sindacati, tutti nessuno escluso, che invece di organizzare la lotta, darci motivazione e appoggio, non fanno altro che i paraculo del padrone o, al massimo, qualche “pianto alla Maddalena” in comunicati inutili.
E noi andiamo sempre più a fondo.
Ultima invenzione del padrone: trasformare gli RCL (ridotte capacità lavorative) in spazzini aziendali. Al posto dei macchinari e della catena, la scopa.
In fabbrica entriamo tutti sani. Poi gesti, fatica e posizioni sempre uguali, come un letto di contenzione, dove non sei libero di muoverti, ti fanno ammalare. Nel fisico e nella testa.
Quando non servi più per arricchire il padrone si cerca in tutti i modi di toglierti dai piedi. Ti assegnano lavorazioni che non puoi sostenere in modo da distruggerti definitivamente prima, e tu accetti perché quei quattro soldi che ti danno ti servono. Oppure ti mettono in posti dove non fai nulla e sei sempre il primo ad andare in cassa integrazione. O ti fanno diventare definitivamente inabile o creano le condizioni per renderti la vita in fabbrica impossibile con l’obiettivo di spingerti a prendere quattro soldi e licenziarti.
Ora si sono inventati il metalmeccanico RCL spazzino. “Non puoi lavorare? Eccoti la scopa. Così risparmiamo soldi con la ditta di pulizia sempre meno utilizzata”. Se siamo bravi ci passeranno definitivamente, forse, alla nuova mansione di spazzino. Poi, alla prossima ristrutturazione, una volta che ci hanno “esternalizzati”, non più metalmeccanici ma operai delle pulizie, in pochi e isolati, sarà facile farci fuori definitivamente.
È un film già visto. Riusciamo a capire tranquillamente dove va a parare il padrone per fregarci.
Quello che ancora non riusciamo a fare è organizzarci per essere noi a fregare lui.
Diavolillo, operaio Stellantis di Pomigliano


da Operai Contro

giovedì 21 dicembre 2023

21 dicembre - Buoni accordi o accordi fake?: MA E’ DAVVERO RIDUZIONE D’ORARIO? A PARITA’ DI SALARIO?

 

da

Operai Contro
 

Alla Saip di Opera in provincia di Milano, piccola azienda del settore oleodinamico con circa 50 dipendenti, è stato firmato un accordo tra la Fiom di Milano e il padrone che prevede una riduzione di orario a parità di salario.
Questo accordo ha dato modo ai giornali sia locali che nazionali di enfatizzare questa intesa: Meno ore, stesso stipendio. E permessi per accudire i familiari“ Il Giorno del 15 dicembre, “Meno ore di lavoro a parità di stipendio: la sorpresa natalizia per i dipendenti della Saip di Opera: Più tempo per famiglia e vita privata” La Repubblica del 13 dicembre. Ma è proprio sicuro che sia realmente un risultato positivo per gli operai della Saip di Opera?
È vero che sarebbe necessario avere in mano l’accordo sottoscritto per analizzarlo e capire bene tutti gli inghippi, ma, limitandoci a quanto scritto e propagandato dai giornali, nella realtà l’accordo non sembrerebbe essere tutto rosa e fiori per gli operai Saip.
Infatti, da quanto si legge, a parte l’esaltazione dell’ “usufruire di 20 ore di permessi aggiuntivi a quelli già previsti dal contratto nazionale per visite mediche per sé, o per accompagnare i propri familiari”, sembrerebbe che passando dalla giornata di otto ore (8.00 12.00-13.00 17.00) alla lavorazione a turni, sparisca di fatto la pausa mensa e le pause fisiologiche vengano ridotte. Infatti il responsabile della produzione, in una dichiarazione al tg3 delle 19.00 del 20 dicembre, ammetteva la riduzione delle pause ma esaltava il fatto che gli operai, nel passaggio alla lavorazione a turni, avrebbero avuto più tempo per vivere meglio.
Chi ha fatto una vita il turnista sa per esperienza che alzarsi all’alba alle 5 di mattina per andare in fabbrica non è affatto un privilegio, anzi è proprio una condanna!

La FIOM di Milano per bocca del funzionario tiene a precisare che: “Chi lavorerà nei due turni passerà 35 ore in azienda, mentre per chi farà il turno centrale l’orario di lavoro sarà di 38 ore settimanali. La riduzione oraria sarà in parte ottenuta utilizzando i permessi retribuiti e in parte sarà a carico dell’azienda“.
Già il fatto che la riduzione di orario verrà ottenuta in parte attingendo dai PAR (permessi annui retribuiti) non sembra essere proprio a parità di salario anzi, parte della riduzione è proprio a carico dell’operaio, quindi che la smettessero di chiamare a parità di salario un accordo che in sostanza non lo è. Secondariamente il nuovo orario per i turnisti sarà: 6-13 e 13- 20, quindi 7 ore filate senza pausa mensa e con le pause fisiologiche tagliate, come ammesso dallo stesso responsabile della produzione della Saip.
Contravvenendo all’articolo 8, co.2 D.L.GS n 66/2003 che regolamenta la pausa pranzo e stabilisce che la stessa: 1) va riconosciuta al dipendente il cui orario di lavoro superi le 6 ore giornaliere; 2) deve essere obbligatoriamente fruita dopo un massimo di 6 ore di attività lavorativa ininterrotta; 3) non deve mai essere inferiore alla mezz’ora.
Supponiamo per un momento che il padrone avendo una considerevole necessità produttiva avesse la necessità di introdurre una normale turnazione di due turni: 6.00-14.00, 14.00-22.00, senza nessuna riduzione di orario; dovrebbe pagare agli operai turnisti una maggiorazione turni del 15% che scatterebbe dopo 12 ore dall’inizio del primo turno; se si inizia alle 6.00 del mattino la maggiorazione turni scatterà dalle 18.00 fino alle 22.00. Quindi, il padrone, con l’introduzione di questo tanto decantato accordo sulla riduzione di orario a parità di salario, risparmia un bel po’ di quattrini; risparmia sulla mancata erogazione della mensa; risparmia sulla maggiorazione turni; ha una produzione che gli consente di spremere gli operai per ben 7 ore di fila con le pause tagliate e si prende delle ore (quindi salario) di PAR dalle tasche degli operai.
Probabilmente questo accordo farà da apripista ad accordi sulla riduzione di orario a parità di salario e, questi accordi, saranno sempre più al ribasso per gli operai.
Ora? A chi conviene questo accordo? Agli operai o al padrone?
D.C.


20 dicembre - info solidale: [NAPOLI] I lavoratori disoccupati: la repressione non ci fermerà. Solidarietà con il Movimento “7 Novembre” e “Cantiere 167” Scampia

 

LA REPRESSIONE NON CI FERMERA’

Questa mattina Eddy ed Omero sono stati informati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli – tramite notifica – dell’ennesimo atto di indagini preliminari per l’ennesimo processo che vorrebbe continuare criminalizzare la lotta per il lavoro e per il salario a Napoli. Ciò avviene in un momento importante in cui continuano le iniziative, gli incontri e gli appuntamenti per far avanzare la nostra vertenza per la finalizzazione e la valorizzazione del percorso che centinaia e centinaia di famiglie, donne e uomini, stanno svolgendo per emanciparsi dalla marginalità sociale dei nostri quartieri proletari tramite lavori socialmente necessari per soddisfare la necessità di un salario tramite il potenziamento di servizi sempre più smantellati in una città oramai travolta solo dal turismo mordi e fuggi mentre la precarietà, la disoccupazione e gli sfratti restano. Siamo abituati alle denunce, ai processi, alle multe che coinvolgono molti compagni/e oggi sotto accusa per vari episodi di lotta, tanti delegati e disoccupati/e, attorno ai quali abbiamo costruito mobilitazioni generali che hanno visto una grande partecipazione.

Abbiamo esperienza e memoria: quando alcune vertenze affrontano fasi delicate le esperienze di lotta vengono attaccate sia dal fronte repressivo e criminalizzante sia dalla politica politicante tramite tentativi clientelari ed opportunistici di chi vorrebbe – sulla pelle dei disoccupati/e – concludere un percorso con accordi e compromessi al ribasso. Nello specifico sarebbero responsabili di aver prodotto manifestazioni non autorizzate, incitando “manifestanti a rovesciare violentemente contenitori di rifiuti, bloccando la strada e creando disagio e pericolo per le persone, minacciando ed aggredendo personale della Polizia di Stato e della Polizia Metropolitana impegnata a bloccare il corteo…”

Come sempre un idea molto particolare del nostro movimento, come se la massa di disoccupati/e seguisse precise indicazioni da poche persone. E non proletari/e che hanno preso coscienza che con la lotta possono cambiare il loro presente ed il loro futuro, tramite la vertenza ed anche oltre tramite l’unità delle lotte e della classe sfruttata. Precisiamo, inoltre, che al fianco di quei compagni/e che vengono individuati come “referenti” c’è un intero collettivo di compagni/e che sono alla testa del movimento che le controparti farebbero bene a riconoscere. Ma forse è proprio per questo che si preoccupano di fermare un movimento che proseguirà fino alla vittoria.

Capi di niente, servi di nessuno.

Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”

Cantiere 167 Scampia


martedì 19 dicembre 2023

19 dicembre - LOTTA DEI PRECARI IN QUESTA FASE: un intervento dello Slai Cobas sc di Palermo

 

A Palermo organizziamo lavoratori che rientrano nel mondo infinito e variegato dei precari. Sono lavoratori delle cooperative sociali e sono uno di quei settori che hanno tra i salari più bassi in Italia, arrivano a circa 8 € se hanno fatto un tot di anni, se no è anche più basso. In questi settori, dove in prevalenza lavorano donne, esiste la rivendicazione del salario minimo, che il governo Meloni ha bocciato facendo la finta paladina dei lavoratori, dicendo che i padroni alla fine poi lo userebbero come misura per abbassare gli altri salari un pò più alti. Questi discorsi che servono a creare confusioni anche tra i proletari vanno smascherati.

Così come il legame guerra/salari, come se l'abbassamento dei salari fosse conseguenza diretta della guerra, mentre in realtà, sì la guerra incide, ma i salari già venivano attaccati prima, come la questione prezzi, del carovita. Anche questo va chiarito. Mentre gli stessi sindacati di base tendono a schiacciare la questione dei salari, dei prezzi come effetto della guerra, senza invece dare una spiegazione scientifica del perché i salari vengono attaccati o perché aumentano i prezzi, del rapporto salari/profitti, eccetera.

Occorre tra i lavoratori portare contenuti netti e chiari, perché questo aiuta a comprendere la lotta che si deve portare avanti.

L'attacco ai diritti dei lavoratori mette in campo delle lotte, ma oggi non possono essere più le solite lotte fatte finora, a volte addirittura elemosinante nei confronti delle Istituzioni come fanno i confederali. 

Le lotte devono essere adeguate allo scontro di fase. In questo occorre far fare un salto ai lavoratori.

La lotta immediata per la difesa dei posti di lavoro nei settori precari si lega a temi e necessità di lotte più ampie, più nazionali e che legano oggettivamente questa fetta di precari a tutto un mondo molto più ampio di precari, anche di disoccupati. Sicuramente una di queste lotte è quella del salario minimo, al reddito di cittadinanza. La maggioranza sono donne. Quest'anno siamo riusciti a farle rientrare quasi tutti al lavoro, però non tutti. Quindi ci sono state lavoratrici che hanno dovuto ricorrere al reddito di cittadinanza, ma adesso con le misure del governo sono tagliate fuori anche da questa misura. Per questo la lotta, pur partendo dalle istanze più immediate, deve necessariamente essere investita da questi temi. I precari, i disoccupati devono capire l'importanza di una lotta più ampia.

E questo vale anche per gli operai perché il capitale usa l'esercito industriale di riserva, i disoccupati che "pressano ai cancelli" per abbassare i salari degli operai. Su questo, per esempio a Palermo ai Cantieri navali, abbiamo avuto discussioni con diversi operai, uno "scontro", perché le posizioni diversi operai erano reazionarie, in particolare sul reddito di cittadinanza che "è giusto che sia cancellato, perchè dato a parassiti, gente che non fa niente...".

Anche sulla questione guerra siamo gli unici ad avere portato lavoratori precari, disoccupati alla fabbrica. Hanno interloquito con gli operai, e in queste discussioni anche accese, operai hanno avuto atteggiamento diverso. Perché vedendosi il precario davanti che gli diceva "ma io lo vivo sulla mia pelle, ma tu mettiti anche nei miei panni" ecc. gli operai stavano ad ascoltare e alcuni cambiavano posizione. Si deve lavorare per l'unità tra gli operai e gli altri settori di lavoratori.







lunedì 18 dicembre 2023

18 dicembre - Un altro operaio morto a Bologna, basta stragi sul lavoro! Una denuncia

di Potere al Popolo Bologna 

Un altro operaio è morto in provincia di Bologna, è il secondo in pochi mesi, dopo l’operaio morto all’aeroporto Marconi il 13 settembre.

Il lavoratore 50enne casertano è stato ucciso da una frana mentre operava in uno scavo all’altezza di Pian del Voglio. Risulta che i lavori in quell’area facciano parte del PREVAM, il Progetto di Restauro e Valorizzazione Ambientale, un progetto in convenzione Autostrade e Ministero dei Trasporti iniziato un anno fa per le opere compensative della Variante di Valico, ovvero per la sistemazione dei movimenti franosi e delle opere idrauliche.

L’operaio lavorava per l’azienda AP costruzioni, del consorzio Krea, in appalto per Autostrade e MIT. Ancora una volta, i lavoratori in appalto sono i più a rischio, e anche i cinque operai uccisi nella strage di Brandizzo lavoravano in appalto sempre per progetti di infrastrutture pubbliche, così come l’operaio dell’aeroporto Marconi.

Da anni denunciamo gli appalti come strumento che colpisce i lavoratori, e che aiuta istituzioni e aziende in casi come questi a confondere le responsabilità, affinché nessuno sia mai colpevole.

La prima domanda che ci facciamo è quindi: è normale che un operaio venga mandato ad operare all’interno di una buca in quello che si sa già essere un territorio franoso? Autostrade e MIT come hanno costruito l’appalto, e come controllano sulla sicurezza per il lavoro?

Crediamo che ogni morte sul lavoro sia una responsabilità collettiva e politica, a maggior ragione se si muore lavorando per infrastrutture pubbliche.

Per questo ci chiediamo anche a livello locale, sia regionale che metropolitano, dove ogni giorno vengono sbandierati i vari patti per il lavoro, quali forme di tutela e di controllo le istituzioni mettano in alto, e se Regione e Città Metropolitana pensano di prendere parola, o se pensano che sia normale continuare a morire sul lavoro per infrastrutture pubbliche nel 2023.

Bisogna fermare la strage che uccide ogni giorno 3 lavoratori, in una generale impunità dei datori di lavori. Continuiamo quindi a raccogliere le firme per una legge di iniziativa popolare che introduca il reato di omicidio sul lavoro.

https://www.facebook.com/watch/?v=1039515103985053


domenica 17 dicembre 2023

17 dicembre - COMUNICATO SLAI COBAS SC TARANTO

 

Gli operai di Acciaierie d'Italia e appalto non sono "tifoserie"...

che devono parteggiare o per il padrone pubblico o per il padrone privato o per un'altra cordata.

Ognuna di queste ipotesi in campo per i lavoratori, per le masse popolari di Taranto non è una vera soluzione.

Padrone pubblico o padroni privati - l'hanno dichiarato loro stessi - tutti vogliono portare ad un dimezzamento dei posti di lavoro, a tempi lunghi per la decarbonizzazione, a tagliare i costi del lavoro e della sicurezza/ambiente.

Le loro "soluzioni" vogliono difendere gli interessi del capitale (privato o pubblico che sia) e attaccare gli interessi operai.

In campo deve stare la "piattaforma operaia", ma questa non ha posto ai Tavoli. E' decisamente un'altra strada da percorrere. 

MARTEDI' 19 DICEMBRE ORE 17,30 c/o via Livio Andronico, 47

L'ANALISI E LE INDICAZIONI DELLO SLAI COBAS


17 dicembre - Genova Acciaierie - "Lavorare solo se ci sono le condizioni di sicurezza" - Questo deve valere anche a Taranto, ma qui le Rsu/Rls danno questa indicazione?

Caduta di un rotolo d’acciaio all’ex Ilva, l’Rsu: “La fabbrica cade a pezzi, lavorare solo se ci sono le condizioni”

L'rsu: "Questo accade mentre l'azienda ci propone un assurdo premio, qualora non ci fossero più infortuni, come se il verificarsi o meno di questi ultimi dipenda dalla nostra volontà"

Genova. Ancora un’altra caduta di un rotolo, se pure in una zona interdetta, si è verificata nelle ultime ore. E’ l’ennesimo problema di questo tipo nello stabilimento di Cornigliano. “Sta diventando ormai la consuetudine” denunciano dall’Rsu/Rls di Acciaierie d’Italia Genova. L’incidente è avvenuto carretto automatico che evacua i rotoli dall’uscita zincatura 5. Ha ceduto l’impianto oleodinamico, spaccandosi un raccordo, spiegano i sindacati, “ed è la terza volta che accade in meno di 10 giorni allo stesso carretto, con sversamenti di olio idraulico, alle volte con grandi getti a fontana”. “Altre segnalazioni ci arrivano da tutti i reparti a dimostrare la precarietà delle condizioni impiantistiche in cui ci troviamo a lavorare – precisano dalla Fiom – questo accade mentre l’azienda ci propone un assurdo premio, qualora non ci fossero più infortuni. Come se il verificarsi o meno di questi ultimi dipenda dalla nostra volontà. In realtà l’indice degli infortuni sulle ore lavorate è in continua crescita”. “Stanno provando a contenerlo anche con sistemi repressivi, minacciando provvedimenti disciplinari per i colleghi che si fanno male mentre lavoravano. Il caso più clamoroso è quello del collega ferito agli occhi mentre lavorava vicino ad organi in movimento di un impianto, per sopperire alla mancanza di pezzi di ricambio. Questa attività veniva svolta dai colleghi da diversi mesi, mentre tutti ne erano al corrente, consapevoli del fatto che quello fosse l’unico modo di mandare avanti la produzione in assenza dei ricambi necessari. Ugualmente, nel cinismo più assoluto, il collega è stato minacciato di rapporto disciplinare per non aver indossato i dispositivi corretti di sicurezza. La cosa assurda è che tutti sanno che per quella attività, svolta a ridosso di organi in movimento, non potevano esistere adeguati dispositivi di sicurezza individuale. Semplicemente non poteva e doveva essere svolta in quelle condizioni! Vergonatevi!”, si legge nella nota sindacale. E ancora: “Tutti questi assurdi rimedi proposti dall’azienda non arrivano al nocciolo del problema. E cioè la carenza di pezzi di ricambio che è endemica in stabilimento, dato che ormai nessun fornitore è disposto a far credito a questa azienda. Nessuna prospettiva definita e definitiva. Sviluppo o fallimento? Per quanto tempo ci lasceranno in questa condizione? È possibile che nessuno decida, mentre si continuano a correre rischi per la nostra salute?” L’Rsu invita tutti i colleghi a non lavorare se non nelle condizioni ottimali di sicurezza che sono indicate nelle pratiche operative e nelle rispettive valutazioni del rischio.Nel dubbio, esortiamo i lavoratori a contattare i delegati sindacali e/o i rappresentanti per la sicurezza (RLS). Rischiare la propria salute e la propria integrità fisica non ha senso. Non ne ha mai avuto. E sicuramente non servirà a superare questo lunghissimo periodo di incertezza che, il governo e il socio privato, non sanno o non vogliono risolvere”.


17 dicembre - info solidale: CLA COMUNICATO 18 DICEMBRE

 

Strage ferroviaria Viareggio

Ancora una volta ... lunedì 18 dicembre siamo nuovamente in aula presso la Suprema Corte di Cassazione per il 5° grado di processo.

Questa volta toccherà alle difese degli imputati/condannati nei precedenti 4 gradi di giudizio.

Con dolore e fatica saremo lì ad ascoltare, dopo 14 anni e mezzo, a rappresentare e a essere portavoce di chi quella la tragica notte del 29 giugno 2009 ha perso la vita e ha subito ferite gravissime, nel riposo e al 'sicuro' delle proprie abitazioni.

Noi NON dimentichiamo - Viareggio NON dimentica

Giovedì 21 dicembre alle ore 18.00 presso il Luogo della "Memoria e Solidarietà", via Aurelia sud 20 (Viareggio) informeremo sull'iter processuale delle udienze della Cassazione-bis prima della sentenza definitiva che presumibilmente sarà lunedì 15 gennaio 2024 (anche su questo, il 21 dicembre saremo sicuramente più precisi).

- Associazione dei familiari "Il Mondo che vorrei"

16 dicembre 2023


sabato 16 dicembre 2023

16 dicembre - GIURISTI CONTRO L'ATTACCO AL DIRITTO DI SCIOPERO: Giù le mani dal diritto di sciopero

di Associazione Nazionale Giuristi Democratici 

L’art. 40 della Costituzione garantisce “il diritto di sciopero … che si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”. E la legge che l’Italia si è data, cioè la n. 146/1990, è tra le più restrittive d’Europa.

Al suo interno, la disciplina dettata sul traporto pubblico locale è la più severa, tanto che è dovuto intervenire il Consiglio di Stato con la sentenza n. 2116/23 per eliminare gli elementi più vessatori.

In questo sistema, il potere straordinario di intervenire sugli scioperi è attribuito al Governo solo in situazioni gravissime, non altrimenti disciplinabili in via generale ed astratta, e cioè solo in caso di “imminente e grave pregiudizio”.

Il ministro Salvini invece ha deciso di usare il proprio ruolo affermando pubblicamente che nel settore dei trasporti non sarà più possibile fare una giornata di sciopero. E nonostante la legge fosse stata rispettata scrupolosamente come attestato dalla Commissione di Garanzia sugli Scioperi, il Ministro ha precettato addirittura per la terza volta consecutiva i lavoratori, come in occasione degli scioperi del 29 settembre e del 27 novembre scorsi, tramite tre ordinanze assolutamente identiche tra loro.

Così facendo, Salvini viola la Costituzione, scavalca il Parlamento e rende l’Italia un paese più povero di diritti e più ricco di prepotenza e abuso.

Ma lo sciopero è garantito dalle Carte costituzionali nazionale e comunitaria. Il nostro ordinamento non consente a un Ministro di impedirne l’esercizio senza motivazione alcuna, se non commettendo un abuso e una discriminazione in danno non solo delle organizzazioni sindacali, ma anche di tutti i lavoratori impossibilitati a scioperare. Nondimeno, a ogni danno consegue il diritto al risarcimento.

I Giuristi Democratici esprimono allora la propria solidarietà e vicinanza ai sindacati, alle lavoratrici e ai lavoratori che nel corso degli ultimi mesi sono stati colpiti nel proprio diritto di sciopero e che rischiano domani di essere duramente sanzionati, e si dichiarano pronti a sostenere in sede giudiziale ogni richiesta di risarcimento del danno da parte di tutti i lavoratori del trasporto pubblico interessati.


giovedì 14 dicembre 2023

14 dicembre - info da tarantocontro: Tessitura di Mottola Albini - Lavoratori solo licenziati - Ma non deve finire qui

 

Comunicato inviato ai lavoratori e per conoscenza a Prefettura e Regione 

A fronte al fallimento della trattativa con Albini ed èKasa e del tavolo regionale - di cui riportiamo di seguito una informativa - i sindacati confederali confermano il presidio e parlano di assemblea dei lavoratori. Lo Slai Cobas condivide queste scelte e invita i lavoratori ad essere uniti e compatti. Nello stesso tempo invitiamo tutti i lavoratori ad impugnare i licenziamenti nei confronti di Tessitura Albini. Circa èKasa noi non la vogliamo finché mantiene questa posizione. Di conseguenza, non siamo d’accordo con il Presidente Caroli e la Task force regionale nel continuare questa mediazione - Caroli deve lavorare per un nuovo progetto industriale che non è èKasa; deve integrare il reddito dei lavoratori nelle forme possibili. Gli incontri in Regione possono riprendere solo se si riparte da questo, altrimenti sono inutili. Non accettiamo poi la discriminazione anti Slai Cobas che ci tiene fuori dagli incontri e sin dal prossimo ci opporremo con tutti i mezzi necessari a questo.

RSA Tessitura di Mottola 

Slai Cobas Taranto

Slai Cobas provinciale 

14 dicembre 2023


INFO DA CORRIERE DI TARANTO

Attualmente nessuna garanzia per la rioccupazione futura dei lavoratori

Gianmario Leone

13 Dicembre 2023

martedì 12 dicembre 2023

12 dicembre - LICENZIATA DOPO 13 ANNI DI PRECARIATO. Massima solidarietà e sostegno

 

L’operatrice socio-educativa Simonetta Gianolla ha prestato servizio di animazione fino al 30/11/23 a Carrara, in un ente pubblico del Comune, l’RSA ‘Regina Elena’ e nel ‘Centro Alzheimer’ della stessa struttura. Il suo impegno era incentrato nella cura e nel miglioramento della socializzazione degli ospiti e pazienti, collaborando con il personale infermieristico, fisoterapico, o.s.s., ecc. Dopo anni di contratti a partita IVA, utilizzati per non assumerla (risparmiando i contributi), lei che svolgeva un lavoro continuativo nella struttura, allo scadere del contratto (30/11 scorso), è stata “licenziata” senza il rinnovo del contratto. La lavoratrice sta vivendo una drammatica situazione: senza lavoro, senza stipendio e senza diritto a usufruire della Naspi.

Nessun confronto, nessuna spiegazione, dopo anni di lavoro nella pubblica amministrazione. Questi, i “metodi” usati nelle varie realtà lavorative (fabbriche, aziende sanitarie, cooperative, ecc.), e utilizzati a danno di lavoratori e lavoratrici che già operano con estremo disagio e con carichi di lavoro spesso insopportabili (negli ospedali, case di cura, rsa, ecc.). Le RSA, ormai da tempo, sono un sistema “chiuso”, con insufficiente controllo da parte delle ASL; i “nodi vengono al pettine”, come accaduto durante la pandemia; per questo le RSA devono essere pubbliche, far parte del Servizio Sanitario Nazionale e, al fine di garantire una continuità affettiva e relazionale ai pazienti, essere luoghi aperti ai loro familiari.

Il Comitato, impegnato da anni in inchieste, denunce, presìdi, mobilitazioni, sul territorio in difesa della sanità pubblica, si unisce alla solidarietà espressa dai suoi colleghi, da pazienti e familiari, dagli ospiti della struttura, con la consapevolezza che uniti e organizzati, i lavoratori, le lavoratrici, cittadini/e, possono resistere e ostacolare politiche di tagli e licenziamenti, contro la privatizzazione della sanità in difesa della sanità pubblica.

- Comitato sanità pubblica Versilia, Massa e Carrara


12 dicembre - LA CONDIZIONE DELLE LAVORATRICI: Cresce il numero di lavoratrici che lasciano il lavoro dopo la maternità: quasi 45.000 nel 2022

 

Rosy D’Elia -

Il numero delle lavoratrici che lasciano il lavoro dopo la maternità continua ad aumentare: nel 2022 siamo arrivati quasi a quota 45.000. In più del 60 per cento dei casi è determinante la responsabilità del lavoro di cura, un tema che tocca appena il 7 per cento degli uomini: i dati arrivano dall'Ispettorato Nazionale del Lavoro

In base alla Relazione annuale sulle Convalide delle dimissioni lavoratrici madri e lavoratori padri presentata dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro il 5 dicembre, cresce sempre di più il numero di lavoratrici che lasciano il lavoro dopo la maternità.

Nel 2022 hanno dato le dimissioni nei primi tre anni di vita del bambino o della bambina 44.699 donne, mentre la stessa scelta ha riguardato solo 16.692 uomini nella stessa condizione. Nonostante siano in aumento anche le dimissioni dei padri, rispetto all’anno precedente il divario di genere si è fatto più ampio: le mamme sono il 72,8 per cento, i papà il 27,2 per cento. Ma il vero divario è nelle motivazioni alla base dell’interruzione dei rapporti di lavoro: per le donne pesa la responsabilità del lavoro di cura e la carenza di servizi come gli asili nido, per gli uomini è legata al passaggio a un’altra azienda. Il report traccia un quadro che conferma ruoli e stereotipi di genere: il lavoro extrafamiliare è maschile, quello legato ai carichi di famiglia è femminile. Ed è anche in questo schema che vanno ricercate le ragioni di una presenza delle donna ancora troppo debole sul mercato del lavoro.

Cresce il numero di lavoratrici che lasciano il lavoro dopo la maternità: quasi 45.000 nel 2022

Sulla base delle regole previste dal Testo Unico a tutela della maternità e paternità, perché la conclusione del rapporto di lavoro sia efficace, l’INL è chiamato a convalidare le dimissioni o la risoluzione consensuale presentate nei primi tre anni di vita del bambino o della bambina o nei primi tre anni di accoglienza del minore adottato o in affidamento. Nella relazione annuale tutti i dati raccolti dall’Ispettorato anno per anno: in linea generale, il 2022 ha registrato un record dal 2011 sia per le donne che per gli uomini. Dopo la maternità o la paternità, hanno lasciato il lavoro 61.391 genitori, oltre 10.000 in più dell’anno precedente. Quello che aumenta è anche la differenza tra le donne e gli uomini che lasciano il lavoro: se nel 2021 il divario era in diminuzione, nel 2022 torna a crescere con punte dell’88 per cento nel Mezzogiorno e dati in aumento anche nell’Italia del Nord.

Cresce il numero di lavoratrici che lasciano il lavoro dopo la maternità: quasi 45.000 nel 2022

I dati più rilevanti, però, per un Paese che ha bisogno di favorire allo stesso tempo occupazione femminile e natalità non sono strettamente quantitativi, ma sono legati alle motivazioni che portano a consegnare le dimissioni.

Perché le donne lasciano il lavoro nei primi tre anni di vita dei bambini e delle bambine? Nel 63,6 per cento delle motivazioni fornite, la causa sta nella difficoltà di conciliare le attività lavorative con la cura dei figli e delle figlie per la scarsa disponibilità dei servizi come gli asili nido o per ragioni legate alle aziende.

Se la stessa domanda viene posta agli uomini, le risposte cambiano radicalmente: nel 78,9 per cento le dimissioni sono legate al passaggio ad un’altra azienda. Tra le ragioni che spingono a lasciare il proprio impiego solo nel 7,1 per cento dei casi viene evidenziata la cura.

È questo il divario di genere su cui bisogna concentrarsi, anche perché c’è un aspetto meno manifesto che rende ancora più significativi i dati: prevedere il futuro è impossibile, ma le motivazioni indicate dalle donne segnano una frattura tra responsabilità familiari ed extrafamiliari e fanno supporre una fuoriuscita dal mondo del lavoro, quelle indicate dagli uomini segnano solo un momento di passaggio da un impiego all’altro.

Se occupazione femminile e natalità sono due temi centrali per lo sviluppo del paese, è da questi dati che bisogna partire.

Più della diffusione di una cultura aziendale improntata alla tutela della maternità e della paternità, che pure è necessaria, cruciale è il tema del potenziamento dei servizi.

Nel 41 per cento dei casi le donne che hanno lasciato il lavoro dopo la maternità hanno indicato la difficoltà legate al lavoro di cura in relazione alla mancanza dei servizi. L’assenza di partenti di supporto è in cima alla lista delle ragioni più specifiche all’interno di questo ambito, a conferma del fatto che l’Italia si fonda su un sistema di welfare familiare e che la stessa famiglia funge da ammortizzatore sociale.

A seguire hanno un peso i costi dell’asilo nido o delle baby sitter o la scarsità dei posti disponibili. Ed è proprio sul potenziamento dell’offerta dei servizi che si scardina il modello di assistenza familiare e che, anche dopo la pensione, continua a gravare principalmente sulle donne nel ruolo di nonne.

Nel frattempo il futuro lascia presagire novità che agiscono in direzioni contrarie: da un lato, in presenza di specifici requisiti, la Legge di Bilancio 2024 punta a potenziare il bonus asilo nido portandolo a un massimo di 3.600 euro per garantirne la gratuità, dall’altro la rimodulazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, anche a causa dei costi delle materie prime, sacrifica la creazione di 100.000 nuovi posti.

Si passa da 264.480 a 150.480 nuove disponibilità nelle strutture e l’obiettivo di superare o raggiungere il 33 per cento di copertura entro il 2026 si allontana sempre di più.

I dati dell’INL e la difficoltà di un cambio di paradigma lasciano supporre che la scelta tra maternità e lavoro interesserà le donne ancora per molto e per l’Italia aumentare le nascite e favorire l’occupazione resteranno prospettive alternative.


lunedì 11 dicembre 2023

11 dicembre - Treviso: giustizia per Mattia Battistetti, ucciso in fabbrica… … a 23 anni.

 

Lunedì 11 dicembre sit-in al tribunale.

di Vito Totire (*) . A seguire una nota della “bottega” sul processo

Fin dall’inizio abbiamo visto nella tragica vicenda di Mattia Battistetti l’obbligo morale di dare il nostro modesto contributo alle iniziative per ricordare Mattia e per raggiungere il massimo grado di “riparazione” che la giustizia degli uomini consente. In verità la perdita non sarà mai veramente riparata; anche per questo dobbiamo quindi trasformare la denuncia, la rabbia e il dolore in speranze collettive per un futuro migliore nel quale non sia più possibile morire sul lavoro né in guerra né per fame né per femminicidio o altre violenze nei luoghi di lavoro e di vita, in tutto il nostro pianeta che ormai è sul ciglio di un baratro. Da subito abbiamo indicato – con tanti altri – la necessità di dare alla mobilitazione per Mattia “respiro nazionale” :

SIA PER LA GRAVITA’ DELL’EVENTO IN QUANTO TALE ; purtroppo gli eventi mortali si ripetono nella forma di strage come accaduto a Brandizzo e a Casalbordino , stragi accompagnate da uno stillicidio individuale spesso pluriquotidiano; fra questi eventi, per similitudine e vicinanza territoriale, non possiamo non ricordare la morte recente della giovane Alisa a Pieve di Soligo

SIA PER SOSTENERE LA CORAGGIOSA E ALTRUISTA REAZIONE DEI FAMILIARI DI MATTIA che hanno dimostrato come il lutto possa trasformarsi anche in speranza, rispetto alla quale ottenere giustizia è uno dei prerequisiti.

Nessuna critica ovviamente a chi, in tante altre circostanze, ha voluto gestire il proprio lutto in solitudine. La reazione al lutto è una scelta intima e personale dettata da tanti fattori e da diverse modalità di autodifesa sociale e psicologica. Purtroppo qualcuno sta anche facendo del lutto occasione di “mercato” o di libera professione (grazie alla colpevole assenza di sostegno alle vittime da parte delle istituzioni, anche in questo campo oltre che – prima degli eventi evitabili – nel campo della prevenzione). Tuttavia va detto che se negli ultimi decenni, non in tutti gli omicidi sul lavoro ma nella maggioranza o in un numero consistente, i familiari avessero reagito con il coraggio e il senso civico dei familiari di Mattia oggi non saremmo nella tragica condizione di assistere impotenti al ripetersi quotidiano della “guerra del lavoro”. Non è un caso, nell’ottica della nascita di un nuovo e possibile movimento per il diritto alla vita e alla salute, che la reazione dei familiari abbia mosso le coscienze ed abbia catalizzato energie positive di singoli, di comitati operai di base e di operatori della prevenzione energie prima sopite e oggi rimesse in movimento e dunque cresciute , che fanno sperare in un futuro migliore.

GIUSTIZIA PER MATTIA

UGUALE SPERANZA DI VITA E DI SALUTE PER TUTTI/E LAVORATORI E LAVORATRICI

ORGANIZZARE L’AUTODIFESA DEI LAVORATORI CON IL RILANCIO DELLA PRASSI DEI GRUPPI OPERAI OMOGENEI

ESIGERE SICUREZZA SENZA DELEGARLA AI PADRONI MA COSTRUENDOLA CON UN RAPPORTO SINERGICO TRA

LAVORATORI E ORGANI PUBBLICI DI VIGILANZA

AZIONE E IMPEGNO COLLETTIVI PER : ARRIVARE IL GIORNO PRIMA E NON IL GIORNO DOPO GLI EVENTI TRAGICI

COSTRUIAMO OVUNQUE POSSIBILE (ANCHE DA REMOTO) SPORTELLI SALUTE/LAVORO PER LA PREVENZIONE