Appello alla mobilitazione contro la repressione: se toccano uno, toccano tutti!
No alla criminalizzazione della solidarietà alla resistenza del popolo palestinese
Una battaglia da fare e portare in tutte le manifestazioni per ribadire con forza, a partire dai processi in corso contro Anan, Ali, Mansour, che la Resistenza non è terrorismo, anche continuando la battaglia dentro e fuori i tribunali che prosegua anche dopo la sentenza dell’11 luglio.
Carcere, denunce, prescrizioni alle manifestazioni (in tante città da Milano a Como, etc.), misure di prevenzione a singoli compagni, provvedimenti amministrativi da stato di polizia, tra cui l’avviso orale di pericolosità sociale a Karim del SiCobas a Bologna, decise e applicate direttamente dalla questura con effetto immediato ma senza nessun processo su fatti specifici, nella terribile differenza delle condizioni sul campo provvedimenti che ricordano la detenzione amministrativa contro i palestinesi. Tutto questo fa parte di un piano più generale che vuole inasprire la repressione anche qua in Italia, perché il governo, i potenti, i padroni quelli che ci schiacciano tutti i giorni hanno capito molto bene che c’è uno stretto legame tra la lotta di liberazione dei popoli, popolo palestinese in testa, e la lotta nel nostro paese contro i governi della guerra e che sostengono il genocidio.
E’ in questo clima che si inserisce anche il foglio di via da Milano per 6 mesi a me, compagno del sindacato Slai Cobas sc e di proletari comunisti, un tentativo di mettere sotto accusa non solo l’attività costante di solidarietà con la Palestina, ma l’intera mia attività verso le fabbriche, contro la guerra, considerando questo tipo di attività un problema di pericolosità sociale.
Sono pericoloso perché sono un sindacalista che fa un tipo di attività sindacale che non è conforme a quella che viene fatta dai sindacati confederali. Sono pericoloso perché partecipo alle manifestazioni pro Palestina e quindi in qualche modo mi discosto da l'opinione comune sulla questione Israeliana Palestinese, etc... Ecco, questo è la pericolosità sociale, non è una reale pericolosità sociale, è appartenenza a categorie che in qualche modo danno fastidio perché cercano di opporsi allo stato di cose.
Tra l’altro e non a caso nelle motivazioni al foglio di via si fa riferimento alle giuste contestazioni del 25 aprile in piazza del Duomo alla brigata ebraica, per cui il solo manifestare e partecipare a questo tipo di manifestazione viene considerata una condotta discriminatoria ma discriminatoria nei confronti di chi? Cioè rivendicare i diritti degli abitanti della Palestina che sono stati violati e tutt'ora vengono violati giornalmente, ma molto di più perché quello che sta accadendo è un vero e proprio genocidio, viene considerata un'attività discriminatoria, questo è incredibile. Un elemento molto grave che fa il paio anche con le ultime dichiarazioni del ministro degli interni Piantedosi (gli antisemiti e nazisti dell’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia possono esprimere il loro pensiero mentre gli antisionisti sono un pericolo per la nazione) che vuole appunto cercare di criminalizzare l’antisionismo considerato antisemitismo.
Respingere questi attacchi deve essere interesse prioritario di tutti i compagni, del movimento di solidarietà alla Palestina, e delle stesse associazioni e organizzazioni palestinesi, per questo facciamo appello a sostenere attraverso la solidarietà di classe i singoli compagni e costruire insieme una campagna nazionale politico-legale per rigettare le motivazioni e i provvedimenti fascisti che tentato di stravolgere la realtà tra oppressi e oppressori.
Pericolosi socialmente sono i governi, i padroni e la borghesia imperialista che alimenta genocidio e guerra e che in questo paese e in tutto il mondo non da nessun futuro a nessuno alle masse, agli studenti, ai giovani e al popolo palestinese vuole continuare a massacrarlo come sta succedendo in questi giorni.
Libertà per i compagni Anan, Ali, Mansoure - Ritiro di tutti i provvedimenti amministrativi e misure di prevenzione - La Resistenza non è reato!
Sebastiano
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