La schiavitù negli appalti delle Ferrovie
Gentile Carlo Soricelli, le scrivo con il cuore pesante e la mente stanca. Lo faccio in forma anonima, per paura. Perché in questo lavoro, se parli, sei finito. E io, come tanti altri, non posso permettermelo. Ho una famiglia che conta su di me. Da anni lavoro nelle infrastrutture ferroviarie, in quel mondo fatto di appalti e subappalti,controappalti e porcherie varie,dove la sicurezza è solo una parola scritta sui cartelli all'ingresso dei cantieri, e mai nelle azioni. I turni sono infiniti, notte giorno 3/4 ore di sonno e si torna a lavoro poi pranzo si dorme un pò e lavoro di nuovo senza sosta nella maggiore in ambienti ostili per non parlare delle giornate quelle che chiamiamo "corte" 13/14 ore lavorative. Le pressioni continue, i ritmi disumani, e la paura costante di farsi male fa si che questo inevitabilmente accada… e lo abbiamo visto a qualcuno è andata molto peggio con le loro vite spazzate via da un treno in corsa come la nostra stessa folle corsa,che ci fà è successo a gli altri mica a noi. Gli infortuni accadono tutti i giorni, eppure sembrano parte del mestiere, come se fosse normale farsi male. Nessuno che ci tuteli, nessuno che alzi la voce per noi. Solo silenzio. Solo fatica. Solo speranza che tutto fili liscio e nulla più. Chi dovrebbe tutelare è bendato l'importante è la produzione la forza lavoro precaria costretta a subire avoglia se si trova. Molto belle sono anche le ispezioni concordate con il datore di lavoro..... e guarda un pò magia non risultano irregolarità. CHE SCHIFO. Facciamo un lavoro già durissimo. La maggior parte di noi vive in trasferta, lontano da casa, dagli affetti, da tutto ciò che veramente conta e ci dà forza. Quando arriva il lunedì e devi partire con la valigia in mano, ti viene da pensare: “e se non torno?”. Sono pensieri che diventano sempre più reali. Le morti di Brandizzo e San Giorgio in Piano mi hanno lasciato un vuoto dentro. Mi hanno fatto crollare. Ogni volta che metto piede sui binari mi chiedo se farò ritorno e mi immedesimo in quelle persone che ritorno non lo hanno più fatto se non dentro una scatola di legno...... ahhh che devi fare fatalità puo succedere ribadisco CHE SCHIFO.Sembra un’esagerazione, ma chi fa questo lavoro lo sa: non è affatto esagerato. È la lucida verità nuda e cruda. E il peggio è che, anche dopo la morte, non arriva neanche giustizia. Solo numeri, statistiche, oblio. Come se quelle vite contassero solo fino all’ultimo turno dopo più nulla. Vorrei che qualcuno parlasse di più di noi, esseri umani ridotti a ingranaggi, buoni solo a far guadagnare qualcun altro che da dietro una scrivania non ne ha la più pallida idea di quello che succede in certi luoghi. Che qualcuno gridasse la nostra fatica, la nostra paura, la nostra rabbia e le lacrime delle famiglie. Le chiedo, dal profondo, di dare voce a queste parole. Non per me soltanto, ma per tutti quelli che, come me, si sentono abbandonati, sfruttati, invisibili. Con preoccupazione e rispetto, Un operaio, un padre di famiglia, un figlio di una mamma che lo aspetta a casa, un essere umano come tanti stanco e tremendamente impaurito. GRAZIE anche per gli omicidi sul lavoro che testimoni tutti i giorni.
Un altro macchinista non è più tra noi, ancoraAncora un macchinista morto di infarto – Mentre ai tavoli del rinnovo contrattuale non si parla di miglioramenti normativi, anzi si richiedono peggioramenti, siamo arrivati a 164 macchinisti prematuramente deceduti negli ultimi 10 anni.
In questi giorni di trattative ai tavoli per il rinnovo contrattuale, dai quali giungono continue notizie frammentarie, intervallate anche da notizie di dubbia autenticità, non si ferma purtroppo la tragica scia di macchinisti prematuramente deceduti.
Mentre le parti ai tavoli non hanno messo in seria discussione l’attuale normativa di lavoro del personale dei treni, anzi da quanto appreso il datore di lavoro richiede ulteriori peggioramenti, in particolare per quanto riguarda Mercitalia, è giunta in redazione la notizia di un altro macchinista, da poco in pensione, deceduto a causa di un infarto. Solo nell’ultimo mese, sono 4 i macchinisti scomparsi prima dei 67 anni, di cui abbiamo notizia.
Sono quindi 164 i macchinisti prematuramente deceduti negli ultimi dieci anni.
Auspichiamo che le persone ai tavoli del rinnovo interroghino ciascuno la propria coscienza, consapevoli che ciò che loro firmeranno altri lo dovranno lavorare, e magari ne dovranno morire.
Dal canto nostro valuteremo di denunciare ciò che sta accadendo nelle opportune sedi.
La redazione


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