Domenica si vota per i cinque referendum. L'indicazione di proletari comunisti, dello Slai Cobas per il sindacato di classe e degli altri organismi che fanno riferimento alla nostra organizzazione e allo strumento ORE 12/Controinformazione rossoperaia, è quella di votare 5 sì.
Sul merito del voto non abbiamo molto da dire.
Le richieste contenute nei referendum sono richieste normali, richieste sociali a difesa dei diritti dei lavoratori, materia di lotte e di mobilitazioni anche nella forma di sciopero generale, soprattutto dei sindacati di base.
Il quesito sulla cittadinanza è nettamente inferiore a quello che sarebbe necessario, noi siamo per la piena cittadinanza di tutti i migranti, per il diritto d'asilo, per la libertà di circolazione, per i permessi di soggiorno. Questo referendum incide su un punto accorciando i tempi del diritto di cittadinanza che è assai parziale rispetto all'effettiva situazione che vivono centinaia di migliaia di migranti nel nostro Paese.
I 5 sì sono però anche qualcos'altro. Sono innanzitutto una risposta al governo, sono 5 sì alla lotta contro il governo.
Questo governo dicendo NO a questi referendum, non solo, ma dicendolo in maniera ipocrita, invitando
all'astensione con la Presidente del Consiglio in prima fila, risponde che i diritti lavoratori non sono all'ordine del giorno della sua azione e che tutta la sua azione è volta a peggiorarli in termini di salario, di lavoro, di condizioni di lavoro, di contratti, di licenziamenti e disoccupazione.
Nello stesso tempo il governo dicendo NO a qualsiasi diritto di cittadinanza in realtà dice NO a qualsiasi diritto per i lavoratori immigrati perché è un governo razzista, reazionario, imperialista e che proprio per questo fa addirittura della questione della lotta ai migranti, all'immigrazione cosiddetta “clandestina” all'arrivo sulle nostre coste una questione di identità di questo governo e opera anche in Europa e nel mondo perché questa linea sia la linea dominante, e, quindi, su questa base è chiaramente allineata ai peggiori governanti del mondo, da Trump a Orban.
Quindi questo governo con il non voto vuole far fallire il referendum e quindi impedire quello che il referendum sancirebbe sicuramente: un Sì largamente maggioritario.
Noi pensiamo che il Sì vincerà su tutti e cinque il referendum, con qualche difficoltà su quello sull'immigrazione, ma vincerà su tutte e cinque. I lavoratori, le masse popolari che voteranno si esprimeranno in maggioranza in questa direzione. Sarà un SI contro il governo Meloni e i suoi alleati occulti, perché anche nel centro-sinistra, nella cosiddetta opposizione, vi sono molti alleati del governo. Sono sicuramente alleati del governo Calenda e Renzi, protagonisti peraltro, Renzi in prima persona, di alcune delle leggi - vedi il Jobs Act - che si vuole modificare con il referendum, ma anche Conte. Conte sul problema dell'immigrazione è sempre stato ambiguo, ha fatto parte del peggior governo razzista sull'immigrazione che vi è stato in Italia, il governo Conte-Salvini, con tutto ciò che ha significato. Nello stesso tempo sempre la sua posizione è stata ambigua sui migranti. Il populismo sott'inteso all'opposizione di Conte contiene la macchia nera della posizione verso i migranti - per questo Conte, il M5S ha dato indicazioni del SI per 4 referendum, non per l'ultimo sulla cittadinanza.
Di conseguenza nelle file della cosiddetta opposizione siamo naturalmente d'accordo che votino per il Sì, ma vi sono le quinte colonne del governo che sono per il Sì, ma essendo vicine al governo contribuiscono in una maniera o nell'altra a indebolire il voto per il Sì.
Siamo di fronte a un trend di astensionismo massiccio delle elezioni che rappresenta il disagio e il riconoscimento di larghe fette della popolazione, tra cui tanti proletari e poveri, di non essere rappresentati né da questo governo, né dai governi proposti dall'opposizione, né dall'insieme dei partiti parlamentari e di liste che si presentano alle elezioni.
Questo è un dato che incide sull'affluenza, anche perché furbescamente in diverse città italiane questo voto sul referendum è stato associato a elezioni di carattere amministrativo.
Quindi il governo cavalca il trend astensionista a suo favore rispetto alle elezioni. Il governo, invitando a non partecipare al voto, opera perché si cumulino l'astensionismo ordinario rispetto alle elezioni con la campagna reazionaria per il non voto che fa attraverso gli schermi televisivi e soprattutto la sua stampa, non dando alcun spazio ai referendum, ma solo alle sue posizioni reazionarie.
I referendum avrebbero avuto diritto a utilizzare gli schermi televisivi perché si confrontassero il SI e il NO come sarebbe normale in una democrazia ed è l'elemento che caratterizza in generale i referendum. Quando questo è avvenuto, pensiamo al referendum di Renzi, il quorum è stato raggiunto e il governo di centro-sinistra a guida Renzi, sul tentativo di forzare la Costituzione, fu battuto.
Questa volta questo governo non ha creato nulla di questo genere, e si capisce chiaramente il perchè, si tratta di fatto di un referendum sul governo dal punto di vista dei diritti dei lavoratori, dei precari, delle masse povere in questo Paese.
Quindi ogni voto per il SI è un voto contro il governo. Questo è un dato che comunque non è cancellabile dal risultato elettorale. Se si raggiungesse il quorum e questi referendum passassero, sarebbe una grave sconfitta per il governo, la prima vera sconfitta per il governo e per di più su temi che interessano milioni di lavoratori, di precari, di sfruttati, di migranti.
Per questo sarebbe un grande risultato politico, della politica proletaria contro la politica dei padroni e dei loro governi. Un risultato politico che condanna anche i precedenti governi del centro-sinistra, alcuni dei quali hanno fatto le leggi che oggi vogliono abrogare. Non è quindi un voto per i partiti di opposizione, visto il largo discredito che gode la cosiddetta opposizione parlamentare nel Paese e in particolare tra i proletari e le masse povere.
Quindi non è su questo terreno che bisogna guardarlo, ma sul terreno della contrapposizione tra governo e proletari, masse popolari e i loro diritti e il SI sarebbe una vittoria proletaria e popolare e una sconfitta del governo, dei parlamenti, del governo attuale come dei precedenti governi.
Non può essere molto più di questo, perché anche un altro dato va a posto: in precedenza vi sono stati altri referendum e questi referendum, anche quando sono stati vinti dal popolo, sono stati poi disattesi dai governi perché non hanno fatto assolutamente leggi conseguenti e quindi hanno svuotato di valore i referendum; e questo lo hanno fatto tutti i governi precedenti e lo farebbe ancor di più oggi questo governo. Quindi i governi dei padroni, qualunque essi siano, di destra, di centro-sinistra, non rispettano comunque i diritti dei lavoratori e neanche il diritto di voto quando si esprime contro le loro politiche.
E su questo nessuno deve sopravvalutare nello stesso tempo i risultati pratici, perché sui risultati pratici è bene che si ribadisca l’indicazione della lotta e non il voto. La lotta vera, quella fatta di scioperi generali, blocchi, scontri aperti col governo, quelli danno risultati. Il voto non dà risultati effettivi, permanenti per i lavoratori.
Un'ultima parola sui sindacati. Landini si è molto attivato, normalmente i suoi interventi sono al 90% giusti e condivisibili, parola per parola. Ma Landini è un parolaio. Pensate alla fine che ha fatto la “rivolta sociale”, che sembrava che dovessimo scendere in piazza, bloccare tutto perché venivano messi in discussione non solo i diritti dei lavoratori, ma l'attacco alle libertà democratiche, i decreti di polizia, i decreti di sicurezza e le questioni internazionali, la partecipazione dell'Italia alla guerra, al riarmo, che purtroppo oggi ha un centro focale che è il genocidio del popolo palestinese.
Il suo sindacato non corrisponde a quello che lui dice. Nella maggior parte dei posti di lavoro chi lotta realmente sa che la CGIL fa accordi e non tutela gli interessi reali dei lavoratori.
Su questo esiste l'alternativa del sindacalismo di base, ma non esiste ancora l'alternativa del sindacalismo di classe maggioritaria nelle fabbriche.
Nello stesso tempo il sindacato è in profonda trasformazione in relazione all'avanzata del governo reazionario dei padroni di stampo fascista e neocorporativo.
La CISL è dalla parte del governo e quindi sui posti di lavoro la CISL è l'agenzia sindacale del governo.
I lavoratori iscritti alla CISL spesso sono bravi lavoratori, compagni anche di lotta, benchè moderati, ma il vertice della CISL è passato armi e bagagli col governo e anche nel referendum sostiene il governo e quindi non voterà di fatto ai referendum indebolendo i lavoratori.
Il Sì dice no al governo, dice no a tutti i governi che hanno fatto le leggi che oggi si vogliono ritoccare, quindi a tutti i governi di centro-sinistra e tecnici precedenti, si oppone alla linea politica e pratica del sindacalismo confederale che su questi terreni non ha raggiunto risultati con le lotte.
E infine si tratta un Sì che è contro quella parte del sindacato che è passata armi e bagagli al governo e quindi sta dividendo e danneggiando pesantemente i lavoratori impegnati nelle lotte, sia sui temi sul referendum, sia su quelli che sul referendum non ci sono: i salari, la difesa dei posti di lavoro, della salute, della sicurezza effettiva in alcune fabbriche-chiave, dalla Stellantis all’ex Ilva di Taranto.
Sì quindi al referendum. Ogni voto è un voto positivo che aiuta la battaglia che i lavoratori devono comunque fare.

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