I sindacati confederali, con quelli filo padronali in prima fila, accompagnano la crisi firmando tutto.
In un’altra nota il Sole 24 Ore scrive: “Il nuovo amministratore Ceo, Filosa, nei prossimi mesi sarà chiamato a decisioni da ‘ora più buia’”.
Ma già si dice: per la 500 ibrida Mirafiori non può ambire a numeri più alti perchè le modifiche necessarie si sono spostate alla fabbrica costruita a Tychy. Gli stabilimenti di Melfi e Cassino sono di fatto in concorrenza con quelli di Peugeot a Sochaux. I modelli di nuova generazione, come la ‘Fiat grande Panda’ sono ora in Serbia o con assemblaggio in Slovacchia. E chiaramente si aspetta un’ondata cinese con i nuovi stabilimenti in funzione o in costruzione che dovranno essere affrontati in un’altra nota.
In un altro articolo, il notista principale del mondo industriale del Sole 24 Ore, Paolo Bricco, tira le somme: “Gli stabilimenti italiani della Fiat sono diventati gusci vuoti… Servono più di tutti i soldi sulle singole fabbriche, sui nuovi modelli, sugli insteriliti centri di ricerca, sugli ormai sbaraccati ‘poli del designe’… tanti, tantissimi soldi”.
E chi dovrebbe mettere questi soldi se non lo Stato del capitale, al servizio del capitale.
E questa è la sola soluzione per sostenere la crisi Stellantis e la conseguente occupazione.
Insieme ai soldi serve – dice sempre Bricco - “una marcatura stretta, se non asfissiante, sulle scelte prossime venture del management della Stellantis e di quello che resta della famiglia Agnelli che per oltre un secolo ha molto dato e ha ricevuto altrettanto dal paese”.
Naturalmente chi parla è un rappresentante dei padroni e i conti li fa dal punto di vista dei padroni. La verità è che la famiglia Agnelli ormai si è spostata su altri settori, la grande Finanza, la Difesa, ecc., è figuriamoci se è disposta a spostare investimenti sull’auto.
Dopo di che Bricco dice quello che viene denunciato da sempre – ma lo dice ora – circa il ruolo avuto da Marchionne e il suo progetto “fabbrica Italia” e da Carlo Tavares, un piano di desertificazione industriale scaricato sugli operai con più sfruttamento e riduzione dell’occupazione. Tutto questo avrebbe dovuto salvare gli stabilimenti e l’occupazione, invece abbiamo chiusura progressiva e disoccupazione.
Ma, naturalmente, Bricco a denunciare è bravo ma tutto questo gli serve solo per indicare lui quello che si dovrebbe fare “serve adesso una sola cosa. Serve che i sindacalisti, i presidenti di Regione, i membri del governo Meloni e i sindaci delle città dove si trovano gli stabilimenti chiedano fino allo sfinimento, a Jhon Elkann e Antonio Filosa, presidente e amministratore delegato di Stellantis “a che punto sono i soldi?”.
Ma non è quello che hanno fatto finora? E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Ecco, per noi, bisogna fare l’opposto. Scatenare la guerra, non tra operai delle diverse industrie automobilistiche e tra operai dei vari stabilimenti in Italia, ma tra operai da una parte e padroni e governo e loro cantori dall’altra; con la piattaforma operaia, il nuovo sindacato di classe, la lotta di classe. Slai Cobas per il sindacato di classe
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