Alla Fiom
All'assemblea Generale del Comitato Centrale della Fiom-Cgil
Il Documento conclusivo uscito dall'assemblea del 3 settembre ha sicuramente fatto un passo avanti, che rompe finalmente il silenzio di questi mesi a livello nazionale da parte della Fiom nazionale, ma non di alcuni delegati in alcuni posti di lavoro, rispetto alla condanna del genocidio di Israele e alla solidarietà al popolo palestinese e alle sue richieste.
Di questo occorre prendere atto positivamente e auspichiamo che questa presa di posizione arrivi a tutti i lavoratori nelle fabbriche e in tutti i posti di lavoro.
Importante è passare dalla denuncia e dal sostegno verbale alle azioni.
Nel Documento si scrive: "...occorre allargare la mobilitazione a sostegno della Palestina; incalzare il governo Meloni, la stessa commissione europea, affinchè sanzionino le politiche di Israele con il blocco degli accordi commerciali, con la fine della collaborazione militare e l'invio di armi, con sanzioni economiche...".
Bene. Ma purtroppo le azioni a cui si impegna la Fiom nel documento risultano inadeguate a
portare avanti questa battaglia.
Ci si aspetterebbe dalla Fiom-Cgil azioni che comincino a mettere seriamente in campo la forza degli operai; invece si sostengono iniziative, come i presidi della Cgil del 6 settembre, fatti con la gran parte di posti di lavoro chiusi e di palazzi Istituzionali chiusi, quindi di semplice testimonianza di funzionari della Fiom; si parla di partecipazione della Fiom e del suo gruppo dirigente alla Marcia di Perugia-Assisi che non è certo terreno di lotta per i lavoratori; così si parla di sostegno a una mobilitazione generica della Cgil per fine ottobre.
Dov'è il "coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori con la mobilitazione", di cui pur si scrive?
Non si parla nè di assemblee sui posti di lavoro, nè di fermate, a partire dalle fabbriche produttrici di armi, quegli armamenti che uccidono migliaia di bambini, donne a Gaza, nè di scioperi, nè tantomeno di organizzazione di uno sciopero generale.
La Federazione generale dei sindacati palestinesi ha fatto un esplicito appello alla mobilitazione dei lavoratori, a questo la Fiom non può rispondere con la blanda mobilitazione solo della sua struttura.
I Sindacati chiedono agli altri sindacati, ai lavoratori di ogni paese:
Dall'appello: "...A fronte dell’intensificarsi della campagna militare di Israele, i sindacati palestinesi chiamano i loro partners a livello internazionale, tutte le persone di coscienza, a mettere fine a ogni forma di complicità con i crimini di Israele, cessando immediatamente il commercio di armi con Israele, tutti i finanziamenti e la ricerca militare. Il momento di agire è ora: è in gioco la stessa vita dei palestinesi...
...Abbiamo bisogno di un’azione immediata – ovunque vi troviate nel mondo – che impedisca l’armamento dello Stato israeliano e l’azione delle aziende coinvolte nel blocco di Gaza. Prendiamo a riferimento mobilitazioni sindacali e campagne internazionali del passato contro Italia, Stati Uniti e Sudafrica, contro l’invasione italiana dell’Etiopia negli anni ’30, la dittatura fascista in Cile negli anni ’70, l’apartheid e ogni altra campagna di solidarietà internazionale mondiale che ha limitato la portata della brutalità coloniale...".
Chiediamo ai sindacati dei settori industriali coinvolti di
1. Spezzare il silenzio e la complicità, far sentire la vostra voce all’interno dei vostri sindacati e federazioni, e denunciare le politiche di fame, assedio e massacro a Gaza.
2. Fare pressione sui vostri governi affinché cessino gli accordi sulle armi e la cooperazione militare con l’occupazione, e impongano sanzioni al regime sionista coloniale di apartheid.
3. Boicottare le aziende che sostengono l’occupazione, e ritirare gli investimenti sindacali da qualsiasi impresa, istituzione o ente che finanzi o tragga profitto dalla guerra.
4. Organizzare giornate di rabbia e solidarietà globale nelle fabbriche e officine, nei porti e negli aeroporti, nelle strade e nelle piazze pubbliche, in sostegno della Palestina e del suo coraggioso popolo"
Lo Slai Cobas per il sindacato di classe raccoglie questo appello e propone a tutti i lavoratori, lavoratrici, ai delegati, alle organizzazioni sindacali. alle realtà solidali, di organizzare uno sciopero di 1 ora, in tutti i posti di lavoro, per il 7 ottobre ‘25; unitamente ad iniziative in ogni posto liberamente decise.

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