domenica 25 maggio 2014

24 maggio: Taranto - Da operai dell'ILVA solidarietà a Massimo e Francesco

Quanto accaduto Giovedì 22 al consiglio comunale è di una gravità che non può e non deve essere tollerata in un Paese che possa definirsi democratico. Due compagni di lotta, disoccupati, sono stati aggrediti ed arrrestati da una manica di vigili che non esitiamo a bollare come ignoranti. Come definire, infatti, gente -se gente la si può definire, e scusate se qualcuno di voi che sta leggendo possa sentirsi offeso- che non conosce cos'è la fame, la miseria, di chi è costretto ad ogni tipo di umiliazione pur di lavorare, e infierisce, oltretutto, barbaramente su di essi con percosse e manette. E poi... E poi c'è da chiedere se sapete chi ha chiamato quella sorta di barbarie umana ad arrestare i disoccupati che, se non l'aveste ancora capito o letto dai giornali o visto in TV, cosa tra l'altro difficile da credere, erano lì per chiedere un incontro con un sindaco assente, cieco e sordo verso i suoi concittadini. Un incontro oramai lungamente rimandato a data da destinarsi. Sappiamo già che lo sapete, ed è per questo che vi risparmieremo l'ansia della risposta, inutile tenervi sulle spine. È proprio lui, il sindaco stesso! Stefàno, paladino dell'ingiustizia sociale, colui che è tra gli imputati del maxi-processo Ilva, colui che, nel 2012, durante le manifestazioni in città, scendeva come un angelo ad ali spiegate tra la folla dicendo che era stato in Procura e che aveva risolto tutto. Colui che ora chiama un gruppetto di vigili squadristi e fascisti (vigili che ci chiediamo come possano aver ottenuto quel posto di lavoro, vigili che, risentiti, forse agiscono così perché ora non c'è più un sindaco Di Bello che regalava pappine a destra e a manca) a levargli di torno dei disoccupati i quali, essendo lui anche il loro sindaco, dovrebbe, anzi deve, farsi carico del loro dramma. 
È ora nostro dovere informarvi del rilascio dei suddetti, il giudice ha ritenuto che non ci fossero motivi per la detenzione, e questo ad ulteriore dimostrazione della loro innocenza. Ma non crediate che sia finita, ora tocca a noi depositare le denunce nei loro confronti colpevoli di abuso d'ufficio ed uso spropositato della forza.
Speriamo vivamente che queste parole possano far breccia dentro di voi. Dobbiamo tutti renderci conto che ciò che è successo a Massimo e Francesco (questi i nomi dei compagni arrestati) potrebbe riguardarci molto da vicino, più di quanto non siamo disposti ad immaginare. Pretendiamo di sapere quali sono le reali intenzioni nei confronti di questo stabilimento. Basta con le cazzate, basta con le bugie, basta con i ricatti e basta con gli sfruttatori. Per anni ci hanno preso in giro, ci hanno fatto credere che avremmo dovuto ringraziare per questo posto di lavoro quando si arricchivano alle nostre spalle ed a scapito della nostra salute sino alla morte, non solo nostra. Basti ricordare i nomi di Nicola Darcante, morto lo scorso 16 Maggio, e di Stefano Delliponti, morto lo scorso 30 Dicembre. Ora, potrebbe sembrare che queste ultime righe siano in contrasto con quanto scritto all'inizio di questo comunicato, ci si potrebbe domandare: “Ma come, prima questi dello Slai Cobas chiedono posti di lavoro e poi se ne lamentano?”. Tutto questo, badate bene, non va assolutamente in conflitto, qui si pretende il lavoro nelle migliori condizioni, non siamo merce di scambio, lo abbiamo sempre sostenuto. Ciò che ci spinge ogni volta ad informare la gente, i lavoratori, il popolo tutto, non è dettato dal cinismo di chi non ci vuole tra i piedi, non facciamo demagogia come pseudopoliticanti e pseudosindacalisti, e lo attestano le numerose denunce sporte e i due compagni arrestati per aver preteso i propri diritti. Quante altre sigle sindacali possono vantarsi di aver fatto questo?
Operai Ilva

Slai Cobas per il sindacato di classe


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