Whirlpool
intende fermare le attività della fabbrica di Carinaro (Caserta), di Albacina (frazione
di Fabriano) e di None (Torino).
E ha
ufficializzato al ministero dello Sviluppo che prevede appunto 1.350 esuberi,
di cui 1.200 nelle fabbriche e 150 nei centri di ricerca su un totale di
5.150 lavoratori.
Gli effetti
del Jobs Act non sembrano andare nella direzione che Renzi ha più volte
indicato agli italiani, e cioè verso l’aumento delle assunzioni, bensì verso
l’esatto contrario: la facilitazione dei licenziamenti. Di massa, come in
questo drammatico caso.
Da Nord a
Sud è scattata la mobilitazione: gli operai dell’impianto di
Albacina (che saranno trasferiti nello stabilimento di Melano) hanno bloccato
la strada provinciale 256 Muccese e si sono diretti verso la
superstrada Ancona-Roma per protestare e negli stabilimenti del Fabrianese è
scattato lo stato di agitazione.
La
Whirlpool dal canto suo rivendica che il piano di integrazione tra
gli stabilimenti che già aveva in Italia – Cassinetta di Biandronno (Varese),
Siena e Napoli – e quelli ex Indesit prevede nei prossimi quattro
anni 500 milioni di investimentiper “la Ricerca e Sviluppo,
il rinnovamento delle piattaforme di prodotto e il miglioramento dei
processi produttivi”, “un incremento dei volumi produttivi e il rientro in
Italia di produzioni oggi presenti in stabilimenti esteri”. A Fabriano
dovrebbe poi nascere “il più grande stabilimento in Europa per la produzione di
piani cottura”.
Quanto ai posti di lavoro, però, la musica è ben diversa da quanto auspicato dal presidente del Consiglio: 1.200 esuberi nelle fabbriche e 150 nei centri di ricerca su un totale, ricordano i sindacati, di 5.150 lavoratori.
Già nel 2011 l’azienda americana aveva dichiarato mille esuberi negli stabilimenti italiani, di cui 600 a Varese. Le uscite, scese a 495, erano poi state gestite attraverso prepensionamenti, mobilità volontaria e incentivata econtratto di solidarietà.
da operai contro
Quanto ai posti di lavoro, però, la musica è ben diversa da quanto auspicato dal presidente del Consiglio: 1.200 esuberi nelle fabbriche e 150 nei centri di ricerca su un totale, ricordano i sindacati, di 5.150 lavoratori.
Già nel 2011 l’azienda americana aveva dichiarato mille esuberi negli stabilimenti italiani, di cui 600 a Varese. Le uscite, scese a 495, erano poi state gestite attraverso prepensionamenti, mobilità volontaria e incentivata econtratto di solidarietà.
da operai contro
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