Si riaccende la tensione, per quanto latente e mai
sopita, intorno alla vicenda dei lavoratori dello stabilimento SDA di
Sala Bolognese. Si era partiti un paio di settimane fa con scioperi e
blocchi riguardanti le manovre dei cambi d'appalto tentati dall'azienda e dalle
coop compiacenti, per poi continuare con un presidio che reclamasse la
legittimità del SI Cobas come organo rappresentante della stragrande
maggioranza degli operai, fino ad arrivare all'ennesimo incontro nullo di oggi.
I fatti. L'incontro, tenutosi oggi in Prefettura tra il SI
Cobas, delegazioni di SDA e di Poste Italiane e Ispettorato del Lavoro, ha
evidenziato ulteriormente la chiusura di Poste ed SDA rispetto ad ogni piano di
azione riguardo al futuro dei lavoratori, evidentemente considerati sempre e
solo come numeri nei piani di ristrutturazione dell'azienda e non persone con
famiglie e situazioni esistenziali precarie. Da sottolineare come al tavolo
fosse presente anche la cooperativa Ucsa, chiamata da Sda al tavolo di
trattative senza alcuna gara d'appalto precedente che decidesse a chi affidare
il piano di ristrutturazione voluto da Poste. Alla faccia delle regole
su trasparenza degli appalti e del capitalismo pulito sbandierato da Renzi a
mezzo stampa!
La proposta arrivata è infatti irricevibile, dato che
prevede la riapertura dello stabilimento (da diversi giorni chiuso,
ovvero in serrata, illegale nel nostro ordinamento) solo in caso di
accettazione del fatto che solamente un quarto dei dipendenti (120 su 500)
sarebbe stato temporaneamente impiegato in attesa di una successiva risoluzione
della vicenda. Una mossa finalizzata a dividere i lavoratori che tramite i loro
delegati all'incontro hanno a quel punto fatto saltare la discussione
incanalata evidentemente verso il nulla di fatto, per dirigersi poi in corteo
spontaneo per il centro bolognese fino alla sede dei SI Cobas di via Saffi,
effettuando blocchi del traffico e comunicando alla città quanto accaduto al
grido di “sciopero,sciopero!” e “SDA mafia!” Mafia sì, dato che anche la
cooperativa Ucsa alla quale SDA vorrebbe affidare la gestione dei 120
lavoratori è in odor di mafia per la sua gestione non proprio ortodossa in
passato dei suoi affari; modalità di comportamento che avevano portato già due
anni fa i lavoratori a cacciare la stessa coop che non applicava il contratto
nazionale nè pagava regolarmente gli stipendi. Da sottolineare nuovamente come
alla base di tutti questi avvenimenti c'è la volontà di effettuare una
ristrutturazione complessiva di Poste Italiane che ovviamente si abbatte
su aziende che ne esplicano le funzioni nella pratica come SDA. La
ristrutturazione, ca va sans dire, prevede una serie di peggioramenti sia a
livello di contratto che di condizioni qualitative di lavoro, e ovviamente solo
per chi verrebbe risparmiato da un probabile alto numero di esuberi come da
tradizione delle privatizzazioni nostrane. Intanto la situazione è esplosiva:
il corteo di oggi è partito spontaneo con numeri intorno alle duecento unità.
Da considerare come l'SDA sia un nodo centrale della logistica nel nostro
paese, con stabilimenti in tante città d'Italia dove il fallimento di oggi nel
trovare un accordo potrebbe avere ripercussioni e innescare un potenziale
conflitto nei confronti di un'azienda e di un settore chiave della riproduzione
economica capitalistica.
Nei prossimi giorni torneremo ad aggiornare sulla vicenda..
Nessun commento:
Posta un commento