I dipendenti
contro la decisione della multinazionale svedese di disdire l'integrativo. La
Cgil: sei lavoratori su dieci a Collegno rischiano decurtazioni del venti per
cento
di CARLOTTA
ROCCI
02 giugno
2015
I lavoratori
Ikea non ci stanno a dire addio al contratto integrativo. In altre parole
significherebbe rinunciare a una parte importante dello stipendio legata alle
maggiorazioni salariali per le domeniche e i festivi e ai premi di produzione. La
disdetta da parte del colosso svedese del contratto, stipulato 25 anni
fa, è arrivata con una lettera il 27 maggio in tutti i punti vendita d'Italia.
A Collegno interessa in totale 420 dipendenti ma soprattutto quelli che
hanno un partime a 20, 24 o 28 ore e sono quelli che più vedrebbero
diminuire il totale in busta paga. Alle porte di Torino sono circa il 60
percento dei lavoratori."Sono persone che senza i premi e le domeniche
guadagnano circa 550 euro al mese, con le integrazioni arrivano a 750 euro.
Sono persone che oggi, dopo l'annuncio dell'azienda sono disperate",
spiega Stefano Morgantini, Filcams Cgil. Il contratto integrativo è scaduto
l'anno scorso e in questi mesi avrebbero dovuto iniziate le trattative
per il rinnovo,"ma non a queste condizioni - prosegue Morgantini- il
contratto è prorogato fino a luglio ma l'azienda lo considera non più valido
già da adesso se non accetteremo la loro linea.
Non è possibile sedersi attorno a un tavolo con questa spada di Damocle sulla testa". Per questo i sindacati in tutt'Italia hanno proclamato lo stato di agitazione, chiedendo a Ikea di ritirare la disdetta. Il 4 giugno a Collegno i lavoratori si riuniranno in assemblea e già il 6 incroceranno le braccia per uno stop indetto sul territorio da Cgil e Uil. È il primo appuntamento del pacchetto di 16 ore di sciopero proclamato a livello nazionale. "Una reazione sproporzionata e intempestiva- replica il colosso svedese- dal momento che il contratto integrativo continuerà ad essere applicato vista la prosecuzione della trattativa.È necessaria una revisione dei contenuti dell'attuale contratto integrativo per garantire un futuro solido e sostenibile". Il prossimo incontro con l'azienda sarà il 12 giugno. In media gli stipendi delle divise gialle e blu di viale Svezia, potrebbero subire una riduzione del 20 percento,"che ricadrebbe soprattutto sulle lavoratrici sole e sui padri separati che spesso hanno un partime", spiega Morgantini. Oggi chi ha ancora il vecchio contratto, per lavorare la domenica riceve il 130 percento della paga giornaliera "ma sono solo il 10 percento in queste condizioni, per la maggior parte il lavoro di domenica vale un 30 percento in più". Ikea poi vorrebbe rendere variabile il premio aziendale che i lavoratori ricevono a fine anno e cambiare i criteri per il premio di partecipazione. "Sono tutte misure che renderebbero il lavoro meno solido e più precario. Senza contare che questa decisione dell'azienda spazza via anche tutti gli accordi interni ai singoli punti vendita e noi negli anni ne abbiamo raggiunti parecchi ".
Non è possibile sedersi attorno a un tavolo con questa spada di Damocle sulla testa". Per questo i sindacati in tutt'Italia hanno proclamato lo stato di agitazione, chiedendo a Ikea di ritirare la disdetta. Il 4 giugno a Collegno i lavoratori si riuniranno in assemblea e già il 6 incroceranno le braccia per uno stop indetto sul territorio da Cgil e Uil. È il primo appuntamento del pacchetto di 16 ore di sciopero proclamato a livello nazionale. "Una reazione sproporzionata e intempestiva- replica il colosso svedese- dal momento che il contratto integrativo continuerà ad essere applicato vista la prosecuzione della trattativa.È necessaria una revisione dei contenuti dell'attuale contratto integrativo per garantire un futuro solido e sostenibile". Il prossimo incontro con l'azienda sarà il 12 giugno. In media gli stipendi delle divise gialle e blu di viale Svezia, potrebbero subire una riduzione del 20 percento,"che ricadrebbe soprattutto sulle lavoratrici sole e sui padri separati che spesso hanno un partime", spiega Morgantini. Oggi chi ha ancora il vecchio contratto, per lavorare la domenica riceve il 130 percento della paga giornaliera "ma sono solo il 10 percento in queste condizioni, per la maggior parte il lavoro di domenica vale un 30 percento in più". Ikea poi vorrebbe rendere variabile il premio aziendale che i lavoratori ricevono a fine anno e cambiare i criteri per il premio di partecipazione. "Sono tutte misure che renderebbero il lavoro meno solido e più precario. Senza contare che questa decisione dell'azienda spazza via anche tutti gli accordi interni ai singoli punti vendita e noi negli anni ne abbiamo raggiunti parecchi ".
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