giovedì 11 febbraio 2016

11 febbraio - Da M. Spezia: SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 10/02/16



INDICE

Clash City Workers Clash City Workers
GRAVE INFORTUNIO SUL LAVORO A RIVOLI: GLI OPERAI OERLIKON DICONO BASTA!
Clash City Workers Clash City Workers
NUOVO CCNL TRASPORTI... LA PAROLA A CHI GUIDA I MEZZI PUBBLICI OGNI GIORNO!

Lalla Bodini lalla.bodini@alice.it
SEMINARIO “INFORTUNI SUL LAVORO: PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI, COMUNICAZIONE”

Riccardo Antonini erreemmea@libero.it
NOI NON DIMENTICHIAMO

Post Resistenze posta@resistenze.org
AMIANTO CONTINUA LA STRAGE DI LAVORATORI

Giorgio Bignami g.bignami33@gmail.com
CASSAZIONE: I DIRIGENTI DEVONO GARANTIRE LA SICUREZZA ANCHE SE NON HANNO UN'INVESTITURA FORMALE

Vittorio Agnoletto vagnoletto@primapersone.org
VIETATO AMMALARSI PER PRECARI E PARTITE IVA

L'ABROGAZIONE DEL REGISTRO INFORTUNI, UNA SEMPLIFICAZIONE FATTA SENZA TESTA

Posta Resistenze posta@resistenze.org>
SUL LAVORO E’ STRAGE SENZA LIMITI: +16% I MORTI NEL 2015

Silvia Cortesi sylvyacort@gmail.com
L'ITALIA ERA UNA REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO, OGGI È FONDATA SUL PROFITTO

Muglia la Furia fmuglia@tin.it


BLITZ DEI CARABINIERI DEL NOE NELLA ZONA INDUSTRIALE DI OTTANA: SEQUESTRATI CAPANNONI PER INQUINAMENTO AMBIENTALE

Muglia la Furia fmuglia@tin.it


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From: Clash City Workers Clash City Workers
To:
Sent: Sunday, January 17, 2016 10:22 AM
Subject: GRAVE INFORTUNIO SUL LAVORO A RIVOLI: GLI OPERAI OERLIKON DICONO BASTA!
Sabato un lavoratore della Oerlikon-Graziano di Rivoli (TO) ha avuto un grave incidente mentre lavorava. Le sue condizioni sono ancora gravi: ha due polmoni perforati e si trova intubato in coma farmacologico. L'ennesimo caso che ci dimostra come ogni giorno sui luoghi di lavoro si combatta una vera e propria guerra. Da un lato un padronato sempre più forte, arrogante e aggressivo.
Dall'altra lavoratori sempre meno organizzati per far pesare i propri diritti. Così anche riuscire a tornare sani e salvi a casa la sera diventa una fortuna. Non stiamo esagerando, basta guardare i dati (per altro al ribasso degli infortuni non dichiarati ad esempio dai lavoratori in nero): l'Osservatorio che monitora i casi di decessi ed incidenti sul luogo del lavoro riscontra ad oggi 671 morti nel 2015 (praticamente 2 al giorno, +1,5% rispetto all'anno scorso e più 5% rispetto al 2009). Ecco la vera crescita del nostro paese: quella dello sfruttamento e delle sue drammatiche conseguenze. 
Ovviamente non è nemmeno possibile conteggiare precisamente il numero degli infortuni più o meno gravi sul luogo di lavoro. Sono tantissimi e saranno sempre di più visto che per le aziende la sicurezza dei lavoratori è un costo da abbattere, mentre il governo si affretta a ridurre fondi e potere ad un ispettorato che già prima interveniva poco e male.
Sabato Luigi, operaio della Oerlikon-Graziano, fabbrica che opera nel settore della componentistica per auto e mezzi agricoli, è rimasto schiacciato sotto il braccio metallico di un macchinario su cui stava effettuando lavori di manutenzione. Il macchinario è partito improvvisamente, pare per un errore causato da altri, è lo ha colpito alle spalle, perforandogli due polmoni. 
I suoi compagni di lavoro lunedì, hanno deciso di scioperare dopo una partecipata assemblea che si è trasformata in uno sciopero spontaneo con manifestazione davanti alla palazzina della dirigenza. L'adesione all'iniziativa è stata del 100%.
“Non deve mai più succedere che uno di noi non torni a casa dal lavoro. Mai più. Ecco perché oggi spegniamo la fabbrica. E non è che l’inizio. Forza Luigi, i tuoi compagni ti aspettano”.
La rabbia dei lavoratori va contro una multinazionale che apparentemente ha sempre detto di puntare molto su prevenzione e sicurezza, ma che in realtà non ha mai risposto alle richieste dei lavoratori che pretendevano misure atte a garantire la loro incolumità anche in caso di errore umano, come avvenuto in questo caso.
La Oerlikon è una fabbrica molto sindacalizzata e i suoi lavoratori sono molto determinati e decisi ad ottenere quanto chiedono. Aspettano che Luigi si riprenda, ma intanto lottano per accoglierlo di nuovo in una fabbrica che garantisca almeno la salute e la sicurezza dei lavoratori. 

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From: Clash City Workers Clash City Workers
To:
Sent: Sunday, January 17, 2016 10:22 AM
Subject: NUOVO CCNL TRASPORTI... LA PAROLA A CHI GUIDA I MEZZI PUBBLICI OGNI GIORNO!

Come abbiamo detto in un precedente articolo, nel 2015 sono stati rinnovati o sono state presentate le ipotesi di rinnovo di numerosi contratti collettivi nazionali. Tra questi il contratto collettivo del settore trasporti autoferrotranvieri (mobilità TPL) che riguarda oltre 116.000 lavoratori. Anche in questo come negli altri contratti collettivi nazionali rinnovati o in via di rinnovo è chiaro che l’attacco padronale è durissimo e che sempre più c’è un tentativo di togliere qualsiasi diritto a chi lavora e di impadronirsi di una parte sempre maggiore del suo tempo, in parallelo con lo smantellamento dei servizi pubblici.
In particolare il contratto di questo settore, peggiorando notevolmente le condizioni lavorative, implica che la qualità del servizio di trasporto pubblico andrà abbassandosi ulteriormente.
Infatti, senza contare l’aumento irrisorio del salario (fermo da 8 anni) e l’obbligatorietà per tutti i lavoratori di versare una quota al fondo PRIAMO, vediamo chiedere a chi lavora maggiore flessibilità e la possibilità di deroghe alle limitazioni dell’orario in caso di eventi speciali o crisi dell’azienda; tutte misure per far sì che i lavoratori siano a piena disposizione dell’azienda sempre e quando questa vuole. Tutto questo in un settore in cui, come abbiamo documentato nel caso romano, i lavoratori vengono già ampiamente spremuti, contrariamente a quanto sostenuto dalla propaganda giornalistica. Il che tra l'altro apre e prepara la strada a un privato, là dove la privatizzazione ancora non è avvenuta.
In tutto questo i sindacati confederali sembrano essersi dimenticati cosa dovrebbe essere un CCNL, cioè uno strumento importante per affermare la forza collettiva dei lavoratori e così strappare condizioni di lavoro dignitose per tutti, anche per quelli che si ritrovano in situazioni individuali o aziendali particolarmente ricattabili. Il loro obbiettivo sembrerebbe piuttosto l’autoconservazione, come dimostra la piattaforma che stanno presentando e che pretendono di aver sottoposto ai lavoratori con il referendum del 28 novembre. Se questo ha visto la vittoria del SI facendo cantare alla vittoria CGIL, CISL, UIL e FAISA, come denunciano invece tanti lavoratori che vi si oppongono, si è trattato praticamente di una truffa: infatti non solo non è stato organizzato e pubblicizzato a dovere ed è stato accompagnato da false promesse e minacce di precariato, ma spesso i lavoratori non sono stati messi nella condizione di poter votare. Di conseguenza a votare è stato il 40% dei lavoratori, di cui il 35% era sfavorevole.
Contrariamente a quanto pretendono i confederali, a moltissimi lavoratori questo CCNL non va bene. Proprio per opporsi a esso a Firenze il 16 gennaio si è svolta un'assemblea chiamata dal Coordinamento Nazionale Autoferrotranvieri.
E’ importante sostenere le mobilitazioni di questi lavoratori e lavoratrici, troppo spesso, come di recente a Roma, accusati ingiustamente di essere dei fannulloni dai media e dai politici; infatti sono gli unici a poter fermare, lottando contro il peggioramento delle loro condizioni lavorative e cercando di migliorarle, il declino del trasporto pubblico locale e la sua privatizzazione, che porta poi, come è avvenuto a Firenze, a un evidente peggioramento del servizio...
LA PAROLA AI LAVORATORI!

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From: Lalla Bodini lalla.bodini@alice.it
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Sent: Monday, January 18, 2016 3:19 PM
Subject: SEMINARIO “INFORTUNI SUL LAVORO: PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI, COMUNICAZIONE”

La Società nazionale Operatori della Prevenzione in collaborazione con Associazione Ambiente e Lavoro organizzano il seminario “Infortuni sul lavoro: programmazione degli interventi, comunicazione”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che bisogna migliorare la conoscenza degli operatori sanitari circa il legame tra salute e lavoro e le opportunità di risolvere i problemi di salute attraverso interventi nei luoghi di lavoro (dal Piano regionale Prevenzione Regione Toscana).
SNOP (Società Nazionale Operatori della Prevenzione, vedi sito www.snop.it) sta organizzando una serie di Seminari di confronto operativo, rivolta in particolare a operatori delle strutture pubbliche di prevenzione. Il primo evento ha avuto come tema le malattie professionali, ed è stato trattato in due edizioni, la prima il 18 settembre 2015 a Milano, la seconda il 30 settembre 2015 a Viterbo.
Nel Seminario di Milano del 4 marzo 2016 verrà affrontata la questione degli infortuni sul lavoro partendo dai risultati positivi ottenuti dai Piani Nazionali Edilizia e Agricoltura nella prevenzione degli infortuni, dando risalto all’importanza della programmazione (settori a elevato rischio di infortuni, liste di aziende ricavabili dai Flussi informativi e da altri archivi disponibili, piani mirati). Verrà dato rilievo anche all’importanza dell’analisi della dinamica degli infortuni, fondamentale per rendere omogenea la lettura del fenomeno, ma anche per comunicare in modo efficace le principali cause di infortunio e trovare misure adeguate per prevenire gli incidenti, valorizzando anche quanto pubblicato sui siti web delle ASL, sul sito DORS, sul nuovo sito Banca Dati delle Soluzioni.
1° appuntamento
4 marzo 2016 Milano
FAST
piazzale Morandi, 2 Milano
ore 9.00-17.30
8.45 REGISTRAZIONE PARTECIPANTI
9.00 SALUTI E BREVE INTRODUZIONE
Norberto Canciani (Segretario Associazione Ambiente e Lavoro), Laura Bodini e Giorgio di Leone (SNOP)
9.30-11.30 INFORTUNI E PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE
Claudio Calabresi (SNOP), Antonella Bena e Osvaldo Pasqualini (AIE): Infortuni serie storica, dati mancanti e riflessioni
Roberto Agnesi (ASL Treviso): Utilizzo dei sistemi informativi correnti per la programmazione delle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro a livello territoriale: gli infortuni
Battista Magna (ATS Città metropolitana Milano), Lalla Bodini (SNOP): La prevenzione degli infortuni nei Piani Regionali Prevenzione 2014-2018, I Piani Regionali Prevenzione, piani mirati edilizia e agricoltura, progetti di intervento sulla sicurezza: quali indicazioni emergono per la programmazione degli interventi
11.30–13.30 DAL FENOMENO INFORTUNISTICO ALLA RICOSTRUZIONE DEI SINGOLI INFORTUNI
-         Celestino Piz (ASL Vicenza): La ricostruzione della dinamica degli infortuni da parte dei servizi ASL e delle aziende, come fonte di programmazione degli interventi di Prevenzione
-         Luisella Gilardi (DORS): Le storie d’infortunio come strumento di prevenzione
-         Cristina Mora (Dipartimento Ingegneria Industriale, Università di Bologna): La Banca Dati Soluzioni: un progetto di Regione Emilia Romagna, Dipartimento di Ingegneria Industriale della Università di Bologna, ASL Bologna
-         Battista Magna (ATS Città metropolitana Milano): L’esperienza della Regione Lombardia e di ASL Milano
-         Nicola Delussu, Graziella Zanoni (Gruppo Infortuni ATS Città metropolitana Milano): L’applicazione pratica del metodo INFORMO nell’analisi del fenomeno infortunistico con particolare riferimento all’esperienza EXPO
14.30-17.30 INTERVENTI PREORDINATI E DIBATTITO
-         Fulvio Longo (ASL Bari): Presentazione di “Vite Spezzate”
-         Roberto Cecchetti (ATS della Brianza ex ASL Monza): Piani mirati di comparto
-         Michele Montresor (ATS della Val Padana ex ASL Mantova): Il caso degli Infortuni Stradali
-         Marcello Libener (ASL Alessandria): Fattori di rischio prossimi e remoti degli infortuni lavorativi: un esempio di utilizzo del metodo INFORMO
-         Massimo Bonfanti e Manuela Peruzzi (ASL Verona): L’indagine giudiziaria per infortuni gravi e mortali e modello di organizzazione e gestione aziendale
Seminario in collaborazione con Associazione Ambiente e Lavoro che curerà la segreteria e la pubblicazione degli atti. I materiali dei Seminari SNOP verranno pubblicati infatti in un numero speciale di Dossier Ambiente in collaborazione con SNOP.
La FAST (Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche) di piazzale Morandi 2 è raggiungibile dalla stazione centrale di Milano con MM3 linea gialla fermata Turati poi 3 minuti a piedi, oppure con MM1 linea rossa fermata Palestro poi 10 minuti a piedi.
Il Seminario è gratuito con iscrizione al link:

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From: Riccardo Antonini erreemmea@libero.it
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Sent: Wednesday, January 20, 2016 2:14 PM
Subject: NOI NON DIMENTICHIAMO

NOI NON DIMENTICHIAMO
ESTERNAZIONE A CALDO SOLLECITATA DA "UTILI IDIOTI"
Sorpresa, sconcerto e indignazione per la nomina di Pucci (condannato in appello per la strage operaia alla Thyssen-Krupp) a direttore generale dell'ILVA. Nomina ad opera del ministro di Stato allo Sviluppo economico, Federica Guidi.
E allora?! Cosa dire delle nomine, rinomine, promozioni da parte dei governi Berlusconi, Letta e Renzi a Moretti, Elia, Soprano...amministratori delegati della Holding FS, di RFI e Trenitalia e imputati eccellenti con accuse pesantissime per la strage ferroviaria del 29 giugno 2009?
Cosa dire del cavalierato a Moretti dall'allora capo di Stato Napolitano?
Cosa dire di uno Stato che non si costituisce parte civile al processo di Viareggio, in corso dal novembre 2013?
Cosa dire di un consiglio comunale, per l'appunto quello di Viareggio, che tra i banchi di maggioranza e opposizione annovera soggetti che il 28 giugno 2014 hanno bocciato la mozione presentata dall'Associazione dei familiari delle 32 Vittime?
Ma tutto ciò, non sorprende, non sconcerta, non indigna?!
Almeno Pucci, non ancora definitivo quanto a condanne, ha avuto il “garbo” di rinunciare alla nomina dell'ILVA. I Moretti, gli Elia, i Soprano neppure hanno manifestato questo...
E quei “soggetti” siedono nel consiglio comunale di Viareggio senza mai aver avanzato alcun cenno di sincere scuse.

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From: Post Resistenze posta@resistenze.org
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Sent: Thursday, January 21, 2016 1:12 AM
Subject: AMIANTO CONTINUA LA STRAGE DI LAVORATORI

AMIANTO CONTINUA LA STRAGE DI LAVORATORI
400.000 MORTI OGNI ANNO, MILLE MORTI SOLO PER MESOTELIOMA

A 23 anni dalla messa al bando dell'amianto, con la Legge 257 del 1992, ci sono in Italia ancora 32 milioni di tonnellate di amianto e le bonifiche sono tuttora da fare. Chi sperava che dopo l'approvazione della Legge, l'amianto sarebbe stato rimosso dalle nostre vite deve ricredersi: la decontaminazione dalla fibra è fallita.
A oggi ci sono oltre 400 norme regionali e nazionali sull'amianto, un labirinto legislativo che fa comodo a molti che per i propri interessi speculano sulla vita delle persone.
Istituzioni, padroni, governi, giocano scaricando le responsabilità su altri.
Il profitto viene prima di qualsiasi diritto alla salute e alla sicurezza e si realizza sulla pelle dei lavoratori e cittadini.
L'amianto è un problema sociale, sanitario, medico, una bomba ecologica non ancora disinnescata, che prima ha ucciso i lavoratori esposti alla fibra killer e oggi avvelena la popolazione.
Nonostante la legge 257/1992 che metteva al bando l'amianto lo preveda, a tutt'oggi manca una mappatura completa dei siti contaminati da amianto e da bonificare e molto spesso le mappature sono datate o inattendibili. L'articolo 10 della legge 257/1992 stabilisce che le regioni in mancanza di adozione dei Piani Regionali amianto, possono essere commissariate, ma nonostante ciò diverse regioni non lo hanno ancora adottato e molte non lo hanno ancora rinnovato (come Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna, ad esempio).
In Italia come sempre fatta la legge si trova subito l'inganno. La legge ha bandito l'utilizzo del minerale killer ma non ha obbligato lo smaltimento, e la polvere d'amianto continua a uccidere almeno 8 italiani al giorno e avvelenarne altre migliaia.
In Italia esistono tuttora oltre 300 mila edifici, di cui almeno 3000, rappresentano un grave rischio di contaminazione per tutta la popolazione, uomini, e donne, bambini e anziani, e più di 2400 sono scuole italiane tuttora contaminate dall'amianto e come ha riconosciuto la presidente della Commissione di Inchiesta sugli infortuni sul lavoro del Senato Camilla Fabbri, "di questo passo ci vogliano 85 anni per smaltirlo e eliminarlo dalle nostre vite".
Tutti conosciamo la storia di Casale Monferrato grazie alle lotte condotte dagli ex lavoratori dell'Eternit e dai cittadini, ma lo sviluppo industriale, il "progresso" di questo paese si fonda sul sangue di decine di migliaia di proletari e i cittadini, spesso dimenticati.
La stessa Unione Europea nel quadro strategico per la sicurezza sul lavoro dal 2007 al 2011 afferma che anche se in Europa si assiste a una diminuzione degli infortuni del 28%, i morti per amianto sono in continuo aumento.
Il mesotelioma, il tipico tumore maligno continua a colpire e uccidere senza pietà, in tutto il paese, dal nord al sud, ma l'amianto provoca anche molti altri tumori maligni di cui si parla poco nei mass-media.
Secondo recenti dichiarazioni del presidente di INAIL, Massimo De Felice, i lavoratori vittime dell'asbesto decedute assicurate all'INAIL sono state 17.428 e oltre 21mila i casi di mesotelioma tra il 1993 e il 2014.
I numeri ci dicono che l'amianto continua a uccidere oggi come nel passato e purtroppo senza bonifiche dei siti industriali e del territorio la lista dei morti e malati continuerà a crescere ancora per molti anni. Tutti sono a rischio, nessuno è esente dal pericolo.
Anche nel tempio della musica, il Teatro della Scala di Milano (dove abbiamo manifestato in occasione della prima) l'amianto ha fatto delle vittime, e per le morti sospette per amianto alla Scala sono indagati quattro ex sindaci di Milano, Carlo Tognoli, Gian Paolo Pillitteri, Giampiero Borghini e Marco Formentini. Indagato anche l'ex sovrintendente Carlo Fontana indagati, con altre persone, per omicidio colposo e lesioni colpose per sette decessi e altri casi di malattia dovuti all'amianto presente al Teatro alla Scala.
In questo le denunce dei lavoratori e comitati sono servite.
La Procura contesta agli indagati di non essersi adoperati per rimuovere in passato l'amianto dai manufatti nei vari locali, soprattutto tecnici, ma anche dal famoso lampadario all'interno del teatro. Per l'accusa non sarebbe stato fatto il censimento dell'amianto previsto dalla legge del 1992, e il minerale avrebbe provocando la morte dei lavoratori. Tra le persone morte per esposizione alla sostanza cancerogena dagli anni '70-80, ci sono un siparista, un macchinista, un vigile del fuoco, un falegname, un addetto al trasporto delle scene e anche una cantante lirica. Questo dramma è solo uno dei tanti.
Anni di omertà e complicità da parte di tutte le istituzioni hanno finora garantito l'impunità a padroni e manager colpevoli di aver mandato consapevolmente a morte migliaia di lavoratori nelle fabbriche pur di realizzare i massimi profitti. In questi anni molti processi sono stati esempi d'ingiustizia per le vittime e i loro famigliari assolvendo i padroni nel merito o per prescrizione. In ogni caso la mobilitazione dei lavoratori e delle vittime organizzate in comitati è servita per portare sul banco degli accusati i padroni e manager assassini di tanti operai. Anche se la giustizia per le vittime dell'amianto non arriva quasi mai e quando arriva è tardiva come dimostra il processo Eternit di Casale Monferrato, le vittime, i comitati e le associazioni continuano a lottare: oggi in Italia sono in corso più di 50 processi per amianto.

19/01/16
Michele Michelino
Presidente del "Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

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From: Giorgio Bignami g.bignami33@gmail.com
To:
Sent: Friday, January 22, 2016 3:09 PM
Subject: CASSAZIONE: I DIRIGENTI DEVONO GARANTIRE LA SICUREZZA ANCHE SE NON HANNO UN'INVESTITURA FORMALE

Corte di cassazione, Quarta sezione penale, Sentenza 21 gennaio 2016 n. 2536.
Sono rimasti inerti di fronte alla gravità dello sciame sismico che colpiva L'Aquila già da mesi, e che era particolarmente insistente la notte del crollo del Convitto nazionale, tre ragazzini morti e due feriti, il 6 aprile 2009, mentre i due imputati, entrambi con posizione di garanzia, avrebbero dovuto dichiarare da tempo l'inagibilità della scuola la cui instabilità era nota.
Almeno quella notte, avrebbero potuto organizzare l'evacuazione degli studenti. Per queste ragioni la Cassazione, con Sentenza n. 2536 depositata ieri, ha confermato le condanne per omicidio colposo e lesioni per l'ex rettore del Convitto e per l'allora dirigente provinciale responsabile dell'edilizia scolastica. "La situazione di allarme sismico era talmente conclamata che il sindaco di L'Aquila aveva disposto la chiusura di tutte le scuole del centro storico", ricorda la sentenza. Se fosse stata fatta la valutazione di pericolosità, "non sarebbe mancata una analoga ordinanza di inagibilità che avrebbe salvato gli allievi del convitto".
La Cassazione, poi, sul piano più squisitamente giuridico, interviene a favore di una concezione sostanziale della posizione di garanzia. In questo senso è maestra la sentenza delle Sezioni unite penali del 24 aprile 2014 sulla vicenda Thyssen-Krupp per la quale la posizione di garanzia può essere prodotta non solo da un'investitura formale, ma anche dall'esercizio di fatto delle funzioni tipiche delle diverse figure di garante.
Di particolare importanza è allora concentrare l'attenzione sulla concreta organizzazione della gestione del rischio: milita in questo senso, osserva la Corte, l'articolo 299 del Testo unico sulla sicurezza del lavoro.
Del resto, avverte la sentenza, bisogna fare riferimento "a una visione eclettica della fondazione del ruolo di garanzia che ha in parte superato la storica concezione formale. Si è sviluppata una elaborazione sostanzialistico-funzionale che non fa più leva tanto su profili formali quanto piuttosto sulla funzione dell'imputazione per omissione, connessa all'esigenza di natura solidaristica di tutela di beni giuridici attraverso l'individuazione di un soggetto gravato dal ruolo di garante della loro protezione".
Si tratta di un'impostazione che, agli occhi dei giudici della Cassazione, presenta una pluralità di vantaggi. Innanzitutto, nella prospettiva dell'ordinamento penale, seleziona in senso restrittivo il dovere di agire nell'ambito di una sterminata lista di obblighi presenti nell'ordinamento". In questo modo possono anche essere fronteggiate situazioni nelle quali, anche se esiste un vizio della fonte contrattuale dell'obbligo, c'è stata l'assunzione effettiva di un ruolo di garante, la cosiddetta, precisa la Corte, presa in carico del bene protetto. Come pure possono essere affrontate situazioni analoghe a quelle previste dalla fonte legale dell'obbligazione, come nel caso della consolidata convivenza in un rapporto familiare o istituzionale.

Giovanni Negri
Il Sole 24 Ore
22 gennaio 2016

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From: Vittorio Agnoletto vagnoletto@primapersone.org
To:
Sent: Sunday, January 24, 2016 11:04 PM
Subject: VIETATO AMMALARSI PER PRECARI E PARTITE IVA

“Nell’estate del 2013 la mia vita è esplosa in poche settimane. Un carcinoma infiltrante alla mammella, il corpo che si trasforma, un compagno che sparisce, il lavoro e il conto in banca che vanno in tilt. Ecco come sono diventata l’eroina con le tette razzo, che combatte, non tanto contro il cancro (che va semplicemente gestito), ma per i diritti di lavoratrici e lavoratori autonomi che si ammalano gravemente”
Così si presenta sul suo blog, http://tumoreseno.blogspot.it/2015/12/il-crowdfunding-per-afrodite-k-comincia.htm  Daniela Fregosi, alias Afrodite K. Prima la scoperta di un tumore al seno, poi la scoperta, altrettanto scioccante, di non aver alcuna tutela sul lavoro e nessun diritto a un sostegno economico nel periodo di assenza obbligata dalla sua attività. E infine la constatazione dell’indifferenza e dell’ignoranza istituzionale che la circondava. Daniela non si è arresa ed ha lanciato una Petizione su change.org “Diritti e assistenza per i lavoratori autonomi che si ammalano” raccogliendo oltre ottantamila firme.
Anche grazie alla campagna realizzata da ACTA, l’associazione dei freelance in rete, http://www.actainrete.it il governo si dichiarò disponibile ad arrivare a uno Statuto dei lavoratori autonomi: in Italia sono 5,4 milioni e di questi 3,5 non hanno alcun dipendente. Tra loro vi sono figure molto diverse: i lavoratori autonomi iscritti alle 19 casse previdenziali private (dagli avvocati agli architetti, ai medici ecc.) che sono in difficoltà a sostenere gli impegni previsti dai loro statuti a causa del crollo dei redditi degli under 45 i quali spesso non son in grado di pagare i contributi previdenziali richiesti; i parasubordinati, 1,6 milioni, e i 180.000 freelance tutti iscritti alla gestione separata INPS, solo per citare qualche numero. 
Dopo anni di attesa ora sembra arrivata in dirittura d’arrivo una bozza di legge preparata dal Governo; ma non è ancora chiaro a quale platea sarebbe rivolto il provvedimento: a tutti i 5,4 milioni di lavoratori autonomi, come sembrerebbe da alcune affermazione di principio? E in tal caso con quale rapporto con le varie casse previdenziali? O solo ai 180.000 freelance? E gli altri resterebbero abbandonati a sé stessi? 
Inoltre la lettura del testo riserva amare sorprese, tre sono i punti maggiormente critici sui quali vi è stata una marcia indietro.
Il primo riguarda il diritto alla salute: la copertura economica per la degenza domiciliare mentre sono in atto le terapie oncologiche passerebbe da 180 giorni a soli 60 giorni, periodo entro il quale non si conclude ad esempio la stragrande maggioranza dei cicli di chemioterapia. Il secondo riguarda la puntuale remunerazione del lavoro svolto: nonostante formalmente vi sia l’obbligo di pagamento entro 30 giorni, il riconoscimento di un abuso scatterebbe solo trascorsi 90 giorni di mancato pagamento dopo l’emissione di una fattura da parte di una partita IVA.
Il terzo riguarda la formazione permanente finalizzata a uno sbocco professionale: non sarebbe più possibile scegliere l’ente presso il quale formarsi, potranno essere dedotte solo le spese contratte con organismi accreditati: un modo per garantire guadagni a enti legati agli amici degli amici.
Di fronte alle oltre quaranta tipologie differenti di contratto esistenti la logica di questo provvedimento appare molto chiara: da un lato ribadire che i diritti non sono uguali per tutti e che alcuni, anche quelli fondamentali come lo è la tutela della salute, restano prerogativa solo del lavoro dipendente; dall’altro prorogare l’esistenza di un esercito di precari obbligati ad accettare lavori a qualunque condizione al fine sia di garantire lauti guadagni a chi si avvale delle loro prestazioni, sia di far sentire il fiato sul collo, attraverso una concorrenza al ribasso, ai lavoratori dipendenti. Il tutto, com’è nello stile di questo governo, camuffando l’operazione con annunci altisonanti realizzati con grande enfasi.
Nell’immediato è necessario ottenere un vero Statuto del lavoro autonomo che tuteli i diritti   di oltre cinque milioni di cittadini.
In prospettiva è necessario prendere atto che nella situazione attuale alcuni diritti essenziali, come quelli relativi alla tutela della maternità e della salute (non solo attraverso la gratuità dell’assistenza sanitaria, ma fornendo la possibilità reale di curarsi e di condurre una gravidanza) devono essere garantiti a tutti, a prescindere dalla condizione lavorativa. Questo significa andare oltre alcuni paradigmi novecenteschi, ma non per tornare indietro e diminuire le tutele come è nelle corde dell’attuale esecutivo, ma piuttosto per andare in avanti e garantire realmente a tutti i diritti fondamentali.

Vittorio Agnoletto

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From: Pietro Ferrari pietro.ferrari275@gmail.com
To:
Sent: Wednesday, January 27, 2016 4:30 PM
Subject: L'ABROGAZIONE DEL REGISTRO INFORTUNI, UNA SEMPLIFICAZIONE FATTA SENZA TESTA

LA SEMPLIFICAZIONE RICHIEDE INTELLIGENZA
L'ABROGAZIONE DEL REGISTRO INFORTUNI, UNA SEMPLIFICAZIONE FATTA SENZA TESTA
Dal 23 dicembre 2015 il Registro degli infortuni è stato abrogato con il D.Lgs. 151/2015. Esultano una parte dei consulenti poco avveduti e una parte della piccola imprenditoria più pasticciona.
L'abrogazione è avvenuta in assenza del SINP, Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione, che non è stato istituito. La scelta dell'abrogazione in assenza del SINP, avvenuta in forma affrettata per esigenze propagandistiche del governo, avrebbe messo in difficoltà gli Enti di vigilanza, in particolare INAIL e ASL.
INAIL si è perciò affrettata a mettere una pecetta a questa dissennata scelta del legislatore con l'istituzione del "cruscotto telematico" che non è stato progettato per agevolare la valutazione e gestione dei rischi a livello aziendale. Il cosiddetto cruscotto INAIL è un database che raccoglie le notifiche degli infortuni per via telematica e registra gli eventi ai fini assicurativi, non serve a sviluppare le conoscenze utili per la prevenzione.
Con questo provvedimento la tracciabilità aziendale degli eventi, la verifica tramite i RLS sulla descrizione e la registrazione delle modalità dell'accadimento non sono più disponibili per la consultazione ai RLS.
Le aziende più serie, non quelle a gestione dilettantesca, continueranno a "tracciare" gli infortuni, le modalità e le cause di accadimento e a trarre da questi dati le indicazioni per migliorare la propria gestione della sicurezza. Le aziende più serie hanno protocolli e metodologie di rilevazione e memorizzazione dei dati relativi anche ai "near miss", ai mancati incidenti e su questa base programmano le correzioni e i miglioramenti della organizzazione del lavoro e degli strumenti e ambienti di lavoro. Le aziende che adottano volontariamente, di propria scelta, queste pratiche positive sono grandi, ma sono, purtroppo, una minoranza dell'universo delle aziende italiane. Per la maggioranza delle piccole imprese il messaggio che viene dall'abrogazione è il seguente: "....finalmente ci siamo liberati da questo adempimento burocratico, del problema degli infortuni ce ne occuperemo se ce ne saranno..…".
L'atto del Governo sarebbe stato positivo e utile se, in consonanza con l'abrogazione del Registro cartaceo avesse incaricato INAIL di predisporre una piattaforma più evoluta rispetto all'improvvisato "cruscotto", con programmi di software gestionali adatti a monitorare il fenomeno e ad elaborare "profili aziendali di rischio", usando i dati provenienti dalle notifiche.    La "semplificazione" sarebbe stata per davvero un passo avanti nella modernizzazione della gestione dei dati per porre sotto governo il fenomeno infortunistico.
La fregola propagandistica, l'amabile indifferenza di questo Governo verso la condizione di chi vive del proprio lavoro ha portato invece, anche in questo caso, ad una scelta che fa arretrare i diritti dei lavoratori ad essere tutelati.
Si può ancora rimediare?
Si, se verrà affidato ad INAIL il compito di predisporre un sistema esperto con il quale i dati delle notifiche vengono elaborati e restituiti, in automatico alle aziende, che debbono renderli disponibili anche ai RLS. In questo senso avremmo una vera innovazione che semplifica il lavoro delle aziende senza deprivare della conoscenza dei dati i RLS e i lavoratori interessati.
Come dire: salvo particolari conformazioni genetiche, essere stupidi si può; ma non è obbligatorio.

Gino Rubini
Editor di Diario Prevenzione

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From: Posta Resistenze posta@resistenze.org>
To:
Sent: Thursday, January 28, 2016 1:00 AM
Subject: SUL LAVORO E’ STRAGE SENZA LIMITI: +16% I MORTI NEL 2015

C'è un indicatore certo delle caratteristiche omicide dello sfruttamento capitalistico, e sono gli infortuni sul lavoro. Per qualche anno, con l'avvitarsi della crisi economica, i dati relativi erano stati registrati in lieve calo. Meno gente sul lavoro, meno morti e feriti. Tutto normale, ma anche quel calo fisiologico era comunque inferiore (percentualmente) a quello dei posti di lavoro che si erano intanto perduti. Se ne poteva dedurre facilmente che si lavorava comunque in condizioni peggiori, con meno attenzione, tanto da parte delle aziende, quanto da parte di lavoratori molto più ricattati di prima, alle misure di sicurezza.
Del resto i Governi (tutti) si erano sforzati di ridurre i controlli e gli Ispettori del lavoro, segnalando così alle aziende che ora dovevano preoccuparsi ancor meno di prima.
E’ bastato che il tasso di occupazione ufficiale smettesse di scendere (molte nuove assunzioni sono in realtà "emersioni dal lavoro nero" oppure passaggi contrattuali dalle varie forme di precariato al nuovo "contratto a tutele crescenti", incentivato con una decontribuzione che può arrivare fino a 8.000 euro annui per tre anni) perché il numero dei morti ricominciasse a crescere in modo addirittura drammatico: 163 morti in più rispetto al 2014 (+ 16%), cresciuti del 18% gli infortuni mortali in occasione di lavoro. e del 12%.
I dati, elaborati dal l'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, sulla base di dati INAIL, non lasciano margini alle interpretazioni riduttive. "E' una vera strage che a fine anno prende forme e contenuti di un massacro. Una tragedia che racconta di 1.172 vittime registrate sul lavoro da gennaio a dicembre 2015 e che fa registrare un'inquietante media di 98 infortuni mortali al mese (24 alla settimana e più di 3 al giorno). Uno scenario che diventa ancor più drammatico nel confronto con il 2014. Perché l'incremento della mortalità registrato è del 16% (163 morti in più); e arriva al 18% l'aumento dei decessi nella rilevazione degli incidenti mortali avvenuti in occasione di lavoro (erano 746 nel 2014 e 878 nel 2015). Mentre quelli in itinere sono passati da 263 a 294 (+12%)".
In totale, 1.072 uomini e 100 donne. La differenza, com'è intuibile, dipende dal fatto che i lavori più rischiosi sono ancora appannaggio ("privilegio", direbbe magari qualche opinionista ben foraggiato) dei maschi.
I dati disaggregati, peraltro, confermano una certa uniformità su base territoriale, a conferma che lo sfruttamento funziona dappertutto in modo sostanzialmente simile. Non c'è insomma differenza significativa tra regioni più industrializzate e meno, tra territori più rispettosi della legalità e quelli a maggiore presenza di attività semi-illegali.
E’ infatti la Lombardia a indossare la maglia nera con il più elevato numero di vittime in occasione di lavoro (124 decessi); seguono: la Campania (87), la Toscana (79), il Lazio (76), il Veneto (71), l'Emilia Romagna (69), il Piemonte (66), la Sicilia (62), la Puglia (57). E poi ancora: le Marche (29), l'Abruzzo (28), l'Umbria (22), la Calabria (21), il Trentino Alto Adige e la Liguria (19), il Friuli Venezia Giulia (15), la Sardegna (12), il Molise e la Basilicata (11). Mentre l'indice di rischio più elevato rispetto alla popolazione lavorativa viene registrato in Molise (110,6) contro una media nazionale di 39,2. Seguono Umbria (61,4) e Basilicata (61,1).
La disaggregazione per comparti produttivi assegna ancora una volta all'edilizia la palma d'oro dei lavori killer: 132 vittime, pari al 15 per cento del totale. Seguono le attività manifatturiere (109 decessi) e il trasporto e magazzinaggio (91).
Pesante anche la differenza per fasce di età, perché (a dispetto delle regole scritte a tavolino da criminali che non sanno cos'è il lavoro manuale) con l’avanzare dell'età aumenta fisiologicamente il rischio di incidenti: più della metà delle vittime aveva un'età compresa tra i 45 e i 64 anni (485 morti).
La provincia in cui si conta il maggior numero di infortuni mortali è il regno storico dei "palazzinari", Roma con 47 morti; seguono Milano (35), Napoli (34), Bari (26), Torino (23), Brescia (21), Palermo e Salerno (19), Cuneo e Perugia (17), Verona e Bologna (15).
Le donne che hanno perso la vita nel 2015 in occasione di lavoro sono state 48. Gli stranieri deceduti sul lavoro sono 138, pari al 15,7 per cento del totale, pur rappresentando una percentuale assai inferiore sul piano degli occupati in generale. Significa che a loro sono riservate le mansioni più rischiose, aggravate spesso dalla insufficiente conoscenza della lingua e ovviamente anche delle leggi poste a tutela del lavoratore.
“L’appellarsi al buon senso dei datori di lavoro e dei dipendenti, a volte, non è sufficiente per esorcizzare i pericoli in azienda” - conclude il presidente dell'Osservatorio, Rossato – “e allora diventa sempre più indispensabile invocare controlli più diffusi e severi e, senza alcun dubbio, pene certe e processi più veloci per gli evasori della sicurezza sul lavoro".
L'esatto contrario di quel che vanno facendo i Governi da 25 anni a questa parte.

22/01/2016
Redazione Contropiano

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From: Silvia Cortesi sylvyacort@gmail.com
To:
Sent: Sunday, January 31, 2016 11:27 AM
Subject: L'ITALIA ERA UNA REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO, OGGI È FONDATA SUL PROFITTO

GIORGIO CREMASCHI - RENZI E MARCHIONNE: LA BRUTTEZZA DEL MERCATO

Mentre gli operai manifestavano a Genova la maggioranza di Renzi e Verdini approvava al senato la svendita dell'ILVA a qualche multinazionale. Secondo quanto votato a maggioranza dal parlamento, entro il 30 di giugno di questo anno tutto il gruppo ILVA dovrà essere ceduto.
Chi lo potrà comprare? O qualche grande multinazionale siderurgica estera, tipo Thyssen-Krupp o Mittal, che già tagliano e ristrutturano in Italia, o qualche riccone come Rebrab, che ha comprato le acciaierie di Piombino per farci, forse, altro.
Non sappiamo se dietro la data così ravvicinata, vendere in 5 mesi mega impianti siderurgici, sia già nascosto il nome dell'acquirente. Oppure se si andrà all'avventura sul mercato.
Sappiamo però che il prezzo e il futuro dell'ILVA sarà deciso da chi compra. E’ infatti una legge semplicissima di mercato che decide: se chi vende deve vendere a tutti costi entro una certa data, al compratore non resta che attendere sulla riva del fiume...
Il governo ha stanziato poco più di un miliardo di Euro per far funzionare il gruppo, venderlo e ridurre l'inquinamento. Sono tanti soldi, ma per rilanciare il gruppo ILVA e renderlo minimamente compatibile con l'ambiente occorrerebbe almeno 5 o 6 volte tanto. Li metteranno i privati questi soldi? Ma non scherziamo.
Chi comprerà l'ILVA sconterà i costi di ristrutturazione per avere un prezzo da svendita e poi non farà nulla. Se sarà ancora possibile avvelenare andrà avanti, altrimenti comincerà a chiudere le attività inquinanti, senza risanare l'ambiente, e poi cercherà di trarre il massimo guadagno possibile da ciò che resta. Il che vuol dire che resteranno i veleni e ci saranno migliaia di lavoratori in esubero a Taranto, Genova, Noviligure. Questo sta succedendo alle acciaierie di Piombino con Rebrab e a Terni con la Thyssen-Krupp. Gli accordi colpevolmente sottoscritti da CGIL, CISL, UIL (FIOM compresa) erano dall'inizio carta straccia.
Era scontato, è il mercato bellezza, direbbe Renzi. Ed è vero, se si ci si butta stupidamente nel mare della speculazione, si viene divorati dai pescecani. A proposito dei quali, Sergio Marchionne ha annunciato che rinvia la produzione di nuovi modelli a Mirafiori per colpa della Cina. Qualche anno fa fece lo stesso annuncio dando la colpa allo spread. Così 1.500 operai resteranno in cassa integrazione a Torino, assieme ai 2.000 di Pomigliano, alle centinaia di Nola e a tanti altri. Non si può negare all'amministratore delegato della FCA la coerenza nella sfacciataggine.
Questo sarà sempre più spesso il destino di ciò che resta del sistema industriale italiano, se non si cambierà strada, con vere politiche industriali e programmi e interventi pubblici al posto della svendita ai privati.
Capisco che pretendere questo da Renzi e Verdini sia un assurdo. Ma accontentarsi del nulla perché chi governa solo quello può dare non mi sembra una scelta lungimirante. Ancora una volta auguro agli operai dell'ILVA di non farsi imbrogliare, per questo hanno bisogno della massima solidarietà.
PS: Tutto questo vale anche per le banche italiane, per chi ci lavora e per chi ci ha messo i risparmi.

Giorgio Cremaschi
28 gennaio 2016

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From: Muglia la Furia fmuglia@tin.it
To:
Sent: Thursday, January 28, 2016 4:26 PM

Loro si presentano così: "Siamo un Ente specializzato nell’erogazione di corsi online obbligatori per legge”. 
Avete inteso? I corsi online sono obbligatori per legge. Non sono i corsi obbligatori che, in alcuni casi indicati dalla norma, possono essere fatti anche in FAD (Formazione A Distanza) o e-learning ecc. ... No, i corsi online sono obbligatori per legge in quanto tali. 
Ma andiamo per gradi. Nei prossimi giorni pubblicherò il regolamento di “Aggiungi al carrello…” concorso nazionale per il "peggior" prodotto per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro (Prima Edizione).
Quello che intendo mettere in risalto con questa iniziativa è proprio il "peggio del peggio" di ciò che si produce e che si vende nel campo della tutela della salute (formazione, documentazione obbligatoria, consulenze, ecc.).
Oggi, a titolo di esempio, pubblico "fuori concorso" (anche perché rischia di sbaragliare la concorrenza) una proposta formativa online che, per problematicità, supera di gran lunga quella presentata di recente per i corsi di primo soccorso con la parte pratica “fai da te”. Lo faccio seguendo lo schema che verrà proposto per il bando di concorso.
CATEGORIA DELLA PROPOSTA
Corsi sicurezza sui luoghi di lavoro online e blended.
DESCRIZIONE DELLA PROPOSTA
A parte la "chicca" iniziale sull'obbligatorietà dei corsi online, quello presentato è un vasto e articolato programma di formazione e di aggiornamento (in FAD) per quasi tutti i destinatari di formazione obbligatoria (datori di lavoro, dirigenti, preposti, lavoratori, RSPP, RLS, incaricati primo soccorso, incaricati antincendio, ecc.).
Per realizzare la formazione in FAD, quando la norma non la autorizza esplicitamente, i proponenti si rifugiano dietro la seguente avvertenza: "Il corso è proposto in modalità e-learning sulla base di quanto previsto dall'Accordo Stato/Regioni del 21/12/11 che prevede in via sperimentale l'apprendimento in e learning"
A tal proposito l’accordo Stato/Regioni (punto 3) prevede che, fatti salvi i criteri e le condizioni di cui all’Allegato I, l’utilizzo delle modalità di apprendimento in e-learning  (oltre che per la formazione generale dei lavoratori, quella dei dirigenti,  per i  corsi di aggiornamento e in parte per la formazione dei preposti) sia consentito per: “progetti formativi sperimentali, eventualmente individuati da Regioni e Province autonome nei loro atti di recepimento del presente Accordo, che prevedano l’utilizzo di modalità e-learning anche per la formazione specifica di lavoratori e preposti”.
Ora sarebbe interessante sapere quali progetti sperimentali la Regione Sicilia abbia individuato (sul sito si legge di un accreditamento regionale per corsi per alimentaristi...); se abbia chiamato il soggetto proponente a sperimentare tale formazione; se ne abbia verificato i presupposti tecnici ed organizzativi e, infine, quale sia l'ambito territoriale di erogazione dei corsi "sperimentali": la Sicilia o il continente? 
Infatti…
MODALITA’ DI EFFETTUAZIONE
La formazione non viene erogata direttamente ai clienti (avverte il soggetto proponente), ma tramite l'assistenza dei "Centri FAD territoriali".
E come si diventa Centro FAD? 
Semplice: attraverso la sottoscrizione di un contratto di partnership e di un “patto di affiliazione". 
Inoltre mentre alcuni corsi vengono proposti esclusivamente in FAD, per altri si fa riferimento a una "Fase pratica" le cui caratteristiche e modalità di realizzazione non sono note.
LE ATTESTAZIONI 
Dal sito del soggetto proponente leggiamo che: “Gli attestati rilasciati nel settore Sicurezza sui Luoghi di lavoro e blended sono validi ai sensi del D.Lgs. 81/08 e accordo Stato Regioni n.233/211 (c’è scritto così... non 2011 ma 211 - come dire "noi vediamo lontano" e infatti per noi la FAD=Formazione A Distanza= Formazione col Binocolo ndr) perché rilasciati dall’Ente di Formazione Professionale FAD Service in qualità di Centro di formazione territoriale di diretta emanazione della...”
L’ACCREDITAMENTO
...di PMI Italia International Associazione Nazionale Piccole e Medie Imprese cofondatore di EBSIL – Ente Bilaterale della Sicurezza sul lavoro.

Quindi soggetti formatori “ope legis” in quanto associazione di datori di lavoro da un lato ed ente paritetico, dall’altro,  di cui l’associazione rappresenta la parte imprenditoriale. 
Tutto chiaro? Quelli della FAD Service possono vantarsi di poter erogare qualsiasi tipologia di corso sul territorio nazionale, senza bisogno di accreditamento regionale.

Piacerebbe  comunque sapere quale sia l’organizzazione sindacale dei lavoratori cofondatrice dell'organismo paritetico.

I PREZZI

Ed ecco “il carico da 11”, tanto per usare le parole del Commissario Montalbano visto che la sede legale è in Sicilia: la quota di partecipazione è di 15 € (quindici euro) per ogni tipologia di corso a prescindere dalla durata che scende a 10 € (dieci euro) per i corsi in esenzione di IVA.

Increddibbille, NO?

Un pacco?

E allora, cosa aspetti, 

AGGIUNGILO AL CARRELLO…!

P.S. Una volta definiti i giocatori (PMI, FAD Service, EBSIL, piacerebbe sapere anche chi sia l'arbitro. La Regione Sicilia? Il Ministero del Lavoro? Le Associazioni imprenditoriali e Organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e firmatarie dei contratti collettivi di lavoro?

 

Franco Mugliari alias Muglia La Furia

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From: Mario Murgia  murgia.mario50@virgilio.it
To:
Sent: Friday, January 29, 2016 3:41 PM
Subject: BLITZ DEI CARABINIERI DEL NOE NELLA ZONA INDUSTRIALE DI OTTANA: SEQUESTRATI CAPANNONI PER INQUINAMENTO AMBIENTALE

Dal sito Associazione Italiana Esposti Amianto Va Basento, trasmetto rassegna stampa prima e dopo la manifestazione di Ottana.
Mario Murgia

COMUNICATO DELL’UFFICIO STAMPA COMPAGNIA DI OTTANA: “INQUINAMENTO AMBIENTALE. BLITZ DEI CARABINIERI DEL NOE NELLA ZONA INDUSTRIALE DI OTTANA: SEQUESTRATI CAPANNONI”.
A seguire la rassegna stampa sul sopralluogo dei Carabinieri NOE nell’ex sito industriale del Comparto fibre ANIC/EniChem Montefibre di Ottana in seguito all’esposto presentato dall’AIEA e da Medicina Democratica, a tal riguardo di seguito, riporto parte del comunicato della redazione ANSA di Nuoro.

Sopralluogo dei Carabinieri del NOE di Sassari, stamattina, nell'area industriale di Ottana: i militari, in collaborazione con i colleghi della compagnia di Ottana, cercano, su incarico dalla Procura di Nuoro, materiali tossici nella zona dove è nata e ha operato per oltre 40 anni l'industria chimica della Sardegna centrale.
Potrebbe essere una svolta, che arriva dopo l'esposto presentato in Procura l'11 novembre scorso dai vertici nazionali e regionali dell'Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA) e dai rappresentanti di Medicina Democratica, per denunciare decenni di diritti negati ai lavoratori ex Enichem, morti per patologie legate all'amianto. Un dossier ricco di informazioni a cui era allegata anche una cartina che indicava i punti in cui ci sarebbe un vero e proprio cimitero di veleni.
Un caso che ha visto insieme, pochi giorni fa a Ottana, centinaia di ex lavoratori e vedove di operai morti di tumore, potenzialmente correlato all'amianto, e che è approdato anche in Parlamento: il deputato Michele Piras (SEL) ha presentato un'interpellanza in cui chiede al Governo il riconoscimento per gli ex operai delle patologie da amianto e una bonifica urgente del sito industriale del centro Sardegna. Il sopralluogo dei militari, per accertare se nella piana ci siano materiali inquinanti, è ancora in corso e potrebbe andare avanti anche nei prossimi giorni.

Di seguito, il comunicato dell’Ufficio Stampa Compagnia di Ottana:
Questa mattina, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Ottana unitamente ai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Sassari, su disposizione della Procura della Repubblica di Nuoro, sono intervenuti in forze nell’area industriale di Ottana.
Tutta la zona interessata è stata sottoposta ad attenta ricognizione da parte dei militari per verificare se fossero presenti rifiuti, prodotti e materiali pericolosi per la salute pubblica, residui tossici e altre sostanze inquinanti presenti nel suolo, ovvero interrate o occultate.
I siti principalmente interessati riguardano le aree attorno all’area PIP (Piani per l’Insediamento Produttivo), ovvero l’area aziendale industriale di Ottana.
Il fine dell’attività è quello di accertare se nella zona interessata dai controlli sussistano problematiche relative a inquinamento ambientale, omessa bonifica nonché smaltimento illecito di rifiuti.
Durante l’attività sono state eseguite ricognizioni su vaste superfici e perquisizioni, con l’individuazione di alcune aree sottoposte a sequestro in cui si procederà ad ulteriori e successivi accertamenti di natura tecnica, chimica e biologica per individuare l’eventuale presenza di fonti d’inquinamento e nel qual caso definirne tipologia, consistenza e diffusione.
La materia riveste particolare importanza vista l’ubicazione e l’estensione del sito nei pressi dell’abitato di Ottana e del fiume Tirso.

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From: Muglia la Furia fmuglia@tin.it
To:
Sent: Sunday, January 31, 2016 4:17 PM

Per questa volta mi limiterò a commentare quanto denunciato da Renato Borghetto, titolare di una nota società che si occupa di prevenzione e formazione, e che ha dato il via ad una vivace discussione su Linkedin:

Scrive Renato Borghetto.
“Anche oggi a momenti cado dalla sedia. Compilando la documentazione necessaria per la qualifica come fornitore per una importantissima azienda, dopo aver compilato pagine e pagine con dati, bilanci, organigrammi, certificazioni e clienti trovo un passaggio sulla formazione:
-         Riportare in allegato la documentazione attestante l'appartenenza e/o l'accreditamento presso enti di formazione riconosciuti (ad esempio AiFOS, ANFOS, EBINAFOS, ecc.).
La mia società è in possesso di accreditamento presso la Regione Veneto per la formazione continua. Mi sarebbe piaciuto trovare un campo ove poterlo indicare.
Invece il quesito è sibillino e mostra tutta l’ignoranza in materia dell’estensore.
Si vuole sapere se apparteniamo o se siamo accreditati presso enti di formazione riconosciuti che in elenco sono AiFOS, ANFOS, EBINAFOS, ecc. .
Riconosciuti da chi? Quelli elencati sono associazioni e un presunto ente bilaterale. Per esistere non necessitano di alcuna forma di riconoscimento.
Ugualmente fuorviante è il quesito se siamo accreditati presso gli stessi. A oggi gli unici enti che accreditano nella formazione sono le Regioni, non certo le associazioni di natura privatistica.
In sintesi, la confusione regna sovrana. Per ottenere la qualificazione ad operare per conto di una importantissima azienda, non necessita l’accreditamento regionale, ma appartenere ad una delle tantissime associazioni che operano e vendono attestati in Italia”.

Fin qui la denuncia. Da parte mia mi limiterò a sottolineare solo un paio di cose. 
Conosco AIFOS associazione di formatori storica, ANFOS nata di recente, EBINAFOS, un ente bilaterale costituito dalla stessa ANFOS (insomma tutto in casa) che sul proprio sito litiga con chi mette in dubbio la sua legittimità (he he he...).
Mancherebbero altre associazioni come l’AIAS, l’AIDII, la SNOP, ecc. e quasi tutte quelle che fanno parte della CIIP che di recente ha stilato severi documenti proprio sulle problematicità che investono l’organizzazione e la gestione delle attività di formazione e aggiornamento per la sicurezza sul lavoro e che, ritengo, avrà modo di verificare e dire la sua anche su questo.
Ma non è questo il problema, non si tratta infatti di metter giù l’elenco di enti e associazioni che di formazione si occupano e che nulla e nessuno certificano, ma di definire regole certe per la selezione e l’accreditamento degli enti di formazione, a partire dalle stesse Regioni.
L’accreditamento regionale va affermato come unico criterio per esercitare l’attività di formazione alla sicurezza sul lavoro e il mutuo riconoscimento (quando sei accreditato in una regione lo devi essere anche in tutte le altre) deve essere la regola “aurea” rispettata da tutti (Lombardia compresa).
In caso contrario, per affermare la propria legittimità a operare su tutto il territorio nazionale, Bepi e Toni si siedono intorno ad un tavolo e mettono in piedi un’associazione imprenditoriale o un ente paritetico/bilaterale, che poi da qualche parte nei 28 paesi della UE una categoria o un contratto cui fare riferimento lo trovano di sicuro. Ed ecco che si diventa enti di formazione “ope legis”, autorizzati a operare su tutto il territorio nazionale, senza problemi di accreditamento.
Poi però c’è una questione che riguarda anche i singoli professionisti e la loro smania di affermarsi non sulla base della propria competenza e professionalità, bensì sulla base di certificazioni, patenti europee, timbri, bollini blu, accreditamenti, numeri di iscrizione a elenchi di diversa natura. 
C’è chi si qualifica come formatore accreditato “n. 00000” e chi addirittura si qualifica come direttore del centro di formazione “Associazione XYZ” e che magari svolge la propria attività tra il salotto e la cucina. Completamente privi di strutture (quelle che l’accreditamento regionale pretende) e che pensano di poter operare “sotto copertura” guarda caso proprio per conto di associazioni e di enti paritetici/bilaterali sul tipo di quelli che la documentazione richiedeva all’ingegner Borghetto.
Insomma la morale della favola è semplicemente questa: con l’introduzione di regole per l’esercizio della formazione “la confusione regna sovrana” (lo dice lo stesso Borghetto) e con essa l’ignoranza e la spregiudicatezza nella ricerca di aggirare le regole che si arricchisce ogni giorno di nuove furbate.
Ministeri, Regioni, ASL, Associazioni imprenditoriali e sindacali dei lavoratori ecc., tutti zitti, avanti in ordine sparso mentre furbi, furbetti, tonti, falsi e ignoranti, buffoni e creduloni, chi li ferma più.

Franco Mugliari alias Muglia La Furia

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