Lavoro, sono centomila i piemontesi a reddito zero
La Regione:
raddoppiati in un anno, siamo in emergenza sociale Chiamparino mobilita i
parlamentari e chiede aiuto al Governo. Tempo scaduto: I primi, timidi segnali
di ripresa in Piemonte non bastano a compensare gli effetti della lunga crisi
che ha colpito dal 2008
08/03/2016
alessandro
mondo
TORINO
Ci sono i
lavoratori che vedono scadere progressivamente gli ammortizzatori sociali, e da
inizio anno cominciano a scivolare silenziosamente nella fascia dei disoccupati
a tutti gli effetti, e quelli che già non percepiscono alcuna forma di
sostegno. In assenza di interventi, i primi - circa 30 mila unità, ma il dato
potrebbe essere sottostimato - finiranno per alimentare il serbatoio dei
secondi: quasi 100 mila persone nel 2015, per la precisione 99.556 (nel 2014
erano 56.054), sui 177.578 disoccupati disponibili al lavoro (146.759 nel
2014).
L’emergenza
Un travaso disastroso, figlio di una dinamica che pur
non essendo un’esclusiva del Piemonte registra una situazione di particolare
difficoltà per la nostra Regione, colpita più di altre da una recessione
affatto archiviata dai primi, timidi segnali di ripresa: 23 mila posti di
lavoro guadagnati nel 2015 (+ 1,3%), considerando la media dei primo nove mesi
dell’anno; meno 11 mila disoccupati (4,9%) con riferimento allo stesso periodo.
Cala il ricorso alla Cig (ma aumentano i costi): il monte ore complessivo passa
da 118 milioni del 2014 a 80,5 del 2015 (-32%).
Ripresa fragile
Anche così, resta una situazione di «emergenza
sociale», come l’ha definita Sergio Chiamparino nell’incontro con i
parlamentari piemontesi di vari schieramenti: nei primi nove mesi del 2015 il
tasso di disoccupazione in Piemonte si colloca al 10,5%, il valore più alto del
Nord Italia (8% di media); nello stesso periodo gli occupati sono stimati in un
milione 791 mila, 55 mila in meno del risultato raggiunto nel medesimo periodo
nell’arco di tempo 2007-2008, assumibile come livello standard della fase
pre-crisi. Altro dato: i percettori di ammortizzatori sono scesi dai 90.750 del
2014 ai 78 mila del 2015.
Regione in affanno
Quadro incompatibile con le risorse della Regione:
62,8 milioni, attinti da fondi europei, per dare gambe ad una strategia basata
sullo strumento innovativo del buono per i servizi al lavoro. Un quadro che
richiede misure straordinarie, altra cosa dai sussidi di povertà, per
permettere a migliaia di persone di non precipitare nel baratro. Malcontati,
servirebbero 200 milioni l’anno per cinque anni - quindi un miliardo - per
mettere in sicurezza il bacino di chi ha perso o sta perdendo i sostegni al
reddito. Cifra che, se estesa alle altre Regioni, porterebbe alla cifra-monstre
di 10-12 miliardi. Erano presenti, oltre agli assessori, i parlamentari
Baradello, Bargero, Boccuzzi, Bonomo, Gaetano, Buemi, Chiti, Damiano, Davico,
Esposito, Favero, Fornaro, Fregolent, Giorgis, Lavagno, Malan, Rizzotti, Susta,
Taricco, Zanoni. Altri, pur non potendo partecipare - da Costa a Gribaudo, da
Marino a Mattiello - si sono detti disposti a dare una mano. Assenti i leghisti
Allasia e Simonetti, Airaudo, favorevole al reddito di autonomia, e i Cinque
Stelle, che perorano il reddito di cittadinanza.
Appello ai parlamentari
Cosa chiede Chiamparino ai parlamentari? Non un
trattamento ad hoc per il Piemonte, «nè in termini di interventi nè di
risorse», ma un impegno nella Commissione Lavoro della Camera, con il
coinvolgimento delle Regioni, «per completare il Jobs Act (+12,4% di assunzioni
rispetto al 2014) con una riforma di sostegno al reddito che costituisca per i
soggetti senza lavoro e senza ammortizzatori una soluzione in grado di
traghettarli fino alla pensione o fino al momento in cui viene trovato un
lavoro: il tutto affiancato da un meccanismo di flessibilità per centrare l’aggancio
pensionistico». Il tempo stringe.
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