Stati Uniti: bagno vietato,
operai al lavoro col pannolino
di Luca Fiore
La notizia, scioccante, arriva dagli Stati Uniti,
paese che non può essere certo considerato un campione dei diritti dei lavoratori.
Ma è difficile non pensare che in un mondo occidentale dove la ‘modernità’ e il
progresso somigliano sempre più al medio evo dei diritti tipico del capitalismo
del diciannovesimo secolo non possa riprodursi una situazione del genere in un
altro paese. Dove regnano il mercato e l’interesse privato il dogma unico e
indiscusso è rappresentato dalla massimizzazione del profitto, e quindi
dall’abbattimento dei costi della manodopera e dall’aumento dei ritmi di
lavoro. Anche a costo di ledere la dignità dei dipendenti. La sezione
statunitense dell’associazione Ofxam ha denunciato nei giorni scorsi che alcune
delle più grandi imprese di lavorazione della carne di pollo del paese negano
ai propri operai la possibilità di andare in bagno durante il loro turno di
lavoro, tanto che molti dipendenti sono costretti addirittura ad indossare un
pannolino mentre lavorano.
“I supervisori non lasciano andare in bagno gli
addetti perché devono tenere a velocità alta e costante le macchine. E i
dipendenti sono costretti così ad arrangiarsi: urinano e defecano direttamente
mentre lavorano, indossano pannoloni, riducono al minimo l’assunzione di
liquidi fino a livelli pericolosi”. Già lo scorso anno Oxfam aveva denunciato
che per mantenere il prezzo della carne di pollo molto basso gli operai
subiscono trattamenti inumani e ricevono stipendi molto bassi. Ma quanto emerso
dall’indagine sulle grandi imprese del settore negli States è ancora più grave.
“Non è solo la loro dignità ad essere calpestata: rischiano anche di avere seri
problemi di salute” denuncia in un comunicato di Oxfam Stati Uniti, e “il
problema è ancor più serio per le donne, in particolare quelle incinte o con le
mestruazioni”. L’associazione cita numerosi lavoratori delle aziende Tyson
Food, Pilgrim’s Pride, Perdue Farms e Sanderson Farms che sostengono di
venire costantemente presi in giro dai loro supervisori e capi e, soprattutto,
di vedere ignorate tutte le loro richieste. Inoltre gli operai sostengono anche
di essere minacciati di punizioni o di licenziamento nel caso in cui non
rispettino il divieto di non andare in bagno o di farlo all’interno di una
fascia temporale insufficiente. “Quando possono andare ai bagni sono
costretti ad aspettare a lungo in fila il loro turno, ma hanno solo dieci minuti
di pausa e sanno in partenza che non riusciranno ad arrivare fino ai servizi in
tempo” spiega Oxfam. Che poi aggiunge: “Alcuni lavoratori si fanno quindi la
pipì addosso, mentre altri si trattengono così tanto da mettere a rischio la
loro salute. Molti hanno infezioni alle vie urinarie. Inoltre alcuni capi turno
hanno detto ai loro operai di bere e mangiare di meno per evitare di andare in
bagno spesso”. Ovviamente, interpellate dalla stampa dopo la diffusione del
rapporto, le aziende negano le accuse o minimizzano. Tyson Food in una email
inviata all’agenzia Bloomberg sostiene addirittura di “non tollerare”
comportamenti dei capisquadra che neghino ai loro sottoposti la possibilità di
recarsi in bagno. Un altra azienda, Perdue, afferma che le denunce dei dipendenti
sono false mentre Pilgrim’s Pride osserva che le testimonianze, se saranno
confermate da una indagine interna, costituiscono una chiara violazione delle
politiche dell’azienda e che quindi gli eventuali responsabili saranno puniti.
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