sabato 19 maggio 2018

19 maggio - Fattorini a rischio vita: Milano, finisce sotto il tram: ragazzo di 28 anni perde un piede

Milano, 18 maggio 2018 - Sotto il tram. Con i passanti che provano a fargli forza e a tenerlo sveglio, in attesa che il mezzo speciale dei vigili del fuoco lo tiri fuori. Una scena incredibile: si vede un ragazzo, un fattorino italiano di 28 anni della società che porta cibo a domicilio «Just Eat», che spunta con il busto dal fondo di un Sirietto della linea 3, incastrato con le gambe. Vivo per miracolo, il 28enne ha perso un piede, tranciato dal tram
23 MAGGIO


Presidio davanti a Palazzo Marino #nonaspetteremoilmorto

NON ASPETTEREMO IL MORTO, ANCORA UN INCIDENTE SUL LAVORO: UN FATTORINO PERDE UNA GAMBA.

Abbiamo appreso quanto è riportato da alcuni giornali, l'ennesimo infortunio sul lavoro oggi ha colpito drammaticamente un nostro collega fattorino di 28 anni, causandone la perdita di una gamba. Non entriamo nel merito della dinamica dell'incidente che non conosciamo. Ci stringiamo attorno alla famiglia del lavoratore e a chi è rimasto vittima dell'infortunio. Conosciamo bene i pericoli della strada e che cosa comporta correre in mezzo al traffico, nella giungla metropolitana, tra pedoni, automezzi, tram e autobus, a tutte le ore, sotto la pioggia, la neve o sull'asfalto bollente.
Al momento esiste un #ProtocollosullaSicurezza stradale insufficiente, che in nessun modo tiene conto del ricatto al quale siamo sottoposti noi corrieri.
Dispositivi come #rating, #ranking, #cottimo, bonus premi cumulativi, assegnazioni turni in fasce, sistema di misurazione delle distanze in linea d'aria, incentivano noi fattorini a bruciare tempi e chilometri, mettendo a rischio spesso la nostra salute e quella degli altri. Inseriti all'interno di un processo di distribuzione che ci penalizza e ci spinge ad assumerci dei rischi che normalmente non ci prenderemmo, chiediamo di essere lavoratori garantiti e tutelati come vorremmo, attraverso forme contrattuali più eque e una salario orario che non ci abbandoni alla mercé del caporalato digitale e a becere forme di nuovo schiavismo.
Qualcuno nelle sede competenti dovrà rispondere anche di questo.


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