26-27
ottobre: la marea del SI Cobas lancia un segnale chiarissimo al
governo Conte. Non passeranno!
Già
nelle ultime settimane le sensazioni sulla partecipazione al corteo
nazionale a Roma erano più che positive. In pochi avrebbero però
potuto immaginare cio' che nel pomeriggio di sabato si è realmente
materializzato per le vie della capitale. Circa 15 mila persone in
piazza compatte e determinate a dire no al razzismo di Stato e
convinte che con la lotta è possibile fermare l'infame
"decreto-sicurezza" di Salvini, e con esso la norma
"antipicchetti" contenuta nell'articolo 23. Una
mobilitazione che è cresciuta attraverso centinaia di assemblee nei
posti di lavoro e che ha portato a Roma migliaia di lavoratori in 152
autobus provenienti da tutta Italia. In piazza una marea di facchini
e lavoratori dei vari settori del SI Cobas come non si era mai vista.
Ma non solo: oltre ai movimenti che da sempre sono vicini e solidali
con le nostre lotte (movimento per il diritto all'abitare di Roma,
disoccupati napoletani, centri sociali e realtà antagoniste), forte
è stata la presenza di nuove realtà che si sono unite nelle ultime
settimane al percorso di costruzione della mobilitazione: su tutti
gli immigrati di Castelvolturno, la comunità bengalese di Roma, i
Rom di Messina e un nutrito spezzone studentesco con in prima fila il
collettivo del liceo Mamiani di Roma, unico istituto occupato della
capitale.
Il tutto nel più totale oscurantismo dei media, sia di
stato che privati: mentre giornali e televisioni di ogni tipo
puntavano le loro telecamere su qualche decina di fascisti che
tentavano un blitz nel vicino quartiere di San Lorenzo per speculare
su un episodio di cronaca nera, non una sola parola è stata detta,
non una sola riga è stata scritta su una manifestazione che ha
portato in piazza migliaia e migliaia di lavoratori.
Si
tratta di una censura praticamente senza precedenti: ciò tuttavia ci
sorprende poco, poichè è il segno tangibile di quanto risulti
scomoda la nostra iniziativa nell'epoca del razzismo di stato e delle
isterie securitarie pilotate ed alimentate dai piani alti del potere.
A dispetto del silenzio dei media, il successo dello sciopero di
venerdi era già stato un importante banco di prova di quel che poi è
accaduto l'indomani. Da anni a questa parte è tutt'altro che
scontata la partecipazione massiccia agli scioperi proclamati su
tematiche di carattere generale, quindi politici: i lavoratori del SI
Cobas in primis nella logistica e nel settore della lavorazione
carni, hanno invece risposto ancora una volta in maniera decisa e
compatta, con livelli di adesione allo sciopero che quasi ovunque
hanno rasentato il 100%, dimostrando ancora una volta che questo
movimento, per quanto agisca in netta controtendenza rispetto al
restante mondo del lavoro, continua ad estendersi e a diffondere
l'"anomalia" della logistica verso dimensioni di conflitto
ben più ampie: un dato che, d'altronde è confermato anche nei
magazzini del nord est, dove il principale punto di riferimento dei
lavoratori è l'ADL Cobas e dove le percentuali di adesione allo
sciopero sono state analoghe. Il fatto che in diversi magazzini e
luoghi di lavoro si sia registrata una partecipazione anche da parte
di lavoratori iscritti a sigle sindacali che non avevano aderito allo
sciopero, è un segnale chiaro di richiesta di un'azione sindacale
forte e coerentemente autonoma dai teatrini della politica borghese e
istituzionale: una necessità che ora è percepita solo da una
piccola minoranza di lavoratori italiani, ma che tenderà a
diffondersi sempre piu' man mano che inizieranno a svanire le
speranze e le illusioni su questo governo e non appena le promesse
dei 5 Stelle si sveleranno essere poco più che aria fritta, tanto
più a fronte dello spettro sempre più concreto di una nuova crisi
capitalistica internazionale di grandi dimensioni. Nelle settimane
che hanno preceduto lo sciopero abbiamo assistito alla resa senza
condizioni di quel che resta della "sinistra" e del
sindacalismo di base. Tra chi, pur consapevole della gravità degli
attacchi portati avanti dal governo (suggellati coi fatti di Riace e
di Lodi) rinuncia o e' titubante a mettere in campo mobilitazioni
perché consapevole di aver perso il seguito e la fiducia dei
lavoratori e delle classi oppresse, chi scende in piazza guardandosi
bene dal prendere posizione in maniera chiara rispetto al governo
nell'illusione di "incalzarne il programma", e chi
apertamente strizza l'occhio non più solo ai 5 Stelle ma persino
alla Lega, stiamo di fatto assistendo alla fine ingloriosa della
quasi totalità delle aree politiche e sindacali che, orfane di un
riformismo che non c'è più, non hanno null'altro da proporre ai
lavoratori se non la capitolazione e la subalternità al capitalismo,
sia esso nella veste dell' "opposizione" liberale,
europeista e "antifascista", sia che si tratti di rendersi
a tutti gli effetti complici del razzismo di stato con la scusa del
"sovranismo", in chiave "anti- UE" o in attesa
che il governo elargisca qualche elemosina sotto forma di reddito di
cittadinanza.
I
15 mila in piazza ieri a Roma sono la dimostrazione più chiara di
come sia possibile e necessario, qui ed ora, ricostruire nel nostro
paese un'ipotesi chiaramente classista, anticapitalista ed
internazionalista, chiudendo definitivamente i conti con le macerie
del passato, nella chiarezza dei contenuti e delle parole d'ordine e
liberi ed autonomi da ogni sterile riproposizione di cartelli e
ammucchiate, utili soltanto a tenere in vita i residui di un ceto
politico e sindacale che non ha più nulla da offrire ai lavoratori e
ai proletari.
Che
un piccolo sindacato come il SI Cobas sabato abbia dato vita alla più
partecipata e combattiva manifestazione degli ultimi anni (di certo
la più grande dalla nascita del governo giallo-verde) è un dato che
dovrebbe quantomeno far riflettere.
Per
quel che ci riguarda, si tratta di un successo che da un lato
certifica che il SI Cobas oggi rappresenta su scala nazionale la
principale opposizione di classe a questo governo razzista e
reazionario, dall'altro, e al tempo stesso, ci carica di nuovi
compiti e responsabilità. Pur ritenendo per molti aspetti la
manifestazione di sabato un evento storico, riteniamo che ci sia
ancora tanto da lavorare per allargare i confini di questo percorso:
il nostro obbiettivo non è di certo essere i "primi della
classe" (in un quadro talmente disastrato e desertificato si
tratterebbe di un primato di cui andare ben poco fieri), quanto
quello di invertire i rapporti di forza reali e porre di nuovo
all'ordine del giorno il tema di una società libera dallo
sfruttamento del lavoro salariato.
Nelle
prossime settimane continueremo ad intensificare le azioni e le
iniziative tese a contrastare i piani repressivi e le misure
anti-sciopero contenute nel pacchetto-sicurezza, e a lottare per il
ritiro di questo infame provvedimento, e continueremo a smascherare
la truffa del DEF, che regala ulteriori privilegi ai padroni nel
mentre spaccia qualche misero obolo di stato come "reddito di
cittadinanza", la detassazione dei profitti come misure di
redistribuzione della ricchezza e i condoni fiscali come aiuti alle
partite Iva.
La
nostra opposizione al DL Sicurezza la abbiamo ribadita già nella
giornata di venerdì ai vertici del ministero del lavoro, dove
abbiamo strappato un incontro irrompendo in presidio assieme ai
movimenti per il diritto all'abitare durante il vertice tra
Cgil-Cisl-Uil e MISE sulla questione FCA, denunciando, tra l'altro,
l'ipocrisia del ministro Di Maio, che nel mentre si siede ai tavoli
coi padroni e i sindacati collusi (Cgil-Cisl-Uil, cioè gli stessi
che i 5 stelle attaccavano in campagna elettorale definendoli dei
carrozzoni utili solo a tutelare i propri privilegi di apparato), poi
si rifiuta di incontrare i cinque licenziati FCA di Pomigliano ed è
il responsabile politico del Daspo emesso nei loro confronti la
scorsa settimana a Roma (che ha reso impossibile ai cinque di poter
prendere parte alla manifestazione del 27).
Il
10 novembre saremo nuovamente in piazza a Roma per la manifestazione
nazionale contro il DL-sicurezza promossa da numerosi movimenti e
associazioni, ma lo faremo in maniera autonoma e senza alcuna
illusione che la lotta contro questo governo possa beneficiare in
alcun modo di scorciatoie o di "sponde istituzionali" di
sorta.
Ritiro
immediato del DL Sicurezza
Contro
il razzismo di stato, proletari italiani e immigrati uniti nella
lotta!
Per
un fronte di lotta anticapitalista e internazionalista!
SI
Cobas nazionale
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