«Ascoltare
la sentenza che condanna i dirigenti di Fincantieri mi fa credere
ancora nella giustizia» ha dichiarato Maura Crudeli, presidente di
Aiea (Associazione Italiana Esposti Amianto) presente come parte
civile ieri al Tribunale di Palermo: «e mi emoziona in prima
persona, avendo perso mio padre Mauro Crudeli, coibentatore presso la
Fincantieri di Monfalcone, per un terribile mesotelioma peritoneale 8
anni fa. Qui a Palermo, nelle aule di giustizia, si sta riconoscendo
la colpa per omicidio colposo di coloro che fecero lavorare gli
operai in ambienti non salubri, carichi di un potente cancerogeno
come l’amianto, senza le dovute precauzioni e dispositivi di
sicurezza, senza informarli del pericolo che correvano».
Come è
noto gli ex vertici di Fincantieri Palermo – Luciano Lemetti,
Antonino Cipponeri e Giuseppe Cortesi – sono stati condannati in
primo grado a 4 anni, 2 anni e 4 mesi e a 3 anni e 4 mesi ciascuno di
carcere per omicidio colposo plurimo per la morte di 10 operai,
lesioni gravissime a 9 operai. Un riconoscimento di colpa, anche se
arriva a 10 anni dall’inizio della vicenda processuale, una delle 7
in corso contro i vertici di Fincantieri, responsabili della morte e
di gravi lesioni per centinaia di lavoratori. «Piena soddisfazione
per la sentenza del Tribunale di Palermo» è stata espressa inoltre
dagli avvocati Giuseppe Botta, procuratore speciale di Medicina
Democratica, anch’essa parte civile, e Pietro Capizzi, difensore e
procuratore speciale di AIEA: «una sentenza che afferma il diritto
alla salute dei lavoratori e, dà grande fiducia e conferma che i
diritti appartengono a tutti; e che quello alla salute è tra i primi
diritti che va rivendicato, come testimonia la presenza delle
Associazioni nel processo». Un riconoscimento di colpa a Palermo che
stride fortemente con quanto avvenuto pressochè contemporaneamente a
Milano, dove il Tribunale ha assolto con formula piena Elio Gambini,
ex dg dell’Atm, Azienda Trasporti Milanesi, unico imputato nel
processo per omicidio colposo per la morte – fra il 2009 e il 2015
– di 6 lavoratori e per le lesioni provocate ad altri 2 dipendenti,
esposti ad amianto nei tunnel della metropolitana e nei depositi per
il ricovero notturno dei mezzi di superficie. «E’ sconcertante –
ha dichiarato Fulvio Aurora, responsabile vertenze giudiziarie di
Medicina Democratica – come possano esserci per lo stesso reato due
pesi e due misure radicalmente opposti: una giustizia che condanna e
l’altra che assolve, come se l’amianto a Palermo fosse più
dannoso che a Milano! E’ evidente che la sentenza di Milano è in
linea con l’orientamento dei giudici milanesi relativo ad altri
casi di morti causate dall’amianto. Ma i morti e i malati per
amianto sono tutti uguali e “reclamano” gli stessi diritti, e per
questi ci batteremo, a nord come a sud e in tante altre realtà».
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