Interventi a favore della salvaguardia della salute e sicurezza dei lavoratori portuali erano necessari già prima quando avvenivano infortuni e morti sul lavoro, ma a maggior ragione sono urgenti adesso per l'emergenza coronavirus.
I lavoratori e le organizzazioni sindacali al Porto, Filt-Cgil e Fit-Cisl hanno denunciato la mancanza di dispositivi di sicurezza e la conseguente necessità di ridurre le operazioni ed effettuare solo quelle che riguardano la filiera del settore agroalimentare e farmaceutico, così come hanno richiesto di effettuare controlli da parte del Sindaco e Prefetto, dell'Autorità portuale, dell'Ausl e della Capitaneria di Porto, richiesta sostenuta dal consigliere Manzoli di Ravenna in comune.
Su questo, però, devono essere i lavoratori a dover organizzarsi per effettuare i controlli necessari e decidere sulle attività essenziali.
Tavoli e coordinamenti servono solo a rafforzare le posizioni dei padroni, già peraltro sostenuti dai sindacati compiacenti come la Uil ("il porto è una infrastruttura strategica e per ora ci sono le condizioni per proseguire in sicurezza" ha affermato Missiroli).
Lo Slai cobas per il sindacato di classe e la Rete per la sicurezza sul lavoro vogliono sapere se e come vengono applicate le misure di sicurezza al Porto, se i DVR e DUVRI sono stati adeguati a questa nuova situazione e se ci sono lavoratori contagiati, se il salario è garantito a chi è rimasto a casa.
La richiesta al ministro Micheli di agire con i poteri di commissario straordinario da parte del presidente dell'Autorità portuale di Ravenna è una misura che salvaguardia ancora di più il profitto e non la salute dei lavoratori.
Al Porto di Ravenna non c'è bisogno di un commissario straordinario ma di Dpi, di presidi sanitari, di postazioni fisse di medici ed infermieri, così come di ridurre l'attività di carico/scarico e limitarla a quella delle merci essenziali!
Slai Cobas per il sindacato di classe
Rete per la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro e sul territorio
cobasra@gmail.com
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