mercoledì 30 novembre 2022

martedì 29 novembre 2022

30 novembre - da tarantocontro: Processo "Ambiente svenduto" - depositata finalmente la sentenza con le motivazioni.

Processo Ilva "Ambiente svenduto" - depositata finalmente la sentenza con le motivazioni.

Ora lo Slai Cobas acquisirà questa motivazioni (quasi 4 mila pagine) che dovranno essere vagliate dai nostri avvocati per individuare anche quali patrimoni degli imputati è meglio aggredire per ottenere la provvisionale di 5mila euro alle parti civili.

Nelle prossime settimane assemblea generale delle parti civili con gli avvocati dello Slai Cobas.

Per info: WA 3519575628  slaicobasta@gmail.com

SLAI COBAS per il sindacato di classe . Taranto


da Il Fatto quotidiano

In oltre 3.700 pagine la Corte d’Assise di Taranto spiega la sentenza che ha portato alle pene per 26 imputati, tra i quali anche alcuni politici (compreso Nichi Vendola). Per i giudici la famiglia proprietaria dello stabilimento era a conoscenza dell’illegalità della gestione già dal momento dell'acquisto: "Ma non ha mai fatto nulla per ambiente e sicurezza. Procrastinavano con la costante e ingiustificata prevalenza delle ragioni della produzione".

famiglia Riva e i loro sodali hanno gestito l’ex Ilva di Taranto dal 1995 al 2012 in maniera “disastrosa” e “hanno posto in essere modalità gestionali illegali, anche omettendo di adeguare lo stabilimento siderurgico ai sistemi minimi di ambientalizzazione e sicurezza per ovviare alle problematiche di cui avevano piena consapevolezza sin dal 1995”. Sono le prime frasi che si leggono nelle 3.700 pagine che compongono la motivazione della sentenza con la quale la Corte d’assise di Taranto ha condannato il 31 maggio 2021 la famiglia di industriali lombardi, la dirigenza dell’acciaieria jonica e poi parte della politica locale e regionale: 22 anni di reclusione a Fabio Riva e 20 al fratello Nicola, al responsabile delle relazioni istituzionali, Girolamo Archinà, definito dall’accusa come la “longa manus” dei Riva verso istituzioni e politica, una a 21 anni e 6 mesi all’allora direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso.

Il quadro delle condanne – Condannato anche l’ex governatore Nichi Vendola che, accusato di concussione aggravata in concorso, ha ricevuto una pena di 3 anni e 6 mesi, mentre per l’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, è stato condannato a 3 anni con l’accusa di aver fatto pressione sui dirigenti della sua amministrazione perché concedessero l’autorizzazione all’Ilva per l’utilizzo della discarica interna alla fabbrica. Stessa pena per per l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva. L’ex consulente della procura Lorenzo Liberti ha ricevuto una pena di 15 anni e 6 mesi. Condannato a 2 anni per favoreggiamento anche l’ex direttore di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, che aveva annunciato durante il dibattimento di voler rinunciare alla prescrizione e per il quale la procura aveva chiesto 1 anno. Prescritto fu invece dichiarato il reato di favoreggiamento commesso da Nicola Fratoianni, parlamentare di Sinistra Italiana e all’epoca dei fatti assessore regionale nella giunta Vendola: la corte tuttavia lo ha condannato al pagamento delle spese legali nei confronti dei Verdi, partito di Angelo Bonelli, con cui oggi ha stretto un’alleanza.

Ci furono danni alla vita” – Secondo quanto si legge nei 15 capitoli che compongono il documento, i Riva già dal loro sbarco a Taranto conoscevano la realtà della fabbrica e “hanno messo così in pericolo – concreto – la vita e la integrità fisica dei lavoratori dello stesso stabilimento, la vita e l’integrità fisica degli abitanti del quartiere Tamburi, la vita e la integrità fisica dei cittadini di Taranto. Danni alla vita – scrive la corte d’assise presieduta dal giudice Stefania D’Errico e a latere il giudice estensore Fulvia Misserini – e alla integrità fisica che, purtroppo, in molti casi si sono concretizzati: dagli omicidi colposi, alla mortalità interna ed esterna per tumori, alla presenza di diossina nel latte materno. Modalità gestionali che sono andate molto oltre quelle meramente industriali, coinvolgendo a vari livelli tutte le autorità, locali e non, investite di poteri autorizzatori e/o di controllo nei confronti dello stabilimento stesso”.

Controlli pilotati e minacce a chi si ribellava” – La gestione “disastrosa”, si legge nella sentenza, ha “arrecato un gravissimo pericolo per la incolumità-salute pubblica”. Ci sono state condotte “commissive” e “omissive” che hanno portato allo sversamento nell’aria e nell’ambiente di “sostanze nocive” per “la salute umana, animale, vegetale” con la diffusione “nelle aree interne” nonché in quelle “rurali e urbane circostanti”. E l’assenza della registrazione di numerosi superamenti dei limiti di legge, sottolinea la Corte, “non significa che Ilva non inquinasse”. L’interpretazione dei giudici è di segno diametralmente opposto: “Significa invece che Ilva ‘pilotava’ i controlli, che Ilva forniva dati errati o falsi, che Ilva faceva in modo di condizionare gli organi di controllo – già per loro conto privi di mezzi e di risorse -, che Ilva procedeva alla corruzione di consulenti tecnici del pm, che Ilva demansionava, licenziava, minacciava i lavoratori disposti a ‘parlare’ svelando le effettive condizioni di lavoro e le modalità gestionali degli impianti”.

Interventi ritardati per favorire la produzione” – La Corte d’Assise ha accolto in larga parte la tesi proposta dal pool di magistrati – composto all’epoca dal procuratore Franco Sebastio, dall’aggiunto Pietro Argentino e dai sostituti Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Raffaele Graziano e Remo Epifani – sostenendo che il pericolo delle emissioni dell’acciaieria era un dato “notorio”. Un aspetto che, ad avviso dei giudici, è facilmente riscontrabile dai protocolli d’intesa tra i Riva e le istituzioni nonché dai provvedimenti amministrativi: “Attestano in maniera inequivocabile come gli interventi di ambientalizzazione degli impianti, pur avvertiti come imprescindibili e urgenti, siano stati a lungo procrastinati, con la costante e ingiustificata prevalenza delle ragioni della produzione rispetto a altri valori pur costituzionalmente fondanti del nostro ordinamento”. Alla famiglia che gestiva Ilva questo risultano fu possibile anche grazie a “connivenze” che “a vari livelli sono emerse e solo in parte risultano giudizialmente accertate".

Da Corriere di Taranto
GIANMARIO LEONE - PUBBLICATO IL 29 NOVEMBRE 2022, 14:18

A distanza di diciotto mesi dalla mattina di quel 31 maggio 2021, quando la Corte d’Assise di Taranto, presieduta dal giudice Stefania D’Errico con a latere Fulvia Misserini e sei giudici popolari, dopo dodici giorni di camera di consiglio, lesse il dispositivo della sentenza di primo grado del processo ‘Ambiente Svenduto‘, nell’aula magna delle Scuole sottufficiali della Marina Militare, sono state depositate quest’oggi le motivazioni.

Un faldone di quasi quattromila pagine, per motivare condanne per quasi 300 anni (le pene più pesanti furono comminate ai vertici della famiglia Riva, a diversi dirigenti di allora del siderurgico tra cui il responsabili delle relazioni istituzionali Girolamo Archinà, quelle minori all’ex governatore Nichi Vendola, l’ex presidente della provincia Gianni Florido, l’ex direttore generale di Arpa Puglia Giorgio Assennato), oltre alla confisca degli impianti dell’area a caldo che furono sottoposti a sequestro il 26 luglio 2012 e delle tre società Ilva spa, Riva fire e Riva Forni Elettrici. La confisca per equivalente del profitto illecito nei confronti delle tre società Ilva spa, Riva fire spa, oggi Partecipazioni industriali spa in liquidazione, e Riva forni elettrici per gli illeciti amministrativi fu pari ad una somma di 2 miliardi e 100 milioni di euro in solido tra loro. All’ex Ilva venne comminata una sanzione di 4 milioni euro. Furono disposti anche cinquemila euro di risarcimento danni a testa per le oltre 900 parti civili.

Appena entreremo in possesso del dispositivo cercheremo, per quanto possibile, di fare una sintesi delle motivazioni. Quanto meno si chiude una pagina a dir poco problematica, visto che è servito oltre un anno e mezzo per traguardare un passaggio fondamentale del processo (che avendo riunito in un unico dibattimento tantissimi eventi diversi tra loro collegati al siderurgico e con oltre mille parti civili non poteva che trasformarsi in una mostruosità burocratica e giudiziaria), visto che adesso gli imputati potranno presentare appello, per dar via all’iter giudiziario che porterà il dibattimento al secondo grado di giudizio.


29 novembre - VITERBO VERSO IL 2 DICEMBRE

 

Comitato di Lotta Viterbo

Venerdí 2 dicembre, giorno dello Sciopero Generale, saremo in corteo a Viterbo. Un corteo che sarà la chiara risposta alle guerre imperialiste e alla speculazione che ne sta conseguendo sia dal punto di vista energetico, con gli aumenti delle bollette, che per quanto riguarda i beni di prima necessità sempre e solo a discapito delle classi sociali meno abbienti; alla disoccupazione dilagante, alle devastazioni ambientali, frutto anch'esse della società capitalista, a una sanità sempre più al collasso, allo sfruttamento dei braccianti nei campi della Tuscia, alla quotidiana strage di lavoratrici e lavoratori sui posti di lavoro.

Sia chiaro a chiunque che questo non è che l'inizio della mobilitazione! Non ci fermeremo davanti a qualche inutile promessa da parte del governo o di qualche altra istituzione, perché alla domanda che spesso ci fanno, ovvero, “ma cosa volete?” la nostra risposta sarà sempre “VOGLIAMO TUTTO”! Siamo stufe/i di sopravvivere per andare a lavorare, quando siamo fortunati...sic!, o di vivere di espedienti sempre sul filo del rasoio; non vogliamo più vivere un futuro fatto di incertezze, un futuro fatto di precarietà e morte, un futuro fatto di alternanza scuola -lavoro dove costringono adolescenti ad entrare a lavorare in fabbrica e non uscirne mai più perché schiacciati da qualche trave, non ci siamo dimenticati di tutte le ragazze e i ragazzi morti e feriti.

E allora se è “per questo, per altro, per tutto” e se questo non è che l'inizio: ci vediamo Venerdí 2 dicembre al CORTEO A VITERBO - SCIOPERO GENERALE CONTRO LE LORO GUERRE, LA LORO CRISI E IL CAROVITA
Con queste parola d'ordine:
bloccare i punti nevralgici del capitale, bloccare le merci, mettere i padroni in ginocchio di fronte alla forza dell'unità tra lavoratori, studenti; l'unità della CLASSE.
VENERDÌ 2 DICEMBRE
CORTEO
ORE 9:30
CITTADELLA DELLA SALUTE - VIA E. FERMI,15 - VITERBO


lunedì 28 novembre 2022

28 novembre - DAL COORDINAMENTO REGIONALE SANITÀ LAZIO

 

Nell'assemblea di ieri 26/11/2022 abbiamo condiviso il comunicato di solidarietà a un infermiere del Policlinico Umberto I di Roma imputato per diffamazione per aver denunciato le condizioni e i privilegi nei pronto soccorso.

Invitiamo a sottoscrivere il comunicato di solidarietà che alleghiamo si chiama "20221126 Comunicato solidarieta".

Alleghiamo anche il comunicato dell'assemblea del Lazio per la salute sulla campagna e alcune proposte in merito alla repressione che colpisce lavoratrici e lavoratori della sanità che denunciano le condizioni di lavoro e dei pazienti.

Buone lotte!


 In qualsiasi posto di lavoro, sia pubblico che privato, se i lavoratori e le lavoratrici decidono di

contestare le politiche delle aziende ed esprimere liberamente il loro dissenso nelle più diverse forme,
che vanno dalla denuncia pubblica, che possa mettere in luce le vergognose condizioni di lavoro, ai
picchetti, ai presidi fino allo sciopero, la reazione è ormai sempre e solo una: repressione e
annientamento di qualsiasi lotta.
La repressione si concretizza in diverse forme che vanno dal licenziamento alle sospensioni di giorni o
addirittura mesi, al demansionamento, al mobbing messe in atto come monito per intimidire e
disinnescare le lotte nei posti di lavoro, come avvenuto nella logistica, nelle fabbriche e aziende
private.
La sanità non è stata risparmiata!
Le aziende sanitarie, oggi, sono prive di organi di gestione democratici, espressione delle comunità
locali, in quanto fruitrici del Servizio Sanitario Nazionale e sono invece governate dalla figura
monocratica, autoritaria, anacronistica e di stampo patriarcale del Direttore Generale. Quest’ultimo
mette in atto la repressione con i Consigli di Disciplina e governa avendo come obiettivo il pareggio di
bilancio, per il quale spesso si ricevono “premi di produzione”, che si ottengono non rispondendo ai
bisogni di salute delle persone, ma attuando la politica dei tagli ai servizi e ai posti di lavoro che in
questi ultimi dieci anni hanno portato ad un definanziamento della Sanità di oltre 37 miliardi di euro e
sono stati tali da mettere in questione il diritto alla salute e l’universalismo delle cure creando, così,
una sanità di serie A e una di serie B, dove chi ha i soldi si cura con l’intramoenia e chi non ce li ha
aspetta e può anche morire.
Quando i lavoratori e le lavoratrici hanno avuto il coraggio di denunciare queste situazioni di
sfruttamento e di carenze o hanno osato, anche solo, appunto, fare controinformazione contro una
gestione” della sanità, che mira sempre più a creare disuguaglianze e a privare del diritto alla salute
una fetta sempre maggiore di persone, sono stat* colpit* con misure repressive che andavano a
toccare anche gli aspetti economici, con l’obiettivo di intimidire non solo i lavoratori e le lavoratrici più
coraggiose, ma anche tutt* gli e le altr*.
Come Assemblea del Lazio per la Salute vorremmo riportare l’attenzione dei e delle compagn*,
impegnat* nella lotta per una Sanità universale, gratuita, umanizzata e laica, sul tema della
repressione, proponendo alcune iniziative concrete:
Informazione e contro-informazione, condivisa a livello regionale e nazionale, di atti repressivi
di natura politico-sindacale messi in atto dalle direzioni delle Aziende pubbliche o private.
Costruzione di una rete solidale che si estenda dal contesto locale, a quello regionale e
nazionale con il fine di opporsi all’isolamento che le Aziende vorrebbero creare intorno a coloro
che hanno avuto l’ardire di mettere in discussione le politiche privatistiche e di smantellamento
del servizio sanitario.
Istituzione di una cassa solidale “permanente” finanziata attraverso iniziative e sottoscrizioni
delle organizzazioni militanti e sindacali (di base), affinché chi è costretto ad affrontare
percorsi giudiziari, non rimanga da solo a sostenere anche questo ulteriore carico economico.
Vogliamo provare a sostenere e stimolare con queste azioni tutt* quei lavoratori e quelle lavoratrici
che credono ancora che valga la pena lottare per migliorare le condizioni di lavoro e per offrire ad
ogni persona il diritto di curarsi.
Assemblea del Lazio per la Salute

LIBERTA' DI PAROLA E LOTTA PER LAVORATRICI E LAVORATORI
L’8 novembre si è tenuta la prima udienza del processo per diffamazione nei confronti dell’infermiere
che aveva osato informare del percorso preferenziale destinato ad un senatore mentre, nella
piazzetta” del Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I°, era stipata una marea di pazienti in
condizioni indecenti,che da giorni aspettavano un posto letto.
Quello che è avvenuto è la costituzione di parte civile da parte dell’Azienda Policlinico, e quella
personale del Direttore Generale all’epoca dei fatti Vincenzo Panella.
Il Policlinico ha chiesto un risarcimento di 50 mila euro, mentre l’ex Direttore 25.000.
Il giudice ha rinviato l’udienza al 20 gennaio per dare tempo di verificare la possibilità di un accordo
extragiudiziale tra le parti.
Queste le cifre per risarcire Azienda ed ex Direttore Generale della “lesione d’immagine” che hanno
subito nei confronti di chi ha avuto il coraggio di dire come funzionavano le cose, e come purtroppo
continuano a funzionare, di chi per decenni ha lottato in ogni modo per superare quelle condizioni
inumane a cui sono costretti i pazienti.
Ovviamente nessuno è andato a chiedere un euro a chi ha avuto la responsabilità gestionale di
questa situazione in tutti questi anni. In quanto a “lesione d’immagine” non c’è paragone. Con puro
spirito vendicativo si chiedono invece cifre stratosferiche a chi vive del proprio stipendio o della
propria pensione che sono ben diverse da quelle dei vari Direttori.
La nuova Direzione del Policlinico non ha mostrato alcuna discontinuità con quella passata, lo
dimostra la scelta di costituirsi come parte civile con la conseguente richiesta di una cifra enorme.
Era tutt’altro che una scelta obbligata.
Il messaggio così è chiaro verso lavoratrici e lavoratori: Zitti e passivi altrimenti sapete cosa vi
aspetta!!!
Adesioni:
Coordinamento Regionale Sanità - Forum per il diritto alla saluteRSU Autorganizzati ACI

InformaticaSi.Cobas ViterboComitato di lotta ViterboCentro di Salute Popolare CIP

Alessandrino – Federazione Cobas Sanità, Università e Ricerca

aderisce Rete Nazionale Sicurezza e Salute sui Posti di Lavoro e sul Territorio

Slai Cobas per il sindacato di classe -


28 novembre - Info: LOTTA DI CLASSE IN CINA. LA PROTESTA DEGLI OPERAI FOXXCON. Massima solidarietà

    

Da Reuters e AP, pubblicato dal Guardian il 24/11/2022

 La polizia ha caricato gli operai che producono iPhone che protestavano per i bassi salari e le condizioni di lavoro mentre i casi di Covid hanno raggiunto livelli record in Cina

Gli agenti prendono a calci e colpiscono il personale dello stabilimento Foxconn di Zhengzhou, con Apple che lamenta ritardi nella consegna di iPhone 14

La polizia in Cina ha picchiato gli operai che protestavano per le condizioni di lavoro e bassi salari nella più grande fabbrica di iPhone, mentre i casi di Covid-19 del paese hanno raggiunto un nuovo massimo giornaliero.
I video online hanno mostrato migliaia di persone con la mascherina di fronte a file di poliziotti in tute protettive bianche con scudi antisommossa di plastica. La polizia ha preso a calci e colpito un manifestante con dei bastoni dopo che questi aveva afferrato un palo di metallo che era stato usato per colpirlo. Le persone che hanno realizzato il filmato hanno affermato che è stato girato sul sito.

La protesta a Zhengzhou è durata fino a mercoledì mattina quando migliaia di operai si sono radunati fuori dai dormitori e hanno affrontato gli addetti alla sicurezza della fabbrica, secondo Li. Altri video mostravano manifestanti che usavano degli estintori contro la polizia.
Foxconn, il più grande assemblatore a contratto di smartphone e altri dispositivi elettronici, sta lottando per riuscire ad evadere gli ordini per l’iPhone 14 dopo che migliaia di dipendenti hanno lasciato la fabbrica nella città centrale di Zhengzhou il mese scorso dopo le lamentele sulle condizioni di lavoro non sicure.
Secondo un dipendente, Li Sanshan, le proteste sono iniziate martedì dopo che gli operai che avevano percorso lunghe distanze per accettare un lavoro in fabbrica si sono lamentati del fatto che l’azienda ha cambiato i termini della loro retribuzione.
Li ha detto di aver lasciato un lavoro di catering quando ha visto un annuncio che prometteva 25.000 yuan ($ 3.500) per due mesi di lavoro. Che sarebbe significativamente al di sopra della retribuzione media per questo tipo di lavoro nella zona. Ma dopo che i dipendenti sono arrivati, la società ha detto loro che avrebbero dovuto lavorare altri due mesi con una paga inferiore per ricevere i 25.000 yuan, secondo quanto sostiene Li.
“Foxconn ha pubblicizzato offerte di salario molto allettanti e molti operai sono arrivati da tutte le parti del paese, solo per scoprire che venivano presi in giro”, ha continuato Li.
Foxconn ha dichiarato giovedì che un “errore tecnico” è stato responsabile della confusione sulla retribuzione e si è scusata.
Un uomo che si è identificato come il segretario del partito comunista responsabile dei servizi alla comunità è stato mostrato in un video, pubblicato sulla piattaforma di social media Sina Weibo, esortare i manifestanti a ritirarsi. Ha assicurato loro che le loro richieste sarebbero state soddisfatte.
Le proteste arrivano in mezzo a una forte frustrazione per le restrizioni Covid nelle aree della Cina che hanno chiuso negozi e uffici e confinato milioni di persone nelle loro case.
Giovedì la Cina ha riportato il numero più alto di nuovi casi di Covid, con 31.444 nuove infezioni.
Sebbene il numero di casi e decessi sia relativamente basso rispetto agli altri Paesi, il Partito comunista cinese rimane impegnato nella sua strategia “zero-Covid” che mira a isolare ogni caso ed eliminare completamente il virus.
Mercoledì, il governo ha ordinato un blocco effettivo di diversi distretti di Zhengzhou, con i residenti del centro città non autorizzati ad andarsene a meno che non abbiano un test Covid negativo e il permesso delle autorità. Le restrizioni, che dureranno cinque giorni dalla mezzanotte di venerdì, interessano più di sei milioni di persone, circa la metà della popolazione della città.
Il governo sta cercando di contenere l’ultima ondata di focolai senza chiudere le fabbriche e il resto della sua economia come ha fatto all’inizio del 2020. Le sue tattiche includono la “gestione a circuito chiuso” in base alla quale gli operai vivono nelle loro fabbriche senza alcun contatto esterno.
Lo status della Cina come potenza di esportazione si basa su fabbriche come quella di Foxconn che assemblano l’elettronica di consumo mondiale, i giocattoli e altri beni.
Apple ha avvertito che le consegne di iPhone 14 sarebbero state ritardate dopo che l’accesso a una zona industriale intorno alla fabbrica di Zhengzhou – che secondo Foxconn impiega 200.000 operai – è stato sospeso a causa di epidemie.
La società non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento sulle ultime proteste.




sabato 26 novembre 2022

27 novembre - A ROMA POLIZIA A DIFESA DELLA FASCISTA MELONI CONTRO LO STRISCIONE........

.......

delle lavoratrici Slai Cobas e del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

 

alla manifestazione del 26 la polizia vuole impedire che venga portato uno striscione

opposta resistenza

lo striscione sfila nel corteo con forte appoggio

alla fine tutte le compagne lavoratrici Slai Cobas di diverse città seguite e fermate

evidentemente lo striscione colpiva nel segno

certo nessuna intimidazione e persecuzione ci può fermare

denunciamo a tutti i livelli e faremo la massima opposizione

 questo lo striscione che non si doveva portare




Anche quest'anno alla grande manifestazione delle donne a Roma del 26 novembre - in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne ci saranno le rappresantanti delle donne lavoratrici aderenti al Movimento Femminista proletario rivoluzionario
,,,,a Roma contro la violenza sessuale e i femmicidi che dilagano, ma anche contro la violenza sociale e sistemica rappresentata dallo sfruttamento, dalla precarietà, dalla disoccupazione, dal carovita, caro/scuola, caro/sanità che ricadono sempre più sulle donne, a fianco delle sorelle immigrate che arrivano sui barconi e in tante perdono la vita e poi vengo sfruttate e spesso inserite nella tratta delle schiave e della prostituzione, dove pagano anche qui con la vita, come le nostre sorelle cinesi uccise a Roma e quelle che lavorano lo fanno in condizione di disparità e precarietà

,,,,a Roma per dire che le donne non sono tutte uguali e sono distinte dal genere e dalla classe - sono donne la presidente del consiglio Meloni, la Morselli amministratrice delegata dell'Arcelor Mittal, ma certo fanno parte di una classe sociale e politica che non opera a favore delle donne, vedi l'annunciato attacco all'aborto e la visione delle donne, conservatrice e reazionaria all'insegna della triade di stampo fascista Dio patria e famiglia

...a Roma per affermare che la nostra lotta è internazionale e siamo a fianco delle coraggiose donne iraniane che hanno innescato a partire dalla loro odiosa oppressione una vera rivoluzione popolare, così come siamo a fianco delle donne che pagano un alto costo di vita e condizione alle guerre imperialiste e reazionarie che insanguinano il mondo dall'Ucraina a Kobane alla Palestina

a Roma per i nostri diritti, a Roma per la nostra emancipazione per la nostra liberazione perchè tutta la vita deve cambiare!



parole d'ordini

contro la vostra violenza e oppressione scateniamo la nostra ribellione
la sacra famiglia ci uccide per la vita con questa società facciamola finita
Il diritto d’aborto non si tocca lo difenderemo con la lotta
Non siamo macchine per la riproduzione ma donne in lotta per la rivoluzione
Figli per la Patria, Dio e Capitale Questo governo finisce male
moderno medioevo doppia oppressione donne in lotta per la rivoluzione
la furia delle donne vogliamo scatenare questo sistema vogliamo rovesciare
donne licenziate, donne violentate siamo sempre più incazzate
dentro le case non ci torneremo sempre più furiose in piazza scenderemo
ci ammazzano, ci opprimono, ci negano il lavoro, maschi, padroni, vi faremo
fuori
oppressione, stupri e lutti pagherete caro pagherete tutti
Padroni fascisti polizia tutti insieme vi spazzeremo via
Per ogni donna, uccisa, stuprata e offesa siamo tutte parte lesa
maschi criminali, maschi perbenisti chi uccide le donne è sempre fascista
maschilisti, fascisti, poliziotti giù le vostre mani dai nostri corpi
contro discriminazioni e oppressione sciopero sciopero delle donne
violenza sul lavoro, violenza familiare questo sistema vogliamo rovesciare
per ogni donna uccisa non basta il lutto pagherete caro pagherete tutto!
La lotta delle donne non si reprime andremo avanti fino alla fine
giudici che assolvono i maschi violenti sono tutti conniventi
fascismo, razzismo, sessismo questa la storia del capitalismo
ma quale difesa della vita la vostra cultura è morte garantita
Dall’India all’Iran le donne sono in campo, Stati fascisti non avete scampo
la lotta delle donne non si può fermare tutta la vita deve cambiare
licenziamenti, miseria carovita con questo governo facciamola finita -


26 novembre - Intervista di Radio Blackout sullo SCIOPERO MASSICCIO ALL’EX ILVA DI TARANTO E INDOTTO

 

Sindacati di base e confederali in sciopero e in piazza lunedì 21 Novembre dopo la decisione di Acciaierie d’Italia, joint venture del colosso franco-indiano e della statale Invitalia, di voler sospendere ogni ordine e rapporto con le aziende dell’indotto-appalti. Un indotto di 145 aziende (di cui 45 tarantine) dove sono impiegati circa 2000 lavoratori.

Sciopero che ha avuto una adesione altissima e che indirizza la sua rabbia contro ArcelorMittal e la sua a.d. Lucia Morselli.



Di come è andata lo sciopero e delle motivazioni che lo hanno caratterizzato ne parliamo con Ernesto della SLAI COBAS.



Ascolta l'intervista:


26 novembre - info solidale: ex Embraco, lavoratori fanno causa per il licenziamento: la prima udienza

 

È la prima volta che la travagliata storia dell’azienda di Riva di Chieri (un tempo proprietà della Whirlpool) finisce davanti a un giudice

Sedici lavoratori della ex Embraco hanno impugnato il licenziamento e questa mattina — 24 novembre — si è aperta la causa davanti al giudice del lavoro. È la prima volta che la travagliata storia dell’azienda di Riva di Chieri (un tempo proprietà della Whirlpool) finisce davanti a un giudice. La vicenda è complessa e segue i diversi step che dal 2017 a oggi hanno segnato il destino del polo industriale e dei quasi 400 lavoratori che vi lavoravano. 

Cinque anni fa, infatti, Whirlpool esce di scena e lo stabilimento diventa di proprietà di Chieri Italia con un fondo di 20 milioni che Embraco Europe (gruppo Whirlpool) aveva garantito per la reindustrializzazione al momento della cessione del ramo di azienda. Il capitolo successivo della storia vede protagonista la società Ventures, che subentra a Chieri Italia. Il finale, invece, racconta che la fabbrica non è mai decollata e che i macchinari che dovevano servire per realizzare il nuovo asset produttivo non sono mai entrati in azienda. E parte dei venti milioni sarebbe sparita in alchimie finanziarie finite al centro di un’inchiesta della magistratura.

In questo contesto a pagare sono stati i lavoratori: alcuni hanno accettato un’iniziale buonuscita, altri un cifra piuttosto esigua al momento del fallimento della società. In sedici, però, hanno deciso di non arrendersi e assistiti dall’avvocato Valentina Giuliana Brigandì hanno contestato il licenziamento e citato in giudizio sia Chieri Italia sia Ventures. Secondo il legale, il licenziamento è «inefficace» perché frutto della bancarotta distrattiva di cui sono accusati i vertici di Ventures. Gli operai chiedono gli stipendi arretrati dal 2018 ad oggi. Questa mattina il giudice ha invitato le parti a una conciliazione.


26 novembre - IRAN. Gli operai scendono in sciopero a fianco alla rivolta. un esempio da sostenere

 

I lavoratori della Esfahan Steel Company, una delle più grandi fabbriche metalmeccaniche, in sciopero

LA SCESA IN CAMPO DEGLI OPERAI DA LA 

NECESSARIA IMPRONTA DI CLASSE ALLA 

RIVOLTA

Da Il Manifesto

«In seguito alla morte di Mahsa Amini, molte manifestazioni hanno avuto luogo in quartieri modesti di grandi città come Teheran, Shiraz e Isfahan e gli operai di varie industrie hanno dato avvio a scioperi. Vi sono state astensioni dal lavoro in parte dell’industria petrolchimica, nonché in diverse fabbriche in varie località. In Iran gli scioperi sono solitamente motivati da vertenze locali (stipendi bassi, spesso pagati in ritardo). 

In queste settimane, nei cortei degli scioperanti sono invece stati scanditi slogan antiregime e a sostegno

della protesta nazionale innescata dall’uccisione della ventiduenne curda. Si tratta di iniziative autonome, prive di coordinamento a livello nazionale...».

...in Iran «non esistano sindacati giuridicamente indipendenti. Negli ultimi quindici anni ne sono emersi alcuni, su base locale, i cui membri sono stati spesso perseguitati dalle autorità. È il caso degli autisti dei bus pubblici Vahed a Teheran e dei dipendenti dello stabilimento Nishekar Haft Tappeh nel Khuzestan (sudovest). Recentemente è stato fatto un tentativo per costituire un sindacato unificato, la Etehad-e Kargaran-e Azad-e Iran (https://www.etehad-e.com)».

OLTRE A SCIOPERARE, i ceti operai della Repubblica islamica prendono parte alle proteste...

«In base alle notizie che abbiamo ricevuto dalle fabbriche e da importanti industrie, coloro che sono assunti a progetto nella società petrolchimica statale a Bushehr e Assaluyieh hanno organizzato diverse giornate di sciopero in maniera indipendente. Da ultimo, è attualmente in corso uno sciopero di alcuni lavoratori presso la fabbrica di pneumatici Iran Tyre. Duranti gli ultimi giorni hanno effettuato uno sciopero anche i lavoratori di un’altra fabbrica importante nell’indotto automobilistico, la Cruise»...

venerdì 25 novembre 2022

25 novembre - DA TARANTO A ROMA LE LAVORATRICI DELLO SLAI COBAS SC

 

comunicato stampa

Anche quest'anno alla grande manifestazione delle donne a Roma del 26 novembre - in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne Taranto sarà rappresentata essenzialmente dalla rappresentanza delle donne lavoratrici dello Slai Cobas Taranto , aderenti al Movimento Femminista proletario rivoluzionario

gli alti costi dei viaggi e gli impegni familiari impediscono quest'anno che la rappresentanza sia numerosa ma il pulmino porterà a Roma  le rappresentanti delle lavoratrici degli asili, dell'amat, delle ditte di pulizia delle scuole statali e delle ditte di pulizie dell'appalto Acciaieria Italia - in lotta anche questi giorni contro l'attacco al lavoro,

a Roma contro la violenza sessuale e i femminicidi che dilagano, ma anche contro la violenza sociale e sistemica rappresentata dallo sfruttamento, dalla precarietà, dalla disoccupazione, dal carovita, caro/scuola, caro/sanità che ricadono sempre più sulle donne, a fianco delle sorelle immigrate che arrivano sui barconi e in tante perdono la vita e poi vengo sfruttate e spesso inserite nella tratta delle schiave e della prostituzione, dove pagano anche qui con la vita, come le nostre sorelle cinesi uccise a roma e quelle che lavorano lo fanno in condizione di disparità e precarietà

a Roma per dire che le donne non sono tutte uguali e sono distinte dal genere e dalla classe - sono donne la Morselli, come la meloni, ma certo fanno parte di classe sociale e politica che non opera a favore delle donne, vedi l'annunciato attacco all'aborto e la visione delle donne conservatrice e reazionaria della triade di stampo fascista Dio patria e famiglia

a Roma per affermare che la nostra lotta è internazionale e siamo a fianco delle coraggiose donne iraniane che hanno innescato a partire dalla loro odiosa oppressione una vera rivoluzione popolare, così come a fianco delle donne che pagano un alto costo di vita e condizione alle guerre imperialiste e reazionarie che insanguinano il mondo

a Roma per i nostri diritti, a Roma per la nostra emancipazione per la nostra liberazione perchè tutta la vita deve cambiare!

la delegazione di Taranto alla manifestazione di Roma

info 347-5301704 - attivo anche durante la manifestazione di sabato 26 


 

24 novembre - STELLANTIS POMIGLIANO, info

 

Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale

LA STRATEGIA DI STELLANTIS SU CRISI ENERGETICA E “CARO-BOLLETTE”: INVERNO AL
GELO E TERMOSIFONI SPENTI NEI REPARTI... OPERAI CON MAGLIETTE IN PAIL...
E SINDACATI IMPEGNATI NELLE “PROCEDURE DI RAFFREDDAMENTO” (SIC)
Increduli gli operai che, recatisi al lavoro stamattina all’alba sul primo turno in Stellantis Pomigliano, hanno
trovato i climatizzatori dei reparti spenti con la consegna da parte dei capisquadra di rimediate magliette in pile
quale unica tutela dal freddo pungente delle temperature ormai invernali.
Intanto i sindacati confederali di fabbrica, alla luce della situazione di inagibilità da freddo venutasi a creare
nei reparti altro non fanno che applicare la ”procedura di raffreddamento(sic) prevista dall’art. 12, Titolo
Primo del vigente CCSL 2019/2022 (Contratto Collettivo Specifico di Lavoro) e che, “per comporre eventuali
motivi di potenziale conflitto collettivoprevede: “il Consiglio delle RSA, previa decisione a maggioranza
assoluta comunicata per iscritto alla Direzione aziendale, presenta richiesta scritta di incontro all’azienda
che dovrà fissare tempestivamente l’incontro... “permanendo i motivi di conflitto sarà effettuato un altro
incontro con l’azienda congiuntamente alle strutture sindacali territoriali e/o nazionali firmatarie del
CCSL... “se, decorsi 5 giorni non si fosse risolto il conflitto la questione sarà successivamente esaminata
dalla Commissione Paritetica (azienda/sindacati) Nazionale... comunque e successivamente, in caso di
mancata risoluzione del contenzioso... “il Consiglio delle RSA potrà procedere alla proclamazione delle
iniziative di ‘autotutela sindacale’ con almeno 24 ore di preavviso.
Certo è che, con la non casuale tempistica da ‘calende greche’ prevista dal contratto - e già in applicazione
alla Stellantis di Melfi con gli operai costretti da qualche settimana a lavorare al gelo - e se tutto andrà bene, i
lavoratori potranno tutelarsi dal freddo forse tra un anno magari in occasione dell’inverno 2023/24...
dichiara Mara Malavenda dell’esecutivo nazionale Slai cobas... “praticamente, per far risparmiare l’azienda,
stanno prospettando un inverno al gelo per gli operai degli Stabilimenti Stellantis in Italia contando inoltre
sulla oggettiva ed inquietante latitanza degli enti istituzionali preposti alla tutela della salute e della vita dei
lavoratori...”istituzioni preposte che, in conseguenza dei mancati controlli sollecitati da mesi dai sindacati,
incorrono, a nostro parere, in evidenti e reiterate ipotesi di reato per omissione di atto di ufficio... “su tali
gravi vicende é in preparazione un dossier di Slai cobas”... “ed ognuno dovrà assumersi, per quanto di
competenza, ogni responsabilità, dagli enti ispettivi a quelli preposti per l’accertamento delle ipotesi di reato
alle negligenza delle RLS”


mercoledì 23 novembre 2022

23 novembre - Verso la giornata di lotta nazionale del 2 dicembre contro padroni e governo

 L'azione dello Slai Cobas nelle fabbriche, alla Tenaris Dalmine nelle giornate di sciopero degli operai Acciaieria Italia di Taranto.





lunedì 21 novembre 2022

21 novembre - Intervista di Radio Onda Rossa allo Slai Cobas sullo sciopero Appalto/Acciaierie

 

Taranto: sciopero generale alle acciaierie

Data di trasmissione

[Lavoro] [sciopero] [Ilva]

 sciopero generale a Taranto acciaierie

Durata 9m 24s

 


Oggi lunedi 21 novembre sciopero generale delle acciaierie a Taranto. Corteo operaio dalle portinerie delle ditte alla direzione.


21 novembre - OGGI A TARANTO

 

Appalto/Acciaierie d'Italia - Buona giornata di lotta a Taranto - Una breve cronaca e le parole d'ordini differenti dello Slai Cobas oggi nello sciopero e nella manifestazione di Taranto 

Ore 6 Taranto una marea di operai blocca la portineria delle imprese: il piano Morselli/Bernabè non passerà! Uno sciopero molto riuscito anche tra gli operai diretti di Acciaierie d'Italia!

E’ seguito un corteo di circa 1000 operai, che passando verso tutte le portinerie e arrivato alla Direzione Acciaierie - Ma qui giustamente una metà di essi ha detto: che stiamo a fare qui? Blocchiamo la strada e andiamo in città. Quindi un nuovo corteo è partito

Lo Slai Cobas ha portato lo striscione classista e alternativo: "Difendiamo lavoro e salute con la lotta - autonomia operaia/organizzazione".

Il corteo combattivo ha violato ogni divieto e a raggiunto la città rompendo un tabù che ambientalismo piccolo borghese - liberi e pensanti e pezzi di destra del sindacalismo di base (quelli della chiusura della fabbrica cub e suoi travestimenti in particolare - che in questi anni hanno lavorato in tandem con Istituzioni/Sindaci/Regione, ma di fatto anche questura e prefettura per impedire che la protesta operaia bloccasse fabbrica e città - contribuendo all’isolamento operaio e alla pace sociale)

Questa volta una parte consistente degli operai ha invece raggiunto la città dicendo chiaro e netto che non intende fare passi indietro e che la lotta è solo all’inizio e continuerà.

Detto questo, il corteo è andato al Comune e poi in Prefettura con parole d’ordini sbagliate, concentrate su "via la morselli da Taranto" - nascondendo il pieno accordo espresso da Bernabè con il piano Morselli e che allo stato delle cose la cacciata della Morselli non significa gestione della fabbrica differente rispetto a taglio di posti di lavoro, cassintegrazione permanente, soldi non per sicurezza, salute, bonifiche ma per la produzione e le casse aziendali, dispotismo padronale e diritti dei lavoratori.

Ora il nodo è la continuità della lotta!

La piattaforma operaia dello Slai Cobas Taranto:

 Lo Slai cobas chiede:
- Il ritiro subito della lettera della Morselli e il rientro di tutte le ditte e operai al lavoro con pagamento delle giornate perse. Con blocco delle nuove cassintegrazioni-licenziamenti esuberi nell’appalto.
- L’estensione della integrazione salariale a tutti i cassintegrati Acciaieria/Appalto.
- Una discussione del nuovo piano industriale e ambientale con Acciaieria d’Italia che abbia alcuni paletti certi: il rientro nel 2023 dei 1600 Cigs ex Ilva AS nell’organico Acciaierie d’Italia – NO alla cassintegrazione unilaterale, allargata e permanente in Acciaierie - nessun nuovo esubero dell’organico attuale di Acciaieria d’Italia e ditte dell’appalto.
Solo se ci sono questi paletti diciamo sì al piano di ambientalizzazione già previsto, di cui va approvato un piano credibile per fondi, tempi e garanzia su salute/sicurezza, ambiente per fabbrica e città.
Nel quadro della vertenza allo Slai cobas non interessa proprietà pubblica o privata che sia.
Ora si vede chiaro che
Bernabè/Invitalia e Morselli/Arcelor Mittal sono d’accordo e sono due facce della stessa medaglia.
Interessa che le rivendicazioni dei lavoratori vengano tutte accettate.
Nella crisi internazionale economica, alimentata da sovrapproduzione capitalistica e acuta guerra commerciale sul mercato mondiale / costi energetici e delle materie prime aggravati dalla guerra inter-imperialista in Ucraina, le nostre parole d’ordini sono:
più salario/riduzione d’orario di lavoro a parità di paga;
Sì a prepensionamenti alla ex Ilva/Appalto anche come risarcimento a fronte di morti sul lavoro e da inquinamento, amianto.
Lo sciopero del 21 novembre non deve fare la fine dello sciopero del 6 maggio - deve continuare fino a risultati concreti nelle forme decise dai sindacati e approvate dalle assemblee generali dei lavoratori.
21.11.22
SLAI COBAS per il sindacato di classe
Acciaierei d’Italia/Appalto/Ilva AS

WA 3519575628 – tel 3475301704 – slaicobasta@gmail.com – via Livio Andronico, 47 Taranto