martedì 31 gennaio 2023

31 gennaio - info fabbriche: Licenziamenti annunciati per 472 lavoratori dell’industria degli occhiali Safilo

 

Ai 206 tavoli di crisi presentati dalla Cisl con il suo primo “cruscotto sui metalmeccanici” bisogna aggiungere quello che molto probabilmente si aprirà per la Safilo, che ha comunicato “prima alla stampa che ai dipendenti che non considera più strategico lo stabilimento di Longarone” e quindi i suoi 472 lavoratori, più i tanti dell’indotto.

Dopo aver assicurato in passato che “quel sito avrebbe dovuto diventare il «gioiellino della produzione di occhiali in metallo».”

Stiamo parlando di una fabbrica nata sulle macerie di una disgrazia: “è stata costruita coi soldi della ricostruzione del Vajont”, ma arriva lo stesso la comunicazione dei licenziamenti che ha fatto tanto arrabbiare la Cgil! “Nel 2019 l’ad dell’azienda ci aveva detto che, grazie ai sacrifici imposti allora, la sede di Longarone sarebbe rinata. Come può oggi venirci a dire che sarà l’unica di quattro fabbriche a essere chiusa? Quella fabbrica è stata costruita coi soldi della ricostruzione del Vajont».

Una fabbrica che ha i conti, e i profitti, a posto! 1 miliardo di ricavi nel 2022, in crescita dell'11,1% a cambi correnti e del 4,2% a cambi costanti rispetto ai 969,6 milioni registrati nel 2021. Come riporta la stampa.

Il fatto è che la gigantesca ristrutturazione economica, messa in atto nel mondo dai padroni, non conosce mezzi termini e continua imperterrita.

È la risposta degli operai a questo stillicidio che deve essere messa in campo prima possibile!


31 gennaio - Il governo Meloni sferra un altro attacco ai diritti dei lavoratori: contratti a termine senza limiti e senza causali. DI PRECARIETÀ SI PARLERÀ ALL'APA 18 FEBBRAIO A ROMA

 

Dopo l’introduzione dei voucher con la legge di bilancio, nei prossimi giorni il governo Meloni si appresta a fare altri favori ai padroni liberandoli dai “vincoli” che erano posti ai contratti a termine, vincoli spesso imposti anche da sentenze di tribunale e perfino dalla Corte costituzionale che “è già intervenuta sul Jobs Act di Renzi, per invitare il Parlamento a legiferare in modo più favorevole ai lavoratori per quanto riguarda i risarcimenti nei casi di licenziamenti senza giusta causa.” come riporta il Manifesto del 25 scorso. È chiaro che i “risarcimenti” sono stati introdotti per attutire i colpi dei licenziamenti, ma non hanno risarcito e non possono risarcire un operaio o una operaia che perde il lavoro! Le nuove norme sui contratti a termine dovrebbero essere varate “entro l’inizio di febbraio: via il limite di 12 mesi per i contratti a tempo senza causali, l’ipotesi è tornare a 36 mesi, come ai tempi del governo Renzi e del ministro Poletti. Con la possibilità di ulteriori 12 mesi da affidare ai contratti collettivi. Si allargheranno anche le causali per i rinnovi, che oggi sono legati sostanzialmente alla sostituzione di lavoratori e incrementi temporanei dell’attività.” Alle normali obiezioni che con queste norme si aggrava la precarietà già estesa, visto che in Italia ci sono ufficialmente oltre 3 milioni di lavoratrici e lavoratori in queste condizioni, si affretta a rispondere la ministra del lavoro (della precarietà e della disoccupazione) Elvira Calderone che bacchetta, per giunta! “«Basta considerare la flessibilità solo in chiave negativa, il contratto a termine non è di per sé una forma di precarizzazione»” e di che, se no? qui la ministra dimostra anche perdita di capacità logica! Ma in realtà, la logica è giusta, è quella del capitalismo-imperialismo. “… sembra di tornare alle narrazioni dei tempi della Leopolda. – dice il quotidiano - Senza tenere conto del fatto che, nel 2021 (secondo i dati del rapporto Inapp), solo il 14,8% dei nuovi contratti di lavoro era a tempo indeterminato, mentre il 69,8% era a termine. Numeri che hanno spinto gli stessi autori del rapporto definire il mercato del lavoro italiano «intrappolato nella precarietà».” Segue un piccolo elenco di dichiarazioni dei sindacati confederali, di fatto al servizio del Capitale, che si lamentano e invitano il governo a ripensarci, a discutere, discutere… È invece, necessario passare ai fatti! Lavoratrici e lavoratori, a “tempo indeterminato” o precari, si devono organizzare, a fronte di questi continui attacchi, e unire le lotte contro padroni e i loro governi.

Anche la lotta contro la precarietà sarà argomento dell’Assemblea Proletaria Anticapitalista che si terrà a Roma il 18 febbraio prossimo dalle 10,30 alle 18,30 presso lo Spazio Occupato Metropoliz, di Via Prenestina  913


 


domenica 29 gennaio 2023

29 gennaio - La battaglia per Alfredo Cospito - fuori dal 41 bis ORA!

 Su soccorsorossoproletario.blogspot.com - le iniziative in corso


Lo Slai Cobas appoggia tutte le iniziative in corso in solidarieta' con Alfredo Cospito. E chiama operai, tutti i lavoratori a farsi sentire, prendere posizione, partecipare alle iniziative, perché ciò che lo Stato vuole colpire attraverso Alfredo e i prigionieri politici, è la lotta di classe, rivoluzionaria per rovesciare questo sistema in cui una minoranza, padroni, ricchi, politici corrotti della borghesia deve poter sfruttare, arricchirsi, sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari e la maggioranza deve vedersi negare anche i diritti più elementari del lavoro, del salario, delle condizioni di vita.

SLAI COBAS per il sindacato di classe 


Per i detenuti politici rivoluzionari il 41bis viene applicato con una funzione di vendetta verso coloro che non si pentono, che rivendicano la loro militanza rivoluzionaria (come appunto Alfredo Cospito), e con una funzione deterrente anche verso l'esterno.

Lo Stato borghese, i governi vogliono imporre dentro e fuori la loro "pace sociale" ancora di più oggi nella fase di crisi, partecipazione alla guerra inter imperialista, e ancora di più oggi da parte di un governo Meloni moderno fascista che punta a stravolgere anche i diritti costituzionali, che fa stare nel proprio seno (parlamento, Camera, Senato, governo) personaggi dichiaratamente fascisti, in aperto contrasto con le stesse leggi antifasciste, antirazziste; e che ora con le nuove prossime norme del Min. della giustizia vuole continuare a coprire i politici corrotti, i fascisti, la criminalita' "legale". 

La stessa cattura di Messina Denaro viene usata per rafforzare e dare nuova legittimazione al regime del 41bis e dell'ergastolo ostativo, mettendo sempre sullo stesso piano (vedi le dichiarazioni di Nordio sulle intercettazioni), mafia e terrorismo, intendendo chiaramente per "terrorismo" le organizzazioni, le lotte dei rivoluzionari, dei comunisti, per rovesciare con tutte le armi necessarie questo sistema capitalista, il suo Stato, ai suoi governi.

sabato 28 gennaio 2023

28 gennaio - ASILI TARANTO VERSO LO SCIOPERO

 

COMUNICATO DELLO SLAI COBAS

L'incontro con il Comune assessorato Pubblica Istruzione del 23 gennaio fatto con Slai Cobas e Usb non è andato bene.

Uniche cose positive sono la rinnovata disponibilità di questo assessorato ad incontrarci; e la possibilità, a fronte di una verifica del residuo di un quinto, dopo la presentazione del bilancio di previsione che avverrà da qui ad un mese, di utilizzare questi fondi per far lavorare nelle giornate di sospensione pasquali (ma è molto difficile che bastino a coprire anche l'altro mese estivo, come invece noi chiediamo).

Ma per il resto, in particolare su aumento subito dell'orario di lavoro quotidiano, non c'è nessun passo in avanti.

L'assessorato ci ha confermato di aver proposto tale aumento di ore, ma bene che vada può avvenire solo nel nuovo appalto, quindi tra circa due anni, a fronte di una condizione lavorativa OGGI pesantissima, di pretesa di tante mansioni da parte anche delle dirigenti scolastiche e della Ditta, che richiede subito un incremento di ore. Cosi' sulla situazione di tutela delle condizioni di salute e sicurezza, in risposta alle forti e dettagliate segnalazioni fatte nell'incontro in particolare dalle nostre RLS, su come si lavora male e a rischio e sulle inadempienze storiche della Ditta su attrezzature, materiali idonei, corsi di formazione/aggiornamento, ecc, la risposta di fatto è stata: vedetevela con la Ditta...; quando loro, come abbiamo detto chiaro nell'incontro, come Comune su questo devono controllare e non lo hanno mai fatto, nonostante la ditta violi anche il capitolato d'appalto.
Per questo dopo questo incontro è confermato che non abbiamo altra strada per far pesare il nostro lavoro e le nostri bisogni che lo sciopero (che mostrerà quanto pesa il nostro lavoro se viene a mancare).
Nella prossima settimana avvieremo la procedura per lo sciopero, come Slai Cobas e Usb. Questo sciopero è sia verso l'Amministrazione comunale sia verso la Servizi Integrati che anche recentemente sul fronte di avviare una contrattazione aziendale (prevista dalla normativa sindacale) per un aumento della retribuzione (che sta da anni sempre ferma, a fronte oggi anche di carovita, aumento di tutto) continua a dire NO e NO.

Lo sciopero avra' quattro punti fondamentali:

aumento subito (e non nel prossimo appalto) dell'orario quotidiano di lavoro, per arrivare almeno a 5 ore al giorno, fine di ogni sospensione

aumento del salario

salute e sicurezza

Internalizzazione a fine appalto in corso.

Su quest'ultimo punto registriamo una recente novità positiva. Dopo tutte le nostre istanze, pressioni, incontri di questi anni, finalmente l'ipotesi di internalizzazione è stata votata in Consiglio comunale, come atto di indirizzo politico, che poi Giunta e direzione del Comune dovrebbero concretizzare quando scade l'appalto in corso. Noi seguiremo questo iter perché non resti solo una mozione/foglio di carta. Ma, è chiaro, che anche questo passo avanti è frutto solo della nostra battaglia. I sindacati confederali sono stati sempre contrari all'internalizzazione.


PS. Questo sciopero deve vederci compatti e pesare. Con la consapevolezza che in tutti questi anni, anche in pochi e da soli come Slai Cobas, abbiamo ottenuto varie cose: dal riconoscimento dell'ausiliariato, al mini aumento dell'orario, alla riduzione delle sospensioni estive, alle sostituzioni al 100%, ecc. Senza la nostra lotta non li avremmo ottenuti. Da quest'estate facciamo la lotta insieme all'Usb, e insieme siamo la maggioranza delle lavoratrici e lavoratori degli asili. Dobbiamo essere fiduciose e orgogliose! Anche questa volta strapperemo dei risultati. Ma dobbiamo essere unite, compatte, e portare con noi tutte, anche chi non è dello Slai Cobas o Usb.

SLAI COBAS per il sindacato di classe

28.1.23


28 gennaio - Nel nome del profitto si muore sul lavoro, nelle scuole, nelle nostre case! Volantinaggio al tribunale di Firenze in occasiione dell'apertura dell'anno giudiziario

 

La maledetta notte del 29 giugno 2009 a Viareggio deragliò un treno composto di 14 cisterne di Gpl che viaggiava in stazione a 93 km/h, senza neppure la protezione di carri scudo o cuscinetto. Una cisterna squarciata, la fuoriuscita del Gpl, le esplosioni e 32 Vittime tra cui bambini, ragazze, uomini e donne, bruciati vivi. Alcuni dei sopravvissuti rimasero gravemente feriti e un ustionato al 90% mai diventerà ex-ustionato e ne porterà segni e sofferenze per tutta la vita. Oggi siamo di fronte al Tribunale di Firenze, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, per rivendicare giustizia per i nostri cari, per le vittime di tutte le stragi industriali e ambientali, nei luoghi di lavoro, in nome del diritto alla salute e a quella sicurezza negata per le vittime di Viareggio. Tre anni e mezzo prima di Viareggio, il 6 dicembre 2005, nella stazione di Cavatigozzi (Cr), sulla linea ferroviaria Cremona-Codogno-Milano, vi fu il deragliamento di un treno merci che trasportava cisterne contenente Gpl. Dovette intervenire il Gruppo operativo speciale dei VV.F. per evitare esplosioni. Un grave incidente (altro che ‘spiacevolissimo episodio’!) che poteva avere conseguenze drammatiche come accaduto il 29 giugno 2009. Tre anni e mezzo prima, un treno merci, stesso materiale altamente pericoloso e infiammabile, lo svio e il deragliamento … come se niente fosse. Neppure un’inchiesta, un’attenzione doverosa per adottare misure preventive e protettive, nonostante fossero stati addirittura invocati interventi da parte di istituzioni, movimenti ambientalisti, abitanti e cittadini. L'ennesima conferma che erano a conoscenza della gravità della situazione, anche sulla base di questa esperienza. Ma Moretti&company, hanno continuato a giocare sulla pelle e sulla vita di abitanti, utenti e ferrovieri. Tutto per il mercato e il profitto. Altro che reati colposi, siamo di fronte a reati propriamente e meritoriamente dolosi! Altro che prescrizioni! Vogliamo ricordare la lotta che, da un anno, conducono i macchinisti del trasporto merci al fine di migliorare condizioni di lavoro e di sicurezza. Ferrovieri responsabili e coraggiosi nell’interesse della collettività, che sono oramai al 7° sciopero. Una lotta di sacrificio e costosa economicamente per il bene di tutti.

Solidarietà ai familiari della strage ferroviaria di Viareggio Sostegno alla lotta dei macchinisti del trasporto merci -

Associazione familiari “Il Mondo che vorrei”

- Assemblea 29 giugno

28 gennaio 2023


venerdì 27 gennaio 2023

27 gennaio - da tarantocontro: Per i lavoratori Triton srl porto appalto Acciaierie con lo Slai Cobas si è scongiurato un passaggio d'appalto peggiorativo

 

Al porto nell’appalto Acciaierie i lavoratori portuali della Triton srl si sono organizzati tutti nello Slai Cobas per il sindacato di classe a fronte della situazione determinatasi sul loro posto di lavoro, nel quadro più generale di quello che sta succedendo nell’appalto Acciaierie.

La Triton srl aveva messo in cassintegrazione di tutti i lavoratori e affidata la ripresa dei lavoratori ad una nuova commessa di Acciaierie; ma per ragioni legate a ragioni generali di Acciaierie e particolari del Porto questa continuità con la Triton non è stata possibile.

Ci si è trovati, quindi, ad un cambio d’appalto con la nuova azienda con la nuova azienda Itelyum/Castiglia che ha espresso la volontà di assorbire tutti i lavoratori Triton, inizialmente però tre mesi.

I lavoratori e o Slai Cobas hanno chiesto invece che questa assorbimento avvenisse a tempo indeterminato, dato che a fronte della continuità dello stesso lavoro e sostanzialmente con la stessa attrezzatura, era la forma più giusta di questo passaggio, per tutelare lavoro, salari e diritti dei lavoratori operanti al Porto da molti anni, prima con l’ex Neptunia e poi con la Triton e che hanno dato in tutti questi anni il massimo affidamento e professionalità nel svolgere questo lavoro.

La trattativa, dopo fasi di confronto e anche di divergenze tra i lavoratori organizzati nello Slai Cobas e la nuova azienda, si è conclusa con un accordo che assorbe dal 1° febbraio tutti i lavoratori a tempo determinato con contratto metalmeccanico per un anno e con una proroga per il secondo anno. Si è sventata ogni ipotesi di contratto Multiservizi e nell’accordo sindacale è contenuto l’impegno dell’azienda al futuro passaggio a tempo indeterminato a tutti i lavoratori e una garanzia di parità salariale rispetto alle attuali retribuzioni.

Si tratta nel panorama di crisi, licenziamenti, cassintegrazione, precarietà, perdita di diritti e di salarti dei lavoratori, di un accordo positivo e in controtendenza, ottenuto con una partecipazione compatta dei lavoratori ad ogni momento della discussione e della trattativa. Una vera esperienza pilota che dovrà essere generalizzata in tutte le aziende, in particolare in quelle degli appalti nello stabilimento e al Porto operanti su appalti Acciaierie/ArcelorMittal.

Naturalmente importante sarà sin dal 1° febbraio mantenere forte l’unità, la partecipazione e la democrazia autorganizzata dei lavoratori dello Slai Cobas.

SLAI COBAS per il sindacato di classe

27 gennaio - FORMAZIONE OPERAIA 6 FEBBRAIO

 

Il lavoro di Formazione marxista al servizio della trasformazione del movimento reale. SI COMINCIA IL 6 FEBBRAIO

Incontro IN PRESENZA NELLA SEDE DI TARANTO dello Slai Cobas - introduzione prof. Giuseppe Di Marco - già presidente istituto filosofia università Federico II Napoli

COLLEGAMENTO On LIne con compagni e REALTA' DELL'ASSEMBLEA PROLETARIA ANTICAPITALISTA E CHIUNQUE VOGLIA PARTECIPARE.

6 febbraio ore 17

link

meet.google.com/ffg-jmjy-ane

Il lavoro teorico di base della Formazione marxista è un carattere costitutivo dell'Assemblea proletaria anticapitalista, perché l'unità e il collegamento tra le lotte è uno degli obiettivi ma esse vanno messe in relazione con tutti i fronti di lotta, da quello delle donne a quello degli intellettuali, ecc., perchè scopo dell'assemblea proletaria capitalista e di trasformare ogni lotta in un qualcosa di generale e quindi di metterla in relazione con il rapporto fra capitale e il lavoro. 

Su questo noi siamo educati storicamente dal movimento rivoluzionario del nostro paese degli anni 70, mentre siamo diseducati nella realtà attuale in cui affermare questa semplice verita' sembra essere fuori dalla situazione concreta. Ma la trasformazione del movimento reale è il vero scopo del nostro lavoro. 

Noi facciamo appello anche ad altri intellettuale marxisti a mettersi in relazione con questo processo; affinchè 10 100 intellettuali marxisti si mettano a disposizione della formazione.


25 gennaio - VERSO APA 18 FEBBRAIO ROMA: ACCIAIERIE D'ITALIA/APPALTO: Acciaierie d'Italia. Dopo Roma ripresa della lotta ma su chiari obiettivi

 

Dopo il deludente e negativo incontro a Roma, su cui abbiamo già espresso un commento stampa e una locandina ai lavoratori, allegata, lo Slai Cobas ritiene che i sindacati confederali e l’Usb debbano essere chiamati alle loro responsabilità e a mantenere gli impegni presi nella dichiarazioni fatte dopo l’incontro.

In particolare, le decisioni che riguardano al ripresa e continuità della lotta.

Pensiamo,quindi, che si debba dare vita ad assemblee dei lavoratori entro la prima settimana di febbraio, generali ed esterne alle tre portinerie. Esterne perché costituiscono nello stesso tempo una prova visibile di forza dei lavoratori e una prova di compattezza, unità; secondo che in queste assemblee venga messo i campo un calendario di lotta serio e prolungato per tutto l ese di febbraio intorno agli obiettivi principali:

netta opposizione al decreto e allo scudo penale;

rientro dei lavoratori delle ditte dell’appalto sospesi a seguito della lettera della Morselli;

richiesta secca di integrazione salariale per tutti gli operai cassintegrati esistenti attualmente;

aprire una nuova trattativa con l’azienda in particolare nel sito di Taranto, nella quale riprendere i contenuti e le rivendicazioni già decise in un coordinamento nazionale delle Rsu;

decidere una giornata di sciopero generale dei lavoratori acciaierie/appalto estesa a tutti i metalmeccanici a tutte le categorie in sofferenza.

Chiaramente lo Slai Cobas ritiene che intorno a questa cornice generale si sviluppino iniziative dal basso che tengano conto delle condizioni e delle problematiche esistenti nei vari reparti e nelle varie ditte dell’appalto.


mercoledì 25 gennaio 2023

25 gennaio - Assemblea Proletaria Anticapitalista nazionale. Roma 18 febbraio ore 10.30 - 18.30. Spazio Metropoliz via Prenestina 913. aderire partecipare

 

Contro guerra e carovita contro la partecipazione dell’Italia
imperialista alla guerra interimperialista in Ucraina alleata e
al servizio di Usa/Nato contro le basi militari sempre più 
impegnate in preparativi di guerra.
In Ucraina, paesi dell’est/Mediterraneo.
Contro il governo delle industrie della guerra 
Leonardo/ Fincantieri ecc e a servizio delle multinazionali
dell’energia.
Mobilitazione proletaria e popolare internazionalista in 3
giornate di lotta 23/24/25 febbraio.
Unire le lotte contro padroni e governo per aumenti
salariali - difesa del reddito di cittadinanza - salario minimo 
a 10 euro - riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga
no alternanza scuola lavoro/ no alla scuola di classe.
No morti sul lavoro/ no morti da inquinamento Casa reddito
documenti per tutti i migranti.
Fronte unico di classe 


25 gennaio - TARANTO: LO SLAI COBAS SC PER ALFREDO COSPITO

 

Lettera aperta agli avvocati, giuristi di Taranto: per Alfredo Cospito

Lo Slai Cobas di Taranto fa appello agli avvocati, giuristi di Taranto a firmare, far circolare, rendere pubblico questo appello nazionale e prendere ogni iniziativa possibile e urgente per salvare la vita di Alfredo Cospito da quasi 100 giorni in sciopero della fame, sostenendo le sue richieste: fuori dal 41bis, no al carcere ostativo.

Per info WA 3519575628 slaicobasta@gmail.com; agli stessi indirizzi potete inviare, comunicati, altre prese di posizione pubbliche, notizie di iniziative.

PER LA VITA DI ALFREDO COSPITO 

appello al Ministro della giustizia e all’Amministrazione penitenziaria

Alfredo Cospito è a un passo dalla morte nel carcere di Bancali a Sassari all’esito di uno sciopero della fame che dura, ormai, da 80 giorni. Detenuto in forza di una condanna a 20 anni di reclusione per avere promosso e diretto la FAI-Federazione Anarchica Informale (considerata associazione con finalità di terrorismo) e per alcuni attentati uno dei quali qualificato come strage pur in assenza di morti o feriti, Cosito è in carcere da oltre 10 anni, avendo in precedenza scontato, senza soluzione di continuità, una condanna per il ferimento dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. Dal 2016 è stato inserito nel circuito penitenziario di Alta Sicurezza 2, mantenendo, peraltro, condizioni di socialità all’interno dell’istituto e rapporti con l’esterno. Ciò sino al 4 maggio 2022, quando è stato sottoposto al regime previsto dall’art. 41 bis ordinamento penitenziario, con esclusione di ogni possibilità di corrispondenza, diminuzione deol’aria a due ore trascorse in un cubicolo di cemento di pochi metri quadri e riduzione della socialità a una sola ora al giorno in una saletta assieme a tre detenuti. Per protestare contro l’applicazione di tale regime e contro l’ergastolo ostativo, il 20 ottobre scorso Cospito ha iniziato uno sciopero della fame che si protrae tuttora con perdita di 35 chilogrammi di peso e preoccupante calo di potassio, necessario per il corretto funzionamento dei muscoli involontari tra cui il cuore. La situazione si fa ogni giorno più grave, e Cospito non intende sospendere lo sciopero, come ha dichiarato nell’ultima udienza davanti al Tribunale di sorveglianza di Roma:

«Sono condannato in un limbo senza fine, in attesa della fine dei miei giorni. Non ci sto e non mi arrendo. Continuerò il mio sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo fino all’ultimo mio respiro».

25 gennaio - ENNESIMA MORTE DI MIGRANTI NEI GHETTI DELLO SFRUTTAMENTO: Borgo Mezzanone: Sappiamo chi è Stato, giù le mani da chi vive nei ghetti.

 comunicato di

Comitato Lavoratori delle Campagne

Come sempre accade in questi casi, le prime reazioni alla notizia dell’ennesima morte in un ghetto sono l’incredulità e lo sgomento. Chi vive in queste condizioni sa benissimo che la sua vita è appesa a un filo, e che potrebbe capitare a chiunque di morire come questa volta è toccato a Queen e Ibrahim (Soldier per gli amici), intossicati dalle esalazioni di un braciere che usavano per scaldarsi.

Ma chi vive o ha vissuto in un ghetto sa altrettanto bene di chi sono le responsabilità: di chi lascia che le persone vivano senza elettricità né riscaldamento, senza documenti né acqua corrente, costretti a costruirsi un alloggio di fortuna e a subire innumerevoli umiliazioni nella speranza di sopravvivere e magari mandare i soldi a casa. Insomma, la colpa è di governo e padroni: si parla di centinaia di milioni di fondi PNRR, come prima si è fatto con altri finanziamenti, per superare i ghetti, ma sappiamo che senza regolarizzare chi non ha i documenti tutto è vano. E sappiamo che “superare i ghetti” nel linguaggio della politica significa semplicemente crearne di più controllati (ma di certo non più sicuri o vivibili), dando soldi agli amici degli amici.

Questo non significa però che chi vive in un ghetto subisca in silenzio, né che si faccia strumentalizzare come spesso associazioni, sindacati e partiti provano a fare, presentandosi solo quando “scappa il morto” e cercando goffamente di attestarsi come portavoce delle rivendicazioni di coloro che, in realtà, le portano avanti autonomamente da anni - ostacolati da quegli stessi che oggi si presentano come amici e solidali.

Ora basta! Non dimentichiamo, non perdoniamo. Case, documenti e contratti per tutt*! Un abbraccio alle famiglie e agli amici di chi oggi non c’è più. Rest in power.


martedì 24 gennaio 2023

24 gennaio - INTENSIFICARE LA BATTAGLIA, OVUNQUE, PER ALFREDO: VERSO APA 18 FEBBRAIO ROMA

 

CASO COSPITO: COMUNICATO DELLA REDAZIONE DI RADIO ONDA D’URTO.

Martedì 24 gennaio 2023: Comunicato di Radio Onda d’Urto, emittente radiofonica di
movimento di Brescia e Milano, testata giornalistica regolarmente iscritta al Tribunale
di Brescia (n. 24/86).

CASO ALFREDO COSPITO: VIETATO PARLARE…CON RADIO ONDA D’URTO? 

La domanda sorge spontanea, leggendo il documento diffuso lunedì 23 gennaio 2023 dal
Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del carcere di Sassari, dove si trova in regime di 41 bis l’esponente anarchico in sciopero della fame dal 20 ottobre 2022.

Il Dap, organismo che fa capo al Ministero della Giustizia, ha comunicato all’avvocato di
Cospito, Flavio Rossi Albertini, il nulla osta alla visita giovedì 26 gennaio in carcere da parte
della dottoressa di fiducia, Angelica Milia, più volte ai microfoni di Radio Onda d’Urto proprio
per aggiornare lo stato di salute di Cospito.

Nella nota la neodirettrice reggente del carcere di Bancali (Sassari), dottoressa Carmen Forino,
scrive: “visto quanto segnalato dal Direttore Generale della D.G.D.1., con nota pervenuta a
questa Direzione in data 20.01.2023, la Dr.ssa Milia viene diffidata a rilasciare a seguito delle
visite, dichiarazioni all’emittente radio “Onda d’Urto”, al fine di non vanificare le finalità del
regime di cui all’ex art. 41 bis O.P. Ulteriori dichiarazioni rese in tal senso, potranno indurre
questa A.D. a valutare la revoca dell’autorizzazione all’accesso in Istituto”.

24 gennaio - TARANTO, SUL PROCESSO "AMBIENTE SVENDUTO": L'assemblea parti civili/avvocati su processo Ilva. Decisioni

 

Si è tenuta l’assemblea dei rappresentanti delle parti civili del processo Ilva, coordinate dallo Slai Cobas (oltre 100, operai, lavoratori, cittadini) von i legali di Taranto, rappresentati dall’Avv. Lamanna e di Torino, Avv. Vitale e Pellegrin, per fare il punto della situazione dopo l’uscita nel mese scorso della sentenza completa delle motivazioni e definitiva del processo “Ambiente svenduto”. 3700 pagine.

L’assemblea ha confermato il giudizio positivo sulla sentenza e il massimo sostegno dello Slai Cobas alle parti civili, affinché essa venga confermata in sede di appello, a fronte delle opposizioni che l’hanno impugnata.

Denuncia il ruolo di prima fila che ha assunto la Regione Puglia del governo Emiliano nell’opposizione alla sentenza, a difesa e copertura degli esponenti regionali, Vendola, ecc., che sono stati condannati.

Le parti civili e gli avvocati hanno deciso di attivarsi affinché ora siano possibili le provvisionali di risarcimento decise dalla sentenza.

La situazione si presenta molto complessa e anche confusa per il gran numero di parti civili esistenti e per il mancato coordinamento di esse per ottenere le provvisionali.

Gli avvocati delle nostre parti civili hanno deciso come primo passo di reiterare la richiesta di risarcimento agli avvocati degli imputati, ora che non ci sono ragioni perché le provvisionali non vengano pagate.

Sarà dato un tempo breve per le eventuali risposte, dopo di che si passerà all’azione di ingiunzione diretta verso alcuni imputati ritenuti più solvibili.

L’assemblea raccogliendo l’invito degli avvocati, che ricordiamo svolgono questa loro attività a titolo assolutamente gratuito, rispondendo ad un impegno sociale, politico e civico, ha deciso di creare un fondo tra tutte le parti civili volto a coprire le spese necessarie per l’azione risarcitoria condotta dagli avvocati; con l’obiettivo di rendere meno oneroso possibile, dato che le parti civili da noi organizzate sono operai, lavoratori, cittadini che vivono di salari, di pensione, o precari e appartenenti alle fasce popolari più deboli.

Chiaramente intendiamo via via, se sarà necessario, estendere questa sottoscrizione pre le spese con appositi appelli e iniziative.

L’assemblea ha deciso di riconvocarsi entro un mese per proseguire nell’iniziativa.

Info/contatti, adesioni e sostegno: Slai Cobas via Livio Andronico, 47 Taranto – slaicobasta@gmail.com – WA 3519575628 – tel 3475301704


24 gennaio - info da tarantocontro: I lavoratori e lavoratrici ex Pasquinelli riprendono a lottare per il lavoro

 

I lavoratori ex Pasquinelli tornano alla lotta perché dopo le promesse di fine anno di ripresa del lavoro sull'impianto di selezione Pasquinelli da gennaio, i fatti stanno duramente a dimostrare che i tempi si allungano, ora si parla di marzo, e le prospettive tornano a non essere affatto chiare.

L'impianto di selezione i cui lavori dovevano essere già ultimati è ancora da terminare; e se non è ultimato questo passaggio, l'Amiu non avvia la gara per l'affidamento dell'esercizio dell'impianto.

Per questo ieri i lavoratori sono tornati in un presidio combattivo sotto Palazzo di citta'. A fronte di questa protesta si è saputo che ieri mattina si è riunita la commissione ambiente del Comune con l'Amiu sulla situazione della Pasquinelli.

Ma ancora una volta i diretti interessati, i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali non sono stati ricevuti e hanno dovuto avere qualche notizia solo in via informale, tra queste che domani, giovedì, ci dovrebbe essere un incontro tra il Presidente dell'Amiu e la ditta che sta facendo i lavori sull'impianto.

I 21 lavoratori chiedono urgentemente LAVORO! Non possono campare in questi mesi con la miseria di 400 euro, in una situazione in cui aumenta tutto.

O si avvia l'impianto e i lavoratori tornano a lavorare, o nel frattempo devono svolgere altri lavori.

La lotta continuerà nei prossimi giorni!

Slai Cobas sc Taranto

domenica 22 gennaio 2023

22 gennaio - Importante: IL 6 FEBBRAIO SI AVVIA LA FORMAZIONE MARXISTA, in presenza in una sede, Taranto, e in collegamento on line con altre realta'

 

Come pensiamo avverra' la Formazione marxista e i criteri e gli scopi.

Per la Formazione marxista si intende dividere tutto il materiale in tre sezioni di tre trimestri. 

Nel primo trimestre esporre le categorie fondamentali: denaro, capitale, salario; nel secondo trimestre il processo di accumulazione capitalista, questo è il cuore di tutto quanto, perché nel concetto di accumulazione perchè si vede come il rapporto fondamentale non è lavoratore e il singolo capitalista, la società borghese per come si presenta fa apparire come se sono gli individui che scambiano, invece questi individui si muovono secondo determinate leggi sociali. Il capitale appare subito con un rapporto sociale complesso.
Nel terzo trimestre affronteremo la riproduzione del capitale nella circolazione, cioè la realizzazione del plusvalore. Quando il plusvalore si trasforma in profitto e il profitto si trasforma in interesse spariscono gli individui, non vedono più da dove viene il plusvalore, non vedono più neanche le classi.

Ogni trimestre dovrebbe svolgersi cosi': cominciare con una lezione in cui esporre le categorie più importanti, questo sara' fatto dal prof. Di Marco; dopodiché Di Marco segnalera' pezzi scelti su cui lavorare nelle proprie realtà, quindi man mano che escono domande, interventi nell'arco del trimestre, saranno inviate a Di Marco che vi comincera' a lavorare, per fare a fine trimestre una seduta per risponde alle domande, e quindi are la nuova lezione che introduce la fase successiva.

Quindi: introduzione, studio sui pezzi segnalati, risposta alle domande, discussione, che viene dopo che si è "digerita" la lezione. E' importante che la lezione iniziale sia in presenza in una sede, in collegamento con altre realta' e interessati, e che l'appuntamento finale sia in presenza per tutti in un luogo unico.

Ricordando il giovane Marx: non vogliamo dare nuovi principi al mondo ma vogliamo dare nuovi principi al mondo per il mondo successivo traendoli dai suoi stessi principi; questo è l'agire rivoluzionario. 

Noi vogliamo inserire organicamente nel progetto di assemblea proletaria anticapitalista il lavoro teorico e formativo sia come autoformazione delle avanguardie di lotta e dei movimenti sia come lotta teorica, perché senza la lotta teorica non possiamo consolidare un'unità superiore che si traduce in una maggiore forza, maggiore capacità di agire e di conquistare nuove energie.

Noi non ci proponiamo di formare degli individui, questo va bene ma sarebbe una visione limitata, ma di introdurre nelle forme organizzate collettive un livello più alto di conoscenza teorica che guidi la pratica.

La dimensione trimestrale permette questo tipo di Formazione. Il campo è quello della formazione che chiameremo di base, che non vuol dire elementare, perché è "l'università della classe" l'obiettivo non la la scuola elementare. 

Le questioni scientifiche vivono nella vita quotidiana attraverso gli effetti, ma passare dagli effetti alle cause, dalla coscienza elementare alla coscienza scientifica è appunto la ragione per cui noi esistiamo, ci definiamo comunisti.

Noi dobbiamo invitare a partecipare alla "Formazione marxista" tutti i militanti, gli attivisti operai, le lavoratrici, per questo deve essere una formazione pubblica e una formazione estesa semplificata; nel metodo con cui si sviluppa e soprattutto nel merito invece il tipo di formazione non deve essere per niente banale, deve essere di livello "universitario" tra virgolette.

In questa tipo di formazione tre elementi sono fondamentali: la lezione, perché non dobbiamo dire alle persone: studiatevi il 'Capitale', né tantomeno basare la formazione su quello che gli può interessare o non gli può interessare, su ciò che capisce o ciò non non capisce, ma su ciò che è necessario e giusto per comprendere; poi sono fondamentali i 3/4 pezzi indicati, perchè non si tratta di indicar una bibliografia ai compagni o alle avanguardie, ai lavoratori che vogliono partecipare perchè avremmo rovesciato su di loro un problema che invece noi dobbiamo risolvere per dare ai compagni, agli operai la possibilità concreta di impadronirsi delle cose, poi faranno il resto loro; lo stesso dibattito non è per mettere alla discussione cento idee ma per permettere di arrivare a una idea unica del sistema, del capitalismo, un'idea unica della nostra di classe.


22 gennaio - una strage dimenticata: Manfredonia, 45 anni di morti operaie

 testo e video dell’associazione “Salute pubblica”

 MANFREDONIA: A 45 ANNI DALLA ESPLOSIONE DELLA COLONNA DELL’ARSENICO UN AGGIORNAMENTO SULLA SALUTE DEI LAVORATORI COINVOLTI NELL’INCIDENTE

CON IL VIDEO DELLA PRESENTAZIONE DEI DATI

http://www.salutepubblica.net/manfredonia-a-45-anni-dalla-esplosione-della-colonna-dellarsenico-un-aggiornamento-sulla-salute-dei-lavoratori-coinvolti-nellincidente/

Sono trascorsi oltre 45 anni dal 26 settembre 1976 quando più di 30 tonnellate di anidride arseniosa si riversarono sull’area dell’ANIC di Manfredonia e sulla città (Mangia e colleghi, 2018). Grazie al lavoro di due ricercatori pubblici quella storia sanitaria oltre che industriale non è destinata alla “damnatio memoriae.” Emilio Gianicolo, ricercatore dell’Università di Mainz, e Rossana Di Stato, statistica dell’Università di Bologna, con la collaborazione del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Foggia diretto da Luigi Urbano, hanno aggiornato la coorte dei lavoratori del petrolchimico che quella mattina di 46 anni fa furono coinvolti nell’incidente. Si tratta di oltre 1800 lavoratori seguiti in questi 45 anni, dal 1976 al 2021. Un primo studio fu effettuato alla fine degli anni Novanta dai consulenti della Procura della Repubblica di Foggia nell’ambito del procedimento penale avviato dal sostituto procuratore Lidia Giorgio nell’ambito dell’inchiesta seguita alla denuncia di Medicina Democratica e del lavoratore ammalato Nicola Lovecchio. In questo studio, condotto da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, erano stati inclusi, per i lavoratori dell’indotto, solo quelli per i quali era stato dichiarato l’infortunio in ragione degli alti valori di arsenico nelle urine (arsenicuria). Un primo aggiornamento fino al 2016 della stessa coorte fu condotto nell’ambito della Ricerca Partecipata promossa dal Comune di Manfredonia (Gianicolo e colleghi, 2019). In questo secondo aggiornamento presentato il 22 dicembre scorso ad un convegno promosso dalla ASL foggiana proprio a Manfredonia sono stati inclusi tutti i lavoratori dell’appalto recuperando i circa 400 originariamente esclusi. Purtroppo, i ricercatori non sono riusciti a venire in possesso delle arsenicurie di ciascun soggetto, pure rilevate all’epoca.

sabato 21 gennaio 2023

21 gennaio - Dalla manifestazione di Roma gli interventi conclusivi di FIOM, USB, UILM a conclusione dell'incontro al Ministero

 

Gli interventi dei segretari a fine incontro

E' utile che gli operai, la maggior parte non andata a Roma, sentano quello che hanno detto i tre segretari presenti all'incontro. Noi siamo d'accordo sulla denuncia che fanno dell'incontro stesso, e dell'azione divisoria fatta dagli Enti locali che si erano messi gia' d'accordo col governo e ora di fatto appoggiano il decreto; ma a tali lamentele non corrisponde ancora un preciso piano di lotta, anzi si danno indicazioni che deviano dalla necessaria, più dura/continua e più chiara risposta di lotta contro padroni e governo, in fabbrica e in citta', e soprattutto si continua a non porre come primcipali e prioritari gli obiettivi che nell'immediato e nel prossimo futuro possano difendere gli interessi degli operai.

Di Palma /Fiom, sottolineando positivamente l'"apertura" di Urso sulla possibilita' di modificare il decreto su proposte delle organizzazioni sindacali, ha detto che i nuovi scioperi devono servire ed essere finalizzati a questo scopo, a "convincere Ministro e governo a prendere in mano l'azienda". Li' dove i sindacati stessi hanno nello stesso tempo detto che Urso vuole operare solo nella direzione posta dal decreto e che ha detto un chiaro No ad aumentare l'intervento pubblico prima del 2024 e chiaramente No ad una nazionalizzazione; li 'dove, quindi, Urso e il governo hanno detto che continueranno nella strada voluta da ArcelroMittal, 680 milioni ora e poi 1 miliardo per sostenere l'azienda e la produzione. Quindi questa modifica del decreto è un bluff, che dara' fiato solo a parlamentari e addetti ai lavori. Inutile e deviante invece per la lotta degli operai e gli obiettivi operai.

Rizzo/Usb, pur parlando di avviare iniziative di lotta senza escludere niente, di fatto anche l'Usb ha sottolineato la disponibilita' del governo/Urso a modificare il decreto, e quindi gli obiettivi della lotta sarebbero soprattutto questa modifica; poi ha criticato Urso che prima aveva detto una cosa sull'anticipazione del capitale pubblico e poi all'incontro avrebbe detto il contrario (main realta' le vere intenzioni del governo si erano gia' capite prima). Fermo restando che sia privato sia pubblico la prospettiva resterebbe comunque di 2500 esuberi, licenziamenti negli appalti, non rientro dei cassintegrati Ilva AS. Questo fa capire quanto sia illusoria, inutile la strada delle modifiche.

Rizzo poi denuncia a Roma l'"accordo di programma", quando fino ad ora ha sempre sostenuto la sottoscrizione di un accordo di programma tipo Genova per garantire fuori dall'ex Ilva occupazione ai lavoratori in cigs in Ilva AS e per ridurre quantomeno il peso della produzione di acciaio per una ricinversione produttiva.i

Palombella/Uilm, ma il massimo del sistema di alzare un polverone per poi proporre... un'esposto alla Magistratura, lo ha fatto Palombella. Si' continuare la lotta... ma le iniziative di lotta devono soprattutto servire a "impugnare davanti alla Magistratura l'accordo del 2018, perchè quell'accordo va rispettato". Quindi, nessuna concreta indicazione per proseguire scioperi e iniziative di lotta ma... costruire subito un "pool di avvocati" per questa impugnazione. Cosi', ha aggiunto, li metteremo in difficolta'...

21 gennaio - sulla manifestazione ex Ilva: Roma: dal resoconto/commento di un operaio Ilva AS dello Slai Cobas

Scortati dalla polizia sin dall'uscita del casello autostradale, la carovana di ben 14 pullman e circa settecento operai si è diretta al Mimit per sostenere le proprie ragioni rispetto ai dettami da fascismo aziendale di Acciaierie d'Italia; arrivato intorno alle due del pomeriggio il breve corteo composto da lavoratori e delegati Fiom, Uilm ed USB ha intonato cori contro l'attuale direzione aziendale composta da una maggioranza da ArcelorMittal e da una minoranza (solo per il momento) da Invitalia.
All'arrivo alla sede del ministero c'era una sparuta presenza di delegati Fim che, bontà loro ma non ce ne stupiamo affatto, non ha aderito né allo sciopero né alla manifestazione ma comunque presente in quanto anch'essa convocata al tavolo ministeriale.
La posizione dello Slai Cobas per il sindacato di classe è stata di aderente allo sciopero in quanto strumento principale di lotta per l'affermazione dei diritti dei lavoratori ma non alla manifestazione stessa in quanto portatrice di una visione distorta della realtà che vorrebbe l'aumento di capitale della parte pubblica come panacea ai mali dei dipendenti AdI, Ilva in AS e indotto sapendo per esperienza che non sarà così in quanto:
Bernabè ha già più volte dichiarato di essere d'accordo con la linea di Lucia Morselli;
Lo Stato ha già gestito lo stabilimento per oltre tre anni tra il 2015 ed il 2018 senza alcun beneficio per i lavoratori;
Lo Stato non gestisce uno stabilimento siderurgico per amore della società ma bensì, come per ogni privato, per trarne un profitto e se questo vuol dire eliminare forza lavoro non c'è trippa per gatti come dimostra la questione Alitalia.

Bella la presenza al presidio, seppur sparuta, a sostegno degli operai di Potere al Popolo, Cambiare Rotta, PCI ed OSA, indicativo di come la solidarietà nella lotta sia parte integrante della nostra ideologia. Di contro si può parlare di controllo capillare e sistematico delle forze dell’ordine verso i manifestanti, come già detto all'inizio; sin dall'uscita dell'autostrada le forze dell’ordine hanno “preso in carico” la scorta dei manifestanti ed una volta arrivati hanno impedito con lunghi cordoni di polizia l'allontanamento degli stessi dal piccolo recinto creato apposta, in pratica dei “polli d’allevamento” trattati come tali anche da questo governo che si continua imperterrito a finanziare indiscriminatamente ArcelorMittal attraverso il PNRR e decreti ogni genere di richiesta senza che alcun lavoratore benefici del becco di un quattrino o di sicurezza del lavoro, fine della cassintegrazione.
Numerosi gli interventi dal palco tra i quali si distingue per intensità quello di uno studente che ha ricordato come la questione Ilva riguardi non solo il territorio di Taranto ma tutta la nazione e sia emblematica della condizione di tutti gli sfruttati e non solo dei dipendenti diretti di quello stabilimento, e di come gli studenti siano un tutt'uno con la classe operaia, commovente tra l'altro il ricordo che ha fatto di Lorenzo Parelli, lo studente morto in provincia di Udine in alternanza scuola-lavoro e del quale cade proprio in questi giorni l'anniversario del suo infortunio mortale.

21 gennaio - UN IMPORTANTE E UTILE OPUSCOLO SULLA BATTAGLIA X SALUTE E SICUREZZA: esce il "Memoriale del processo Ilva/Ambiente svenduto" Taranto - info slaicobasta@gmail.com

 

Per richiedere copia: tarantocontro@gmail.com

21 gennaio - per il dibattito: scuola e precarietà. La bidella pendolare e la voce del padrone…

 

… anche per bocca degli sfruttati (per disperazione o in “servitù volontaria”).

Gianluca Cicinelli per Diogene (*)


 

L’esercito degli odiatori, convinti di essere antisistema perchè, furbi loro, non credono a niente e non li si può fregare, ha trovato un nuovo bersaglio.

La storia della signora che fa la bidella a Milano, a cui Il Giorno ha dedicato mercoledì tre articoli è vera. Abbiamo verificato  ieri mattina chiamando la scuola e parlando con alcuni colleghi della bidella.

L’unico infortunio vero tra le informazioni fornite nell’articolo riguarda il costo edulcorato del treno. Facciamo quindi un passo indietro e ricostruiamo la vicenda.

Giuseppina Giuliano, che vive a Napoli con i genitori fa la bidella a Milano presso il liceo artistico Boccioni di piazzale Arduino, ogni giorno va e torna dal lavoro in treno. Dieci ore in tutto.

Prima questione: il giornalista non ha verificato il costo del treno che secondo la bidella è più economico dell’affitto che pagherebbe a Milano.

Seconda questione: verificato che lo stipendio è di 1165 euro al mese, l’unica cosa che si può contestare alla signora Giuliano è se risparmiare qualche euro valga la pena di tanto strazio.

“Una bufala”, “notizia falsa”, scrivono sui social non soltanto gli haters ma anche chi vive in un mondo del quale il pendolarismo estremo, che riguarda migliaia di persone, non fa parte.

Qual è stato il problema? Chi ha tirato fuori la notizia – che c’è tutta e come detto l’abbiamo verificata, controllando anche che il treno costa molto di più – ha puntato sull’aspetto costi/benefici.

Non è quello il vero punto centrale della storia secondo noi di Diogene. La vicenda della signora Giuseppina può essere più estrema per il viaggio di 1600 km al giorno, ma non è affatto isolata.

L’Istat ci dice che In Italia ci sono 33 milioni di pendolari, 22 milioni sono lavoratori e 11 milioni sono studenti. 900 mila italiani prendono il treno tutti i giorni.

Quando si parla di pendolari si pensa sempre a operai, in prevalenza, ma il numero dei pendolari legati alla scuola raggiunge un terzo sul totale dei pendolari italiani.

Ma c’è di più.

Se avete la pazienza di andare sui blog degli operatori scolastici, docenti e non, non solo trovate storie analoghe a quella della signora Giuseppina, ma di chi si sposta senza certezza di lavorare quel giorno. Ovvero: numerosi supplenti raggiungono comunque il luogo scolastico dove sono in graduatoria senza certezza di avere la supplenza quel giorno ma per essere pronti nel caso si profili l’opportunità.

Il mercato delle bestie è più onesto. E almeno in quel caso le spese di trasporto sono a carico dei macellai. Ma la cultura dei padroni è ormai talmente diffusa che si punta l’indice sullo sfruttato.

21 gennaio - A difesa del profitto....ovvero repressione sindacale x dire una verità chiara a turri i lavoratori che lottano per i propri diritti: le forze dell'ordine sono al servizio del capitale

 

gennaio 20, 2023

Lino Parra, denunciato dalla Polizia e rinviato a giudizio perché durante un volantinaggio di fronte ai cancelli della Sevel (gruppo FCA) di Atessa, con il megafono avrebbe pronunciato la frase: “Voi della Polizia siete la morte degli operai, perché non andate a indagare su chi ha ammazzato Luana a Prato. La Polizia ammazza gli operai. Voi siete contro gli operai”.

di Renato Turturro

Decine di autobus si dirigono per tre turni al giorno dalle regioni limitrofe verso la Val di Sangro, un viaggio quotidiano, anche di quattro ore tra andata e ritorno, che con il turno di lavoro fa un totale di 12 ore. Ma non basta, perché da molto tempo, all’interno della Sevel, è pratica comune imporre con il ricatto lo straordinario per farlo diventare orario ordinario, soprattutto agli interinali e ai contratti a termine. Cassaintegrazione, ammortizzatori sociali vari per dare respiro a un mercato dell’automotive in crisi (tanto pagano gli operai, le operaie, paghiamo tutti!), impedimento dell’azione sindacale conflittuale, divisione scientificamente studiata tra operai combattivi e i ricattabili, non riconoscimento di inidoneità alla mansione, punizioni subdole e controllo totale. Tutte pratiche per piegare corpi e menti, addomesticarle, garantire il regime di subordinazione. D’altronde in territori a forte migrazione, ci può permettere di tutto, no?

Ci si può permettere di far pisciare addosso un operaio che chiede ripetutamente di andare in bagno (per problemi di salute), negandogli il permesso alla pausa straordinaria, si ci può permettere di far morire in subappalto un lavoratore ed essere subito tenuti fuori dagli indagati già nella fase delle indagini preliminari. Un mese fa, c’è stato il rinvio a giudizio per il decesso in Sevel dell’operaio esterno Cristian Terilli, 28 anni, di Pignataro Interamna (Frosinone),  avvenuto il 3 gennaio 2020. Sono accusati di omicidio colposo solo i tre appartenenti alla Comau di Torino, azienda della galassia ex Fca che vinse l’appalto, e della ditta di subappalto Sinergia srl di Cassino. Uscita di scena la Sevel, i cui responsabili sono stati prosciolti per l’assoluta estraneità ai fatti. Eppure Terilli rimase schiacciato dal crollo di un impianto robotico, proprio per l’assenza di una valutazione dei rischi sulle fasi dello smontaggio della linea, accusava il pm che seguiva l’indagine. Un’operazione di adeguamento e modifica del macchinario, non prevista dai relativi manuali di uso e manutenzione. Per la Procura frentana ci fu negligenza, imperizia e imprudenza nonché violazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Terilli morì per trauma da schiacciamento addomino – toracico a seguito dell’improvviso abbassamento del bilancino sotto il quale stava lavorando a seguito dello spostamento del martinetto idraulico posto sotto la traversa della testata della linea prima della stazione OP10.

21 gennaio - info/corrispondenza: STELLANTIS MELFI, VENDEREBBERO ANCHE LA MADRE

 

In Stellantis a Melfi è tutto un gran casino e si tira avanti alla giornata. Mentre nello stabilimento continuano i lavori di abbattimento e spianamento per portare all’interno dello stabilimento centrale lavorazioni che adesso si fanno nelle fabbriche dell’indotto, gli operai si adeguano e il padrone fa quello che vuole. Ci sono operai che accettano e vengono mandati in trasferta negli altri stabilimenti con centinaia di euro in più in tasca. Ci sono operai che preferiscono mollare, accettano i soldi dell’incentivo al licenziamento e tornano a casa, molti non sapendo ancora cosa fare di nuovo, l’importante è liberarsi da quella condizione di sempre maggiore sfruttamento. Alcuni sperano, dopo aver preso i soldi offerti dal padrone per licenziarsi, di agganciare la pensione dopo il periodo d’indennità mensile di disoccupazione. Altri operai più giovani mollano, sognando di trovare qualcosa di meglio, se non l’hanno già trovata. Altri lavoratori che pur si vantavano di essere dei lottatori, vendono la propria simbolica spada al padrone a buon prezzo e in cambio di soldi accettano di licenziarsi. Soggetti che così mettono al centro i propri interessi personali e individuali, ma non hanno il coraggio di ammetterlo, e pur abbandonando la nave che rischia di affondare, vogliono essere ricordati per le gesta che sono riusciti a mettere in campo solo perchè gli operai hanno alzato la testa. In fabbrica restano gli operai che quotidianamente vengono sfruttati e mortificati da un padrone sempre più affamato di profitti. Un padrone che utilizza la piccola aristocrazia operaia nelle fila del sindacato ancora presente in fabbrica. Delegatini che non sanno fare altro che inviare i messaggini del padrone. Gli inoltratori di messaggi. Una figura che può essere inserita nel nuovo contratto nazionale che stanno per firmare, una figura che serve per dire agli operai, a poche ore dall’inizio del turno, che non si lavora più.

venerdì 20 gennaio 2023

20 gennaio - EX ILVA/TA: Roma e dopo Roma .. e ora? - il comunicato dello Slai Cobas sc Taranto

 

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe ex Ilva Taranto si unisce alla protesta e alla netta insoddisfazione per l'esito dell'incontro romano di ieri, 19 gennaio.

Governo e Azienda hanno risposto negativamente alle istanze ed esigenze espresse dai lavoratori e organizzazioni sindacali, Slai Cobas sc compreso, che hanno scioperato per 32 ore in Acciaieria e nell'appalto di Taranto; uno sciopero difficile a fronte dell'azione antisciopero di Acciaierie, dei padroni di alcune ditte dell'appalto, spalleggiati sciaguratamente dalla Cisl e Ugl che hanno scelto di stare dalla parte di Acciaierie e governo contro i lavoratori, la loro unita' e le loro rivendicazioni.

All'incontro romano, in cui i erano presenti i dirigenti sindacali di Fiom, Uilm e Usb, sostenuti da 700 loro delegati e iscritti (lo Slai cobas non ha partecipato a Roma come organizzazione sia perchè è attualmente escluso dai Tavoli, sia per legittima, e confermata purtroppo, sfiducia nell'esito dell'incontro, nonchè per la debolezza e parzialita' della richiesta sostenuta dalle direzioni sindacali; vi erano comunque nostri operai iscritti per unirsi agli operai), il comportamento di governo e ArcelorMittal è stato ignobile, arrogante, offensivo nei confronti dei sindacati presenti e ancor più nei confrontti dei lavoratori in sciopero e di quei settori della popolazione contrari al decreto e in particolare all'immunita' penale.

Il governo si è presentato con un piattino gia' pronto: Si' al decreto, Si' alla Morselli, Si' ai soldi senza garanzia all'azienda, Si' allo scudo penale; No all'estensione dell'intervento pubblico e meno che mai ad ogni ipotesi di nazionalizzazione.

Il governo ha fatto di peggio nel metodo e nel merito. Nel metodo, non aspettando assolutamente questo incontro da esso stesso convocato, per decidere dall'alto e unilateralmente tutto; nel merito, perchè l'accordo preventivo tra governo e ArcelorMittal sui volumi produttivi per il 2023 e 2024 sancisce, alla luce di calcoli elementari, non solo il mancato rientro dei lavoratori attualmente in cassintegrazione Ilva AS ma ulteriori esuberi nell'ordine di 2500 lavoratori, con ricadute gravissime nell'appalto (altro che rientro delle attuali Ditte in sospensione...).

E' chiaro quindi il No di governo e padroni e la protesta di tutte le organizzazioni sinacali noi compresi sulle loro decisioni antioperaie e, per quanto riguarda lo scudo penale, anti cittadini, anti magistrati, ecc.

Condanniamo con fermezza la posizione e il ruolo assunto in questa occasione dal Presidente della Regione Emiliano e dal Sindaco Melucci, che hanno sottoscritto, senza colpo ferire e oggi se ne vantano, un miserrimo "accordo di programma" sulla testa e contro gli operai e le organizzazioni sindacali, con indecente ipocrisia = perchè tale è andare coi lavoratori e organizzazioni sindacali a Roma e uscirsene con un accordo preventivo, separato che dice Si' al decreto del governo, scudo penale compreso. Vergogna! Di che cosa sono espressione questi signori? Di tutto, tranne degli interessi di operai e delle masse popolari di Taranto.

Che fare ora?

Innanzitutto rilanciare la lotta unitaria degli operai, avendo chiaro, dopo Roma, chi sono i nemici in tutte le loro articolazioni;

fare chiarezza sugli obiettivi: nessuna chiusura, nessun esubero, rientro di tutti i cassintegrati, effettiva ambientalizzazione della fabbrica sotto il controllo operaio.;

appello dei lavoratori e delle organizzazioni sindacaòli alla mobilitazione generale di tutta la citta', fino allasciopero generale che paralizzi fabbriche e citta'.

Basta con le trattive a Roma sulla pelle di operai e citta'.

Lotta dura, chiara e senza paura, per imporre che ogni nuova trattativa si realizzi a Taranto. E' parte di questa battaglia una rigida difesa anche nei Tribunali dal peggioramento di leggi, accordi, sentenze che col nuovo decreto governo e padroni vogliono realizzare, andando indietro ai tempi di Riva, con la logica che portò Riva ad ottenere profitti e sfruttamento con le conseguenti morti operaie e inquinamento.

Lo Slai Cobas sc non ha fiducia che le stesse direzioni sindacali andate a Roma siano coerenti con i comizi che fanno e le cose dette nelle assemblee.

Siamo per un cambio, siamo per l'autorganizzazione dei lavoratori in organismi dal basso che si assumano il potere di decidere, rifiutando deleghe finora tradite o non rispettate.

SLAI COBAS per il sindacato di classe ex Ilva Taranto

3475301704 WA 3519575628




20 gennaio - info: PARIGI: DECINE DI MIGLIAIA IN PIAZZA CONTRO LA RIFORMA DELLE PENSIONI

 

Parigi molte decine di migliaia di persone sono scese in piazza nel pomeriggio di sabato 21 gennaio contro la riforma delle pensioni rilanciata dal governo Macron. Un corteo immenso, chiamato dalle organizzazioni giovanili e studentesche cui si sono uniti movimenti, partiti della sinistra e sindacati. Il consueto schieramento massiccio di polizia segue il corteo e non sono mancati momenti di scontro con la testa della manifestazione, composta da Gilets Jaunes, collettivi antifascisti, precarie e precari, realtà di movimento. La polizia ha tentato di spaccare il corteo, dividendo la testa dal resto. Tentativo respinto dalle e dai manifestanti.

La nuova riforma delle pensioni prevede l’allungamento da 62 a 64 anni dell’età pensionabile come principale provvedimento, oltre a ridurre i regimi previdenziali speciali per una serie di grandi realtà (dalle Ferrovie alla società di gas ed energia), con contestuale riduzione delle tutele per i lavori usuranti.

e una breve cronaca della giornata del 19

La Francia contro il massacro sulle pensioni….

Cronache di una giornata di mobilitazione tratte da Mediapart

Il 19 gennaio a Parigi 400 mila manifestanti. Anche Le Monde riconosce che “c’è stata una mobilitazione sindacale eccezionale per una giornata test“. Otto principali sindacati e cinque movimenti rappresentanti i giovani hanno partecipato insieme e in massa, fatto che non si vedeva da molto tempo. Per la seconda volta da quando è al potere (2017), Emmanuel Macron sta affrontando una sfida molto forte. Dopo le manifestazioni – di fine 2019 e inizio 2020 – contro il suo piano pensionistico universale, definitivamente abbandonato, è l’innalzamento dell’età pensionabile legale a 64 anni a sollevare venti contrari di rara intensità (ma 43 anni di contributi!!!).
Questa prima giornata nazionale di azione era stata già preannunciata molto popolare “con numeri che si avvicinano al milione” (mercoledì sera su TMC l’ha detto Laurent Berger, il segretario generale della CFDT). “Siamo a un livello di mobilitazione molto alto“, ha detto Philippe Martinez, il leader della CGT, poco prima di entrare nel corteo. E il governo già sa che: “Sarà un giovedì duro” (Clément Beaune, ministro delegato ai trasporti). Un fronte sindacale così ampio e affiatato non si vedeva da molto tempo.