sabato 6 luglio 2024

5 luglio - Dall'Avvocata Antonietta Ricci di Taranto - Solidarietà a Sebastiano Lamera - Una nuova minaccia allo stato di diritto. No al nuovo “ddl sicurezza”


Sebastiano Lamera, delegato di fabbrica dello Slai Cobas alla Tenaris Dalmine è stato raggiunto da un provvedimento repressivo consistente nel "foglio di via" col divieto di presenza nel Comune di Milano, con il chiaro obiettivo di impedirgli sia di condurre l'attività sindacale, dato che Sebastiano in quanto responsabile dello Slai Cobas del territorio segue diverse vertenze dei lavoratori anche nel milanese, sia soprattutto per impedire che partecipi e che assuma il ruolo d'avanguardia che gli viene riconosciuto nelle manifestazioni in solidarietà con la Palestina che si svolgono a Milano.

Hanno colpito ora Sebastiano, ma negli ultimi mesi una serie lunghissima di denunce, fogli di via, multe, obbligo di soggiorno e sorveglianza speciale, stanno raggiungendo diversi attivisti.

Sottacendo il lungo elenco di tutta l’azione di repressione che sistematicamente viene messa in atto dalla polizia nei confronti di qualsivoglia manifestazione giovanile/studentesca non violenta di dissenso o contestazione, è in atto una deliberata volontà di reprimere, dissuadere, bloccare qualsiasi conflitto sociale.

E’ una tendenza normativa repressiva che parte da lontano (decreto Minniti, Salvini, Lamorgese) ma che a seguito delle recenti modifiche legislative introdotte, a partire dal decreto Caivano, si è accentuata ancor di più e sta modellando una società diversa.

Da ultimo, il nuovo ddl sicurezza del governo – ossia il Disegno di legge n. 1660 (Piantedosi-Nordio-Crosetto) recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” – era fermo da mesi alla Camera, ma ora, a ridosso delle elezioni, la maggioranza sembra voler dare un’accelerata a questa norma-manifesto che negli ultimi giorni sta raccogliendo nuovi emendamenti repressivi e nel contempo ricevendo numerose critiche anche nelle audizioni.

Il disegno di legge 1660 Piantedosi-Nordio-Crosetto prevede una ulteriore criminalizzazione della marginalità sociale ed un ulteriore incremento della repressione del dissenso e del conflitto sociale oltre ad un ulteriore blindatura del carcere e l’aumento dei poteri delle polizie.

Questo nuovo provvedimento riporta alla filosofia securitaria, autoritaria e neoliberista che regge il governo Meloni: “il governo fa diventare il carcere e la pena gli unici strumenti di rimedio alle gravi carenze sociali presenti nel nostro paese, anche per la distruzione continua del welfare e i tagli alle spese sociali ed il conflitto viene relegato solo ad un problema di ordine pubblico” (Italo Di Sabato, Osservatorio repressione).

Anche per Susanna Marietti, del Coordinamento nazionale dell’associazione Antigone il nuovo ddl “è un disegno di legge pericolosissimo e perfino l’OSCE (l’Organizzazione europea per la sicurezza e la cooperazione) ha detto che mina lo stato di diritto in Italia. Ha una serie di norme che riguardano argomenti diversi, che introducono nuove fattispecie di reato, come l’occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui; la pena va anche a colpire i movimenti che organizzano queste occupazioni per colpire chi si fa carico di una questione sociale come quella del diritto all’abitare; riguarderà anche i picchetti antisfratto.” Si tratta, conclude Marietti di “uno spostamento dalle politiche sociali alle politiche penali”, una tendenza in corso già da tempo ma che ha avuto una accelerata con questo governo.

Pene altissime, nuovi reati, criminalizzazione del dissenso e del disagio sociale, fattispecie evanescenti e dubbi di incostituzionalità. Un passo indietro persino rispetto al vituperato codice Rocco che dovrebbe essere il parametro di un codice autoritario. Ma ora si fa peggio e non è da Stato di diritto.

E’ anche preoccupante la tendenza all'amministrativizzazione del diritto penale (fogli di via, sanzioni amministrative notevolmente inasprite, obbligo di soggiorno e sorveglianza speciale) perché anche se è vero che sono solo disposizioni amministrative, è anche vero che sono misure altrettanto afflittive come quelle penali senza però avere le garanzie del sistema penale.

Il testo del Ddl “sicurezza” introduce il reato di “rivolta in carcere”, inasprisce le pene nell’ambito di “manifestazioni di piazza”, trasforma in reato penale il “blocco stradale”, inasprisce le pene per i reati di “oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale” e rende possibile la detenzione di armi, da parte di agenti e funzionari di pubblica sicurezza, diverse da quella di ordinanza, anche quando non sono in servizio.

Come se non bastasse, con un emendamento presentato al Ddl dal deputato Igor Iezzi (Lega Nord) si propone l’inserimento di una nuova aggravante dei reati contro la “pubblica incolumità” tagliata su misura della molteplice rete di attivisti che da anni protestano contro le grandi opere (a partire da tav, ponte sullo stretto, tap e rigassifcatori): se fosse approvato verrebbe previsto il carcere da 4 a 20 anni per chi, anche con atti simbolici, possa anche solo “minacciare il blocco di opere infrastrutturali” o “impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica”.

Gli effetti di questo provvedimento sul nostro ordinamento giuridico sono preoccupanti per la deriva di natura autoritaria ed estremamente pericolosa che segnerà sui diritti dei cittadini e di determinate categorie di persone, specie le più marginali.

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