sabato 5 aprile 2025

5 aprile - Per comprendere e orientarsi: La guerra mondiale dei dazi e gli effetti sulla classe operaia e le masse

dal blog proletari comunisti

Il 2 aprile Trump ha scatenato la guerra commerciale mondiale - qualcuno dice che sarà una data che passerà alla storia - con la presentazione di un elenco di paesi e con i relativi dazi che gli Stati Uniti applicheranno ad ogni paese, in quella tragica sceneggiata alla Casa Bianca, davanti alla sua claque, dove ha elencato, paese per paese, il tipo di dazi che vuole imporre.

La giustificazione per questi dazi è, da un lato, quella della necessità di fare soldi per rendere l'America ricca di nuovo, un'affermazione veramente assurda visto che gli Stati Uniti hanno il Pil  più alto al mondo, 20 mila miliardi mentre quello della Germania è intorno a 4 mila miliardi e il Giappone 5 mila miliardi e dall'altro, invece, quello di costringere, per chi volesse continuare a vendere negli Stati Uniti, a produrre direttamente negli Stati Uniti, quindi un tentativo di reindustrializzazione del paese, visto che, come dice lui, negli anni le industrie sono quasi scomparse negli Stati Uniti colpendo la classe operaia per quantità, tant'è che in questa tragica sceneggiata ha chiamato accanto a sé un operaio che ha detto che quest'operazione che stava facendo era corretta perché si parla di deindustrializzazione e di necessità di reindustrializzare.

I dazi però questo aspetto lo toccano e lo toccano non come dice Trump, ma in forme diverse, perché Trump su queste cose ha detto un sacco di bugie. I dazi nella tabella sono molto pesanti, questo significa che essendo così pesanti impediranno oggettivamente a molti paesi di continuare ad esportare negli Stati Uniti. Per la Cina, per esempio, che è quella che è più colpita, c'erano già dazi precedenti ma ora ce ne sono altri di 34%, per cui si arriva a un totale di 54%.

L'Unione Europea aveva già dei dazi del 25%, adesso ce ne sono un 20% di dazi in più. Il Vietnam, per esempio, è stato colpito pesantemente con il 46%, poi c'è Taiwan con il 32%, il Giappone 24%. Nessuno viene escluso, amici o 25% e così via. Perfino lo Sri Lanka, uno dei paesi più poveri al mondo, avrà dazi del 44%.

Questi dazi porteranno per forza ad un aumento dei costi di fatto perché se si vuole continuare a vendere, a smerciare in quel paese, bisognerà pagare all'ingresso, alla dogana, i soldi che vanno appunto in genere al governo, che poi li dovrà gestire. Ma visto come andranno le cose, vista la crisi che procurerà questo aumento dei dazi in generale sul commercio mondiale e sulla produzione mondiale, probabilmente questi soldi che lo Stato incasserà serviranno, come alcuni già accennano, a compensare dal punto di vista sia dell'aiuto ai padroni, in generale all'economia, ma anche a un sostegno generalizzato ai prezzi che aumentano e quindi è un cane che si morde la coda, cioè non risolverà il problema che è stato messo come argomento principale da Trump.

Questi dazi avranno come effetto il crollo dell'economia mondiale, e lo dice la guerrafondaia von der Layen per esempio, si tratta di un duro colpo dell'economia mondiale.

Il Sole 24 Ore oggi dedica le prime 12 pagine a questo argomento, ma così come quasi tutti i giornali, per dire quanto è importante per i governi e per i padroni questo argomento, dove addirittura l'inizio di uno degli articoli è il nuovo, dirompente, protezionismo americano che riporta il mondo ai primi decenni del novecento, e così via con affermazioni sulla gravità dei dazi e sugli effetti che questi avranno perché ridurranno la possibilità di esportare negli Stati Uniti e quindi di fatto costringeranno moltissime fabbriche sia a chiudere o a esportare di meno o a cercare di esportare aprendo verso nuovi altri mercati.

5 aprile - info solidale: ODOLO (BS), SCIOPERO ALLE ACCIAIERIE VENETE CONTRO IL LICENZIAMENTO DI UN DELEGATO FIOM

 

Nella giornata di venerdì 4 aprile alle Acciaierie Venete di Odolo (ex Leali) i lavoratori e le lavoratrici hanno scioperato contro il licenziamento di un delegato sindacale della Fiom Cgil.

Al presidio hanno partecipato in solidarietà anche numerosi delegati Fiom di altre fabbriche della provincia di Brescia.

Il delegato è stato licenziato con l’accusa di insubordinazione nei confronti di preposti, “in un contesto in cui c’è un atteggiamento vessatorio nei confronti dei lavoratori da parte dell’azienda”, ha dichiarato il segretario provinciale della Fiom Antonio Ghirardi ai microfoni di Radio Onda d’Urto. 

“Il nostro delegato è stato licenziato con dei pretesti: è intervenuto per sistemare dei malfunzionamenti, nessuno si muoveva, ha dato un po’ in escandescenza, un atteggiamento comunque fatto nell’interesse del lavoro che faceva. La verità è che si tratta di un delegato bravo, che si faceva sentire, che non aveva paura e quindi un delegato scomodo“. Ascolta l’intervista completa ad Antonio GhirardiAscolta o scarica.


venerdì 4 aprile 2025

4 aprile - info Fabbriche: i lati oscuri e antioperai dell’ex-Ilva agli azeri

 


Centrale in questa fase è tornare alle fabbriche per analizzarne le condizioni strutturali e le ricadute sui lavoratori dei piani dei padroni in materia di lavoro, salario, condizioni di lavoro, salute, sicurezza. Per noi rimangono centrali le grandi fabbriche, sia pure in una situazione in cui sono tutte praticamente in crisi, perché solo dalle grandi fabbriche è possibile ripartire con la forza operaia che possa via via coinvolgere tutte le fabbriche del Paese e offrire un punto di riferimento operaio all'intero movimento, sia sul piano sindacale, sia oggi soprattutto sul piano politico, per l'opposizione ai piani dei padroni che sono orientati verso la guerra imperialista.

Parlare delle grandi fabbriche significa entrare nel merito delle contraddizioni che si stanno vivendo, non solo per analizzarle e denunciarle ma anche per cogliere gli elementi su cui è importante che la classe operaia e soprattutto le organizzazioni che operano nelle file della classe operaia, sindacali e politiche, possano intervenire per poter ricostruire una minoranza operaia all'interno delle fabbriche su posizioni classiste e combattive e di opposizione ai padroni e al governo, sia interni - il governo Meloni, i padroni italiani -  sia europei, sia mondiali, caratterizzati oggi dalla guerra di tutti i contro tutti ispirata innanzitutto dall'imperialismo americano e dalla nuova presidenza Trump.

E' in questo quadro che torniamo ancora una volta sulla situazione del gruppo ex Ilva/Acciaierie Italia e in particolare sullo stato delle cose del più grande stabilimento siderurgico del nostro paese che resta Acciaierie d'Italia a Taranto, che è oggi anche uno dei più grandi stabilimenti europei dell'acciaio, e quindi una partita che al di là delle contraddizioni specifiche che presenta, in particolare nella città di Taranto, richiede che la classe operaia di questa grande fabbrica assuma un ruolo attivo all'interno dello

scontro tra padroni, governo e l’attuale situazione di crisi, di ristrutturazione ed eventuale rilancio, e dall'altra offra la possibilità di ricostruire all'interno di questa fabbrica una forza operaia spendibile.

Nei giorni scorsi è stata annunciata la vittoria - temporanea o definitiva questo saranno i fatti a dirlo - del raggruppamento degli azeri della Baku Steel, la multinazionale che dovrà prendere in carico Acciaierie d'Italia come nuova proprietà.

Scrive la Repubblica, “sull'Ilva sventolerà la bandiera dell'Azerbaijan”. Il giornale è il primo ad ammetterlo: nulla sarà come prima. E' il primo elemento che va messo in rilievo che la Baku Steel, che ha vinto la gara con la concorrenza indiana della Jindal Steel Internazionale e della statunitense Bedrock Industries, che in realtà ha avuto un ruolo abbastanza defilato dopo un inizio che sembrava anche per loro promettente. La prima contraddizione sta nel fatto che la Baku Steel produce attualmente 800.000 tonnellate d'acciaio l'anno, cioè meno della metà di quanto si realizza a Taranto anche attualmente con gli impianti al minimo. Quindi questa società è una piccola società, inferiore del 10% di quello che è lo stabilimento Ilva a regime pieno. Questa è la prima stranezza di questa vicenda, frutto di una gara che evidentemente non è stata sulla base di un effettivo piano industriale che prevedesse il rilancio alla grande delle Acciaierie, così come hanno dichiarato soprattutto gli esponenti di questo governo, proponendosi come risolutori della questione Ilva.

In realtà questo è già un bluff.

giovedì 3 aprile 2025

3 aprile - da tarantocontro: NO alla "determina" per la privatizzazione degli asili - mobilitazione delle lavoratrici ausiliariato/pulizie

 

La Commissaria prefettizia arbitrariamente ha avviato la procedura di gara per la privatizzazione degli asili.

Un atto assurdo e ingiustificato, che non si deve effatto fare come "atto dovuto" in periodo di commissariamento. In realtà la Commissaria, sovradeterminando il suo ruolo che è solo di amministrazione dell'ente, calpesta la volontà di un consiglio comunale che in larghissima maggioranza aveva deciso lo stop alla esternalizzazione degli asili; ma soprattutto colpisce, senza avere alcun potere, la volontà e la mobilitazione delle lavoratrici, educatrici, lavoratrici dell'ausiliariato/pulizie, dei genitori dei bambini che avevano portato al risultatoi dello stop.

Nessuno si illuda. Già dalla prossima settimana le lavoratrici asusiliariato/pulizie si mobliteranno contro questa decisione. E, raccogliendo il NO del Coordinamento degli asili, chiamano ad unire tutte le nostre forze in una manifestazione che noi proponiamo per martedì prossimo. 

La Commissaria prefettizia non ha avuto neanche la faccia di dire prima e direttamente cosa intendeva fare. Mercoledì scorso le lavoratrici dell'ausiliariato dello Slai cobas avevano avuto un incontro col il siuìub commissario, su delega della Perrotta, a cui avevano ribadito, insieme alla denuncia delle loro condizioni lavorative e dello scippo del mese di lavoro estivo, il loro netto NO alla privatizzazione. In quella occasione nulla è stato detto sulla determina uscita il 1 aprile, ma il suib commissario si era riservato di dare risposte di lì a pochi giorni. QUESTA E' LA RISPOSTA. VERGOGNA!

ORA VI SARA' LA NOSTRA RISPOSTA!

Ora tutti gli ex consiglieri, tutti i partiti che avevano votato lo stop alla privatizzazione devono metterci la faccia e l'azione. Nessuno si trinceri dietro la questione di "atto dovuto", NON ERA E NON E' "DOVUTO" PER NIENTE!

Le lavoratrici ausiliariato e pulizie Slai cobas

RSA Cavaliere Vincenza


3 aprile - La Stellantis continua a scaricare la crisi sugli operai in tutti gli stabilimenti - info

Stellantis: 350 esuberi tra Pomigliano e Pratola Serra. 

di Andrea Tundo

L'azienda incentiverà l'uscita di 300 operai dall'impianto in provincia di Napoli e 50 da quello irpino. E altri 14 giorni di cassa integrazione ad Atessa.

Una sforbiciata della forza lavoro nello stabilimento che più produce in questo momento e nell’impianto dove si assemblano i motori. Stellantis taglia ancora. “Uscite volontarie”, tecnicamente. Di fatto, esuberi. L’azienda taglierà il costo del personale con 300 operai in meno al lavoro a Pomigliano d’Arco e 50 a Pratola Serra, nell’Avellinese. C’è il benestare del ministero delle Imprese e del Made in Italy, la firma di Uilm e Fim e il “no” della Fiom. . E le cattive notizie non finiscono qui: la direzione della fabbrica di Ducato ad Atessa, nel Chietino, ha comunicato altri 14 giorni di cassa integrazione (dal 28 aprile all’11 maggio) per l’abbassamento della richiesta di furgoni dal Messico.Nel 2024 sono state quasi 3.600 le uscite volontarie dagli stabilimenti italiani e altre 14mila – fa di calcolo la Fiom – ce ne sono state dal 2015: “Continua – la strategia aziendale di svuotamento delle fabbriche”.La Fiom attacca ancora: “Nel corso dell’ultimo incontro al Mimit del 17 dicembre scorso Stellantis aveva spiegato della centralità dell’Italia nella propria strategia. E questo messaggio è stato accolto e amplificato anche dal governo e dal ministro Adolfo Urso. Ma da quel momento, la produzione in Italia nel 2024 è precipitata a 283.090 auto, come accadde nel lontano 1956; il calo della quota di mercato in Italia risulta sotto la storica soglia del 30% e in Europa al 15%; si conferma l’utilizzo degli ammortizzatori sociali per tutto il 2025 allo stesso livello del 2024, con il conseguente grave impatto sulle retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori; il premio di risultato del 2024 è di poco superiore a 600 euro, mai così basso, che si contrappone all’utile di 5 miliardi redistribuiti agli azionisti. E da ultimo le nuove uscite volontarie del 2025″, aggiungono i sindacalisti. “Questo è il tanto decantato Piano Italia”,

mercoledì 2 aprile 2025

2 aprile - Vincenzo Arsena muore folgorato da un macchinario alla Anodall Extrusion e il suo corpo viene avvolto dalle fiamme. Aveva 52 anni

 

mercoledì 2 aprile 2025,

di Redazione web

TREVENZUOLO - Ancora una tragedia sul lavoro: un operaio 52enne è rimasto folgorato stamani alla Anodall Extrusion, una ditta di lavorazione dell'alluminio a Trevenzuolo, in provincia di Verona.

Stando alle primissime ricostruzioni l'uomo, Vincenzo Arsena, dipendente della Anodall Extrusion originario di Taranto e che risiedeva nel mantovano, sarebbe morto folgorato dalla violenta scossa elettrica partita da un macchinario che poi si è incendiato, con le fiamme che hanno avvolto il corpo del 52enne.

Dai primi rilievi eseguiti dagli ispettori dello Spisal dell'Ulss 9 Scaligera, che procedono nell'indagine, il 52enne per cause ancora da accertare, sarebbe stato quindi prima colpito da una scarica elettrica, che lo ha ucciso. L'operaio, poi, si è accasciato sotto il macchinario che si è incendiato con le fiamme che hanno avvolto il corpo dell'uomo. Quando sono intervenuti i sanitari del Suem 118 per i soccorsi il 52enne era già deceduto.

Sul posto, oltre ai sanitari del Suem 118, sono intervenuti i vigili del fuoco, i carabinieri e lo Spisal di Verona.




2 aprile - info solidale: LATINA, AL VIA IL PROCESSO SATNAM SINGH, IL PADRONE È ACCUSATO DI OMICIDIO VOLONTARIO

 

Martedì primo aprile è iniziato a Latina il processo per l’omicidio di Satnam Singh, bracciante morto dissanguato il 17 giugno 2024, dopo aver perso un braccio tagliato da un macchinario. L’imputato è Antonello Lovato, il datore di lavoro, che non ha chiamato i soccorsi, che ha caricato Satnam in furgone – il braccio sistemato in una cassetta della frutta – e che lo ha infine abbandonato davanti casa, a Cisterna. Per questo è accusato di omicidio volontario nelle forme del “dolo eventuale”.




martedì 1 aprile 2025

1 aprile - info solidale: A fianco degli operai della ditta ‘Madys’

 

La solidarietà è una potente arma: pratichiamola!

La solidarietà è preziosa per tutti, da ogni punto di vista, di fronte al fatto che lavoratori e lavoratrici subiscono condizioni di lavoro sempre più difficili, precarie e insicure.

Insomma, una vita di stenti, precarietà e insicurezza, anche quando il lavoro c’è.

Poi, da un giorno all’altro, con il licenziamento, ti dicono che sei un esubero, che non servi più, che la fabbrica chiude, che non possono pagarti.

Per 21 lavoratori Madys (azienda in appalto del cantiere San Lorenzo, che non ricevono lo stipendio da due mesi) è stato il titolare a chiedere le loro dimissioni per dichiarare il fallimento. Quindi le varianti sfavorevoli, per operai, lavoratori e lavoratrici, sono tante e di vario tipo.

Ma essere sfruttati e oppressi, sempre e comunque, è certo e anche legittimo, perché per il padronato e lo Stato legittima è la ricerca del massimo profitto: vero motore di questa società. Per questo obiettivo, incessantemente perseguito, tutto il mondo è attraversato costantemente da guerre, ogni genere di calamità, fame, malattie e miseria per tantissimi a fronte di enormi ricchezze per pochi.

La nostra forza, di lavoratori e lavoratrici, di sfruttati, di chi è colpito dalla repressione, è la solidarietà: da esprimere e dimostrare ai lavoratori Madys che hanno scioperato venerdì 28 marzo (organizzati dal sindacato Usb) bloccando le entrate del cantiere San Lorenzo e vogliono proseguire per ottenere una soluzione positiva rispetto alla loro grave situazione.

Anche questa esperienza sta insegnando che l’unità fa la forza e la lotta può fare la differenza.

Invitiamo tutti e tutte, sindacati in primis, a sostenerli:

la solidarietà, se si dà, si può ricevere!

- Collettivo Mario Giannelli contro il DdL1660 e la repressione

Per contatti e informazioni: collettivomariogiannelli@gmail.com

Viareggio-Versilia, 31 marzo 2025