dal blog proletari comunisti
Il 2 aprile Trump ha scatenato la guerra commerciale mondiale - qualcuno dice che sarà una data che passerà alla storia - con la presentazione di un elenco di paesi e con i relativi dazi che gli Stati Uniti applicheranno ad ogni paese, in quella tragica sceneggiata alla Casa Bianca, davanti alla sua claque, dove ha elencato, paese per paese, il tipo di dazi che vuole imporre.
La giustificazione per questi dazi è, da un lato, quella della necessità di fare soldi per rendere l'America ricca di nuovo, un'affermazione veramente assurda visto che gli Stati Uniti hanno il Pil più alto al mondo, 20 mila miliardi mentre quello della Germania è intorno a 4 mila miliardi e il Giappone 5 mila miliardi e dall'altro, invece, quello di costringere, per chi volesse continuare a vendere negli Stati Uniti, a produrre direttamente negli Stati Uniti, quindi un tentativo di reindustrializzazione del paese, visto che, come dice lui, negli anni le industrie sono quasi scomparse negli Stati Uniti colpendo la classe operaia per quantità, tant'è che in questa tragica sceneggiata ha chiamato accanto a sé un operaio che ha detto che quest'operazione che stava facendo era corretta perché si parla di deindustrializzazione e di necessità di reindustrializzare.
I dazi però questo aspetto lo toccano e lo toccano non come dice Trump, ma in forme diverse, perché Trump su queste cose ha detto un sacco di bugie. I dazi nella tabella sono molto pesanti, questo significa che essendo così pesanti impediranno oggettivamente a molti paesi di continuare ad esportare negli Stati Uniti. Per la Cina, per esempio, che è quella che è più colpita, c'erano già dazi precedenti ma ora ce ne sono altri di 34%, per cui si arriva a un totale di 54%.
L'Unione Europea aveva già dei dazi del 25%, adesso ce ne sono un 20% di dazi in più. Il Vietnam, per esempio, è stato colpito pesantemente con il 46%, poi c'è Taiwan con il 32%, il Giappone 24%. Nessuno viene escluso, amici o 25% e così via. Perfino lo Sri Lanka, uno dei paesi più poveri al mondo, avrà dazi del 44%.
Questi dazi porteranno per forza ad un aumento dei costi di fatto perché se si vuole continuare a vendere, a smerciare in quel paese, bisognerà pagare all'ingresso, alla dogana, i soldi che vanno appunto in genere al governo, che poi li dovrà gestire. Ma visto come andranno le cose, vista la crisi che procurerà questo aumento dei dazi in generale sul commercio mondiale e sulla produzione mondiale, probabilmente questi soldi che lo Stato incasserà serviranno, come alcuni già accennano, a compensare dal punto di vista sia dell'aiuto ai padroni, in generale all'economia, ma anche a un sostegno generalizzato ai prezzi che aumentano e quindi è un cane che si morde la coda, cioè non risolverà il problema che è stato messo come argomento principale da Trump.
Questi dazi avranno come effetto il crollo dell'economia mondiale, e lo dice la guerrafondaia von der Layen per esempio, si tratta di un duro colpo dell'economia mondiale.
Il Sole 24 Ore oggi dedica le prime 12 pagine a questo argomento, ma così come quasi tutti i giornali, per dire quanto è importante per i governi e per i padroni questo argomento, dove addirittura l'inizio di uno degli articoli è il nuovo, dirompente, protezionismo americano che riporta il mondo ai primi decenni del novecento, e così via con affermazioni sulla gravità dei dazi e sugli effetti che questi avranno perché ridurranno la possibilità di esportare negli Stati Uniti e quindi di fatto costringeranno moltissime fabbriche sia a chiudere o a esportare di meno o a cercare di esportare aprendo verso nuovi altri mercati.