Tragedia in Pakistan, 36enne barese muore lavorando su una nave: travolto e schiacciato da alcune lamiere
Sebastiano Brunetti, originario di Mola
di Bari, è morto durante un turno di lavoro nel porto di Karachi, in
Pakistan, dove si trovava per conto della compagnia navale genovese
Ignazio Messina. Il padre: “Temo violazioni nelle procedure. Mio
figlio era un ragazzo prudente, faceva in modo di non trovarsi in
situazioni di pericolo”.
A cura di Davide Falcioni
Sarebbe dovuto tornare a casa alla fine
di agosto, come faceva da anni: ancora poche settimane e Sebastiano
Brunetti avrebbe rivisto la sua Mola di Bari. Ma quel ritorno non ci
sarà. Il 36enne marittimo infatti è morto durante un turno di
lavoro nel porto di Karachi, in Pakistan, dove si trovava per conto
della compagnia navale genovese Ignazio Messina, la stessa per cui
lavorava da anni.
A comunicarne ufficialmente il decesso è stato
il Consolato italiano di Karachi, che ha informato il Comune di Mola.
La notizia è stata poi diffusa dal sindaco Giuseppe Colonna:
"Abbiamo appreso con dolore che Sebastiano è deceduto sul posto
di lavoro", ha dichiarato il primo cittadino, esprimendo il
cordoglio dell’intera comunità.
Secondo quanto riportato negli
atti ufficiali, Brunetti sarebbe stato travolto e schiacciato da
alcune lamiere durante le operazioni di carico a bordo della nave
Jolly Verde, ormeggiata nel porto asiatico. Un incidente che non gli
ha lasciato scampo.
Partito ad aprile per l’ennesima missione,
Sebastiano era abituato alla vita lontano da casa e gli capitava di
passare anche sette mesi lontano da casa, soprattutto in Africa.
Viaggiava spesso tra un porto e l'altro, ricoprendo il ruolo di
giovanotto di coperta: mansioni pratiche, manutenzioni,
movimentazione merci, supporto alle manovre e alle esercitazioni. Un
lavoro umile ma essenziale, che svolgeva con dedizione.
"Era
fiero del suo lavoro – racconta il padre Saverio, sentito da
Repubblica – Era cresciuto in fretta, ma non si era mai dimenticato
da dove veniva. Quando dal Consolato mi hanno telefonato per dirmi
che Sebastiano era morto in quelle circostanze, ho subito pensato che
potessero esserci state violazioni nelle procedure. Mio figlio era un
ragazzo prudente, faceva in modo di non trovarsi in situazioni di
pericolo".
Il corpo di Sebastiano si trova ancora in
Pakistan, dove sarà sottoposto a un esame autoptico prima del
trasferimento in Italia.
Villadossola, muore folgorato mentre smonta un ponteggio: aveva 21 anni
L'incidente sul lavoro in cui ha perso la vita Pashtrik Krasniqi è avvenuto ieri, sabato 2 agosto
Stava smontando un ponteggio, quando è rimasto folgorato.
Ha perso la vita così Pashtrik Krasniqi, a soli 21 anni. Il giovane, originario del Kosovo, stava lavorando insieme ad alcuni colleghi della ditta BS coperture di Gravellona Toce per smontare l'impalcatura che copriva un palazzo in piazza Repubblica a Villadossola, quando è rimasto folgorato.
I soccorsi e le indagini
Saranno
le indagini a stabilire l'esatta dinamica dell'incidente ma, dalle
prime informazioni, sembra che l'operaio abbia urtato un cavo della
bassa tensione mentre si trovava a 6 metri di altezza, intento a
smontare il ponteggio. Sono stati i colleghi a lanciare l'allarme:
nonostante l'intervento del personale del 118 e i lunghi tentativi
per cercare di rianimare il giovane, per Pashtrik Krasniqi non c'è
stato nulla da fare. Sul posto sono arrivati i carabinieri, i tecnici
di Enel e dello Spresal dell'Asl Vco, che si occuperanno di
ricostruire la dinamica dell'incidente.
“Una strage che non accenna a fermarsi”
“In meno di due mesi ci lascia un altro lavoratore nel Vco - scrive la Cgil Novara e Vco -. Al cordoglio per la perdita si aggiunge anche l’ulteriore atterrimento vista la giovane età della vittima e lo sbigottimento per le prime informazioni relative alle dinamiche emerse a mezzo stampa”. “La Cgil tutta si stringe ai suoi cari e continua a denunciare il ripetersi di quelli che vengono definiti troppo spesso come “incidenti”. Attendiamo di conoscere nel dettaglio quanto successo; nel mentre continueremo a richiedere nei tavoli istituzionali preposti, nelle assemblee, nelle piazze e nei luoghi di lavoro politiche e interventi adeguati a bloccare la strage che non accenna a fermarsi. È di tutta evidenza quindi che il rispetto delle regole passi anche attraverso una minore ricattabilità occupazionale, l'intensificazione dei controlli, l'aumento della prevenzione e maggiore formazione, queste sono le basi da cui partire per bloccare la scia di sangue. Ogni volta che accade un fatto di questo tipo ci troviamo a ripetere queste cose, purtroppo constatiamo che non vi è un'inversione di tendenza”.

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