venerdì 31 ottobre 2025

31 ottobre - info da tarantocontro -Ex-Ilva: si approfondisce la crisi, unica soluzione piattaforma operaia/organizzazione

 

La vicenda Ilva di Taranto, che ribadiamo si tratta della più grande fabbrica operante nel nostro paese, è uno dei più grandi stabilimenti industriali siderurgici d'Europa.

Ora siamo al punto di una crisi senza ritorno, con operai massicciamente in cassa integrazione, con una gara per la vendita o sventita di questa fabbrica che non ha dato finora alcun esito favorevole, sia per la continuità della fabbrica, sia naturalmente per gli operai e i cittadini di Taranto.

A fronte di questo c'è stato uno sciopero generale il 16 ottobre, indetto dai sindacati confederali, il cui esito è stata una convocazione al ministero per la giornata di ieri, convocazione che il giorno prima è stata rinviata all'11 novembre. Le organizzazioni sindacali hanno fatto comunque un presidio sotto il Ministero per portare l'allarme grave sulle sorti dello stabilimento e la gravità anche di questo rinvio.

Chiaramente il governo è il primo responsabile oggi della situazione e con essi i padroni a livello internazionale e nazionale che vogliono certo mettere le mani sull'Ilva, risanata da un punto di vista ambientale e senza carichi pendenti per loro. Ciò richiede una montagna di soldi da parte dello Stato.

Lo Stato nella forma ultraliberista di cui è rappresentante questo governo non intende assumere le responsabilità che vengono da questa situazione di crisi. Oggi, a diverse tonalità, tutte le organizzazioni sindacali sono per una nazionalizzazione permanente o provvisoria della fabbrica. È chiaro però che le organizzazioni sindacali, come è stato detto nel corso dello sciopero dallo Slai Cobas per il sindacato di classe, non sono la soluzione ma parte del problema perchè proprio la linea e il tipo di mobilitazione da loro svolta in tutti questi anni, a cui si è associata nella maggior parte dei casi l'USB, sono corresponsabili della nessuna soluzione e quindi dell'approfondimento della crisi della fabbrica.

Noi da sempre diciamo che gli operai si devono muovere autonomamente dai piani di padroni e governo e devono imporre innanzitutto le loro esigenze, che non sono quelle agitate sotto la bandiera della messa in sicurezza dall'USB e da parte dei sindacati confederali. La soluzione è il lavoro, il “lavorare tutti e lavorare meno” degli operai all'interno dello stabilimento; è un piano delle bonifiche radicali all'interno della zona industriale che veda i lavoratori impiegati direttamente; e infine una tutela rigida delle condizioni di lavoro nell'appalto.

Questa piattaforma è sostenuta solo dallo Slai Cobas per il sindacato di classe.

Tutto l'agitarsi dei sindacati confederali e dell'USB è volto ad ottenere incentivi all'esodo, pre-pensionamenti, e naturalmente, essendo la platea dei lavoratori molto estesa, una sorta di cassa integrazione permanente che accompagni il piano di ristrutturazione e di eventuale rilancio della fabbrica. Ma, al di là che si tratta di provvedimenti che potrebbero interessare una platea ristretta, per esempio la maggiorparte degli operai ha un'età ancora molto lontana dalla pensione e i sindacati non chiedono neanche la pensione piena a 25 anni di lavoro (come era previsto anni fa per la siderurgia); porre queste richieste come principali negli incontri romani di fatto si contrappone alla lotta per il lavoro, si diffonde tra gli operai una attesa per gli ammortizzatori sociali, invece che la necessità della lotta.

Quindi esiste una diversità di piattaforma di linea in questa fabbrica tra ciò che sostiene lo Slai Cobas per il sindacato di classe e ciò che sostengono i sindacati confederali e l'USB.

Il nostro lavoro è convincere gruppi di lavoratori a muoversi autonomamente e imporre la piattaforma operaia all'intero movimento sindacale, che è l'unica prospettiva di difesa del lavoro, del salario e chiaramente di nuove condizioni di ambiente e sicurezza nella fabbrica e nella città.

In questa fase, poiché noi non abbiamo la forza materiale per imporre questa piattaforma, dobbiamo accumulare forze intorno ad essa

Sotto questo punto di vista l'approfondimento della crisi dello stabilimento e il fallimento della linea del sindacalismo confederale e dell'USB possono diventare una condizione favorevole alla ribellione operaia sia pur minoritaria e alla riorganizzazione autonoma della classe operaia. Lavoriamo per questo e speriamo nelle prossime settimane di dare notizie positive rispetto a questo processo.



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