Il blocco si è rinfoltito verso le10 di stamattina all'ex Ilva Taranto. Ad una presenza fondamentalmente di delegati e attivisti sindacali più stretti, si vanno aggiungendo operai ai blocchi, che attualmente superano le 200 persone. La fabbrica è materialmente bloccata e su questo lo sciopero ad oltranza, sta riuscendo. Ma il punto chiave è: qual’è l'obiettivo di questa lotta?
Se
a Genova si è capito che la lotta ha assunto obiettivi corporativi e
interclassisti, dentro una linea di divisione dei lavoratori tra nord
e Taranto, che serve gli interessi e i piani del governo, a Taranto
non vuol dire che la linea che viene portata avanti corrisponde
effettivamente alle necessità delle rivendicazioni operaie.
Su
due questioni, la prima è quella dell'insistenza perché ci sia un
tavolo a Palazzo Chigi e che il governo, nella figura della
Presidente Meloni, assuma la responsabilità della vertenza e dia una
risposta alle richieste dei lavoratori. Da tempo stiamo dicendo e
confermiamo che la linea della Meloni è esattamente quella che
stanno portando al tavolo, in premis il ministro Urso, in questi
giorni; e quindi il piano di cui si chiede il ritiro è già il piano
del governo Meloni rispetto a questa vertenza. Il punto è che se non
c'è il ritiro di questo piano non è possibile aprire una fase nuova
della trattativa.
L'altra questione è la richiesta della
nazionalizzazione. Questa sì attualmente è in netto contrasto con
la posizione del governo Meloni-Urso e sostanzialmente in forme
ambigue viene sostenuta dai padroni. In
forme
ambigue perché una parte dei padroni dice che è bene che la
fabbrica la prenda lo Stato e poi la consegni ai privati risanata –
ma questo vorrebbe dire esclusivamente socializzare le perdite per
poter avere una fabbrica pienamente in funzione per i profitti o, in
maniera più sottile, far passare attraverso la nazionalizzazione il
piano che il governo attualmente vuole far passare senza la
nazionalizzazione.
Gli operai leggono il titolo della
Controinformazione rossoperaia ORE 12 e dicono che è buono: “Nessuna
chiusura, nessun esubero - Nocivo è il capitale e non la fabbrica -
Sindacato di classe e piattaforma operaia per fermare il piano di
governo, padroni e loro alleati, per fare della classe operaia punto
di riferimento su tutti i problemi della città: lavoro, reddito,
salute, sicurezza, ambiente, scuole, servizi sociali“.
E’
uno "speciale Ilva" che stiamo diffondendo anche in tutta
Italia, perché consideriamo la lotta all'Ilva effettivamente una
lotta di valore nazionale, sia perché riguarda la più grande
fabbrica il Taranto è la più grande fabbrica in funzione che esiste
in Italia sia come gruppo per l'importanza che ha comunque il settore
siderurgico nel quadro dell'attuale composizione operai e in
particolare delle grandi fabbriche.
Noi diciamo nessuna
chiusura e non per il feticcio industrialista o per il
feticcio della fabbrica, ma per un altro “feticcio” che è il
“feticcio”/l’arma della lotta operaia. Senza la lotta
operaia, senza che gli operai scendano in campo, senza che gli operai
siano il centro della battaglia è assolutamente impossibile pensare
a una soluzione avanzata per i lavoratori sia sul terreno
dei bisogni immediati sia sul terreno delle prospettive.
Fare
blocco contro la chiusura è una condizione necessaria, tutti coloro
che sono per la chiusura sono antioperai, piccolo borghesi legati a
frazioni del capitale finanziario e parassitario e questo sia a
Genova sia soprattutto a Taranto.
L'altro concetto che diciamo
è “nocivo il capitale e non la fabbrica”. Questo
dovrebbe essere elementare non solo per gli operai ma per tutti
coloro che si ritengono di sinistra. Ma oggi la maggior parte della
sinistra sindacale non è anticapitalista, non si basa sulla lotta al
capitale e l'analisi di esso, riduce i problemi della nocività del
capitale, del modo di produzione capitalistica, che in questa fase
dilagano tutti i campi della società, al problema delle fabbriche
che evidentemente finché sono in gestione capitalistica sono la
pratica applicazione del piano del capitale; ma senza capire che
nocivo è il capitale e non la fabbrica non si può indirizzare la
lotta nel senso corretto né tantomeno si comprende quanto importante
sia la classe operaia e il suo ruolo.
E' chiaro che questa linea
ha bisogno di un sindacato di classe. I lavoratori quando
parli di sindacato di classe non capiscono esattamente cos'è o non
trovano la maniera per poterlo ricostruire. La ricostruzione del
sindacato di classe, di massa non è stata in nessuna maniera risolta
dal sindacalismo di base e di conseguenza è una battaglia tutta da
fare. E' nelle fabbriche, dove peraltro la presenza del sindacalismo
di base o è inesistente, o, vedi l'ex Ilva di Taranto, l'USB ha una
forza all'interno ma è un quarto sindacato sulla stessa linea del
sindacalismo confederale.
La ricostruzione del sindacato di classe
richiede un'altra rottura, una divisione fondata su piattaforme,
lotte e avanguardie, comunque siano collegate, che se ne assumano
la responsabilità, prima nella battaglia in corso, poi nella
battaglia più generale, lavorando per conquistare la maggioranza dei
lavoratori.
Il sindacato di classe e la piattaforma operaia
parlano di rivendicazioni che rispecchiano gli interessi effettivi
della classe operaia, sono due cose che vanno insieme. Senza
piattaforma non basta una sigla sindacale o un'altra organizzazione
sindacale. Senza un'organizzazione sindacale di classe nessuna
piattaforma ha le gambe, prima di avanguardie e poi di massa, per
potersi affermare. Quindi, la chiave sta in questi due elementi che
possono portare la classe operaia a riavere un ruolo nello scontro di
classe generale contro padroni a governo.
Per diventare essi
il punto di riferimento delle rivendicazioni dei giovani e
dei cittadini di Taranto.
A Taranto esiste il problema di
metter fine alle fonti inquinanti, ai livelli di insicurezza sul
lavoro, e su questo senza la trasformazione, ambientalizzazione della
fabbrica, senza che dalla fabbrica partano le proposte alternative, è
evidente che non si può andare da nessuna parte.
Il
movimento ambientalista di Taranto è formato da piccoli e
medi imprenditori o aspiranti tali, che travestiti da
cittadini vogliono cancellare non la fabbrica ma la classe
operaia e costruire una città a misura degli interessi
della piccola e media borghese del capitale parassitario che punta su
tutti i soldi che darebbe lo Stato per fare altre attività, per
proporsi come nuova classe dirigente a livello locale, e come parte
di questa battaglia a livello nazionale.
Questa impostazione
da un punto di vista delle opinioni è condivisa dagli operai ma non
è condivisa dalle loro avanguardie che sono inviluppate nella forma
sindacato, che è parte del problema e non della soluzione e
impedisce che si dinamizzi la lotta operaia all'insegna
dell'autonomia operaia, della lotta di classe e dell'essere parte
della battaglia più generale politica e sociale per rovesciare
questo governo fascio padronale più di ogni altro degli
ultimi tempi.

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