martedì 4 agosto 2015

3 agosto - Sulla girandola dei dati su: diminuizione dell'occupazione e aumento dei disoccupati. Un contributo d'analisi dal blog di proletari comunisti, per comprendere chi ci guadagna



LA DISOCCUPAZIONE FA BENE AI CAPITALISTI E IL GOVERNO LA USA PER DIFENDERE LA RIPRESA DEI PROFITTI DEI PADRONI


In questi giorni vengono sciorinati i dati - non sulla ripresa dell'occupazione, come imperterriti sostengono il Min.Poletti e Renzi, stravolgendo e interpretando a loro uso e consumo le cifre - ma sul calo dell'occupazione e sull'aumento della disoccupazione.


Sono calati gli occupati di 22 mila unità rispetto a maggio 2015, e di 40 mila unità su base tendenziale, giugno 2014. Il tasso di disoccupazione è tornato ad aumentare, arrivando al 12,7%. Aumentano chi cerca lavoro ma non lo trova, una tendenza spinta dalle donne. Gli uomini che invece hanno smesso di cercare un’occupazione sono aumentati.
Il calo dell’occupazione registrato a giugno riguarda i più giovani. Come scrive Istat, “ il numero di giovani disoccupati aumenta su base mensile (+5,2%, pari a +34 mila). L’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari all’11,5% (cioè poco più di un giovane su 10 è disoccupato). A questi dati si è aggiunto il quadro fornito dal rapporto 2015 dello Svimez che dà del sud uno scenario di "sottosviluppo permanente"“il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni, il livello più basso almeno dal 1977. E i più penalizzati sono donne e giovani. LItalia nel suo complesso è stato il Paese con meno crescita dell’area euro a 18. Nel Mezzogiorno è a rischio povertà una persona su tre. Lo scorso anno infatti quasi il 62% dei meridionali ha guadagnato meno di 12 mila euro annui, contro il 28,5% del Centro-Nord. Per la prima volta si è andati sotto quota 6 milioni di occupati, tornando indietro ai livelli di quasi quarant’anni fa. Il tasso di disoccupazione arriva nel 2014 al 12,7% in Italia, quale media tra il 9,5% del Centro-Nord e il 20,5% del Sud. Nel 2014 il Sud ha perso 45 mila posti di lavoro. Al Sud lavora solo una donna su cinque. E' occupato solo il 35,6 per cento. E le giovani donne under 34 si fermano al 20,8 per cento. Per quello che riguarda i giovani Svimez parla che il Sud negli anni 2008-2014 ha perso 622 mila posti di lavoro tra gli under 34 (-31,9%) con un tasso di disoccupazione under 24 che raggiunge il 56%.
A parte il governo Renzi che nasconde questi dati (da farci rimpiangere Berlusconi...), il problema è che nel sistema del capitale al danno della mancata occupazione o perdita di migliaia di posti di lavoro, si aggiunge l'uso che viene fatto della disoccupazione. Da un lato il governo, nel nome di combattere la disoccupazione, ha dato soldi, sgravi alle aziende, ha aperto con il jobs act un'autostrada ai padroni per una forza lavoro precaria a vita, sempre sotto licenziamento, e da utilizzare in violazione degli stessi contratti nazionali, demansionata, e ora prepara un attacco al diritto di sciopero e ai diritti sindacali, all'organizzazione sindacale, per rendere i lavoratori al massimo subordinati alle politiche aziendali. Dall'altra le aziende, la confindustria usa la disoccupazione per imporre ai lavoratori occupati il ricatto di condizioni contrattuali capestro, per togliere soldi dal salario (come l'ultimo accordo alla Bridgestone di Bari), per fare accordi di contratti di solidarietà, cig, di taglio dei diritti. 
Come viene spiegato nell'"ABC del comunismo": "L'esistenza di questa riserva industriale e la continua disoccupazione permettono ai capitalisti di accentuare la dipendenza e l'oppressione della classe operaia... anche i disoccupati servono al capitale come sferza che incita i ritardatari. [...]
Quindi, tutto questi periodici dibattiti, indagini, articoli di stampa sulla disoccupazione nascondono un fatto semplice e strutturale nel sistema capitalista: 
la disoccupazione serve, permette ai padroni di tagliare il costo del lavoro, di avere manodopera a buon mercato a disposizione solo e quando serve per i suoi profitti (vedi la Fca di Marchionne), per poi ributtarla via quando non serve più. 
Quindi, tutti questi "signori" che alzano a volte alte grida, non ridurranno mai la disoccupazione, figurarsi eliminarla. 
La lotta per il lavoro, dei disoccupati, degli operai per difendere il posto di lavoro, possibilmente uniti, deve servire non solo per difendersi - sempre più difficile - ma per rovesciare questo sistema che si regge anche sulla disoccupazione

Nessun commento:

Posta un commento