ILVA VENDUTA ENTRO IL 30
GIUGNO 2016 - MA IL DECRETO NON DICE CHE SUCCEDERÀ AGLI OPERAI E DÀ LIBERTÀ AI
PRIVATI SUL PIANO AMBIENTALE
Questo nono decreto
approvato poche ore fa nel Consiglio dei
Ministri, accelera la vendita dell'Ilva ai padroni
privati per svenderla a quattro soldi.
Il decreto non dice cosa
e a quanto verrà ceduto dello stabilimento e soprattutto tace sulla
salvaguardia di tutti i posti di lavoro, lasciando quindi la possibilità di
migliaia di tagli; come non dice
una parola su come passeranno gli
operai ai nuovi padroni, con quali contratti, quale difesa dei diritti acquisiti (che
grazie al jobs act di Renzi potrebbero essere peggiorati).
Sul piano della salute,
della sicurezza e dell'ambiente, lascia ai nuovi padroni privati la
facoltà di cambiare il piano ambientale dell'Aia, per
renderlo compatibile con i loro piani industriali
(cioè con i loro profitti, non con la salute e la vita degli operai e della
popolazione dei quartieri); Aia che comunque (sarà anche per questo) viene
fatta slittare al 31 dicembre 2016; mentre il
Min. dell'Ambiente dice che tutti i limiti di emissione europei sono rispettati
a Taranto, proprio quando la stessa Arpa conferma gravi sforamenti degli IPA (Idrocarburi
Policiclici Aromatici) ai Tamburi (anche se, alla faccia della logica, dice che
"l'aria è ottima (!?)".
I primi a farsi sentire
sono i sindacati più aziendalisti. La Fim applaude alla vendita e non pone
neanche mezzo paletto a salvaguardia degli operai.
Quindi resta tutta la
denuncia dello Slai cobas sc e la sua iniziativa alla fabbrica sul "No
alla newco" e sulle rivendicazioni di: salvaguardia di tutti i posti di lavoro, del
salario e dei diritti; No a contratti peggiorativi; messa in sicurezza degli
operai con postazioni ispettive fisse in fabbrica, fondi per una vera e urgente ambientalizzazione.
SLAI
COBAS per il sindacato di classe – Taranto
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