“Difendiamo la sanità pubblica! Conte e Fontana
dimettetevi!”. Con queste parole d’ordine è stato
lanciato un presidio in programma domenica 28 giugno alle ore 15 in
Piazza Malvezzi a Desenzano del Garda. Promuovono l’iniziativa
“Cittadini e Cittadine in difesa della sanità pubblica”, un
gruppo che raccoglie diversi attivisti del territorio e singoli non
legati a forze politiche.
Ieri, giovedì 25 giugno, si è tenuta la conferenza stampa di
presentazione della manifestazione. La registrazione degli
interventi.Ascolta o scarica
L’epidemia di Covid-19 è stata
un’emergenza epocale, che ha riportato al centro del dibattito
politico i temi del Servizio Sanitario Nazionale e l’insostenibilità
del modello lombardo. Premesso che la diffusione del nuovo
coronavirus è stato un evento oggettivamente complesso, il cui
tragico impatto non era del tutto evitabile, la sanità pubblica si è
trovata ad affrontare una sfida enorme indebolita da anni di
definanziamento. Secondo le stime della Fondazione Gimbe, infatti,
nello scorso decennio sono mancati 37 miliardi di euro al SSN con la
conseguente perdita di oltre 70.000 posti letto e nella chiusura di
359 reparti. Inoltre da tempo le strutture ospedaliere sono alle
prese con una carenza cronica di personale, che depotenzia il
servizio e rende le condizioni di lavoro estremamente pesanti. A
questo quadro generale si sono aggiunte le pesanti criticità del
modello lombardo, caratterizzato dalla crescita della sanità privata
a scapito del pubblico e dalla demolizione della medicina
territoriale. Ad esempio con l’ultima riforma regionale del 2015 le
strutture territoriali sono passate da 15 (Asl) a 8 (Ats) ed è stata
proprio l’assenza di presidi medici sul territorio a limitare
l’attività di igiene pubblica, rendendo più difficile la lotta al
contagio.Queste scelte politiche hanno radici profonde. Il Servizio
Sanitario Nazionale, grande conquista delle lotte degli anni 60′-’70,
è da decenni sotto attacco e la logica alla base dell’erosione dei
servizi medici è tutta interna a quella dell’economia di mercato,
che pone al centro il profitto privato a scapito dell’interesse
collettivo. Difendere il SSN significa garantire il diritto alla
salute e sottrarlo alla mercificazione.
Ora più che mai, di fronte
alla pandemia di nuovo coronavirus, dobbiamo scendere in piazza per
RIVENDICARE UNA SANITA’ GRATUITA E ACCESSIBILE A TUTTI E TUTTE.Ai
limiti strutturali di una rete sanitaria da tempo sotto attacco, si
aggiungono le gravi responsabilità politiche nella gestione
dell’emergenza Covid-19 da parte del Governo Conte e di Regione
Lombardia. La mancata istituzione delle zone rosse nei focolai di
Alzano Lombardo e Nembro per difendere gli interessi di Confindustria
(nel bresciano abbiamo avuto il caso di Orzinuovi). La strage nelle
RSA con la decisione di utilizzare le strutture per anziani come
luoghi di degenza dei malati Covid, esponendo al contagio e alla
morte la parte di popolazione più esposta agli effetti della
malattia. L’avere permesso che migliaia di imprese continuassero a
operare, obbligando tantissimi lavoratori e lavoratrici a spostarsi e
diffondere il contagio, solo per tutelare i guadagni delle grandi
industrie. Per non dimenticare il mancato aggiornamento del piano
pandemico fermo al 2010. Non contenti di tutto questo
l’amministrazione lombarda ha deciso di scaricare i costi dei test
(tamponi e sierologici) sui cittadini e le cittadine, lasciando ai
privati questa importante funzione di controllo sanitario. Chi
amministra ha delle gravissime responsabilità e per tale ragione
dobbiamo mobilitarci per pretendere le DIMISSIONI DELLA GIUNTA
FONTANA E DEL GOVERNO.
La sanità va ripensata su basi completamente
nuove: fermare i processi di privatizzazione, liberare le strutture
sanitarie dal sistema manageriale, che ha subordinato la figura dei
dirigenti alle nomine politiche a scapito del merito, fino
all’esigenza di una maggiore democratizzazione e controllo locale
del Servizio Sanitario, la cui direzione è stato sottratta da parte
dei comuni a partire dagli anni ’90 con l’abolizione delle
assemblee generali delle USL. Serve una sanità pubblica, gestita
democraticamente, fuori da qualsiasi logica aziendale.
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