giovedì 27 gennaio 2022

28 gennaio giornata di mobilitazione degli studenti contro la scuola al servizio del sistema del Capitale che sfrutta per il profitto e uccide come accaduto a Lorenzo

Sosteniamo la lotta degli studenti - Per l unità dei lavoratori e degli studenti nella lotta - Slai Cobas sc Palermo

Liceo Cannizzaro 


Oggi ai Cantieri Navali a Palermo
 

mercoledì 26 gennaio 2022

25 gennaio - 28 gennaio studenti in piazza per la morte di Lorenzo. Massimo sostegno e partecipazione

  Una rappresentanza di lavoratrici della scuola e di lavoratori ex Ilva sarà presente a portare solidarietà e un appello/proposta

Anche contro questi assassinii sul lavoro: studenti/lavoratori uniti nella lotta


taranto si prepara la mobiliatazione davanti a diverse scuole

slai cobas per il sindacato di classe sostiene

si prepara anche da taranto la riunione nazionale per la rete nazionale sicurezza e salute sui posti di lavoro e territorio info bastamortesullavoro@gmail.com

Basta morti per il lavoro: Appello/proposta


Le lavoratrici e i lavoratori esprimono la massima solidarietà alla lotta degli studenti contro i responsabili - padroni, Governo, Stato - della assurda e inaccettabile morte di Lorenzo.


Nel 2021, in Italia, sono morti 1404 lavoratori sui posti lavoro, con un aumento del 18% rispetto all’anno precedente. E in questo dato non sono conteggiati i lavoratori deceduti per infortuni da Covid.

Mai come in questo caso la parola “guerra” è il termine più appropriato per descrivere questa realtà, propria di questo sistema fondato sul profitto dei padroni.

Noi li chiamiamo “assassinii” sul lavoro, essi sono la diretta conseguenza del fatto che sempre più i padroni ottengono tutto e i lavoratori non ottengono nulla. I governi fanno leggi per i padroni, in parlamento nessuno difende gli interessi e la vita degli operai, degli studenti, e spesso dagli stessi Tribunali escono sentenze favorevoli all’impunità dei padroni.

Abbiamo bisogno di unirci in questa lotta.

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Il via libera a questa corsa ai profitti, alla “legale” violazione delle norme di sicurezza, alla liberalizzazione degli appalti, l’ha data il governo Draghi. Cosa ha portato soprattutto nell’edilizia, drogata dal bonus del 110% che ha alimentato un gigantesco ed opaco giro di appalti e subappalti in cui si spremono i lavoratori con ritmi, condizioni e carichi di lavoro insostenibili? Decine di morti, quasi ogni giorno; a fine anno in un giorno, 3 morti e tre feriti in un cantiere a Torino e l’anno nuovo si è aperto con la morte del giovane stagista di 18 anni, Lorenzo.

Il 25 ottobre il governo Draghi ha emesso un nuovo DL con alcune modifiche del TU sulla Sicurezza che prevede solo un multa che varia da 2500 euro per le aziende che hanno fino a 5 lavoratori a nero a 5000 euro per quelle che li superano; sei mesi di carcere al padrone solo se, nonostante l’imposizione della sospensione dell’attività, continua la produzione. Così le aziende preferiranno pagare le multe anziché mettersi in regola.

Poi con la legge sulla liberalizzazione dell’appalto, ha fatto rientrare alla grande il subappalto e il “massimo ribasso” (che inevitabilmente viene compensato dai padroni scaricandolo sui lavoratori con più intensità del lavoro e taglio dei costi della sicurezza). E i padroni continuano a fare profitti record.sulla pelle degli operai!


Occorre partire dall’unità delle realtà che si battono concretamente nei luoghi di lavoro e portare la lotta sul piano nazionale.

Uniamoci in questa lotta lavoratori e studenti

perchè la morte di Lorenzo non sia dimenticata.

Intervenire subito, come si è fatto per Lorenzo, quando avvengono gli omicidi sul lavoro, dargli una visibilità a livello nazionale e superare la rassegnazione che avviene sempre dopo, quando si spengono i riflettori.

Dobbiamo promuovere una larga aggregazione di energie per condurre una battaglia che è anche di civiltà contro la barbarie della guerra quotidiana dei padroni assassini. La lotta contro le morti sul lavoro, come la la lotta contro precarietà, cassintegrazione, contro la scuola insicura, una scuola finalizzata a preparare solo braccia e menti da sfruttare domani, l’attacco al diritto di sciopero, la rappresaglia padronale e poliziesca, sono tutte lotte che attaccano la radice del modo di produzione capitalistico e va fatta sul piano nazionale.

Dobbiamo costruire il potere dal basso degli Rls, con operai che intendono metterci la faccia e il proprio impegno, indipendentemente dalle tessere sindacali e votati da tutti i lavoratori.

Abbiamo bisogno di postazioni permanenti di nuclei di ispettori e presidii sanitari nelle fabbriche e nelle zone industriali, nelle campagne, nelle scuole per un intervento continuo e preventivo.

I processi consideriamo li come parte di questa guerra, anch’essi richiedono la mobilitazione dei lavoratori.




La proposta discussa nella assemblea NAZIONALE AUTOCONVOCATA DELL'8 gennaio
è STATA DI LAVORARE ALLA COSTRUZIONE della RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUI LUOGHI DI LAVORO E TERRITORIO a partire da un’ASSEMBLEA NAZIONALE A FEBBRAIO/MARZO.

info bastamortesullavoro@gmail.com


24 gennaio - Dal presidio/conferenza stampa alla Tessitura di Mottola

 

Si e' tenuta oggi la conferenza stampa dei lavoratori Slai Cobas alla Tessitura Albini
 Mottola. In essa i lavoratori hanno da un lato denunciato 
la situazione che permane ancora di incertezza circa il loro presente e 
soprattutto circa il loro futuro, chiedendo che vengano stretti i tempi 
del confronto in sede regionale e al Mise per trovare una soluzione:
 "non vogliamo proposte di autolicenziamento per 4 soldi ma
 una proposta di riapertura della fabbrica con assunzione di tutti" 
Ora si parla della azienda Motion interessata d acquisire la 
fabbrica, ma questa azienda deve fare una proposta seria che 
possa essere discussa dai lavoratori e le
 loro organizzazioni sindacali in maniera unitaria che comprenda 
lo Slai Cobas – A  questo scopo e' in corso una raccolta firme tra i lavoratori
Nel corso della mattinata abbiamo contattato la Regione ed è previsto un incontro
 nelle prossime 2-3 settimane che speriamo utile. 
Sempre durante la conferenza stampa e' stata annunciata una iniziativa per il
 prossimo 13 febbraio a livello di Mottola/Taranto. 





24 gennaio - “Se ti licenzi, mi paghi”. Ultime invenzioni padronali nel lavoro precario.

 

Ricordate i ristoratori che protestavano contro il reddito di cittadinanza perché non trovavano più gente disposta a lavorare per meno di 581 euro al mese?

Beh, nel trevigiano hanno imposto la loro legge, in senso tecnico. Nell marca, infatti viene imposta nei contratti – precarie e termine, ci mancherebbe – una clausola capestro per impedire ai giovani dipendenti di esercizi pubblici e ristoranti di lasciare il posto di lavoro anzitempo. In pratica, una vera e propria “penale”, una tassa di mille euro indicata nel contratto di assunzione per impedire licenziamenti volontari anticipati. Tutta colpa della “ricchezza dell’offerta” (di lavoro). Nella zona, infatti, c’è una grande quantità di ristoranti, bar e trattorie. I giovani hanno di fronte diverse opportunità occupazionali, con offerte spesso al rialzo per la scarsità di manodopera, e quindi sono spinti a lasciare i posti meno pagati per quelli che offrono un salario superiore, anche di poco. Il testo della clausola recita così: “Resta inteso che il rapporto, per tutta la sua durata pari a circa 2 mesi, sarà regolato dal Contratto nazionale del settore Turismo – Pubblici esercizi e si intenderà automaticamente risolto il 31 gennaio 2022 senza preavviso da parte”. Cui segue il riferimento all’articolo 2119 del Codice civile. “Lei, salvo le motivazioni per giusta causa, si vincola a non dimettersi durante tutta la durata del rapporto di lavoro”. Sembra quasi tutto regolare, se non fosse per la condizione finale: “Le parti qui firmatarie concordano che le eventuali dimissioni anticipate comporteranno l’applicazione di una penale pecuniaria valutata consensualmente in € 1000 (mille), fatta salva l’ulteriore possibilità di richiesta di risarcimento del danno”. Di fatto, si penalizza – fino ad annullarla – la libertà del dipendente (temporaneo, ci mancherebbe) di accettare un lavoro meglio retribuito, mentre il “datore di lavoro” conserva non solo quelli di licenziarlo quando vuole, pur pagandolo cifre spesso irrisorie, ma si attribuisce anche il potere di cancellare la retribuzione dovuta nel caso di “pre-morienza” del rapporto di lavoro. Tradotto: nei primi 30 giorni di “prova”, mentre il datore di lavoro può licenziare, il dipendente non se ne può andare, altrimenti deve pagare mille euro. Un “servo della gleba” in tempo postmoderni. Ovviamente esisteva anche prima una legge che imponeva ai dipendenti qualche obbligo riguardo alla cancellazione del rapporto di lavoro (giorni di preavviso, ecc), ma non una “penale” superiore al salario e tanto meno il “diritto di rivalersi” (chiedere soldi in più) da parte dell’imprenditore. Come spiega addirittura un sindacalista Cgil al Fatto Quotidiano, per esempio”, capita spesso che “il giovane lascia il posto di lavoro temporaneo, non solo perché ha prospettive di assunzioni a tempo indeterminato da qualche altra parte, ma anche perché non ha trovato nel primo lavoro le condizioni che gli erano state prospettate.” In ogni caso, è prassi che i giovani che vanno a lavorare soffrono di una minor conoscenza di leggi e regole, e dunque che si ritrovino a firmare contratti che non hanno letto integralmente, comprese le clausole scritte in caratteri infinitesimali. Quindi, l'”invenzione” dei padroncini trevigiani si configura come una vera e propria truffa legalizzata, che consente di ottenere lavoro  pagato pochissimo o addirittura non pagato, tramite la clausola contenente la “penale”. Basta infatti “mobbizzare” i dipendenti precari per spingerli – in molti casi, e anche in assenza di prospettive lavorative migliori  – a lasciare il lavoro e ritrovarsi nella posizione di “debitore” rispetto allo sfruttatore.


domenica 23 gennaio 2022

NUOVA TAPPA DELLA CAMPAGNA NAZIONALE E INTERNAZIONALE PER ALLARGARE IL MOVIMENTO DI SOLIDARIETÀ CON I PRIGIONIERI POLITICI IN INDIA

 


In occasione del 26 gennaio, festa della Repubblica e data dell’entrata in vigore della Cosituzione nel 1949, manifestazione a Milano, 29 gennaio 2022, ore 15.00 al Consolato Indiano. Denunciamo come le celebrazioni, l’immagine di modernità e di sviluppo dello Stato Indiano, sono usare dal governo a guida Modi, hindutwa

sabato 22 gennaio 2022

22 gennaio - RICEVIAMO DALLA GKN

 

Vertenza ex GKN: i lavoratori approvano l'accordo quadro raggiunto al MISE Salvetti, delegato RSU "abbiamo strappato un accordo innovativo in un contesto sociale ostile. Questa fabbrica è per noi patrimonio del territorio, continueremo a vigilare"

[Campi Bisenzio, 22 gennaio 2022] Con la partecipazione del 74% degli aventi diritto al voto, 262 voti favorevoli, 2 contrari e una scheda nulla, passa quasi all'unanimità l'accordo quadro raggiunto al Mise, primo passo sostanziale e di cornice a cui ne seguiranno altri in sede aziendale a cominciare dalla prossima settimana. E' un accordo sindacale avanzato e molto importante, anche perchè raggiunto in un contesto politico sociale ostile dove i rapporti di forza sono stati per anni (e sono ancora) a svantaggio dei diritti del lavoro. Secondo Dario Salvetti, delegato RSU ex Gkn: "prima di commentare il risultato, bisogna soffermarsi su un fatto per nulla scontato: qua si è applicata una vera democrazia partecipativa. E lo stesso referendum, in piena pandemia, non era scontato. Qua da mesi una comunità si riunisce in assemblea, si autodetermina, si informa, decide, senza nessuna gerarchia se non la divisione del lavoro creata dalle esigenze stesse di funzionamento della mobilitazione. Il risultato della lotta e di questa votazione sottolineano che abbiamo strappato un accordo innovativo in una società ancora da innovare: un altro Stato, un altro Governo avrebbero salvato la fabbrica con le sue macchine e le sue produzioni. Questa reindustrializzazione - che invece è lo svuotamento della fabbrica per essere riempita con altri macchinari e altre produzioni - è un processo che abbiamo subito e di cui pagheremo il prezzo con mesi di ammortizzatori e incertezze. Eppure anche in questa situazione abbiamo seguito un'impostazione collettiva e comunitaria. Per quanto riguarda la parte influenzata da noi" conclude Salvetti, "questo accordo trasuda responsabilità collettiva, sa di comunità. Il saldo occupazionale, la continuità di diritti che vengono conservati e tramandati, la commissione di proposta e di verifica: per noi questa fabbrica è un patrimonio del territorio e per questo continueremo a vigilare e a mobilitarci se necessario".
Una mobilitazione che non accenna a ridimensionarsi, considerato il prossimo Insorgiamo tour in programma per febbraio e il "tenetevi liberi" lanciato per fine marzo.

I punti fermi dell'accordo siglato in sede MISE e approvato dai lavoratori:

1. tempistica certa della reindustrializzazione. Entro marzo proposte vincolanti, piano industriale essenziale ed entro fine agosto closing e passaggio di proprietà

2. clausola anti-logoramento: se entro fine agosto non si palesa la reindustrializzazione, Qf procede direttamente alla reindustrializzazione con intervento di altri investitori o direttamente del capitale pubblico con Invitalia

3. continuità occupazionale e di diritti. Il passaggio da Qf ad altro soggetto industriale avverrà in continuità occupazionale e di diritti contrattuali, anche in caso di cessione di ramo d'azienda.

4. gli appalti del futuro soggetto reindustrializzatore ripartiranno dagli ex dipendenti degli appalti Gkn. Ci sarà per le assunzioni un bacino di reclutamento che riparte da ex somministrati in Gkn. Si apre a un iniziale internazionalizzazione di numero limitato di lavoratori: la prima richiesta non negoziabile sono sette assunzioni

5. il saldo occupazionale è fissato al momento del passaggio da Gkn a Qf. Questo vuol dire che se continuassero pensionamenti o dimissioni volontarie, il futuro reindustrializzatore dovrà comunque ripartire da 370 posti di lavoro. Quindi, il posto di lavoro non viene considerato un tema individuale ma un patrimonio collettivo del territorio.

6. Diritto di proposta e verifica. Viene formata una commissione di proposta e verifica sulla reindustrializzazione dove la Rsu è presente e può avanzare proposte in merito alla reindustrializzazione, così come richieste di verifica. La commissione deve essere messa a conoscenza dei fondi pubblici utilizzati e i fondi pubblici sono a loro volta vincolati alla realizzazione del saldo occupazionale.

Per contatti stampa:

Alberto Zoratti – 3496766540

Benedetta Rizzo – 3493331724

22 gennaio - TARANTO ASILI COMUNALI: Sempre più vicino lo stato d'agitazione delle lavoratrici pulizie/ausiliariato

 

Nella pandemia, nella nuova emergenza, il carico di lavoro, le attività da 

svolgere delle lavoratrici delle pulizie/ausiliariato negli asili nido comunali

 aumenta, MA LE ORE E IL SALARIO RESTANO SEMPRE GLI STESSI.

Le lavoratrici Slai Cobas hanno detto che aspetteranno questa settimana per verificare volontà della Ditta Servizi Integrati srl e del Comune di risolvere questi problemi, dopo di chè avvieranno lo stato di agitazione.

Le lavoratrici e i lavoratori chiedono:

- le sostituzioni del personale assente - anche molto aumentate in questo periodo per i contagi covid: devono essere fatte con ore supplementari rispetto all'orario normale di lavoro, e le sostituzioni devono essere coperte al 100%, e pagate come da CCNL - questo è previsto esplicitamente e chiaramente dal capitolato d'appalto che viene invece violato dalla Ditta;

- Una indennità salariale a copertura del maggior carico di lavoro causa covid - es sanificazione quotidiana e di ogni giocattolo o suppellettili utilizzate, locali, mobilia, ecc. - lavoro che comporta anche sforzi fisici, fatica, per lavoratrici e lavoratori tra l'altro non giovani e già con problemi di salute per 25/30 anni di lavoro

- Protocollo sanitario - per il covid, e non solo - effettuazione corsi di aggiornamento sanitario, per 1° e 2° soccorritore; con pagamento dellegiornate dei corsi

- Aumento dell'orario di lavoro ordinario - le tre ore al giorno attuali (tra l'altro conquistate solo dalla lotta delle lavoratrici) nell'emergenza pandemia non bastano più. I lavoratori chiedono in primis al Comune un aumento dell'orario normale di lavoro, possibile attraverso l'applicazione del quinto d'obbligo (previsto dal contratto d'appalto.

QUESTE SONO RIVENDICAZIONI IMMEDIATE

MA ALL'INTERNO DELLA RIVENDICAZIONE/BATTAGLIA PIU' GENERALE PER LA INTERNALIZZAZIONE DEL SERVIZIO, ESSENDO ESSENZIALE, PERMANENTE, STRUTTURALE AL FUNZIONAMENTO DEGLI ASILI.

Su questo è necessaria soprattutto una battaglia 

nazionale. Per questo le lavoratrici degli asili di 

Taranto lanciano un appello a tutte le lavoratrici

 a una grande mobilitazione a marzo.

LAVORATRICI ASILI SLAI COBAS SC TARANTO


22 gennaio - Non si può morire a 18 anni di “alternanza scuola-lavoro”! GLI ASSASSINI SONO IL PROFITTO PADRONALE ED I GOVERNI CHE ANZICHÉ SVILUPPARE CULTURA X I GIOVANI TRASFORMANO LE SCUOLE IN "FABBRICHE" DI MORTE

 

Unione Sindacale di Base OSA

Ieri sera c’è stato un blitz al MIUR degli studenti di OSA dopo la morte di Lorenzo, ragazzo di 18 anni, oggi in Alternanza Scuola Lavoro.

Quello di oggi è un omicidio i cui mandanti sono le aziende, interessate solo al profitto e non alla sicurezza dei lavoratori, ma di cui anche il Governo Draghi e il Ministro Bianchi sono responsabili. Lo scorso anno sono morti 1400 lavoratori sul posto di lavoro, questa realtà tragica vuole essere normalizzata sin dalle nostre scuole con l’Alternanza, non lo accettiamo: vogliamo il blocco immediato dei percorsi di Alternanza, senza sé e senza ma.

Noi non dimentichiamo, noi non perdoniamo. La nostra rabbia cresce ogni giorni di più ed esploderà in ogni scuola e in ogni città!

 

Udine, 18enne schiacciato da una trave in un’azienda di costruzioni meccaniche: era al suo ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro

Il giovane, Lorenzo Parelli, era originario del paesino di Castions di Strada: studiava in un istituto tecnico del capoluogo friulano. Secondo una prima ricostruzione, durante un lavoro di carpenteria metallica nello stabilimento dell'azienda Burimec a Lauzacco, una putrella (una trave d'acciaio) gli è caduta addosso uccidendolo. Sul posto sono arrivati i genitori: con loro i carabinieri, gli ispettori della Asl e il pubblico ministero di turno

di F. Q. | 21 Gennaio 2022  

Uno studente di 18 anni, Lorenzo Parelli, è morto nel pomeriggio del 21 gennaio a causa di un incidente sul lavoro nello stabilimento della Burimec – una ditta di costruzioni meccaniche – a Lauzacco, frazione di Pavia di Udine. Venerdì era il suo ultimo giorno di tirocinio in un progetto di alternanza scuola-lavoro in convenzione con l’azienda. Secondo una prima ricostruzione, durante un lavoro di carpenteria metallica, una putrella (una trave d’acciaio) gli è caduta addosso uccidendolo sul colpo: inutili i tentativi di rianimazione del personale del 118. Sul posto sono arrivati i genitori: con loro i carabinieri della compagnia di Palmanova, gli ispettori della Asl e il pubblico ministero di turno dalla procura udinese. L’area è stata transennata e verrà posta sotto sequestro per cercare di stabilire eventuali responsabilità penali. Il giovane, nato a novembre del 2003 e originario del vicino paese di Castions di Strada, studiava all’istituto tecnico industriale “Giacomino Bearzi” del capoluogo friuliano, gestito dall’ordine dei salesiani. Sul proprio sito internet, la Burimec si descrive come specializzata nella “costruzione di apparecchi ed impianti per la pesatura, costruzioni e lavorazioni meccaniche per l’industria siderurgica”. La sede principale delle lavorazioni è nel paese di Buttrio, mentre lo stabilimento di Lauzacco si occupa soltanto di laminazione.

giovedì 20 gennaio 2022

20 gennaio - Pitti uomo e la giostra del lavoro di merda

 

Nel giorno dell’inaugurazione di Pitti Uomo la denuncia dei lavoratori precari.

di Checchino Antonini (*)

Nel giorno dell’inaugurazione dell’edizione invernale di Pitti uomo, una quarantina di lavoratori precari ferma la ruota panoramica sotto lo slogan “Fermiamo la ruota dello sfruttamento, non si può lavorare così!” denunciando contratti truffa, orari di lavoro estenuanti per paghe insostenibili. La notizia arriva in redazione dal Collettivo di Fabbrica GKN, mica dalle agenzie di stampa. I cronisti sono ipnotizzati dalla rutilante giostra dell’evento, dai gadget e dall’indotto pubblicitario per le rispettive testate, per cui stanno già scrivendo quanto sarà green, sostenibile e trendy il made in Italy. E la politica non perde l’occasione di formulare strofe in cui le parole “speranza” e “ripartenza” possano fare rima. Ma, mentre i profitti si consolidano, chi lavora lo fa in condizioni sempre più tossiche.
«Se in un Paese come l’Italia dove da oltre trent’anni, unico caso in Europa, diminuiscono i salari, aggiungiamo l’aumento delle bollette e del carovita, bisogna domandarsi come sia possibile vivere con questi salari da fame», sottolineano i precari. «Quando va bene siamo assunti con contratti a chiamata, con nessuna tutela e niente coperture per infortuni o malattia. Ma la cosa vergognosa è che non è cambiato nulla: turni sempre più lunghi, fino a 12 ore, e paghe che spesso non superano i sei euro all’ora. Oggi con due ore di lavoro possiamo permetterci al massimo un giro di giostra sulla ruota panoramica», ironizzano i lavoratori.

Stamane gli ex lavoratori della fiera della moda hanno diffuso la prima parte di interviste raccolte da lavoratori che da anni prestano servizio nel più importante evento del fashion in Italia: «Tutto questo lusso si accompagna alla retorica della ripresa e del rilancio dell’occupazione. Andrebbe detto, invece, che questi settori si reggono sulla fatica e su paghe da fame»,
«Quando ci hanno licenziato, giustamente il territorio è insorto – commentano dal Collettivo di Fabbrica – ma quando ci hanno mandato la procedura di licenziamento, avevamo altri 75 giorni di stipendio. Più della durata di buona parte dei contratti precari. E uno stipendio tra l’altro superiore a quello di molti di questi precari. In un certo senso eravamo ancora messi meglio di milioni di persone in questo paese. Quindi, in verità abbiamo chiesto scusa a tutti i precari del paese per tutte le volte che non siamo insorti per loro. Il paese si è assuefatto al lavoro sottopagato e precario, noi invece crediamo sia l’ora di disintossicarci da questi livelli di sfruttamento. Per questo siamo sensibili a quanto denunciato dalla campagna “chelavorodimerda”».



 

20 gennaio - MASSIMO SOSTEGNO ALLO SCIOPERO DEI RIDERS

 

22 GENNAIO: SCIOPERO DEI RIDERS JUST EAT NELLE PRINCIPALI CITTÀ! ALZIAMO LA TESTA PER SALARIO, DIRITTI, DIGNITÀ!

In seguito alle mobilitazioni ed agli scioperi di Torino, Roma e Genova, i lavoratori e le lavoratrici di Just Eat in queste settimane si sono messi in contatto coi colleghi delle altre città e se necessario sono pronti a scendere in campo per un’ulteriore giornata di lotta. Infatti, nei giorni scorsi, è stata presentata la nostra piattaforma nazionale a Takeaway.com con un’altra richiesta di incontro per arrivare alla risoluzione dei problemi che i fattorini vivono sulla propria pelle. Come capitato anche negli scorsi mesi, l’azienda si nasconde dietro un muro di silenzio ignorando le richieste dei lavoratori e non risolvendo le loro problematiche. Questa situazione è inaccettabile. Perciò il giorno 22 Gennaio organizzeremo un’importante giornata di mobilitazione e di sciopero dei riders di Just Eat.Rivendichiamo:

1) Applicazione integrale del CCNL Logistica e Trasporti con il riconoscimento immediato per la figura dei riders del livello G1, la maturazione ROL e permessi al 100%, il riconoscimento della tredicesima e quattordicesima mensilità calcolata sulle ore contrattuali, il riconoscimento delle maggiorazioni previste da contratto per il lavoro festivo, notturno e straordinario;

2) La ricontrattazione del rimborso chilometrico e del Premio di Valorizzazione in scadenza al 31 Dicembre 2021, concordando un aumento del bonus e la diminuzione del numero di consegne mensili per il riconoscimento della maggiorazione sul premio che tenga conto anche del monte ore contrattuali;

3) La re-introduzione della suddivisione in zone dei territori cittadini e metropolitani;

4) L’apertura di un tavolo con la nostra organizzazione sindacale e le RSA sul rispetto delle disponibilità fornite dai lavoratori, sulla turnazione, sull’equa distribuzione del lavoro supplementare/straordinario, sulla rimodulazione dei monte ore contrattuali;

5) La consegna di mezzi di trasporto e di adeguata strumentazione (smartphone aziendale, supporto smartphone per manubrio, power-bank) forniti dall’azienda per tutto il personale in forza con l’istituzione di hub che permettano il ritiro restituzione a inizio/fine turno;

6) Il coinvolgimento della nostra organizzazione sindacale con le RSA nella valutazione delle condizioni di sicurezza dovute al maltempo e lo stop dell’attività con mantenimento del turno e della retribuzione oraria in caso di eventi metereologici che mettano a rischio l’incolumità dei dipendenti e non consentano oggettivamente di effettuare consegne;

7) La consegna immediata del set da lavoro invernale a tutto il personale in forza;

8) La regolare consegna di DPI (una mascherina chirurgica ogni 4 ore di servizio o una FFP2 ogni 8 ore) agli starting-point, ritiro dei caschi ad oggi distribuiti per sostituzione con caschi a norma e impegno dell’azienda a farsi carico delle spese per test covid-19 in caso di aumento dei contagi fra il personale a tutela dei dipendenti Takeaway.com, del personale dei ristoranti e dei clienti;

9) La cessazione della pratica di immediata cancellazione arbitraria del turno in caso di presunta violazione delle norme disciplinari, non contenuta in nessun accordo o regolamento, in aperta violazione dell’art. 7 legge 300/1970 quinto comma che prevede che i provvedimenti disciplinari più gravi del rimprovero verbale non possano essere adottati prima che siamo trascorsi 5 giorni dalla contestazione dell’addebito;

10) La rimozione dell’opzione di consegna al piano, pericolosa per il furto dei mezzi e per il rischio di contagio;

Per salario, diritti, salute e dignità.

Contro gli accordi peggiorativi firmati da CGIL-CISL-UIL.

Per migliorare concretamente le nostre condizioni di lavoro e di vita.

Anche contro le multinazionali si può lottare, si può alzare la testa.

Uniti si vince!

S.I. Cobas


19 gennaio - Mozione per il Patto d'Azione Anticapitalista per un Fronte Unico di Classe

 Sabato 8 gennaio 2022, si è tenuta in videoconferenza l’assemblea nazionale autoconvocata e aperta di alcune delle strutture politiche e sindacali -che hanno fatto parte del Patto d’Azione Anticapitalista – Fronte Unico di Classe,.

Queste hanno condiviso nell'assemblea  la proposta di riavviare il confronto e la discussione  all’interno di questo percorso, da alcuni mesi bruscamente interrotto per inspiegate motivazioni; così come anche palesemente dimostrato dalla dismissione del sito fronteanticapitalista.org.


Una brusca frenata dovuta principalmente al venir meno dell’impegno di alcuni dei primari propositori del progetto stesso che, sin dai primi approcci della fine del 2018, insieme agli altri stabili partecipanti al progetto ed alla discussione, avevano concordato sulla necessità della costruzione di un blocco proletario anticapitalista a livello nazionale, inteso come un primo, imprescindibile, passaggio politico e strutturato, per una efficace opposizione di classe sindacale, sociale e politica all’offensiva padronale, gestita dai propri 'comitati di affari' i governi Conte1/2 e poi Draghi protesa a imporre e ridisegnare strategicamente un sistema di sfruttamento capitalista del lavoro salariato, governi e stato del capitale ancor più ad immagine e somiglianza delle proprie brame di profitto, basati sullo scaricamento della crisi e pandemia sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari


La crisi pandemica da Covid19, col suo pesantissimo carico di dolore, sofferenza e sacrifici, soprattutto per le classi oppresse,  intimamente legata alle intrinseche contraddizioni del sistema capitalista ed alla sua natura distruttiva a tutti i livelli e in tutti i settori della vita sociale, riteniamo che abbia amplificato, non sminuito, la necessità di un’adeguata risposta proletaria su scala nazionale e internazionale, per cui appare ancor più biasimabile il passo indietro – o di lato… fatto da alcuni dei suoi più attivi promotori., rispetto alla urgente necessità che abbiamo invece di andare avanti, allargare la lotta a tutte le realtà operaie e proletarie in campo, elevarla, strutturarla e compattarla, secondo le intenzioni espresse dal Patto sin dall'inizio


Nell'assemblea autoconvocata, attraverso i molteplici interventi dei delegati delle realtà politiche e sindacali che hanno deciso di partecipare e prendere la parola, sia interne al patto, come fuori da esso con un comune denominatore che  sulla base del la descrizione di una realtà sociale ed economica fatta di crescente miseria e sfruttamento di classe: in cui le masse proletarie sono piegate a pagare il prezzo della crisi, mentre i padroni brindano all’incrementati profitti, di sviluppare e costruire un'azione generale - oltre la stessa logica dello sciopero generale vero da perseguire-  di un fronte comune che assume la posizione di un fronte unico di classe e di massa anticapitalistico e antigovernativo che metta realmente in discussione lo stato di cose presente

questo ci chiama a tentare di riannodare il filo rosso del confronto politico, pur contraddittorio ma franco, per riprendere rafforzare allargare, migliorare nei metodi gestione, del  progetto che per la sua importanza dal punto di vista di classe, merita la pena di investire energie politiche ed organizzative per farne un motore indispensabile della lotta di classe sindacale, sociale e politica

Con questa mozione rivolgiamo quindi un appello a tutte le realtà politiche, sociali e militanti già operanti nel Patto per la convocazione di un’assemblea nazionale da decidere e concordare insieme per verificare insieme la possibilità di un percorso unitario del PAA-FUC su basi che tengano conto delle esigenze di allargamento e di superamento dei limiti che hanno portato all'attuale stallo


In fondo, non abbiamo altro da perdere che le nostre catene…


Saluti a pugno chiuso


Slai Cobas per il Sindacato di Classe

Comitato di lotta Viterbo/classe contro classe

19-1-2022

martedì 18 gennaio 2022

18 gennaio - RETE NAZIONALE CONTRO MORTI SUL LAVORO

 

Appello/proposta dall’Assemblea nazionale 

autoconvocata del 8 gennaio



Nel 2021, in Italia, sono morti 1404 lavoratori sui posti lavoro, con un aumento del 18% rispetto all’anno precedente. E in questo dato non sono conteggiati i lavoratori deceduti per infortuni da Covid. Ogni anno 4 lavoratori, ogni giorno, muoiono sul lavoro.

Mai come in questo caso la parola “guerra” è il termine più appropriato per descrivere questa realtà, propria di questo sistema fondato sul profitto dei padroni, con operai morti, feriti, mutilati, invalidati in maniera permanente!

Gli operai sono costretti a lavorare in condizioni a rischio della propria vita, della propria salute e sicurezza, perchè non hanno alternative, perchè o ti mangi questa minestra o perdi anche quel salario sempre più basso. Gli assassini sul lavoro sono la diretta conseguenza del fatto che sempre più i padroni ottengono tutto e i lavoratori non ottengono nulla.

I governi fanno leggi per i padroni, in parlamento nessuno difende gli interessi e la vita degli operai, dai Tribunali dei padroni escono sentenze solo favorevoli all’impunità dei padroni.

Diciamo spesso che l'unica giustizia è quella proletaria, ma cosa possiamo fare per quest’obiettivo?

Abbiamo bisogno di unirci in questa lotta, non possiamo stracciarci le vesti ogni volta dopo l’ennesima morte sul lavoro. Gli omicidi padronali sui luoghi di lavoro non possono essere uno dei tanti punti che mettiamo nelle nostre piattaforme rivendicative! Dobbiamo rispondere e organizzare questa lotta su un terreno specifico.

Il via libera a questa corsa ai profitti, alla "legale" violazione delle norme di sicurezza, alla liberalizzazione degli appalti, l'ha data il governo Draghi. Cosa ha portato? verso fine anno ci sono stati, in un giorno, 3 morti e tre feriti in un cantiere a Torino dove una gru è crollata schiacciando Roberto 50 anni, Marco 54 anni e Filippo 20. È questa l'altra faccia della corsa ai profitti delle imprese edili drogata dal bonus del 110% che ha alimentato un gigantesco, vorticoso ed opaco giro di appalti truccati e subappalti in cui si spremono i lavoratori con ritmi, condizioni e carichi di lavoro insostenibili.

Il 25 ottobre il governo Draghi ha emesso un nuovo Decreto Legislativo con alcune modifiche del Testo Unico Sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro del 2008 che prevede la sospensione delle attività (non si dice per quanto tempo) alle aziende che hanno il 10% di personale a nero (prima era il 20%);- solo un multa che varia da 2500 euro per le aziende che hanno fino a 5 lavoratori a nero a 5000 euro per quelle che li superano;- Il padrone rischia il penale con sei mesi di carcere solo se, nonostante l’imposizione della sospensione dell’attività, continua la produzione… quindi le aziende preferiranno pagare le multe anziché mettersi in regola (costa meno). Da un lato parla di "difesa della salute e sicurezza" e dall'altro, con la legge sulla liberalizzazione dell'appalto, ha fatto rientrare alla grande il subappalto e il "massimo ribasso" (che inevitabilmente viene compensato dai padroni scaricandolo sui lavoratori con più intensità del lavoro e taglio dei costi della sicurezza).

I padroni continuano a fare profitti record. La Marcegaglia nel 2021 ha un fatturato record di 7 miliardi, i profitti del gruppo sono cresciuti del 50 percento rispetto al 2019. Gli operai degli stabilimenti italiani riceveranno un premio medio superiore a mille euro.

Ma quei fatturati record i padroni li hanno fatti sulla pelle degli operai! Alla Marcegaglia è continuo il rischio-sicurezza, a Ravenna infatti l’ultimo omicidio sul lavoro è del 15 luglio dello scorso anno. C’è stato uno sciopero spontaneo per la morte sul lavoro di Hysa Bujar, che era un operaio esperto, non l’ultimo arrivato, lavorava negli appalti: l’ennesima morte annunciata dalle tante segnalazioni degli operai sul rischio-sicurezza per come vengono posizionati nelle selle i coils, per la mancanza di spazi di manovra all’interno del reparto, per i l’intensità dei ritmi di lavoro, per il sistema degli appalti per comprimere sempre di più i salari e negare i diritti. Denunce inascoltate e confederali complici che, attraverso gli accordi e la complicità con i vertici aziendali, mettono a rischio la vita degli operai.

Ma quello sciopero cosa ha prodotto? L’ennesimo tavolo di confronto con la Marcegaglia per definire un protocollo sulla sicurezza di tutti lavoratori; la proposta di costituire un coordinamento di sito dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) che comprenda anche i lavoratori in appalto; un Incontro in Prefettura per sollecitare l’intervento delle istituzioni.

Limitarsi alle denunce, contare incidenti e morti operaie tramite un “Osservatorio”, delegare a Istituzioni (Ausl, Sindaco, Prefetto) oppure a politicanti che mai si sono fatti vedere davanti ai cancelli ad organizzare le lotte a difesa della vita degli operai è una linea perdente. Ci siamo infilati nell’ennesimo vicolo cieco che non porta a risultati.

Dopo la morte di Luana D’Orazio perché un padrone ha manomesso il macchinario c’è stata una grande indignazione ma qualche mese dopo, a Modena, è rimasta schiacciata da un macchinario Layla El Harim.

Occorre partire dall’unità delle realtà che si battono concretamente nei luoghi di lavoro e portare la lotta sul piano nazionale, intervenire nei luoghi dove avvengono gli omicidi sul lavoro per dargli una visibilità al livello nazionale e superare la rassegnazione che avviene sempre dopo, quando si spengono i riflettori. Dobbiamo promuovere una larga aggregazione di energie che si rendano protagoniste per condurre una battaglia di civiltà contro la barbarie della guerra quotidiana dei padroni assassini.

La lotta contro le morti sul lavoro e la lotta contro precarietà, cassintegrazione, attacco al diritto di sciopero, la rappresaglia padronale e poliziesca, sono tutte lotte che attaccano la radice del modello di produzione capitalistico. Se c’è ancora chi pensa che queste lotte si possono fare solo in ambito aziendale o solo a livello territoriale, ci deve dimostrare con i fatti che così i lavoratori possono portare a casa dei risultati.

Questa lotta dev’essere strappata di mano ai confederali e condotta su posizioni di classe che sono inconciliabili con quelle dei padroni, dobbiamo costruire il potere dal basso degli Rls, formando una lista di operai che intendono metterci la faccia e il proprio impegno, indipendentemente dalle tessere sindacali e votati da tutti i lavoratori del sito così da avere un mandato forte che risponde ai lavoratori e non alle RSU o RSA o ai capi.

Il controllo della produzione, l’ispezione senza preavviso, il potere di prendere decisioni immediate che fermino la produzione in caso di rischio-sicurezza per la vita degli operai, devono tornare in mano agli operai!

Abbiamo bisogno di postazioni permanenti di nuclei di ispettori e presidii sanitari nelle fabbriche e nelle zone industriali, nelle campagne, per un intervento continuo e preventivo, con un rapporto costante con lavoratori e Rls.

Poi ci sono i processi che dobbiamo considerare come parte di questa guerra e che richiedono una mobilitazione.

È ora di approvare una legge contro gli omicidi sul lavoro! È ora di bastonare davvero chi manda i lavoratori al macello perché non rispetta le più elementari norme di sicurezza!

La sola lotta aziendale e sindacale non basta.

Dobbiamo contrapporre lotta, unità, organizzazione, una campagna sul terreno nazionale a partire da chi già la sta facendo, aggregando via via sempre più realtà nell’impegno diretto, ben sapendo che 4 operai morti sul lavoro al giorno sono il prodotto di un sistema di produzione basato sul profitto dei padroni, e la prospettiva in definitiva non può che essere che quella di un suo rovesciamento per liberarci dallo sfruttamento e difendere le nostre vite e la nostra dignità.

La Proposta che facciamo come Assemblea del 8 gennaio è quella di un confronto, di un’assemblea nazionale tra febbraio marzo per la costruzione di una Rete nazionale per difendere la salute e la sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro e nei territori.

adesioni/contatti materiali

Bastamortesullavoro@gmail.com

18 gennaio 2021


All’ 11 gennaio 2022 sono morti dall’inizio dell’anno 15 

lavoratori, 7 di questi sui luoghi di lavoro; 3 in Veneto, 

compreso un giovane di 25 anni padre di due figli. E’ già 

morto il secondo agricoltore schiacciato dal trattore, 

questa volta in Molise, aveva solo 39 anni, perdono la vita 

un anziano lavoratore, che doveva essere in pensione a 63 

anni, un agricoltore ha perso la vita cadendo in un 

burrone.

Report morti sul lavoro nell’intero 2021

18 gennaio - TARANTO: PRESIDI/ASSEMBLEE A ACCIAIERIE ITALIA PER UNO SCIOPERO GENERALE

 

comunicato

Gli operai in presidio permanente e autorganizzati della Tessitura Albini di Mottola, chiusa non per crisi ma per la delocalizzazione della produzione in Repubblica Ceca e in Egitto per fare più profitti, fanno appello a tutti i lavoratori grandi e piccoli della nostra provincia ad unirsi nella lotta, a non restare isolati, posto di lavoro per posto di lavoro, a mettere fine alle chiacchiere e alle divisioni e ad unirsi in un fronte unico di classe contro il fronte unico di padroni, governo e istituzioni.

La situazione alle Acciaierie d’Italia, alle Ditte dell’appalto e alle realtà industriali di Taranto e provincia peggiora sempre più. Dilaga la cassintegrazione covid, ordinaria e straordinaria, anche quando non ce ne sarebbe bisogno dati i livelli di produzione e la situazione effettiva delle aziende. Si estendono nel silenzio licenziamenti individuali e collettivi, chiusure e minacce di chiusure delle fabbriche. Il salario viene pesantemente falcidiato, a cui si aggiunge il grave e inaccettabile problema di non pagamento di salari e stipendi e di ritardi del pagamento della cig che già porta a un taglio del salario di più del 40%. Le condizioni di sicurezza sul posto di lavoro sono sempre in pericolo per lo stato della manutenzione e gestione degli impianti – gli unici interventi sono per la produzione -, come l’attacco alla salute proveniente dal permanente inquinamento, dalla pandemia e dall’estendersi di malattie professionali.

A fronte di tutto questo, bisogna andare alla lotta prolungata, allo sciopero generale prolungato che permetta a tutti i lavoratori e alle masse popolari di far sentire la loro protesta, ribellione e richieste urgenti per fronteggiare le emergenze generali.  
Sindacati confederali e anche strutture sindacali minori non possono continuare con la strategia del “lamento”, la richiesta permanente di incontri che non danno alcun risultato, e intanto proseguire sui posto di lavoro in un tran tran collaborazionista che permette tutto ai padroni e toglie tutto ai lavoratori.

Bisogna, attraverso assemblee, iniziative, raccolte di firme arrivare ad unire lavoratori, organizzazioni sindacali e masse popolari in una battaglia reale per cambiare le cose, difendere seriamente i nostri interessi

Operai Tessitura Albini Mottola - Ilva AS cigs - Cemitaly
SLAI COBAS per il sindacato di classe

Taranto via L. Andronico, 47 tel 3475301704 - WA 3519575628 - blog tarantocontro

18 gennaio - UNES TRUCAZZANO: ANCORA STATO D’ASSEDIO CONTRO I LICENZIATI IN LOTTA

 

Dopo 9 ore di blocco totale del magazzino, il film della repressione antioperaia alla Unes si ripete ancora una volta: assedio delle forze dell'ordine giunte a centinaia per assolvere il loro compito di cani da guardia dei padroni, scontri, sgombero coatto con tanto di caccia all'uomo e aggressione gratuita ai lavoratori.

I lavoratori con il Si Cobas resisteranno anche stavolta, come hanno fatto i loro fratelli di classe della FedEx di Piacenza e in tanti altri magazzini.

La Unes oggi rappresenta una delle poche trincee reali di lotta e di resistenza allo strapotere dei padroni, ai licenziamenti e all'escalation securitaria e repressiva del governo Draghi: in ogni caso, la vertenza nella quale lo scontro di classe sta avvenendo senza esclusione di colpi e fino alle più estreme conseguenze.

Tutti coloro che a chiacchiere o da dietro una tastiera evocano scioperi generali, lotta di classe e opposizione al governo Draghi, sarebbe il caso che iniziassero a spegnere i PC e a ad affrontare il mondo reale al fianco degli operai in lotta.

LA SOLIDARIETÀ È UN ARMA: USIMOLA!

Contro licenziamenti e repressione: avanti fino alla vittoria! 

#SiCobas #Unes #Strike


sabato 15 gennaio 2022

15 gennaio - SPECULAZIONI E CORRUZIONE SULLA PELLE DEI MIGRANTI

 

allargare la denuncia - sostenere la lotta

Comitato Lavoratori delle Campagne

11 Gennaio alle ore 12:35  ·


Le mani sul ghetto. Business, speculazione e lotte attorno alla pista e al CARA di Borgo Mezzanone.

Nel narrare le vicende legate al CARA (centro di accoglienza per richiedenti asilo) e al ghetto di Borgo Mezzanone, non ci sia annoia mai. C’è sempre ad aspettarti una storia di corruzione, speculazione, indagine per caporalato che coinvolge pezzi grossi delle istituzioni. L’ultima notizia in ordine cronologico è la scoperta di due tangenti, da 10 e 20mila euro, che sarebbero state consegnate dagli imprenditori foggiani Leccese e Mottola all’ex responsabile della sezione regionale della protezione civile Mario Antonio Lerario. Le tangenti in questione riguarderebbero, secondo la Procura, appalti per la costruzione del campo per l’emergenza Covid e relativi al CARA di Borgo Mezzanone. (https://www.foggiatoday.it/.../arresti-foggia-appalti...).

Nonostante quello di Borgo Mezzanone sia una dei ghetti più mediatizzati e famosi d’Italia, probabilmente pochi/e sono a conoscenza del lauto giro d’affari, degli appalti torbidi e dei progetti di investimento che da anni ruotano attorno al ghetto stesso e al CARA adiacente all’ex pista dell’aeroporto militare. Una lunga storia di razzismo istituzionale, sperpero di denari pubblici, condizioni di vita insopportabili e grossi guadagni per pochi, ma anche di resistenza e rivolte.


venerdì 14 gennaio 2022

14 gennaio - DAI LAVORATORI SLAI COBAS AGLI OPERAI ex ILVA

 

Lettera aperta ai lavoratori, alle Rsu e alle organizzazioni sindacali

La situazione alle Acciaierie d’Italia, alle Ditte dell’appalto e alle realtà industriali di Taranto e provincia peggiora sempre più. Dilaga la cassintegrazione covid, ordinaria e straordinaria, anche quando non ce ne sarebbe bisogno dati i livelli di produzione e la situazione effettiva delle aziende. Si estendono nel silenzio licenziamenti individuali e collettivi, chiusure e minacce di chiusure delle fabbriche. Il salario viene pesantemente falcidiato, a cui si aggiunge il grave e inaccettabile problema di non pagamento di salari e stipendi e di ritardi del pagamento della cig che già porta a un taglio del salario di più del 40%. Le condizioni di sicurezza sul posto di lavoro sono sempre in pericolo per lo stato della manutenzione e gestione degli impianti – gli unici interventi sono per la produzione -, come l’attacco alla salute proveniente dal permanente inquinamento, dalla pandemia e dall’estendersi di malattie professionali. C’è un peggioramento generale dei servizi sociali, con la drammatica situazione nella sanità, nelle scuole, nei trasporti. Mentre lo straordinario e inaccettabile aumento delle bollette, le tasse rimaste alte produce in generale carovita scaricato sui proletari e le masse più povere, a cui si aggiunge l’annunciata ondata degli sfratti che si unisce alla mancanza di case. La disoccupazione, che si è aggravata, la precarietà e gli appalti al massimo ribasso rendono il lavoro, le condizioni di lavoro in tutta la nostra provincia un esempio nazionale dello scaricamento della crisi e della pandemia sulle nostre spalle. Hanno ragione gli studenti che stanno protestando sulle condizioni delle scuole ora che sono giustamente aperte – Chiamiamo a sostenere il loro sciopero e uniamo studenti e lavoratori. Il governo Draghi con tutti i partiti dentro e la ruota di scorta dell’”opposizione” della Meloni, legata mani e piedi a Salvini e Berlusconi, al di là delle parole, promesse, dei mirabolanti fondi europei e italiani annunciati, a Taranto l’unica cosa chiara e netta che ha fatto è l’incredibile spostamento dei fondi previsti per le bonifiche nella disponibilità dei padroni reali dell’Acciaieria. A fronte di tutto questo, bisogna andare alla lotta prolungata, allo sciopero generale prolungato che permetta a tutti i lavoratori e alle masse popolari di far sentire la loro protesta, ribellione e richieste urgenti per fronteggiare le emergenze generali.  
Sindacati confederali e anche strutture sindacali minori non possono continuare con la strategia del “lamento”, la richiesta permanente di incontri che non danno alcun risultato, e intanto proseguire sui posto di lavoro in un tran tran collaborazionista che permette tutto ai padroni e toglie tutto ai lavoratori.
Mentre a livello regionale, provinciale e cittadino gli Enti locali sono in preda alla costante corruzione, giochi politici per le poltrone e incapacità di risolvere alcun serio problema di lavoratori e masse popolari. Gli operai in presidio permanente e autorganizzati della Tessitura Albini di Mottola, chiusa non per crisi ma per la delocalizzazione della produzione in Repubblica Ceca e in Egitto per fare più profitti, fanno appello a tutti i lavoratori grandi e piccoli della nostra provincia ad unirsi nella lotta, a non restare isolati, posto di lavoro per posto di lavoro, a mettere fine alle chiacchiere e alle divisioni e ad unirsi in un fronte unico di classe contro il fronte unico di padroni, governo e istituzioni. La lotta in corso alla Leonardo, che sosteniamo nell’interesse collettivo dei lavoratori, esige la mobilitazione generale. Da tutti questi posti di lavoro viene la richiesta di un sindacalismo classista e combattivo, come quello espresso, là dove è presente, dallo Slai Cobas sc, ma che riguarda e interessa tutti i lavoratori e delegati che stanno lottando realmente, qualunque sia la sigla sindacale. Bisogna, attraverso assemblee, iniziative, raccolte di firme arrivare ad unire lavoratori, organizzazioni sindacali e masse popolari in una battaglia reale per cambiare le cose, difendere seriamente i nostri interessi collettivi, aprire la strada ad un futuro che domanda un cambio di governo, un cambiamento dello Stato e della società a favore e delle mani dei lavoratori e delle masse popolari. Una rivoluzione nella sostanza. Dato che nessuna fiducia possiamo avere, sulla base della verifica e dell’esperienza che abbiamo fatto anche a Taranto, nell’ammucchiata dei partiti parlamentari sempre al servizio dei padroni, della finanza, dei ricchi nel nostro paese e in Europa.
Sulla base di una piattaforma operaia e popolare che assicura il minimo - l’integrazione del salario al 100% per i cassintegrati; il salario minimo garantito per i precari e i disoccupati; il rifiuto di ogni licenziamento e chiusura dei posti di lavoro, la fine degli appalti al massimo ribasso; il lavoro ai disoccupati per fronteggiare l’emergenza salute, sicurezza, scuole, sanità, bonifiche - avviamo da subito, posto di lavoro per posto di lavoro la campagna di iniziativa e lotta per uno sciopero generale che non può andare oltre marzo e che contribuisca ad un vero sciopero generale nazionale.

Operai Tessitura Albini Mottola - Ilva AS cigs - Cemitaly - precari appalti comunali TA

SLAI COBAS per il sindacato di classe

Taranto via L. Andronico, 47 tel 3475301704 - WA 3519575628 - blog tarantocontro