giovedì 30 novembre 2023

30 novembre - Ancora morte ai passaggi a livello: comunicato di Ancora in Marcia

 

In Calabria si scontra un camion e un treno in corsa. Tra le vittime la nostra Capotreno Mariella Pansini.

Un altro terribile incidente ha funestato le ferrovie italiane.
Dalle prime notizie giunte alla redazione, il dramma ha avuto luogo in località Thurio di Corigliano Rossano, provincia di Cosenza: sembrerebbe che un treno in corsa, una automotrice diesel, si sia scontrato con un camion fermo a un passaggio a livello.

Nel rogo seguito allo scontro, hanno perso la vita la capotreno, Mariella Pansini, alla quale mancavano pochi mesi alla pensione, e l’autista del camion, mentre il macchinista e altri passeggeri sarebbero rimasti gravemente feriti.

In attesa di conoscere con precisione i dettagli e le cause di questo disastro non possiamo non costatare che il livello di sicurezza delle nostre ferrovie stia continuamente regredendo e che coloro che dovrebbero provvedere invece ad innalzarlo si stanno dimostrando assolutamente inadeguati a tale compito.

Ci siamo ritrovati a osservare un Ministro dei trasporti che, dopo la tragedia di Brandizzo, rilasciava le sue dichiarazioni dal Festival del cinema di Venezia e dal Gran Premio di Monza, ma non da luogo del disastro, per poi essere “prontissimo” a precettare i ferrovieri scioperanti perché, loro sì, devono sempre lavorare senza protestare.

Abbiamo visto poi un altro Ministro far fermare un treno per scendere dove gli pareva, assecondato dai vertici di Trenitalia.

Abbiamo letto le pericolose dichiarazioni di un viceministro che invoca un macchinista da solo sui treni merci, quando pochi giorni fa un treno proveniente dalla Svizzera, con equipaggio ad un solo macchinista, invece che due come in Italia, equipaggio ridotto e più economico tanto caro e desiderato al viceministro, è piombato su Domodossola senza nessuno alla guida per poi essere (fortunatamente) deviato su un binario morto.

E quotidianamente ormai questi signori continuano a blaterare di ponte sullo stretto, quando le nostre linee ferroviarie cosiddette “secondarie”, ma le più utilizzate dai pendolari, restano piene di passaggi a livello in condizioni da dopoguerra.

A questi politici, a dir poco inadeguati, dobbiamo poi aggiungere tutti i dirigenti delle ferrovie, sempre nominati dalla politica, che considerano i treni unicamente come uno strumento per andare a caccia di profitti (e dei loro lauti compensi), anche a costo di “giocare” con la vita dei passeggeri e di chi sui treni ci lavora.

Urge assolutamente una forte presa di posizione da parte di tutta la parte “sana” della nostra Società Civile, per impedire che ai disastri citati ne seguano altri e altri ancora, con altre vittime tra utenti e ferrovieri.


mercoledì 29 novembre 2023

29 novembre - ORE 12 - Controinformazione rossoperaia - 1. No alla repressione, No alla stato di polizia! 2. Ora più che mai manifestiamo con la Palestina, via le truppe sioniste da Gaza!

 



29 novembre - STELLANTIS MELFI: LA QUESTIONE TRASFERTISTI. INTERVISTA

 da

Operai Contro 

Intervista a due operai di Melfi in trasferta a Pomigliano. La comandata obbligatoria, il ricatto: o il lavoro a Pomigliano o la cassa integrazione a Melfi. Per i pendolari 5 ore di viaggio per 8 ore di lavoro sulle linee. Chi non è contento può dare le dimissioni, che è il vero obiettivo di Stellantis, spingere gli operai a licenziarsi per ridurre il personale.

D. A Melfi lavoravi, o eri costretto spesso a rimanere a casa in cassa integrazione?
R. Operaio: 1 A Melfi ero quasi sempre in cassa integrazione, lavoravo circa due giorni a settimana.
R. Operaio 2: Si lavoravo due giorni a settimana.

D. Sei considerato rcl?
R. Operaio 1: Mi è stata riconosciuta solo una piccola parte delle mie patologie, quindi il medico dell’infermeria mi ha rilasciato piccole limitazioni.
R. Operaio 2: No.

D. Tra i trasfertisti ti risulta che ci siano rcl?
R. Operaio 1: Sì.
R. Operaio 2: Sì.

D. Come ti è stata proposta la trasferta?
R. Operaio 1: Sono stato convocato dal Capo Ute che mi ha comunicato la data di partenza per Pomigliano.
R. Operaio 2: Il capo mi ha comunicato la partenza.

D. Avevi la possibilità di rifiutarti?
R. Operaio 1: No, l’alternativa erano le dimissioni.
R. Operaio 2: No, mi è stato detto che è previsto dal nuovo contratto.

D. Quanti soldi in più ricevi per la trasferta? La cifra ventilata corrisponde a quella che finora hai realmente avuto?
R. Operaio 1: Poco più di 40 € per ogni giorno di presenza.
R. Operaio 2: 46 € per ogni giorno di presenza.

D. Hai idea di perchè hanno scelto te?
R. Operaio 1: No.
R. Operaio 2: Hanno detto che prima o poi tutti devono partire.

D. Per quelli che non volevano la trasferta ti risulta che siano stati sostenuti da qualche sindacato?
R. Operaio 1: Non ho notizie relative a questo.
R. Operaio 2: Solo per aiutare a prendere se possibile la legge 104 che è l’unica legge che ti permette di non partire.

martedì 28 novembre 2023

28 novembre - ORE 12 - Controinformazione rossoperaia - Speciale sulla grande manifestazione delle donne a Roma del 25 novembre

 

La lotta delle donne deve interessare anche te, 

operaio, lavoratore

 

  

28 novembre - info Genova: Porto di Genova, USB: lo sciopero blocca le banchine GNV, adesione del 100% per il superamento del part time!

 

Genova,

È iniziato alla mezzanotte di ieri lunedì 27 novembre lo sciopero di 48 ore indetto dalla USB sulle banchine di Genova gestite dalla GNV/MSC, la compagnia multinazionale del traffico marittimo con sede a Ginevra.

Alla base della protesta la richiesta dei lavoratori di superare l’utilizzo del contratto part time per i portuali delle banchine ed estendere a tutti il contratto a tempo indeterminato. Una richiesta sensata e in linea con l’idea, quella dei camalli, di un’organizzazione del lavoro che non subordina il lavoro operaio alla logica del massimo profitto. Sulle banchine, complice un accordo sindacale sottoscritto da CGIL, CISL, UIL che non hanno iscritti in GNV/MSC, la compagnia armatoriale applica un doppio standard contrattuale per le medesime attività, che divide i portuali in operatori a tempo pieno e a tempo parziale. Sotto il regime part time sono collocati ben il 40% dei lavoratori operativi, sono lavoratori fondamentali tant’è che il 70% di loro è impiegato nelle attività cuore del terminal GNV. I part time sono lavoratori in forza da più di 5 anni, impiegati nelle fasce di turno serali e notturne dove c’è il massimo afflusso delle merci, le cui paghe però sono minori e minori i contributi previdenziali e pensionistici.

I volumi di traffico sulle banchine, negli anni sono cresciuti assieme ai profitti accumulati da GNV/MSC.

28 novembre - info: Strage operaia di Brandizzo - La magistratura alza il tiro..

Strage ferroviaria di Brandizzo, svolta nell’inchiesta. Indagati due manager Rfi

La stazione di Brandizzo, dove hanno perso la vita cinque operai Quasi tre mesi dopo la strage ferroviaria di Brandizzo, che costò la vita a cinque operai, c’è un’ulteriore svolta nell’indagine della procura di Ivrea, che coinvolge direttamente Rfi con due nuovi indagati. Gli investigatori - agenti della Polfer, carabinieri e Spresal - su delega della procuratrice capo di Gabriella Viglione hanno fatto blitz negli uffici di Torino (sia a Lingotto che a Porta Nuova) e a Roma


lunedì 27 novembre 2023

27 novembre - info solidale: MOBILITARSI PER LA STRAGE DI VIAREGGIO

 

Strage ferroviaria: 29 giugno 2009

Mercoledì 29 e giovedì 30 novembre presidio al Tribunale 

di Firenze per rivendicare e pretendere giustizia per le 32

 Vittime, per i feriti, per i familiari.

32 ore in presidio dalle ore 09.00 del 29 novembre alle ore

17.00 del 30 novembre. 32 ore per non dimenticare, per far

 sì che i responsabili della strage condannati in 4 gradi

 di processo non la facciano franca come sono soliti poteri 

forti e potentati.

Vi aspettiamo! La solidarietà e il sostegno sono

 armi fondamentali e potenti. Esercitiamoli, pratichiamoli,

 a fianco di chi è in lotta da oltre 14 anni per "Sicurezza-Verità

-Giustizia".

Lunedì 4 dicembre ha inizio la Cassazione Bis a Roma

; presidio di fronte alla Cassazione dalle ore 10.00 alle 

ore 14.00.

Da Viareggio è stato organizzato un pullman per far sentire

 la voce di giustizia dei familiari e della città.


 


sabato 25 novembre 2023

25 novembre - info solidale: MAXIDÍ DI BELFIORE: LAVORATORI IN SCIOPERO MALMENATI E AMMANETTATI! IL NUOVO PACCHETTO-SICUREZZA FA GIÀ SCUOLA!

 

Stamattina, durante l'ennesimo sciopero alla Maxidi di Belfiore (Verona) i lavoratori sono stati aggrediti, malmenati e ammanettati da carabinieri e poliziotti per la sola colpa di aver scioperato per chiedere i loro diritti!

Il governo Meloni-Salvini sta già sperimentando sui magazzini della logistica quel nuovo pacchetto -sicurezza che criminalizza le lotte sindacali e 5enta di mettere fuorilegge il diritto di sciopero.

Nel pomeriggio tutti i 3 lavoratori e un coordinatore di Brescia che erano stati portati in caserma dai carabinieri sono stati rilasciati.

Intanto il SI Cobas è in attesa della convocazione di un incontro urgente in prefettura con la controparte, in assenza del quale la lotta riprenderà senza paura e senza sconti per i padroni.

La repressione non ci può fermare.

Avanti SI Cobas!!!



25 novembre - SOLIDARIETÀ E SOSTEGNO A CHI LOTTA. info solidale

Volantino diffuso questa mattina al presidio di fronte alla Regione Toscana ...


 

mercoledì 22 novembre 2023

22 novembre - ORE 12 - controinformazone rossoperaia - Per un vero sciopero generale contro padroni e governo - 25 novembre donne a Roma… tante ragioni

  

22 novembre - ORE 12 settimanale n. 8 - scarica il pdf

Scaricalo in formato pdf  

22 novembre - LA STRAGE SUL LAVORO TRASVERSALE E INTERGENERAZIONALE. da C. Soricelli

 

Eduard Stenkasseir è morto a 59 anni cadendo da 7 metri dal tetto mentre faceva il carpentiere: è uno dei 4 morti di ieri 21 novmbre, tra questi un 68enne morto d'infarto su un tettoe un romeno di 32 anni morto schiacciato dal trattore in provincia dell'Aquila. Ormai con 888 morti sui luoghi di lavoro sfioriamo in 900 morti, mentre in tutto il 2022 i morti sui luoghi di lavoro sono stati 755, ma se ci aggiungiamo i morti in itinere arriviamo a contare 1352 morti 

Muore a soli 22 anni Nicholas Foresti, studente lavoratore che per mantenersi agli studi portava le pizze, la tragedia in provincia di Bergamo, in Italia non esiste più l'ascensore sociale dove un figlio di un operaio poteva studiare, ora non riescono neppure ad arrivare al fine mese e i figli/e per studiare devono fare il doppio o il triplo lavoro, per non parlare poi se devono studiare in un'altra città, ora non è più possibile. Ma ieri 5 morti sui luoghi di lavoro, quattro di questi ultrassessantenni con buona pace delle assicurazioni: tutte e quattro sono morti in "nero" cioè che non disponevano di nessuna assicurazione per il lavoro che stavano svolgendo, poi anche di questo giovane non si sa se era in regola, ma dubito


22 novembre - info solidale: Modena, 520 lavoratori imputati per lotte sociali

 

Osservatorio

  • novembre 22, 2023

520 lavoratori e sindacalisti sono imputati dal tribunale di Modena per le vertenze di varie fabbriche nel periodo 2017-2022. Si Cobas denuncia «la criminalizzazione della solidarietà di forze dell’ordine e procura»

di Massimo Franchi da il manifesto

Ben 520 lavoratori e sindacalisti sono imputati al tribunale di Modena per reati legati alle vertenze di varie fabbriche nel periodo 2017-2022, oltre a circa 150 imputati per reati politici e sociali (manifestazioni, volantinaggi, occupazioni dimostrative, ecc), e ai 13 procedimenti a carico di giornalisti che hanno raccontato quelle vicende o semplici cittadini che hanno scritto commenti critici sui social.

La provincia emiliana detiene il triste primato in Italia rispetto alla popolazione.

Il motivo? Secondo il Si Cobas – che ha portato avanti gran parte delle lotte per la dignità del lavoro – «sta nell’intreccio fra potere economico, politico e giudiziario che domina la città». «Solo a Modena, insieme a Piacenza, sono stati creati i teoremi contro le nostre lotte contro chi sfrutta i lavoratori pagandoli poche euro grazie a false cooperative, a partire dal caso di Aldo Milani fino a quella lunghissima di Italpizza, e ogni volta che lanciamo un picchetto veniamo subito repressi», denuncia Tiziano Loreti. «La premeditazione nei nostri confronti da parte delle forze dell’ordine e della magistratura – continua Marcello Pini è dimostrata da quanto avvenuto fuori da una ceramica della bassa modenese, quando un “caporale” mise una pistola alla tempia di un nostro iscritto e, alle nostre protesta, la polizia ha preso solo i nostri documenti».

Per questo il Si Cobas ha organizzato sabato 25 un convegno a Modena – Sala Marie Curie alla Biblioteca Villaggio giardino, via Marie Curie 22/A – dal titolo «L’anomalia giudiziaria modenese».

Per la deputata del M5s Stefania Ascari – che ha indetto la conferenza stampa di presentazione ieri alla Camera e in questi anni ha presentato molte interrogazioni su molti casi sollevati dal Si Cobas – «ci sono troppe denunce contro chi ha scioperato, ha distribuito volantini o partecipato a una manifestazione e stride con l’immobilismo” nei confronti di altri reati gravissimi, come il caporalato o l’abuso del contratto Multiservizi».

La lotta contro le false cooperative a Modena ha avuto però appoggi importanti, primo fra i quali l’ex presidente della Regione e storico cooperatore Lanfranco Turci. Secondo le avvocate Marina Prosperi e Tatiana Boni però non è «possibile una mediazione istituzionale: buona parte della magistratura ha denunciato la criminalizzazione della solidarietà, il nostro convegno vuole creare una risposta dal basso che può portare a una reazione a catena e cambiare una situazione insostenibile».


martedì 21 novembre 2023

21 novembre - CALCINATO (BRESCIA): TRE OPERAI SALITI PER PROTESTA SU DUE GRU DEL CANTIERE EDILE. “STIPENDI NON PAGATI DA LUGLIO”. Le "regole" di appalti e sub appalti difeso da questo governo

 

da radio onda d'urto

 Protesta in corso dalla mattinata di oggi, martedì 21 novembre, da parte di un gruppo di operai a Calcinato, nel Bresciano.

Tre lavoratori impegnati in un cantiere edile di efficientamento energetico di un condominio, iniziati con il Superbonus, sono saliti su due gru, denunciando così il mancato pagamento degli stipendi che – denunciano – non vengono remunerati da luglio scorso.

Sul posto ci sono carabinieri e vigili del fuoco oltre ai rappresentanti dei sindacati che stanno trattando con gli operai. Nel pomeriggio si è creato sotto alle gru un presidio solidale.

Gli stessi sindacati fanno sapere di non essere ancora riusciti a risalire all’intera filiera della giungla di appalti e subappalti in cui sono rimasti intrappolati i lavoratori


domenica 19 novembre 2023

19 novembre - info solidale: E’ sciopero ad oltranza alla LEAR di Grugliasco

 

Da giorni ormai le lavoratrici e i lavoratori della Lear di Grugliasco incrociano le braccia e animano Via Cumiana in presidio permanente. Il 31 Dicembre scadrà la cassa integrazione straordinaria e ad oggi nulla si sa delle sorti dei 300 lavoratori su 420 che rischiano l’esubero.

La Lear produce principalmente sedili per auto per il gruppo Stellantis, più precisamente per le auto di lusso Maserati. La multinazionale olandese nell’ultimo anno ha diminuito notevolmente le commesse all’azienda e con il 2024 cesserà importanti ordini a causa della fuoriuscita definitiva dal mercato di alcuni modelli Maserati.

E’ ormai palese come il gruppo Stellantis stia definitivamente dismettendo il settore dell’automotive italiano in nome della “verdissima conversione all’elettrico”, proprio in questi giorni 15.000 dipendenti hanno trovato nella propria casella di posta elettronica un messaggio titolato “COSTRUISCI IL TUO FUTURO”, al suo interno la proposta di incentivi economici in cambio delle dimissioni volontarie, questo accostamento ossimorico è l’ultima strategia firmata dalla holding per spingere i lavoratori all’esodo volontario.

A pagare le conseguenze però non sono solo gli stabilimenti ex FIAT ma anche i lavoratori dell’indotto,

come per esempio i dipendenti LEAR che vivono da tempo in cassa integrazione straordinaria e rischiano di trovare sotto l’albero la lettera di licenziamento.

La LEAR è una multinazionale specializzata nella costruzione di sedili e sistemi elettronici per auto che conta più di 160000 dipendenti in tutto il mondo e siti produttivi in 37 paesi. Sul portale dell’azienda campeggia la policy di attenzione all’inclusività delle diversità accompagnata dalla retorica del “tutti insieme vinciamo” che in questi giorni possiamo vedere tradursi fattivamente dentro lo stabilimento di Grugliasco in minacce di esubero per 300 dipendenti su 420 a fronte di una totale incapacità (o forse non volontà) da parte dell’amministrazione LEAR di presentare un piano industriale per i prossimi anni.

Una grossa componente all’interno dell’azienda è femminile, sono le donne la spina dorsale del presidio, presenti numerose ogni giorno dalle prime ore dell’alba, risolute nell’esigere una soluzione da parte dell’azienda che non comporti disperazione per 300 famiglie dell’hinterland torinese.

La richiesta nei confronti dei vertici Lear è quella di un piano industriale che preveda commesse per altri marchi oltre Maserati (che permetta l’accesso a nuovi ammortizzatori sociali), come avviene a pochi chilometri di distanza nello stabilimento di Pozzo d’Adda dove si produce anche per Ferrari, Citroen, Alfa Romeo e così via. Alla luce di ciò viene dunque da chiedersi se davvero c’è una carenza di richiesta di produzione insanabile o se ciò che sta accadendo è una mossa dell’azienda per tagliare spese sulla testa di chi lavora e delle proprie famiglie.


venerdì 17 novembre 2023

17 novembre - DA PALERMO IN LOTTA

 

IERI 16 NOVEMBRE

ANCORA IN PROTESTA ALLA CITTA' METROPOLITANA

I contratti di lavoro degli Assistenti Iigienico personale rientrati ad ottobre nelle scuole stanno scadendo il 30 novembre e la Città Metropolitana ad oggi non ha confermato nessuna proroga del servizio, dicendo che non ci sono i soldi, mentre la Regione Siciliana/Assessorato continua a non mettere in atto le leggi vigenti e a non trasferire in modo scellerato risorse.

E ci sono ancora gravemente Assistenti precari fuori dal lavoro e alunni disabili senza servizio, con l' ennesima interruzione di pubblico servizio, nonostante le scuole abbiano inviato da tempo alla Città Metropolitana tutta la documentazione necessaria ... il tutto mentre il governo Meloni si appresta a tagliare senza alcun scrupolo milioni di euro ai fondi per la disabilità .

Forte denuncia e pressione dei precari in piazza, presenti anche combattivi genitori di studenti lesi nei loro diritti basilari.

La Città Metropolitana aveva inviato una pec preventiva per un incontro per il 22 novembre al fine di depotenziare l'iniziativa di lotta ma precari e genitori hanno protestato ugualmente diffondendo alla cittadinanza un volantino di denuncia e con interventi al megafono contro l'arroganza sempre più aperta dei palazzi del potere che ricevono ogni giorno il beneplacito della loro azione illegittima dal governo reazionario e antiproletario Meloni.

In assemblea pubblica si è fatto il punto particolare della lotta inserendola nella situazione piu' generale che si vive in questo paese con un governo quale quello attuale Meloni che vuole avanzare rapido nella marcia verso un moderno regime, vedi la questione dell'attacco al diritto di sciopero o del premierato per esempio, attaccando sempre più pesantemente lavoratori, operai precari, disoccupati, migranti, donne, studenti... che sono chiamati a lottare e ad organizzarsi a cominciare dalla difesa di diritti immediati che oggi di bollino cancellare completamente ma allargando necessariamente la visuale che pone con urgenza la lotta ampia contro il governo... ma anche in questa iniziativa le precarie e i precari si sono voluti unire in solidarietà di classe all'appello lanciato dai giovani palestinesi sulla giornata di lotta del 17 a sostegno della lotta del popolo palestinese contro il genocidio dello Stato di Israele, affiggendo locandine ed esprimendo la solidarietà al megafono.

La lotta continua!

Precarie e precari Assistenti igienico-personale Slai Cobas sc Palermo

17 novembre - ORE 12 - Controinformazione rossoperaia - Oggi la giornata di lotta per la Palestina alle fabbriche. Lo sciopero degli studenti. L’attacco al diritto di sciopero

  

17 novembre - OPERAIO MORTO AL PETROLCHIMICO DI RAVENNA

Il sistema degli appalti genera profitti per i 

padroni e morte e incidenti sul lavoro per gli 

operai

Autorganizzazzione, elezioni nuovi 

Rls, potere operaio in fabbrica e 

necessità di una Rete Nazionale per 

la salute e sicurezza nei luoghi di 

lavoro

dalla stampa locale

https://www.ravennatoday.it/cronaca/operaio-morto-petrolchimico-slai-cobas-appalti-pericolosi.html

Non si placa la rabbia dei sindacati per la morte del 59enne Stefano Poletti, vittima del drammatico incidente mortale sul lavoro al polo petrolchimico di martedì pomeriggio. L'uomo stava lavorando all'interno di un cantiere in un'area data in uso dalla Consar - Poletti era dipendente di una ditta associata a quest'ultima - ad Acmar, quando per cause ancora in corso d'accertamento è stato colpito a morte da una pala meccanica manovrata da un collega. L'operaio, che il prossimo anno sarebbe andato in pensione, è morto sul colpo sotto lo sguardo disperato del collega.

"L’ennesima morte sui luoghi di lavoro – afferma il sindacato Slai Cobas, ricordando la morte nella stessa giornata di un’operaia in provincia di Treviso – una strage infinita di operai sul lavoro che non può mai smette di indignarci perché queste morti che avvengono nei luoghi di lavoro sono un atto di accusa contro un sistema a comando padronale nelle fabbriche, accusano i profitti dei padroni, sono la conseguenza dei contratti precari, è la catena di appalti e subappalti , è la mancata applicazione delle leggi sulla sicurezza e la mancanza di veri controlli, sono i governi che fanno leggi per tutelare i padroni".

Slai Cobas se la prende anche con i sindacati confederali "che hanno una certa forza organizzata al Petrolchimico, che ora si stracciano le vesti, che pare che scoprano solo adesso la pericolosità degli appalti e subappalti e che ripropongono i rituali Tavoli per nuovi protocolli, sempre la solita, inutile e contro gli operai, pratica della concertazione. E senza indire neanche un minuto di sciopero. La possibilità di contrastare le morti sul lavoro e difendere la vita degli operai passa solo dall’autorganizzazione dei lavoratori, l’elezione dal basso degli Rls e non nominati dalle Rsu, le lotte operaie per controllare e incidere dal basso sulla produzione, la riconquista dal basso del potere operaio in fabbrica, l’unità con tutti coloro che si impegnano su questo fronte sul territorio e a livello nazionale che si autorganizzino in una Rete nazionale - conclude Slai Cobas - perché il problema sono anche i governi, le leggi, tutto un sistema fondato sul profitto dei padroni che dev’essere rovesciato".


17 novembre - PER ANILA

Anila uccisa dal sistema dei padroni, dallo Stato, dal governo 

A 26 anni Anila Grishaj, albanese è stata uccisa - si dice - da un macchinario di ultima generazione, dotato di un braccio meccanico e utilizzato per imballare i prodotti. Sarebbe stata colpita alla nuca dal macchinario movimento e poi stritolata alla testa. Una scena agghiacciante: gli altri operai e operaie arrivati l'hanno trovata in piedi con la testa incastrata nel macchinario. Perché è successo? Perché il braccio meccanico le ha spezzato l'osso del collo?

Ora ci diranno: “accertare l’esatta dinamica dell'incidente... chiarire cause e responsabilità… l'inchiesta è stata aperta e le indagini vogliono stabilire se alla base del tragico incidente ci sia stato un malfunzionamento del macchinario, un errore umano o una carenza di sicurezza…”. Questo scrivono i giornali.

Questa giovane operaia albanese - ricordatevi questo fatto: albanese, perché tanti migranti che sono riusciti ad arrivare in questo paese senza essere affogati in mare o rinchiusi nei CPR, nei lager, o tenuti all’addiaccio fuori, in condizioni invivibili; addirittura, ironia della sorte, ora la Meloni pensa di trasferirli in Albania - ecco, una che era venuta dell’Albania, una giovane operaia che addirittura era così brava da essere divenuta vice direttrice. Ebbene, è stata uccisa in fabbrica come era stata uccisa Luana D'Orazio, l'operaia di 22 anni che è morta stritolata in un orditoio di una fabbrica tessile a Prato. Dicono che l'incidente che ha colpito Anila era simile a quello che aveva colpito Luana. Quindi si muore sul lavoro, ma a fondo cos'è questo lavoro? E’ un lavoro in un sistema capitalista, è un lavoro fondato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, in cui gli operai possono diventare - la maggior parte delle volte lo diventano - nelle grandi/medie/piccole fabbriche con più tecnologia, appendici della macchina, contano meno della macchina!

Qualcuno ha scritto: “ stritolata da un robot”. NO! stritolata dal capitalismo, dai padroni, dei sistemi di sicurezza non osservati, dallo sfruttamento, dal lavoro in ogni condizione, stritolati innanzitutto dalle leggi di questo sistema e dalla mancanza di leggi.

Il segretario del PD, il primo che a quanto pare sia riuscito a fare una dichiarazione sulla stampa, e non i sindacati - a proposito, una domanda: c'erano i sindacati in questa fabbrica? Sicuramente NO!

Ma anche dove ci sono, gli operai e le operaie non sono forse morti? Nella fabbrica di Luana il sindacato c'era, ma di fatto sono tutte fabbriche senza sindacati, senza Rls, senza tutele dei lavoratori - la proposta che ha fatto è sempre quella che fanno sempre dopo le morti sul lavoro: “osservatorio sulla sicurezza con il coinvolgimento di istituzioni e parti sociali per contrastare il fenomeno che in Veneto e nella nostra provincia ha raggiunto livelli inaccettabili”, Questo dice il PD.

A parte che questi partiti nella storia recente e meno recente hanno governato il paese, hanno governato in Veneto, hanno governato nella nostra provincia, come dice il segretario del PD. Avete governato e non c'erano gli osservatori? E ora che muoiono gli operai li fate? Ma quando li avete fatti sono serviti a ridurre le morti sul lavoro, gli incidenti sul lavoro?

A Taranto fanno un "osservatorio sulla sicurezza" quasi ogni mese, e quando c’è una morte sul lavoro, di cui Taranto e la sua più grande fabbrica ex Ilva, sono famosi, si riunisce l'osservatorio, si riuniscono le autorità, si riuniscono l'Asl, l’Inail, l'Ispettorato del lavoro e così via, ecc… E le morti continuano.

Ma d'altra parte tutti questi strumenti sono via via stati peggiorati dai governi che si sono succeduti, dai governi di centro-sinistra, dai governi tecnici fino all'ultimo, Draghi, del governo Meloni ancora di più, che ha messo addirittura la capa dei consulenti del lavoro, di quelli cioè che suggeriscono ai padroni come ridurre anche i costi sulla sicurezza, come ridurre le coperture contrattuali, come aggirare le leggi, pur povere, sul lavoro. E che cosa dice la cosiddetta “ministra del lavoro"? Ci vuole “cultura”, gli operai muoiono perché non hanno la “cultura della sicurezza”, “bisogna diffondere la cultura della sicurezza nelle scuole”… E intanto si riducono i controlli.


17 novembre - info: LA LOTTA DELLE OPERAIE DELLA EX TESSITURA ALBINI/MOTTOLA TA

 

Quella che pubblichiamo di seguito è la registrazione dell’incontro presso la task force regionale a Bari tenutasi per la vertenza Tessitura Albini Mottola - fabbrica chiusa per delocalizzazione dalla proprietà. Alla riunione erano presenti in qualità di presidente Sepac il dott Caroli e un suo collaboratore, Tessitura in liquidazione rappresentata dal dott Tamburini, la nuova società che vuole rilevarla, il gruppo Ekasa-De Carlo, già presente a Mottola rappresentata dal dott. Carriero e l’avvocato Lore’, la società di scouting per Albini con la dott.ssa Brockaus, le org sindacali cgil-cisl-uil-ugl con le segr. reg. e Rsu aziendali, il sindaco di Mottola dott. Barulli - presente in remoto per ingiusta e illegittima discriminazione il coord provinciale Slai Cobas e gli Rsa Slai Cobas e sempre in remoto Confindustria Taranto dott. Meschiari.

Questa volta vista la gravità della situazione a circa un mese dalla scadenza della cassa integrazione e il licenziamento di tutti gli attuali 90 lavoratori con il loro passaggio in Naspi, a Bari sotto la presidenza della Regione vi era un folto presidio di lavoratori e lavoratrici - queste ultime numerose e combattive dimostrando quanto ci tengono al lavoro, contro la logica di mandarle a casa - con cartelli e striscioni che chiedevano con forza assunzione per tutti o proroga di un’altro anno di cassaintegrazione fino all’assunzione di tutti.

In vista di questo incontro vi era stato ai cancelli della fabbrica un presidio continuato per impedire l’ingresso dei responsabili di Albini allo scopo di smantellare gli impianti per poi portarli via e sgomberare il capannone aziendale.

Per comprendere il carattere combattivo della presenza dei lavoratori già prima dell’incontro all’arrivo del dott Tamburrini vi e’ stata una contestazione e un duro confronto con i lavoratori. L’incontro è poi cominciato e qui lo Slai Cobas tra i promotori del presidio ha messo a disposizione il collegamento in remoto a tutti i lavoratori presenti che così hanno potuto seguire in diretta tutti gli interventi, sottolineandoli da sotto la finestra della Regione ora con fischi ora con applausi.

L’incontro come si può ascoltare dalla registrazione si è presentato subito come negativo e ‘ drammatico; lo stesso Caroli che nel precedente incontro aveva presentato ipotesi di proposte che garantissero l'assunzione di tutti i lavoratori ed eventuale proroga della cassa integrazione, questa volta ha tolto ogni speranza ai lavoratori affermando la certezza nessun ammortizzatore sociale e quindi di licenziamento e Naspi; il gruppo Ekasa ha perfino peggiorato proposta e piano presentato affermando che dopo l’acquisizione del capannone, per l’accordo di acquisto con Albini, ci sarà un anno per riempirlo degli impianti necessari alla produzione con assunzione di un piccolo gruppo di lavoratori 10/15 a tempo determinato preso dalla Naspi, e poi si procederà nell’anno successivo attingendo  ‘anche’ dal bacino di Tessitura. Questo ha provocato la immediata reazione negativa di tutte le rappresentanze sindacali che sostanzialmente sia pure con toni diversi non accettano questa decisione e hanno chiesto maggiori garanzie di assunzioni di tutti e non a tempo determinato. La proprietà Ekasa, però, non si è sostanzialmente spostata dalle sue posizioni e nell’incontro ci sono stati momenti di tensione - dove le parti industriali hanno chiesto con toni inaccettabili la fine del presidio - spalleggiati da Confindustria

Ma la cosa davvero grave e’ avvenuta quando al Tavolo è arrivata la notizia che tutti i lavoratori presenti al presidio stavano seguendo in diretta la riunione grazie al collegamento Slai cobas e questo per le parti al Tavolo era una cosa inaccettabile, l’incontro doveva rimanere riservato alle parti al Tavolo e quindi i lavoratori non avevano il diritto di seguirlo quando è il loro destino e futuro, compreso quello delle loro famiglie, che è in gioco - si vuole decidere senza di loro e sulla loro testa? Forte è stata a quel punto l’indignazione dei lavoratori e certamente i rappresentanti dello Slai Cobas non potevano accettare la chiusura dell’ascolto ai lavoratori. Ma qui con una azione autoritaria, provocatoria e di ulteriore discriminazione antisindacale verso lo Slai Cobas, lor signori sono arrivati a togliere il collegamento da remoto allo Slai Cobas - cosa che certamente denunciamo e non finisce qui.

Tagliati fuori i lavoratori e lo Slai Cobas, l’incontro si è frettolosamente chiuso con la promessa di un verbale proposto da Caroli che migliorasse la proposta aziendale - fermo restando la fine della cassa integrazione il 23 dicembre, il licenziamento e passaggio in Naspi a fine dicembre per tutti.

Nell'incontro informale dei lavoratori e lavoratrici susseguito alla discesa dalla Regione dei rappresentanti sindacali confederali, è stata affidata a questo verbale nei prossimi giorni la chiusura della vertenza...

Intanto il presidio continua e nessuna parte aziendale deve entrare - poi bisognerà avere e leggere questo verbale e l’assemblea dei lavoratori potrà esprimersi. 

Lo Slai Cobas esprime tutta la sua opposizione alle proposte aziendali di licenziamenti-naspi - assunzioni negli anni a tempo determinato, continuando a difendere con il presidio lavoro, salario e diritto a un futuro, nessun accordo senza il consenso dell’assemblea di tutti i lavoratori.

Rsa Slai Cobas / Slai Cobas prov.

TA 15 novembre 23 

https://drive.google.com/file/d/1BW5wTnXE1SOmwLOToi2M7LS8ygn1GK51/view?usp=drive_link


giovedì 16 novembre 2023

16 novembre - 1 ORA DI SCIOPERO PER LA PALESTINA

 


AL SALUMIFICIO BERETTA DI TREZZO A POCHE ORE DI DISTANZA UN INCIDENTE FOTOCOPIA A QUELLO CHE HA UCCISO ANILA. IL PROFITTO E’ MORTALE ANCHE SE QUESTA VOLTA E’ STATO PIU’ VELOCE UN COLLEGA.

 

Due incidenti mortali il 14 novembre. E diversi, troppi.

Nel polo chimico di Ravenna, nel cantiere che fa capo al consorzio Ravenna Servizi Industriali e che risulta affidato in appalto alla cooperativa ravennate Acmar, che a sua volta ha subappaltato i lavori, Stefano Poleti 59 anni, sceso dal suo mezzo per coordinarsi con il collega, è stato ucciso colpito da un escavatore guidato da un operaio di un’altra scoietà di appalto. Questa filiera di subappalti, che taglia i costi ad ogni passaggio, che il governo Meloni, con l’intervento specifico di Salvini, ha liberalizzato e depenalizzato, significa operai mandati allo sbaraglio nei cantieri senza coordinamento, con tempi di intervento tirati che spingono ad agire in fretta, dove l’organizzazione spesso diventa la buona volontà dei lavoratori, ovviamente inadatta e che viene pagata con il sangue.

Anila Grishaj di 26 anni, operaia della Bocon, è stata schiacciata e uccisa, da un robot pallettizzatore, su cui era intervenuta per un mal funzionamento. Questa è una importante dichiarazione riportata dalla stampa che ci dobbiamo mettere bene in testa: “Esprimiamo tutto il cordoglio e la rabbia per il ripetersi di omicidi sul lavoro e le condoglianze a famiglia e tutte le persone vicine alla giovane lavoratrice» commenta Augustin Breda, RSU Fiom Cgil «Si può morire così, solo se le sicurezze del macchinario sono state rimosse, alterate e ciò accade spesso. Ecco perché si dovrebbe parlare di omicidio sul lavoro. In questo caso un robot transpallet di movimentazione materiale ha colpito alla testa la lavoratrice. Questo è impossibile che accada senza aver manomesso le sicurezze. E se accade è perché quella è la prassi. Non una fatalità...

E poco c’è mancato che il terzo morto fosse a a Trezzo.

Perché finire tra i bracci di un robot pallettizzatore, per un bancale incastrato, come è successo al Salumificio Beretta pochi minuti prima della fine del turno di notte, ad un giovane operaio, come è evidente, si rischia la vita. Una robot pallettizzatore ha colpito l’operaia a Treviso schiacciandole le vertebre. Al Salumificio il pronto intervento di un collega ha fermato l’impianto e le lesioni, pur importanti, non sono state mortali. L’infortunio ha scosso le operaie e gli operai della fabbrica, il sangue, l’ambulanza e carabinieri attorno agli impianti, la preoccupazione per l’operaio preso dalla macchina come fosse un cartone di salumi. È chiaro, ‘non te lo aspetti mai che capiti vicino a te’. Con tutti i migliori auguri per il lavoratore ferito, gli operai però sanno, che non possono affidarsi alla fortuna, ‘questa volta è andata bene’…

martedì 14 novembre 2023

14 novembre - OGGI A ACCIAIERIE d’ITALIA/APPALTO TARANTO

 

L'atteggiamento inaccettabile di ArcelorMittal/Morselli e del governo Meloni, che mai come in questi giorni si sta rivelando sempre e solo dalla parte di Mittal, dichiarando un giorno una cosa e un giorno un'altra, per coprire quello che in realtà sta avvenendo, sempre e soprattutto contro i lavoratori, e su cui i vari ministri appaiono divisi -Fitto/Urso – ma sono tutti uniti, purtroppo non ci può meravigliare.

Noi l'avevamo detto anche il 20 ottobre alla manifestazione di Roma. Lo sciopero generale era stato necessario perché gli operai facessero sentire forte e chiara la loro voce con il blocco della produzione e con la manifestazione nazionale a Roma. Ma - aggiungevamo - questa mobilitazione era utile non tanto per le risposte che poteva dare il governo ma quanto per unire gli operai dei diversi stabilimenti e portare la loro forza al centro dell'attenzione per dare peso e rilevanza alle loro rivendicazioni.

Niente allora era venuto dall'incontro romano, e niente, o peggio, negli incontri successivi, fatti tra l'altro solo con capi di gabinetto dei Ministeri.
Non si può continuare a dare credito al governo, alle promesse di Urso, mentre altri ministri, Fitto, Mantovano fanno gli accordi segreti con Mittal. E' in corso una trattativa, ormai non più segreta, in cui ArcelorMittal prenderebbe l'intera quota di Acciaierie d'Italia. 

Se questo non avvenisse si pensa a nuova governance che dopo un periodo di transizione commissariale sarebbe garantita da altri industriali dell'acciaio – Arvedi e altri - che stanno lavorando più o meno sotto,sotto perché la situazione vada sempre peggio, proprio per poterla rilevare con facilità e trovarsela consegnata su un piatto d'argento. Le dichiarazioni avventurose del presidente della Federacciai, Gozzi, significano comunque che al tavolo romano si stanno prendendo decisioni al di fuori dei canali normali di relazioni tra padroni, governo, organizzazioni sindacali.

Il governo sta accettando di fatto tutte le condizioni di ArcelorMittal, le sue esose richieste, come e quando deve produrre, le sue azioni assolutamente illegali verso gli operai, l'uso arbitrario della cassaintegrazione, il peggioramento giorno per giorno della sicurezza, il menefreghismo verso lo stato degli impianti, il non pagamento degli straordinari, senza contare la gravissima situazione nell'appalto a rischio licenziamenti, ecc; Si può ancora parlare, quindi, di passaggio al 60% della parte pubblica, quando il governo si muove come un servo su quello che vuole Mittal, sui suoi tempi, è tirare avanti, con un nuovo sciopero di 8 ore, può essere una mobilitazione impotente; anche la richiesta di nazionalizzazione non sta ora come ora coi piedi per terra, senza mettere in discussione per davvero non un ministro o la Morselli ma tutto Governo Meloni e i /Padroni dell’acciaio

Quanto poi al famoso "piano B", di cui si è parlato anche nell'incontro a Roma del 20 - con il Presidente della Federacciai, Gozzi, dice apertamente che la siderurgia italiana può fare a meno di ArcelorMittal - si tratta di una lotta tra padroni che comunque porterebbe a tagliare posti di lavoro e a condizioni capestro per i lavoratori in materia salario livelli condizioni di lavoro, salute, diritti..

Chiunque prende l'ex Ilva in questo momento deve fare i conti con la crisi di sovrapproduzione dell'acciaio che esiste da tempo, sovrapproduzione per il profitto chiaramente, accentuata dagli effetti della guerra imperialista, della guerra commerciale per la ripartizione dei mercati, l’aggravamento dei costi dell’energia anche con la nuova guerra in medioriente scatenata da USA/Israele contro il popolo palestinese e il mondo arabo. Anzi per una sua effettiva ripresa si parla addirittura che essa può essere legata alla produzione del nucleare (altro che acciaio green)

In tutto questo esce fuori sempre la funzione dello Stato nel sistema capitalista/imperialista: socializzare le perdite- privatizzare i profitti!
In questa questione che dura da anni, i vertici sindacali dell'ex Ilva non hanno portato in realtà nè dall'inizio e neanche ora nello scontro con azienda e governo le rivendicazioni necessarie per tutelare realmente lavoro, salario, sicurezza, quindi, i vertici sindacali confederali non possono presentarsi come se fossero innocenti, e oggi meravigliarsi dell'atteggiamento di Morselli e governo, che li trattano come l'ultima ruota del carro, solo per buttare negli incontri qualche informazione che già si legge sui giornali, non per farli oggetto di trattativa reale. 

Le rivendicazioni giuste e necessarie purtroppo solo noi le abbiamo postedall’inizio e tutt’ora.
Cos'hanno, allora, i lavoratori nelle mani? È possibile ancora cambiare lo stato delle cose?
Sì, ma serve l'autonomia operaia, il potere di decidere ripreso dai lavoratori e imposto con assemblee generali vere ai cancelli delle portinerie Serve la riorganizzazione delle file dei lavoratori. Non è solo un problema di una sigla sindacale, ma di una unità sindacale dal basso che possa togliere potere alle organizzazioni sindacali collaborazioniste per restituire questo potere di rappresentanza ai lavoratori. Senza costruire questa autonomia, non si può fronteggiare un'emergenza che viene considerata ai limiti della catastrofe sociale, industriale. Serve una lotta autonoma, prolungata e generale sulla piattaforma operaia che sia da trincea della lotta dei lavoratorifino a risultati concreti.
Lo Slai cobas chiama gli operai alla necessità che sopratutto le avanguardie operaie qualunque sia la tessera sindacale trasformino il dissenso aperto o silenzioso, la rabbia, lo sconforto in organizzazione per una lotta seria, classista e combattiva, che possa anche esercitare una pressione verso i sindacati confederali. Questo in altri paesi ha pagato, pensiamo a quello che è avvenuto in Francia con i recenti scioperi, o con gli operai dell’auto negli USA La questione ex Ilva, inoltre, è ben dentro la situazione mondiale, la guerra dall’Ucraina al medio oriente, l'economia di guerra , Con l'acciaio si fanno le armi; quindi esiste un nesso tra la produzione dell'acciaio e la guerra imperialista. La guerra nel capitalismo/imperialismo è un'opportunità di profitti per i padroni dell’acciaio, la crisi generale che lporta alla guerra comporta anche l'aggravamento della questione energetica, cheè una mina interna alla crisi generale dell'industria dell'acciaio. Nella guerra degli imperialisti: le morti, le distruzioni, l'attacco ai diritti vitali sono nostri e i profitti sono sempre loro!
Anche su questo terreno la lotta operaia conta tantissimo, ma gli operai non hanno ancora sufficiente consapevolezza di avere anch'essi un'arma nelle loro mani, l'arma del loro numero, della loro lotta; è questa che può incidere non solo all'interno della vicenda industriale dell'ex Ilva, ma può incidere nella dinamica generale delle grandi vicende in corso. Se non ora quando?


SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE TARANTO – slaicobasta@gmail.com - WA 3519575628


14 novembre - NELLA STRAGE CONTINUA SUI POSTI DI LAVORO, A VOLTE CI SI METTE ANCHE LA "SFIGA". Questa si che è sfortuna

 

Una lavoratrice di 57 anni, Giuliana Massimiani, è morta ieri mattina dopo essersi scontrata con un cavallo mentre era alla guida della sua macchina. Lei era una è un’operatrice dell’ospedale di Spoleto e stava andando a lavorare. L’incidente è avvenuto nelle prime ore del mattino,sulla Flaminia quando un cavallo, fuggito da una proprietà privata, ha attraversato improvvisamente la carreggiata a quattro corsie, causando un impatto violento con l’auto in transito e l'ha uccisa sul colpo, anche il cavallo è morto


domenica 12 novembre 2023

12 novembre - da tarantocontro: ACCIAIERIE - Contro le 3 M - Mittal-Morselli-Meloni - autonomia operaia/organizzazione/ lotta vera e prolungata fino a risultati concreti!

 

L'atteggiamento inaccettabile di ArcelorMittal/Morselli e del governo Meloni, che mai come in questi giorni si sta rivelando sempre e solo dalla parte di Mittal, dichiarando un giorno una cosa e un giorno un'altra, per coprire quello che in realtà sta avvenendo, sempre e soprattutto contro i lavoratori, e su cui i vari ministri sono tutti uniti, purtroppo non ci può meravigliare.

Noi l'avevamo detto anche il 20 ottobre alla manifestazione di Roma. Lo sciopero generale era stato necessario perché era necessario che gli operai facessero sentire forte e chiara la loro voce con il blocco della produzione e con la manifestazione nazionale a Roma. Ma - aggiungevamo - questa mobilitazione era utile non tanto per le risposte che poteva dare il governo ma quanto per unire gli operai dei diversi stabilimenti e portare la loro forza al centro dell'attenzione per dare peso e rilevanza alle loro rivendicazioni.

Niente allora era venuto dall'incontro romano, e niente, o peggio, negli incontri successivi, fatti tra l'altro solo con capi di gabinetto dei Ministeri.

Non si può continuare a dare credito al governo, alle promesse di Urso, mentre altri ministri, Fitto, Mantovani fanno gli accordi segreti con Mittal. E' in corso una trattativa, ormai non più segreta, in cui ArcelorMittal prenderebbe l'intera quota di Acciaierie d'Italia. 

Se questo non avviene la nuova governance sarebbe garantita da altri industriali dell'acciaio che stanno lavorando perché la situazione vada sempre peggio, proprio per poterla rilevare con facilità, trovarsela consegnata su un piatto d'argento. Le dichiarazioni avventurose del presidente della Federacciai, Gozzi, significa che al tavolo romano si stanno prendendo decisioni al di fuori dei canali normali di relazioni tra padroni, governo, organizzazioni sindacali.

Il governo sta accettando per ora tutte le condizioni di ArcelorMittal, le sue esose richieste, come e quando deve produrre, le azioni assolutamente illegali verso gli operai, l'uso arbitrario della cassaintegrazione, il peggioramento giorno per giorno della sicurezza, il menefreghismo verso lo stato degli impianti, il non pagamento degli straordinari, senza contare la gravissima situazione nell'appalto a rischio licenziamenti, ecc; Parlare, quindi, ancora di passaggio al 60% della parte pubblica, quando il governo si muove come un servo su quello che vuole Mittal, sui suoi tempi, è tirare avanti, anche quando si dichiara un nuovo sciopero come le prossime 8 ore, una mobilitazione impotente; anche la richiesta di nazionalizzazione non sta ora come ora coi piedi per terra.

Quanto poi al famoso "piano B", di cui si è parlato anche nell'incontro a Roma del 20 - e il Presidente della Federacciai, Gozzi, dice apertamente che la siderurgia italiana può fare a meno di ArcelorMittal - si tratta di una lotta tra padroni che comunque porterebbe a tagliare posti di lavoro.

Peraltro, chiunque prende l'ex Ilva in questo momento deve fare i conti con la crisi di sovrapproduzione dell'acciaio che esiste da tempo, sovrapproduzione per il profitto chiaramente, accentuata dagli effetti della guerra imperialista, della guerra commerciale e della ripartizione dei mercati. E per una sua effettiva ripresa si parla addirittura che essa può essere legata alla produzione del nucleare (altro che acciaio green)

In tutto questo la funzione dello Stato è di privatizzare i profitti e socializzare le perdite.

In questa questione che dura da anni, i sindacati dell'ex Ilva non hanno portato dall'inizio nello scontro con azienda e governo le rivendicazioni necessarie per tutelare realmente lavoro, salario, sicurezza, quindi, i sindacati non possono fare gli innocenti, e oggi meravigliarsi dell'atteggiamento anche del governo, che li tratta come l'ultima ruota del carro, solo per buttare negli incontri qualche informazione che già si legge sui giornali, non per farli oggetto di trattativa. 

Le rivendicazioni giuste e necessarie purtroppo solo noi le abbiamo poste.

Cos'hanno, allora, i lavoratori nelle mani? È possibile ancora cambiare lo stato delle cose?

Sì, ma serve l'autonomia operaia. Serve la riorganizzazione delle file dei lavoratori. Non è solo un problema di una sigla sindacale, ma di una unità sindacale dal basso che possa togliere potere alle organizzazioni sindacali collaborazioniste per restituire questo potere di rappresentanza ai lavoratori.

Senza costruire questa autonomia, non si può fronteggiare un'emergenza che viene considerata ai limiti della catastrofe sociale, industriale.
Serve una lotta autonoma, prolungata e generale sulla propria piattaforma operaia che sia da trincea della lotta dei lavoratori.

Lo Slai cobas chiama gli operai alla necessità che le avanguardie operaie trasformino il dissenso, la rabbia, lo sconforto in organizzazione seria, classista e combattiva, che possa anche esercitare una pressione verso i sindacati confederali. Questo in altri paesi ha pagato, pensiamo a quello che è avvenuto in Francia con i recenti scioperi.

La questione ex Ilva, inoltre, è ben dentro la situazione mondiale, la guerra, l'economia di guerra. Con l'acciaio si fanno le armi; quindi esiste un nesso tra la produzione dell'acciaio e la guerra. Da un lato la guerra è un'opportunità per l'acciaio, dall'altro la crisi generale che la guerra comporta, compreso l'aggravamento della questione energetica, è una mina interna alla crisi generale dell'industria dell'acciaio. Dall'altro soprattutto nella guerra degli imperialisti: le morti, le distruzioni, l'attacco ai diritti vitali sono nostri e i profitti sono sempre loro!

In questo terreno la lotta operaia conta tantissimo, ma gli operai non hanno ancora sufficiente consapevolezza di avere anch'essi un'arma nelle loro mani, l'arma del loro numero, della loro lotta; è questa che può incidere non solo all'interno della vicenda industriale dell'ex Ilva, ma può incidere nella dinamica generale delle grandi vicende.

SLAI COBAS TARANTO - WA 3519575628