giovedì 26 settembre 2013

4° DECRETO SALVA-RIVA, NEI FATTI SUPERFLUO MA E' IL SEGNALE PRO-PADRONI QUELLO CHE CONTA


Il decreto 'salva Riva Acciaio' del ministro Flavio Zanonato «è pronto»... il premier Enrico Letta... sarà lui a dire l'ultima parola, al ritorno a Roma, giovedì; (ma) in tempo utile per portare il testo in Consiglio dei ministri venerdì prossimo. L'intervento del governo è urgente, anche sulla spinta dell'impatto sociale dei sequestri che hanno portato allo stop della produzione negli stabilimenti Riva. «Con 1.400 addetti senza lavoro, fornitori e clienti sull'orlo della chiusura», come ha ricordato Federacciai...

La linea d'azione decisa da Zanonato è chiara; emerge da un testo snello, in cinque articoli, con due punti chiave: estensione del commissariamento Ilva con più poteri nella gestione, e la possibilità di utilizzare beni e liquidità sotto sequestro preventivo per non fermare la produzione. Un testo che per il ministro è definitivo ma che potrebbe cambiare sulla spinta delle opposizioni interne al governo: due i nodi politici posti dal centrodestra, un no alla retroattività (che tecnicamente è essenziale), ed un no ad un aumento di perimetro e poteri del commissariamento Ilva. «Come Forza Italia, non accetteremo un altro commissariamento che espropri ulteriormente le imprese, che vanno tutelate e difese», ha puntualizzato ieri il ministro Maurizio Lupi...L'ultima stesura del decreto uscita dal ministero, secondo la bozza letta dall'ANSA, prevede l'estensione del Commissariamento Ilva alle società controllate o collegate (quindi agli stabilimenti Riva) con l'eventuale nomina di subcommissari, fino a tre. E più poteri per commissario e subcommissari che «sono immessi nella titolarità e nel possesso delle azioni, delle quote sociali, dei cespiti aziendali e della liquidità delle società» sotto commissariamento, «e le amministrano al fine di perseguire l'esercizio delle attività d'impresa»...


In realtà tutte le fabbriche di Riva-Acciaio potevano continuare fin dal giorno dopo il sequestro la loro produzione e gli operai continuare a lavorare; così come non è vero che c'era un blocco dei fondi bancari - lo ha dichiarato, dopo il procuratore di Taranto, anche la stessa Giud. Todisco ("Con il decreto di sequestro preventivo di beni per equivalente... al Gruppo Riva, non è stata posta alcuna preclusione all'uso dei beni da parte del soggetto proprietario... Il decreto di sequestro dei beni del Gruppo Riva «non riguarda i crediti» vantati dallo stesso nei confronti dei clienti..."), ma Riva ha usato bene la rappresaglia, Squinzi, gli industriali della Federacciao e tutti i servi dei padroni hanno alzato alte grida, improvvisamente i padroni si sono stracciate le vesti per i poveri 1400 operai, e il governo risponde subito, con un decreto che, neanche a dirlo, ha valore retroattivo. Certo, c'è sempre qualcuno del PdL che dietro il "commissariamento" vede quasi il "socialismo", ma si sà chi sono quelli del PdL e poi come si fa a vedere Bondi non difensore della sacra "proprietà privata"? 

Un'altra mistificazione che si è portata avanti in questi giorni riguarda l'accusa "scandalizzata" dei Riva alla magistratura di Taranto di aver con il sequestro toccato fabbriche che non centrano nulla con l'Ilva spa e quindi con i problemi di messa a norma, inquinamento, ecc. 
Ma ci vuole veramente una "faccia di acciaio"!. L'anno scorso in piena bufera giudiziaria i Riva hanno pensato bene di fare una serie di operazioni straordinarie per rendere più facile disporre del gruppo Riva Fire che controlla all'87% l'Ilva, come controlla Riva Forni Elettrici, ex Riva-Acciaio, o di parti di esso, di fatto isolando Ilva e provando a proteggere il resto del gruppo industriale e finanziario da ogni iniziativa giudiziaria, dopo che con altre operazioni finanziarie i profitti, quelli veri, fatti prevalentemente all'Ilva di Taranto, si erano nascosti nelle casseforti estere, le principali nelle isole Jersey, al riparo di sequestri e per dire poi che i poveri Riva non hanno soldi per la messa a norma dello stabilimento.
Vere e proprie operazioni truffaldine (descritte ne "l'Impero economico della famiglia Riva"), che ora si usano per lanciare ricatti allarmistici, per chiudere 7 fabbriche e mettere fuori 1400 lavoratori, per ottenere, quindi, dal governo un nuovo decreto salva-Riva.

Milano verso lo sciopero del 18


VERSO E OLTRE LO SCIOPERO DEL 18 OTTOBRE!


Quanto tempo come lavoratori possiamo continuare a chiederci : 'Come va ? Sempre peggio' e ancora : 'Cosa vuoi ,così hanno deciso in Regione Lombardia.
E così mentre tentiamo di racimolare qualche euro in più con il lavoro straordinario, ci dimentichiamo di quella identità collettiva che in un passato recente è stata il contributo primario per l'affermazione dei diritti dei lavoratori di cui ancora restano tracce.E noi  lavoratori di oggi dobbiamo essere grati a quei lavoratori che in passato con le loro lotte  unitarie hanno conquistato condizioni di lavoro migliori. Nulla ai lavoratori è stato dato per l'idea illuminata di qualche leader politico/sindacale, ma solamente quando i lavoratori uniti hanno espresso con determinazione la loro volontà, uscendo da quella dimensione che li vedeva rassegnati e subalterni accettare le politiche dei poteri forti.
Quando oggi ci parliamo ci vediamo così : rassegnati e perdenti ,ognuno più solo alla ricerca di soluzioni individuali, di carattere solamente economico, come piante che si preoccupano della propria crescita incuranti del degrado del terreno, di quella terra dove peraltro gettano le proprie radici.Queste piante come i lavoratori di oggi sono predestinati a perire presto o tardi, perchè non comprendono che la loro vitalità dipende da un bene comune che insieme ed uniti devono  preservare.
E così il  lavoro straordinario, come libera professione o gettone,  diventa la propria personale  soluzione. Già il lavoro straordinario, almeno quello non ce lo tolgono e così VIA ! a lavorare 7-8-9-10 giorni di seguito, magari con un doppio turno ed ancora con un 2° - 1° dove iniziamo a lavorare alle 7.00 però per non sporcare la tovaglia timbriamo alle 9.00 così abbiamo pure goduto delle 11 ore obbligatorie di riposo.
Questi sono i segni di un abbruttimento, di una via in solitaria dei lavoratori, sempre molto gradita ad ogni padrone di ogni tempo.
E il sindacato? Quello che conta come CGIL-CISL e UIL. Anche quello non ce l'hanno tolto. Già, ma a cosa ci serve se non ha altro compito se non quello  di servirci l'unico menù di un' Amministrazione Pubblica  sempre attenta a tagliare i costi di una Sanità fuori controllo.
Già fuori controllo, per aver seminato e cresciuto il Privato senza altro criterio se non quello degli affari, dei soldi che fanno i soldi.
Così ora tra Pubblico e Privato la Sanità divora risorse Pubbliche  fino ad un 80% dell' intero bilancio della Regione Lombardia.
Ed allora ecco  la soluzione ! Tagliare la spesa Pubblica con il blocco del Turn-over e degli stipendi, con la cancellazione di Servizi sul Territorio e la riduzione/accorpamento di quelli ancora esistenti.
La via maestra per contrastare l'impoverimento del ruolo Pubblico nella Sanità rimane la lotta dei lavoratori.Occorre la lotta dei  lavoratori uniti  tra loro (oggi non lo sono, perchè divisi per la categoria che portano e per la accettazione di  soluzioni personali) per la rivendicazione di uno stipendio più alto(200-300 euro in più) senza lavoro straordinario(per 36 ore di lavoro ordinario).
Il ricorso al lavoro straordinario per contratto dovrebbe coprire richieste di prestazioni eccezionali ed impreviste, non ordinarie e programmabili. Solo una larga adesione alla astensione dal lavoro straordinario,così come lo conosciamo in Istituto obbligherà questa Amministrazione ad assumere altro personale, altri nostri simili che si affacciano oggi al mondo del lavoro.
Migliori condizioni di lavoro e più alti stipendi sono risultati che i lavoratori possono raggiungere, contrastando uniti, la via unica del liberismo e dell' affarismo che ha trovato modo di  investire  e riscuotere  guadagni anche sul bisogno primario di cura delle persone.




Ficchì Donato

Slai COBAS “Fondazione INT” per il sindacato di classe

Lo stato generale della Sanità lombarda. L'esempio dell'Istituto Tumori Milano


Premessa: 1) quanto leggerete, purtroppo, non è la situazione a cui è stato ridotto l’Istituto Tumori, ma è la situazione a cui hanno ridotto l’intera Sanità lombarda, pubblica e privata, trasformando un Servizio in una lucrosa –per loro- Impresa (o bancomat, fate voi) di dissipazione di risorse/loschi affari/distruzione di un servizio d’eccellenza; 2) quanto scritto non vuol essere una inerme lamentela o semplice denuncia di una realtà che è davanti gli occhi di tutti, ma sono l’appello ai lavoratori a Ribellarsi, a contrastare, ad aderire alla lotta e iniziative che il COBAS porterà avanti.

I GUASTI DELL’ISTITUTO!
1)       Riorganizzazione e accorpamenti dei Reparti – Riduzione d’organico – Aumento dei rischi d’infezioni ospedaliere: partiamo dal Progetto –Reparto Pilota- che già è in moto da quasi 2 anni, il famoso, da noi definito “paghi 1 e prendi 4” del 3° F (Radioterapia Degenza-OMSE-Testa Collo-Chirurgia Colon Retto). Di fatto 23 posti letto a cui fanno fronte 6 OSS (quando è partito erano 9), di cui una fa solo 1 turno; 17 Infermieri, di cui 2 Part Time- due 104- e 3 che (giustamente) a volte devono usufruire di Assistenza Prole-. Nella sostanza hanno messo insieme diversi indirizzi: Infusione e somministrazione di Chemio Terapici (pazienti ad alto tasso di deficit immunitario); Radioterapia Degenza (pazienti di solito lungo degenti e spesso allettati); Testa-Collo (pazienti che necessitano di essere radiotrattati e trattamento chemioterapico, e che per patologia sono soggetti a rischio infezioni); Colon Retto, indirizzo chirurgico mentre i precedenti sono medici, con pazienti -3- ad alto rischio infezioni; come diceva Totò “è la somma che fa il totale” e di conseguenza le infezioni sono schizzati alle stelle.
2)       Diluizione chemio e salute e sicurezza degli operatori: questo ospedale di indirizzo oncologico sin dalla sua nascita non è dotato della centralizzazione e nonostante un nostro esposto all’ASL (ottobre 2007 e relativo “impegno” dell’Amministrazione a mettere a regime entro il 1° gennaio 2010) a tutt’oggi è fuorilegge, ma continua imperterrito a fregarsene. Tutto questo nel Reparto (definito dal Dottor Galmozzi “arricchimento multi disciplinare”) in questione significa: aumento dei carichi di lavoro – aumento dei rischi per la salute del personale (dovendo operare con una logistica non a norma)- aumento degli errori (dovendo seguire chemio terapie, pazienti chirurgici, pazienti radiotrattati, nuovi ingressi, compilazione modulistica, trasfusione e altro) che possono ricadere sul paziente e sugli stessi operatori.
3)       Ricoveri d’urgenza e mancanza del Pronto Soccorso: di fronte alla necessità che questo Istituto trovasse soluzione al fatto che i pazienti che vengono per controlli, prime visite, si sentano male e necessitano ricovero immediato, ha pensato “bene” di dotarsi di alcuni posti letto all’OM dell’8°C. Peccato che la dotazione d’organico di questo Reparto non sia stata rafforzata e che la necessità di prestare cure e soccorso a questi pazienti venga dirottato sul 3°F. Che in sostanza vuol dire: non dare un adeguato servizio e aggravare il personale. Ma un altro fatto ancor più grave stanno cercando di imporre: i ricoveri per infondere Chemioterapie, che vuol dire affermare che i trattamenti chemio terapici sono un salva vita, quando scientificamente questo non è acclarato.
4)       Diritto al riposo, alle ferie, alla pausa mensa e salario “rubato”: come da documentazione (vidimata da Coordinatore infermiristico, super C. I., Sitra) e con la scusa che il lavoratore “rinuncia liberamente” al proprio riposo di fatto c’è chi lavora continuatamente da un minimo di 7-8 giorni sino a 11 e oltre (le conseguenze traetele voi); ad alcuni lavoratori –per il famoso progetto obiettivo- si impone di smaltire le ferie arretrate, mentre viene “concesso” al personale disposto a rinunciare ai riposi (per incassare il “salario della paura”, Libera Professione-Gettone-Straordinario) e che ha già accumulato feriere e riposi da smaltire, a “saltare” le ferie estive. Con questa mole di impegni praticamente la maggioranza degli operatori non ha sia il tempo di mangiare sia di andare in mensa (e si deve “accontentare di un loculo, che definiscono cucina). Per rubare ulteriore salario e farti fare il giusto riposo (“forti” dell’accordo sottoscritto con le RSU) si sono inventati il Riposo Vestizione, comunemente conosciuto come Cambio Tuta e che ben 3 Sentenze della Cassazione hanno definito come Tempo Lavorato e che quindi va pagato.
DI MOTIVI PER LOTTARE VE NE SONO ABBASTANZA, IL COBAS LE PORTERA’ AVANTI, LAVORATORI DOVE SIETE?

Gaglio Giuseppe, Slai COBAS “Fondazione INT” per il sindacato di classe

nazionalizzazione ilva ?



*ILVA: la nazionalizzazione come soluzione?*



Di fronte all'evolversi della tragedia ILVA, da più parti si invoca

   la nazionalizzazione come risposta alla strafottenza e all'arroganza

   della famiglia Riva, una risposta radicale e di classe che tramite

   esproprio salverebbe capre e cavoli, letteralmente produzione e

   ambiente. Come quando a suo tempo si parlava di nazionalizzazione

   delle banche. Peccato che non sia così. [leggi tutto su

   http://www.fdca.it/sindacale/2013/Ilva-nazionalizzazione.htm.]

dal brasile


Abbiamo visto quanto nelle manifestazioni di massa di giugno la gioventù 
onesta e combattiva abbia difeso il diritto a manifestare e lottare per i
diritti di tutti.

In tutti i settori, sia nella mobilitazione, nell'organizzazione e
nell'agitazione, e anche in prima linea, le donne si sono distinte. Sono
valorose compagne che si pongono al servizio del popolo, decise a far valere
il proprio grido e scrivere una nuova storia.

Noi del Fronte Popolare Indipendente (FPI) salutiamo queste valorose
combattenti consapevoli che solo con la partecipazione delle donne, la metà
di tutto il nostro popolo, sarà possibile la trasformazione completa di
questa società ingiusta basata sullo sfruttamento dell'uomo da parte
dell'uomo in un altro veramente umano.

Non c'è un solo esempio di lotta democratica o popolare in tutta la storia
del genere umano in cui non si siano distinte le donne che sono diventate
eroine dei popoli.

Questo stato di polizia, con le sue classi dirigenti fasciste e reazionarie,
conosce l'importanza e teme la partecipazione delle donne nelle lotte
popolari. E attraverso la repressione più brutale mostra la sua disperazione
nel vano tentativo di sedare la furia millenaria della donna. Furia che
quando viene risvegliata è in grado di demolire gli argini opprimenti del
fiume, lasciando straripare tutta la rivolta accumulata in anni di
ingiustizia e di sofferenza.

La FPI è orgogliosa di avere nelle proprie file tali uomini e donne, i figli
più prodighi del popolo.

Fronte Popolare Indipendente - RJ


Rio de Janeiro, 25 settembre 2013

importante 28 settembre ore 9.30



nuovi ricorsi e inchiesta giudiziaria per padron Riva ma non solo !


comunicato stampa
cambio tuta un nuovo capo d'accusa contro riva e sindacati confederali


i ricorsi diventano possibili per tutti - anche per chi ha firmato la
conciliazione -  dopo la sentenza della cassazione
ma come e con quale obbittivo di soldi'
perchè invece la fiom fa solo ipocrisia e fim e uilm hanno fatto perdere
soldi ai lavoratori ?


SABATO 28 SETTEMBRE

via Rintone 22 TARANTO ore 9,30

sarà presente il legale
che sta curando i ricorsi cambio-tuta

   il ricorso cambio tuta possono farlo anche i lavoratori che hanno
firmato
   il punto dei ricorsi in atto
   il punto sull'esposto denuncia che è sul tavolo della giudice Todisco.
A disposizione testo della sentenza

le altre vertenze all'ilva e appalto
per info: slaicobasta@gmail.com - tel. 3475301704

INCONTRO INTERNAZIONALE 21 SETTEMBRE 2013 su educazione, scuola, formazione, università - Rete europea sindacal alternativo e di base


salutiamo con spirito di collaborazione l'incontro internazionale  e le sue 
decisioni


slai cobas per il sindacato di classe
coordinamentio nazionale
slaicobasta@gmail.com


FINALE - resoconto INCONTRO INTERNAZIONALE 21 SETTEMBRE 2013 su educazione,
scuola, formazione, università - Rete europea sindacal alternativo e di base


Comunicato radio stampa - per pubblicazione, diffusione, divulgazione,
grazie trasmette
e inotra Confederazione Sindacale USI Unione Sindacale Italiana fondata nel
1912 usiait1@virgilio.it,
sito nazionale ufficiale www.usiait.it, blog
www.unionesindacaleitaliana.blogspot.com


"LA SCUOLA E’ UN BENE COMUNE. L’ISTRUZIONE
PUBBLICA HA BISOGNO DI PIU’ INSEGNANTI, PIU’ PERSONALE, MENO GERARCHIA."


COMUNICATO DELL’INCONTRO DELLA RETE EUROPEA DEL
SINDACALISMO ALTERNATIVO E DI BASE SULLA SCUOLA – SVOLTOSI A ROMA IL 21
SETTEMBRE 2013

viva l'internazionalismo proletario


lo slai cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale -
sostiene con forza la lotta rivoluzionaria dei proletari e delle masse
popolari in India
sostiene l'attività in italia del Comitato di sostegno internazionale  alla
guerra popolare in India
operai e lavoratori dello slai cobas per il sindacato di classe in diverse
città italiane hanno partecipato alla conferenza internazionale del 24
novembre 2012 di amburgo e alla giornata internazionale di solidarietà del 1
luglio 2013
e in questo quadro che pubblichiamo lo straordinario documento del
PCdell'India Maoista, che dirige la guerra popolare.
Invitiamo operai e organismi sindacali e politici di base ad aderie al
comitato internazionale di sostegno in italia e a partecipare alle sue
prossime importanti iniziative
csgpindia@gmail.com
24 settembre 2013

SPECIALE documento del Partito Comunista dell'India - maoista - alla
Conferenza internazionale di Amburgo diffuso dal comitato internazionale a
sostegno della guerra popolare in india - uno straordinario testo
internazionalista che invitiamo a leggere e studiare con attenzione e agire
di conseguenza
Il messaggio di saluto del compagno Ganapathy, segretario generale del PCI
(Maoista), in occasione della Conferenza Internazionale di sostegno alla
guerra popolare in India, che si è tenuta ad Amburgo il 24 novembre 2012.



Teniamo alta la bandiera dell'internazionalismo proletario!
Saluti rossi - LAL SALAM!
al successo della "Conferenza Internazionale a sostegno della Guerra
popolare in India"!
Cari Compagni,

In nome del nostro partito, il PCI (Maoista), dell'Esercito Guerrigliero
Popolare di Liberazione (EGPL), dei Comitati Popolari Rivoluzionari (CPR),
delle Organizzazioni di massa rivoluzionarie e dei rivoluzionari in India,
inviamo innanzi tutto i nostri più calorosi saluti rivoluzionari e un saluto
rosso (Lal Salam) che viene dal cuore a tutti i partiti, alle organizzazioni
e ad ogni individuo dell'India e dell'estero, che si sono presi il grosso
impegno per aver costruito il sostegno mondiale e la solidarietà per la
Rivoluzione di Nuova Democrazia (RND) in India e aver fatto un successo
della "Conferenza Internazionale a sostegno della Guerra Popolare in India"
di Amburgo il 24 novembre 2012.
I vostri saluti e discorsi, che sono stati fatti nel giusto spirito
internazionalistico, hanno dato ai popoli oppressi e ai compagni, che
conducono una dura lotta sul fronte della lotta della rivoluzione socialista
mondiale, cioè in India, nella lotta con il nemico di classe,
l'indispensabile sostegno morale. Come ognuno e ognuna di voi sa, qui si
acuiscono le dure condizioni repressive e diventano giorno dopo giorno più
generali, e perciò non abbiamo ricevuto i vostri messaggi in tempo, e anche
i messaggi, che sono arrivati a noi, ci sono arrivati molto tardi. Ci
dispiace davvero tanto, rispondere con tutto questo ritardo ai vostri buoni
sforzi.
Ci ha particolarmente incoraggiato sentire che la gioventù, gli studenti, le
donne e gli attivisti nel campo culturale siano intervenuti alla Conferenza
di Amburgo. Resoconti e campagne che sono state portate avanti nei più
diversi angoli del mondo ci hanno riempito di calore ed entusiasmo, e la
cosa più importante è che tutta questa solidarietà ci ha reso ancora più
umili e ci ha riempiti ancora più con il sentimento della nostra
responsabilità di fronte al proletariato mondiale dato il nostro ruolo nella
rivoluzione socialista mondiale. Noi avremmo dovuto anche prendere parte a
questa campagna e giocare un ruolo trainante, ma a causa dell'aggressione
senza precedenti del nemico non abbiamo potuto.

Nell'appalto ENI si comincia a cambiare rotta dove sta lo slai cobas


In controtendenza alla linea negativa nel cambio appalti all'Eni di Taranto 
che ha visto nei mesi scorsi, in particolare quest'estate, varie lotte degli
operai tutt'ora non vinte per colpa di Eni, aziende subentranti ma anche per
responsabilità dei sindacati confederali, in questo mese nel passaggio
dell'appalto magazzino dalla Rendelin alla nuova ditta Idealservice, TUTTI
gli operai sono passati alla Idealservice, con contratto sempre a tempo
indeterminato e con lo stesso livello contrattuale.

In questa Ditta era, ed è, presente lo slai cobas, i cui operai, pur non
essendo allora direttamente interessati, hanno partecipato e sono stati in
prima fila negli scioperi, nei blocchi dei varchi Eni dei mesi scorsi.

Le operaie tessili del Bangladesh sono al quarto giorno di protesta per il salario e la sicurezza sul lavoro


Bangladesh: quarto giorno di protesta delle operaie tessili costrette a lavorare per 19 ore consecutive in fabbriche-lager senza sicurezza per i profitti dei marchi occidentali (tra cui l'italiana Benetton). Si stanno scontrando con la polizia perchè è insopportabile continuare a lavorare per uno stipendio giornaliero di circa 2,3 euro. Mentre ad oggi ancora nessun risarcimento per la strage del Rana Plaza



ASHUILA- Quarto giorno consecutivo di protesta in Bangladesh, con migliaia di operai del settore tessile scesi in piazza per chiedere un aumento di salario.

La polizia ha disperso con gas lacrimogeni circa 2.000 operai che avevano bloccato le strade principali nei pressi dell'aeroporto di Dacca e dei centro industriali di Ashulia e Fatullah, vicino alla capitale. Ieri, il ministro Shahjahan Khan ha promesso per novembre un aumento dello stipendio, senza però precisarne l'importo. I lavoratori chiedono di portare la loro paga mensile a circa 100 dollari, contro gli attuali 38 dollari. Il Bangladesh è il secondo esportatore di prodotti tessili del mondo, per marchi di abbigliamento internazionali, quali l'americana Walmart, la francese Carrefour e la svedese H&M. Pilastro dell'economia, il settore, con 4.500 fabbriche, rappresenta l'80% delle esportazioni annuali, per un valore di 27 miliardi di dollari.

mercoledì 18 settembre 2013

coop Palermo: OGGI ANCORA IN MANIFESTAZIONE A PALAZZO COMITINI!


Palermo, 18/09/2013


I PRECARI COOP SOCIALI SLAI COBAS PER IL S.C. CONTESTANO FORTEMENTE L'INFORMATIVA DIRAMATA NELLE SCUOLE SUPERIORI DI PALERMO E PROVINCIA PER "CALMARE" LE FAMIGLIE DEGLI STUDENTI DISABILI CHE ATTRIBUISCE LA CAUSA DELLA NON RIPRESA DEL SERVIZIO DI ASSISTENZA ALLE MANIFESTAZIONI DEGLI OPERATORI DI QUESTI GIORNI.

 
VERGOGNOSA E' LA MANOVRA CHE VUOLE METTERE IN ATTO LA PROVINCIA REGIONALE, LA REGIONE SICILIANA CON IL TENTATIVO OSCENO DI CRIMINALIZZARE I LAVORATORI CHE STANNO LOTTANDO PER DIRITTI INALIENABILI COME IL DIRITTO ALO STUDIO DEGLI STUDENTI DISABILI E IL DIRITTO AL LAVORO, E DI SCROLLARSI DI DOSSO INVECE TUTTE LE LORO RESPONSABILITA'!
NON VE LO PERMETTEREREMO

 
IL SERVIZIO DI ASSISTENZA NON PARTE A CAUSA, SOLO E UNICAMENTE, DELL POLITICHE SCELLERATE DELLE ISTITUZIONI CHE CI GOVERNANO, A PARTIRE DAL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA, FATTE DI SPRECHI E SPERPERI DELLE RISORSE PUBBLICHE, DI CONTINUI RIMPALLI DELLE "COMPETENZE", DI LACRIME E SANGUE SOLO PER LAVORATORI, OPERAI, PRECARI, GIOVANI, STUDENTI... MENTRE, E' NOTIZA PROPRIO DI OGGI DEI QUOTIDIANI LOCALI, CHE TUTTI I DEPUTATI ALL'ARS NON SI DIMINUISCONO NEANCHE DI UN EURO I LORO STIPENDI D'ORO!

 
LA NOSTRA LOTTA E' PIU' CHE LEGITTIMA E ANDREMO AVANTI!

 
STANZIARE LE RISORSE SENZA SE E SENZA MA PER TUTTO L'ANNO SCOLASTICO
NESSUN TAGLIO AI POSTI DI LAVORO

Nuovo sciopero alla Tnt, presidio davanti cancelli


Il presidio davanti ai cancelli
magazzinieri e autisti della cooperativa 3Emme chiedono il rispetto del
contratto
massimo massenzioNuovo sciopero alla Tnt di Orbassano. Questa mattina una
trentina fra magazzinieri e autisti della 3Emme hanno incrociato le braccia
di fronte ai cancelli dello stabilimento dell'Interporto Sito. I
sindacalisti SiCobas chiedono ai dirigenti della cooperativa, che gestisce
il magazzino per conto del colosso dei trasporti, il rispetto del contratto.
La trattativa è appena cominciata e non sono escluse nuove iniziative nei
prossimi giorni.
CHIVASSO
18/09/2013

lunedì 16 settembre 2013

Ilva - il governo va verso un nuovo decreto - ancora per salvare Riva


Ilva - il governo va verso un nuovo decreto - ancora per salvare Riva dalla
magistratura e dalle sue responsabilità- utilizzando il ricatto attivato da
Riva con la chiusura degli impianti
Zanonato fa propria la tesi di  Riva , che con il sequestro legittimo e
dovuto della magistratura non sarebbe in grado di proseguire l'attività
produttiva - cosa assolutamente non dimostrata - la richiesta di landini del
commissariamento  non ci dice come essa tuteli lavoro e continuità
dell'inchiesta giudiziaria- sequestro dei beni compreso
i sindacati confederali indicono una mobilitazione per lunedì alle 9.30
lo slai cobas per il sindacato di classe non aderisce a questa mobilitazione
e per quanto riguarda taranto organizza tre giorni di mobilitazione e contro
informazione per il 18-19-20
slai cobas per il sindacato di classe taranto
347-5301704

RIVA acciaio - respingere la rappresaglia e il ricatto di padron riva


rappresaglia di padron Riva - Riva Acciaio: stop alle attività, sospesi
1400 lavoratori. - -"La famiglia Riva, messa alle strette, scarica sui
lavoratori tutte le responsabilità. È un atteggiamento incivile",
respingere il ricatto di padron riva con la lotta in tutti gli stabilimenti
isolare i sindacati FIM_UILM al servizio di padron Riva
lavoro e salute si difendono insieme con l'unità su basi di classe degli
operai dell'ILVA
slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto
slaicobasta@gmail.com


L'uso strumentale del femminicidio da parte di padroni, governo, Stato‏


Il 12 settembre scorso nei telegiornali di Tg4 e Studio Aperto le giornaliste hanno indossato una t-shirt con su scritta la frase "No More Feminicide". Questo slogan è stato adoperato e diffuso dal Ministro degli Interni italiano al G6, e l'argomento della violenza contro le donne è stato introdotto al forum, aprire bene le orecchie, dal fascista Alfano.

Questa visione ci ha fatto  venire il voltastomaco.

Come compagne in lotta del MFPR  da tempo denunciamo e lottiamo contro la violenza sulle donne e i femminicidi, quotidianamente, così come altre compagne, collettivi... e siamo giunte questa estate alla positiva e significativa manifestazione del 6 luglio  a Roma, in cui abbiamo denunciato  la vera natura del femminicidio, il perché degli abusi e delle violenze sessuali perpetrate alle donne in qualsiasi angolo del mondo, per dire che questi sono il frutto più marcio della società capitalista in cui siamo costrette a vivere, con quelle doppie catene che rendono la nostra vita un incubo, anche all'interno delle nostre stesse case, in cui abbiamo riparlato con forza di "sciopero delle donne" e siamo state contente che in questi ultimi tempi questa  parola d'ordine sia stata meglio compresa e venga raccolta anche da altre, sebbene lo sciopero delle donne deve essere inteso come una risposta di lotta complessiva della maggioranza delle donne contro una condizione di oppressione che è complessiva.

un appello dalla polonia operaia in lotta


in spagnolo facilmente comprensibile


Llamamiento de Solidaridad Internacional con la Clase Trabajadora de Polonia Amplían la Jornada Laboral en Polonia a 78 horas semanales y se ha pedido solidaridad internacional del 11 al 14 de Septiembre

Jornadas de Acción - 11 a 14 septiembre
En los últimos dos años, la clase obrera polaca ha sufrido ataques increíbles contra sus derechos y condiciones de trabajo. La edad de jubilación se elevó a 67 y, más recientemente, el gobierno acabó con la jornada de trabajo de 8 horas. Los sindicatos están respondiendo con protestas desde el 11 hasta el 14 de septiembre. Hacemos un llamamiento de solidaridad: ¡podéis enviar mensajes de solidaridad, colocar pancartas o memes en Internet, pegar pancartas o carteles en la calle, publicar artículos sobre la situación y organizar protestas en las embajadas y consulados de Polonia en todo el mundo!
Los últimos ataques
Los últimos ataques contra los derechos de los trabajadores dan a los empleadores el derecho de decir que sus empleados trabajen hasta 78 horas a la semana, sin pago de horas extras. Esto se puede hacer mediante la programación de todo el trabajo anual en un período más corto y a continuación, dando a los trabajadores tiempo libre durante el resto del año. Sin embargo, el empleador no está obligado a pagar el salario normal durante este tiempo, lo que significa que en esencia se puede pagar mucho menos dinero por la misma cantidad de trabajo.
Estas condiciones de trabajo pueden ahora ser aprobadas para un trabajador individual, a pesar del acuerdo de los sindicatos o la falta del mismo. También pueden ser acordadas por un representante de los trabajadores de un comité de empresa. La elección de los comités de empresa se determinará de conformidad con los reglamentos establecidos por los empleadores y el representante no es responsable ante los trabajadores y no tiene derecho a iniciar conflictos colectivos.
Esto último es claramente una manera de minar el poder de los sindicatos para negociar.
Más ataques a los sindicatos

giornalisti al servizio di Riva in servizio permanente effettivo - Panebianco sul Corriere della Se



Il Corriere della Sera nell'editoriale del 15 settembre, a firma di Panebianco, si occupa della vicenda Ilva, per presentare tutta una serie di concetti fatti propri dall'intero padronato e, in maniera meno esplicita, da governo, organizzazioni sindacali, partiti borghesi.
Si tratta di un articolo che si presenta con una veste economica, ma in realtà è ideologico, utilizza dati reali ma li legge esclusivamente in chiave padronale.
Non facciamo citazioni letterali dell'articolo ma ci riferiamo agli argomenti di esso.
Si dice che la vicenda Ilva è un disastro e una tappa del processo di deindustrializzazione, lasciando dietro di sé macerie e povertà. Si nasconde che questo disastro è provocato dalla gestione padronale dell'industria, dall'uso della fabbrica a fini esclusivi di profitto che ha prodotto e produce morti sul lavoro, inquinamento, sfruttamento e poi licenziamenti, ecc.
Responsabile di tutto questo è il capitalismo non il giudice di Taranto.
Panebianco e i suoi punti di riferimento invertono la sostanza del problema. Siamo noi che possiamo dire che l'Ilva nelle mani di padron Riva significa non sviluppo industriale ma appunto disastro ambientale.
Panebianco si lamenta del processo di deindustrializzazione nel paese, ma questo è un processo da lungo tempo in atto per responsabilità di quei padroni che chiudono le fabbriche, che finanzializzano l'economia e che alla ricerca del maggior profitto delocalizzano le imprese.
Che c'entra tutto questo con l'inchiesta di Taranto che individua reati previsti dal nostro codice penale e li persegue?
Panebianco ricorda come “a nulla sono valsi i tentativi dei governi di impedire il disastro, si ricordi il braccio di ferro tra governo Monti e i magistrati tarantini”, rendendo palese ciò che dovrebbe essere compreso da tutti. I governi, da Berlusconi a Monti all'odierno Letta hanno un solo obiettivo e scopo, quello di salvaguardare Riva, la proprietà di Riva o, in caso estremo, la proprietà collettiva dei padroni sull'Ilva (chiamiamola “commissariamento” o si potrebbe arrivare fino a “nazionalizzazione”) per vincere il braccio di ferro coi magistrati e imporre la continuità della produzione per il profitto a scapito della sicurezza e della salute.
Panebianco si associa ad un altro scribacchino padronale, come il Di Vico che fa da megafono del presidente della Confindustria Squinzi dicendo che i concorrenti esteri fanno salti di gioia per la crisi attuale dell'Ilva. Quindi, si mette in luce che la gestione della fabbrica da parte di padron Riva, a scapito della condizione operaia, dell'ambiente, è parte della lotta e della concorrenza tra i capitalisti sul mercato, e che per vincere in questa concorrenza sono ben sacrificabili gli operai e i cittadini di Taranto.
Panebianco poi dice: “non si tratta poi di difendere il gruppo Riva, le sue eventuali responsabilità riguardano il Tribunale”. Appunto!! “Il Tribunale” sta quindi facendo il suo dovere... Di che si dovrebbe lamentare Panebianco? Il Tribunale dovrebbe, per caso, solo comminare sanzioni o piccole condanne come è già avvenuto, dovrebbe lasciare in pace le ricchezze accumulate e nascoste dai Riva eludendo tutte le leggi del nostro paese, per non dire la Costituzione?
Poi, per favore, lo faccia la famiglia Riva questo discorso, il cui uomo-cassa è latitante.
Panebianco aggiunge che la vicenda doveva essere “gestita con buon senso”. Ma evidentemente ha un'idea del “buon senso” che coincide con quella della famiglia Riva e dei padroni. Perchè buon senso” in questo campo dovrebbe significare mettere a disposizione tutti i fondi accumulati dalla famiglia Riva per mettere a norma lo stabilimento, per contribuire alla bonifica, al risanamento e al risarcimento, in un quadro in cui gli operai dell'Ilva di Taranto e di tutti gli stabilimenti restano al lavoro e protagonisti di questo processo. Il “buon senso” di Panebianco, invece, coincide con quello del governo di riconsegnare tutto in mano a Riva, tramite un suo uomo, Bondi che gestisca al ribasso la messa a norma, utilizzi fondi pubblici e con la storia del commissariamento tenga fuori da tutto il gioco fondi e proprietà effettive della famiglia. Un processo che avrebbe come esito inevitabile tagli e ristrutturazioni, e non tanto degli impianti della 'Riva Acciai' ora sotto tiro, ma della più grande fabbrica del gruppo Riva e conseguentemente della catena dell'Ilva di Genova e di Novi Ligure.
Avere questo esito sarebbe “buon senso”? Tutelerebbe lavoro e industria? Ma ci faccia il piacere...
Panebianco continua dicendo che il declino economico del paese è inarrestabile, che il diritto penale (evidentemente quando è usato contro i padroni) è una forma primitiva e barbarica, che addirittura usato così diventa, secondo Panebianco, il mezzo dominante di regolazione dei rapporti sociali, e allora “ciò che chiamiamo civiltà moderna è a rischio estinzione”. Addirittura!!

I "pizzini" del Presidente Crocetta, servo del sistema!


Ieri  il Presidente Crocetta ha annunciato sulla sua pagina FB il ritorno della pubblicazione quotidiana dei suoi "pizzini" per " ricominciare a comunicare direttamente ai cittadini la rottura col vecchio sistema e la rivoluzione…", oggi è dunque apparso il primo pizzino " Ho solo un solo padrone, il popolo siciliano"


La sfrontatezza e ipocrisia del Presidente Crocetta davvero non ha limiti!
SOLO CHIACCHIERE SU CHIACCHIERE MISCHIATE CON ALTRE CHIACCHIERE!

IN SICILIA LAVORATORI, OPERAI, PRECARI... CONTINUANO A PERDERE IL LAVORO 
 L'ESERCITO DEI DISOCCUPATI SI INGROSSA A DISMISURA

 GLI STIPENDI D'ORO DELLA CASTA NON SI TOCCANO AFFATTO, CROCETTA CON LE "SUE SCARPE DA TENNIS, CON IL SUO ZAINETTO E CON IL MEGAFONO SOTTO IL BRACCIO" CONTINUA A GUADAGNARE PIU' DI OBAMA !

IL PRESIDENTE CHE SI DICHIARA "DI CULTURA LENINISTA" AUTORIZZA A NISCEMI LA COSTRUZIONE DEL MUOS AL SERVIZIO DELLA GUERRA IMPERIALISTA CONTRO LA VITA STESSA DELLA POPOLAZIONE

SUA PRIORITA', COME DA ULTIME INTERVISTE RILASCIATE AI QUOTIDIANI LOCALI,  E'  FARE APPROVARE LEGGI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE IN FAVORE DEI PADRONI NELLE CUI TASCHE RIVERSA MILIONI DI EURO IN TERMINI DI CONTRIBUTI E SGRAVI FISCALI AVALLANDO L'UTILIZZO DI MANO D'OPERA A BASSO COSTO,  VEDI PER ESEMPIO LE MIGLIAIA DI PRECARI STORICI DEGLI ENTI LOCALI CHE DA UNA VITA ASPETTANO LA STABILIZZAZIONE E CHE OGGI INVECE IL PRESIDENTE VUOLE METTERE A DISPOSIZIONE DELLO SFRUTTAMENTO DELLE AZIENDE PRIVATE O I TANTISSIMI LAVORATORI DELLA FORMAZIONE CHE INTENDE TRASFORMARE IN ULTRAPRECARI CON CONTRATTI DI LAVORO A CHIAMATA

"GLI OPPRESSI E I SOGGETTI DEBOLI" DI CUI IN DIVERSE OCCASIONI IL PRESIDENTE CROCETTA SI E' RIEMPITO LA BOCCA DIVENTANO SEMPRE PIU' OPPRESSI E DEBOLI (VEDI PER ESEMPIO GLI STUDENTI DISABILI DELLE SCUOLE PUBBLICHE SUPERIORI CHE DA DOMANI RIMARRANNO ESCLUSI DA ESSE PERCHE' LA REGIONE DICHIARA DI NON AVERE I SOLDI NECESSARI PER IL SERVIZIO DI ASSISTENZA)...

 ECCO LA "NUOVA" CAMPAGNA DI AUTUNNO DELLA RIVOLUZIONEDEL PRESIDENTE CROCETTA CHE NEL SUO PRIMO PIZZINO USA  LA PAROLA "POPOLO SICILIANO" MA SOLO PER COPRIRE CHE IL SUO VERO PADRONE E' IL SISTEMA BORGHESE CAPITALISTICO DI CUI E' SERVO ATTIVO !

"Come gli individuano esternano la loro vita così essi sono" Marx docet!

ILVA/MOF: MA LETTA E' SEMPRE UNA CONTROPARTE


Che un sindacato, anche di base, incontri e chieda interventi alle controparti: azienda, governo, Istituzioni, ecc. è normale, sta nella dinamica della lotta sindacale, che nello strappare risultati migliori per difendere la condizione degli operai usa - deve usare - la lotta come aspetto centrale e fondamentale ma anche gli incontri. Ma lotta e incontri, sia pure su terreni diversi, non possono essere in contrasto. 

Quindi che l'Usb abbia incontrato Letta a Bari è normale; ciò che non diventa più normale sono le esagerate dichiarazioni di ringraziamento di Rizzo al "prefetto, al questore, al vicequestore di Bari" - che hanno fatto, come si dice, metà del loro dovere, per tutte le volte che invece sono stati un "muro di gomma" di fronte ai gravi problemi dei lavoratori o, i questori, che hanno mandato la polizia contro le lotte a dare un messaggio repressivo alla massa degli operai. 
Ciò che va oltre ed è decisamanete in contrasto con le denunce contro l'azione del governo che fa decreti dopo decreti salva-Riva, è lo spropositato apprezzamento, sempre di Rizzo, e i toni di fiducia espressi verso Letta: "Il presidente del Consiglio ha compreso e condiviso le nostre preoccupazioni: la fabbrica va risanata e ambientalizzata e bisogna fare piazza pulita di tutto ciò, che in termini materiali e umani, rappresenta la vecchia gestione.... e anche sulla figura di Bondi, già amministratore delegato di Riva. abbiamo chiesto al primo ministro di riflettere".
Ma Letta è sempre quello che sta permettendo a Riva/Bondi di fregarsene dei tempi della stessa Aia, che comunque è assolutamente insufficiente a "risanare e ambientalizzare" la fabbrica; il governo Letta è quello che ha fatto pochi giorni fa il terzo decreto sulle discariche e non si sogna di fare mezzo decreto per tutelare gli operai; il governo Letta è quello che ha nominato Bondi non per salvaguardare messa a norma e lavoro ma come esperto ristrutturatore/tagliatore di organici - Letta avrà espresso comprensione per il licenziamento di Marco Zanframundo, ma con Bondi si prepara a licenziare migliaia di operai all'Ilva di Taranto per riconsegnare "risanata" la fabbrica ai padroni.
QUESTO UN SINDACATO DI BASE, ANCHE QUANDO DEVE FARE GLI INCONTRI, NON PUO' DIMENTICARLO, O FARE LA GRANDE DENUNCIA NEI VOLANTINI E IL DIPLOMATICO NEGLI INCONTRI.
L'incontro non è altra cosa della lotta, e il governo, come l'azienda, come i rappresentanti delle istituzioni, restano una controparte.
(D'altra parte Rizzo e gli operai del Mof dovrebbero ricordarsi e avere esperienza di come il giorno dopo possano venir meno gli impegni di certi personaggi - vedi Vendola sull'accordo sul Mof). 

ILVA: USB incontra a Bari il Presidente del Consiglio On. Letta

Il sabotaggio, una delle pratiche delle lotte operaie per colpire il comando padronale in fabbrica. Una riflessione storica di Erri De Luca


articolo pubblicato sul il Manifesto:

Erri De Luca: Sabotaggio, quando la memoria aiuta


Uno storico ufficiale, stipendiato per trasmettere storia, che trascura i fatti a beneficio di una sua tesi, commette omissione in atti di suo ufficio. Stabilito questo, non sono uno storico ma ho il vantaggio di avere buona memoria. Negli anni '70 ho fatto parte di una organizzazione rivoluzionaria di nome Lotta Continua che interveniva attivamente nelle lotte di fabbrica, sotto la guida di intellettuali e di operai. Nacque e si ramificò negli impianti industriali del nord. Un paio di strofe di canzoni politiche di allora: «Sabotar la produzione, non c'è altra soluzione» (Canzoniere del Potere Operaio di Pisa). «Pensa un po', pensa un po': avvitare due bulloni e il terzo no». Nelle officine di quegli anni si cominciarono a praticare forme di sabotaggio della produzione che rafforzarono enormemente il potere contrattuale degli operai: il salto della scocca, gli scioperi a gatto selvaggio. Il salto della scocca era un'operazione di montaggio non effettuata del singolo pezzo in transito sulla postazione di lavoro. Faceva impazzire i reparti di lavorazione a valle. Sciopero a gatto selvaggio: senza preavviso interrompeva brevemente e a casaccio le lavorazioni di piccole unità, imballando tutta la linea di produzione a monte e a valle. Erano forme di lotta che costavano poco agli operai e molto al padronato. Sono stato operaio in quei capannoni, ho visto, ho praticato. Da quelle interruzioni partivano i cortei interni dentro la fabbrica che andavano a bloccare anche i reparti che continuavano a lavorare. Il chiasso delle officine veniva sovrastato dal frastuono di un corteo di operai che s'ingrossava a torrente finendo in un'assemblea spontanea. Gli operai prendevano così la parola e non la restituivano. I grandi impianti a catena di montaggio erano efficienti ma fragili di fronte a queste nuove forme di lotta. Questa pratica diffusa era un dichiarato sabotaggio della produzione e procurò la grande ondata di lotte operaie degli anni '70 , vincenti e di massa. Successe così in Italia il più forte decennio di riscatto della manodopera industriale di tutto l'occidente. Quelle lotte massicce per quantità e compattezza produssero contratti di lavoro favorevoli, imponendo aumenti in paga base uguali per tutti, bonifiche di ambienti lavorativi malsani come i reparti di verniciatura. Di recente scioperi a gatto selvaggio sono stati indetti e praticati dai sindacati metalmeccanici degli stabilimenti Indesit di Melano e Albacina. Basta un po' di memoria di testimone per mettere la parola sabotaggio dentro la più certa tradizione di lotta operaia. Uno storico che si permette di ignorarla è un rinnegato della sua professione.

domenica 15 settembre 2013

ILVA Taranto 3 giorni di mobilitazione 18-19-20 dello slai cobas per il sindacato di classe




rettifica cambio tuta martedì tutti alla sede slai cobas


contro padron riva- contro i venduti di Fim e uilm che hanno fatto perdere
soldi ai lavoratori e regalato soldi a riva- contro gli ignobili ipocriti
della fiom .che prima firmano e bloccano i ricorsi e poi cercano di usare
ora la sentenza della Cassazione

incontro con gli operai ilva sulla questione cambio tuta
il punto sull'esposto denuncia  che è sul tavolo della giudice Todisco per
una decisione finale
una nuova ondata di ricorsi curata dallo slai cobas ilva

martedì  17 settembre - sede slai cobas via rintone22  - ore 9-11 mattino
ore 16.30 19.30 pomeriggio
telefono 347-5301704

L'Ilva ha perso causa: «20 minuti cambio tuta vanno pagati a operai» -
lo
slai cobas ilva dopo aver contestato l'accordo Riva sindacati
confederali ha portato avanti nuovi  ricorsi
e esposto denuncia

L'Ilva ha perso in Cassazione la causa di lavoro nella quale chiedeva
di non pagare come prestazione straordinaria, agli operai, i venti minuti
giornalieri che – in base ai calcoli fatti dai giudici della Corte di
Appello di Milano – i lavoratori impiegano per cambiarsi gli abiti "civili"
e indossare la tuta e le protezioni a tutela della loro sicurezza, e per
percorrere la distanza dagli spogliatoi ai reparti. "Se un lavoratore
pretendesse di svolgere le sue mansioni senza aver indossato tuta e
dispositivi di protezione individuale – sottolinea il verdetto 20714 -
sarebbe esposto al potere disciplinare della società. Di conseguenza,
indossare tali indumenti e dispositivi è un obbligo per il lavoratore e
svolgere le relative operazioni fa parte della prestazione cui egli è tenuto
nei confronti del datore". "Nè è ragionevole ipotizzare che i lavoratori
possano effettuare dette operazioni prima di recarsi sul posto di lavoro",
prosegue la Suprema Corte ritenendo – come già fatto dai giudici milanesi –
"materialmente impraticabile" la possibilità per gli operai di uscire dalle
loro abitazioni indossando già "la tuta ignifuga, antitaglio, repellente e,
soprattutto, gli scarponcini antinfortunistici, il casco e i guanti: il
tutto da portare in strada magari nella stagione estiva". Dunque oltre al
corrispettivo per le 'canonichè otto ore di lavoro, l’Ilva deve rassegnarsi
a inserire nelle buste paga anche l’extra per i venti minuti del "tempo
tuta". Osservano inoltre i supremi giudici, per respingere le ulteriori
'resistenzè dell’Ilva, che quella indicata dalla Corte di Appello è già da
considerarsi come una soluzione "intermedia", non ulteriormente
sforbiciabile, rispetto alle richieste degli operai che volevano che nella
paga dello straordinario rientrasse anche il tempo di percorrenza impiegato
per andare dall’ingresso dello stabilimento allo spogliatoio e viceversa.
L'unico punto segnato a suo favore dall’Ilva riguarda la base di calcolo
della retribuzione del periodo feriale che, contrariamente a quanto avviene
per la tredicesima, non deve includere la maggiorazione per lo
straordinario.
Pubblicato da tarantocontro a 06:36 Nessun commento:


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LOTTA PRECARI SLAI COBAS S.C. COOP SOCIALI - ARTICOLO DI OGGI "LA SICILIA"


SCUOLA. Niente assistenza ai disabili, lunedì il prefetto contatterà il governatore Crocetta
Prosegue la protesta dei 177 precari
 
Lunedì prossimo il prefetto Francesca Cannizzo contatterà il presidente della Regione Rosario Crocetta per sollecitare una soluzione alla vertenza dei precari delle cooperative sociali. Ma intanto restano senza lavoro i 177 assistenti igienico-personali ai ragazzi disabili nelle scuole superiori di città e provincia. E anche i 1.200 studenti con disabilità non sanno quando potranno cominciare le lezioni. È quanto emerso ieri a seguito dell'ennesima protesta dei lavoratori, prima all'assessorato regionale all'Economia e poi in prefettura.
Alle due manifestazioni si sono unite le mamme di alcuni studenti disabili, che rischiano di vedere negato il diritto allo studio dei loro figli, se il servizio di assistenza  non dovesse ripartire.
Occorrono in tutto 2 milioni e 150 mila euro per i servizi di trasporto, assistenza alla comunicazione e assistenza igienico-personale, a fronte dei 2,5 milioni messi a disposizione dalla Regione per tutti i servizi che la Provincia commissariata deve garantire.
"Con questi pochi soldi – ha detto Giorgia Geraci dello Slai Cobas – l'assistenza ai ragazzi non potrà mai ripartire e gli studenti vedranno negato il loro obbligo scolastico e il loro diritto allo studio".
Ieri pomeriggio, i lavoratori hanno incontrato il capo di gabinetto della Prefettura, Maria Rosa Trio, che si è impegnata a comunicare tutto al prefetto, che lunedì, primo giorno di scuola, contatterà il governatore Crocetta per trovare una soluzione a questa delicata questione e per porre fine all'emergenza dei lavoratori e dei disabili che non potranno cominciare la scuola con i loro compagni.
Intanto, il commissario straordinario, Domenico Tucci, ha fatto richiesta scritta alla Regione per avere i soldi, almeno per assicurare il servizio di assistenza fino a dicembre. I lavoratori lunedì continueranno la protesta.
 
La Sicilia

14/9/13
 
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sabato 14 settembre 2013

ilva -info e slai cobas


Ilva - il governo va verso un nuovo decreto - ancora per salvare Riva dalla 
magistratura e dalle sue responsabilità- utilizzando il ricatto attivato da
Riva con la chiusura degli impianti
Zanonato fa propria la tesi di  Riva , che con il sequestro legittimo e
dovuto della magistratura non sarebbe in grado di proseguire l'attività
produttiva - cosa assolutamente non dimostrata - la richiesta di landini del
commissariamento  non ci dice come essa tuteli lavoro e continuità
dell'inchiesta giudiziaria- sequestro dei beni compreso
i sindacati confederali indicono una mobilitazione per lunedì alle 9.30
lo slai cobas per il sindacato di classe non aderisce a questa mobilitazione
e per quanto riguarda taranto organizza tre giorni di mobilitazione e contro
informazione per il 18-19-20
slai cobas per il sindacato di classe taranto
347-5301704


ROMA - Subito la cassa integrazione. Poi l'ipotesi di un commissariamento o
di un sequestro dei beni che però non impedisca il proseguo delle attività
produttive. Sono diverse le ipotesi sul tavolo del ministro dello Sviluppo
economico, Flavio Zanonato, per tutelare i 1400 lavoratori lasciati a casa
dopo la chiusura, in tutta Italia, degli stabilimenti Riva Ilva. Dopo aver
incontrato i sindacati in mattinata, lunedì prossimo, secondo quanto si
apprende, il ministro incontrerà il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante per
discutere proprio della decisione della famiglia Riva di chiudere sette
aziende dopo il sequestro di beni per circa 8 miliardi relativo alla vicenda
Ilva avvenuto a luglio scorso. Ferrante, le cui funzioni di presidente
dell'Ilva sono sostanzialmente 'congelate' a causa del commissariamento
dell'azienda, incontrerà tra l'altro il ministro nella veste di
rappresentante di Riva Forni elettrici.
"Si ragiona su cento cose e ho valutato anche un'ipotesi di commissariamento
ma con la legge Ilva mi pare impossibile perché queste acciaierie non hanno
una situazione di disastro ambientale" ha spiegato il ministro "l'ipotesi
sulla quale sto lavorando è quella di verificare nei tribunali se sia
possibile un sequestro che non blocca le attività produttive", ha aggiunto.

Durante il vertice a Palazzo Chigi sulla questione del Gruppo Riva "non è
stata presa una decisione di merito - ha poi chiarito Zanonato - abbiamo
deciso di ritrovarci lunedì dopo aver studiato a fondo la questione che ha
aspetti complessi per vedere se è possibile gestire l'azienda
indipendentemente dal sequestro. In alternativa, ha spiegato, si dovrà
verificare se sarà necessario "adottare una norma che non blocchi l'attività
produttiva, salvaguardando la volontà dei giudici di tutelare il patrimonio
che va messo a disposizione per il danno che eventualmente è stato fatto".
Quest'ultima ipotesi, secondo il ministro potrebbe lasciare margini anche il
percorso del commissariamento ma "dobbiamo studiarla perché è una cosa
complessa sotto il profilo giuridico", ha sottolineato. Poi Zanonato twitta
una foto del tavolo di discussione.

"Faremo tutto quanto in nostro potere, naturalmente nel rispetto delle
regole, per assicurare un futuro a questi lavoratori", ha assicurato il
ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ribadendo che è già stato "convocato
un tavolo per discutere di cassa integrazione. Noi siamo pronti a fare tutto
il necessario per assicurare reddito e futuro a queste persone in grave
difficoltà".

Una richiesta di commissariamento arriva da Maurizio Landini, segretario
generale della Fiom-Cgil: "Il governo convochi un tavolo e avvii il
commissariamento, al fine di garantire occupazione e continuità produttiva",
ha detto incontrando oggi i lavoratori Riva dello stabilimento di Lesegno,
in provincia di Cuneo. "La scelta di Riva di mettere in libertà più di 1.400
lavoratori è un atto di drammatizzazione inaccettabile, perché scarica sui
dipendenti responsabilità non loro".

Da parte sua la società ha dichiarato in una nota che lo stop degli impianti
è "un atto dovuto dopo il provvedimento del gip" e "non una scelta
aziendale". Una "tempestiva esecuzione del provvedimento che "ordinando il
sequestro, ha sottratto alla proprietà la libera disponibilità degli
impianti e dei saldi attivi di conto corrente. In ottemperanza a tale
provvedimento - spiega - l'azienda ha pertanto dovuto procedere con
immediatezza alla messa in sicurezza degli impianti" prosegue Riva acciaio
che "consapevole dell'impatto sociale provocato dalla disposizione
impostale, ribadisce il proprio massimo impegno a collaborare con tutte le
istituzioni per ricercare le migliori soluzioni a salvaguardia dei propri
lavoratori e del patrimonio aziendale".

Giovedì i sindacati metalmeccanici si incontreranno con i vertici del
ministero del Lavoro per aprire la procedura di cassa integrazione per gli
stabilimenti del Gruppo Riva. Ai sindacati, infatti, è stato assicurato che
Riva chiederà di avere ammortizzatori sociali per i lavoratori. Le
segreterie di Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto al governo un "intervento
urgente e deciso. E' necessario - hanno sottolineato - che gli impianti
vengano riavviati al più presto per impedire che un lungo stand-by
produttivo degli stabilimenti faccia perdere ordinativi e clienti in un
momento in cui molti paesi concorrenti non aspettano altro. Nel frattempo,
va previsto l'intervento della cassa integrazione per evitare che a pagare
siano i lavoratori. Non lasceremo che l'azienda possa impunemente scaricare
sui lavoratori, che non hanno nessuna colpa, il costo delle sue
inadempienze. Non assisteremo passivamente alla distruzione del settore
siderurgico in italia. Per queste ragioni, lunedì prossimo alle 9,30 i
lavoratori di tutti gli stabilimenti Ilva si mobiliteranno in difesa del
proprio posto di lavoro e contro "l'inaccettabile ricatto" messo in atto
dall'azienda.


Un altro appello al governo è quello del segretario Cgil Susanna Camusso:
"Il governo utilizzi queste ore per dirci lunedì quale norma ha predisposto
e manda in Parlamento. Una norma che deve precedere altri dibattiti. La
produzione dell'acciaio in questo Paese - ha proseguito davanti al presidio
dei lavoratori organizzato a Cerveno - è troppo importante perché non si
continui a produrla. Non mi interessa come si può fare", purché un
provvedimento possa trovare una soluzione al più presto. L'iter
giudiziario - ha aggiunto il segretario - non può intaccare l'attività
produttiva e il lavoro".

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rappresaglia di padron Riva - Riva Acciaio: stop alle attività, sospesi 1400 lavoratori.

- -"La famiglia Riva, messa alle strette, scarica sui
lavoratori tutte le responsabilità. È un atteggiamento incivile",
respingere il ricatto di padron riva con la lotta in tutti gli stabilimenti
isolare i sindacati FIM_UILM al servizio di padron Riva
lavoro e salute si difendono insieme con l'unità su basi di classe degli
operai dell'ILVA

slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto
slaicobasta@gmail.com



Riva Acciaio: stop alle attività, sospesi 1400 lavoratori. A Lesegno scatta
la protesta
ll gruppo siderurgico proprietario dell'Ilva, annuncia gli esuberi nelle
società riconducibili alla famiglia di imprenditori dopo il sequestro da 916
milioni di euro effettuato nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza di
Taranto. Da oggi cessano le produzioni degli stabilimenti. E i lavoratori
scendono in piazza
TORINO - Il gruppo Riva ha confermato. Tutti gli stabilimenti si fermano
oggi. La comunicazione in una nota: "siamo costretti a cessare tutte le
attività" in Italia esterne al perimetro dell'Ilva. Riva Acciaio ha fatto
sapere che si fermeranno anche gli stabilimenti di Verona, Caronno
Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e
Annone Brianza (Lecco) e di servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana
Trasporti). "Tali attività - sottolinea la nota - non rientrano nel
perimetro gestionale dell'Ilva e non hanno quindi alcun legame con le
vicende giudiziarie che hanno interessato lo stabilimento Ilva di Taranto".
Il provvedimento interessa complessivamente 1.402 addetti negli stabilimenti
che da domani saranno "messi in libertà". Sono i lavoratori impiegati nelle
7 società dell'azienda dopo il sequestro conservativo di 916 milioni di euro
(tra cui 71 milioni di azioni Alitalia) eseguito ieri dalla guardia di
finanza di Taranto.

Di fronte lo stabilimento che la società ha a Lesegno,

Ilva: Marco deve rientrare


cambio tuta la cassazione dà ragione ai lavoratori Ilva


incontro con gli operai ilva sulla questione cambio tuta
il punto sull'esposto denuncia  che è sul tavolo della giudice Todisco per
una decisione finale
una nuova ondata di ricorsi curata dallo slai cobas ilva

martedì  17 settembre - sede slai cobas via rintone22  - ore 9-11 mattino
ore 16.30 19.30 pomeriggio
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L'Ilva ha perso causa: «20 minuti cambio tuta vanno pagati a operai» -
lo
slai cobas ilva dopo aver contestato l'accordo Riva sindacati
confederali ha portato avanti nuovi  ricorsi
e esposto denuncia


ROMA – L'Ilva ha perso in Cassazione la causa di lavoro nella quale chiedeva
di non pagare come prestazione straordinaria, agli operai, i venti minuti
giornalieri che – in base ai calcoli fatti dai giudici della Corte di
Appello di Milano – i lavoratori impiegano per cambiarsi gli abiti "civili"
e indossare la tuta e le protezioni a tutela della loro sicurezza, e per
percorrere la distanza dagli spogliatoi ai reparti. "Se un lavoratore
pretendesse di svolgere le sue mansioni senza aver indossato tuta e
dispositivi di protezione individuale – sottolinea il verdetto 20714 -
sarebbe esposto al potere disciplinare della società. Di conseguenza,
indossare tali indumenti e dispositivi è un obbligo per il lavoratore e
svolgere le relative operazioni fa parte della prestazione cui egli è tenuto
nei confronti del datore". "Nè è ragionevole ipotizzare che i lavoratori
possano effettuare dette operazioni prima di recarsi sul posto di lavoro",
prosegue la Suprema Corte ritenendo – come già fatto dai giudici milanesi –
"materialmente impraticabile" la possibilità per gli operai di uscire dalle
loro abitazioni indossando già "la tuta ignifuga, antitaglio, repellente e,
soprattutto, gli scarponcini antinfortunistici, il casco e i guanti: il
tutto da portare in strada magari nella stagione estiva". Dunque oltre al
corrispettivo per le 'canonichè otto ore di lavoro, l’Ilva deve rassegnarsi
a inserire nelle buste paga anche l’extra per i venti minuti del "tempo
tuta". Osservano inoltre i supremi giudici, per respingere le ulteriori
'resistenzè dell’Ilva, che quella indicata dalla Corte di Appello è già da
considerarsi come una soluzione "intermedia", non ulteriormente
sforbiciabile, rispetto alle richieste degli operai che volevano che nella
paga dello straordinario rientrasse anche il tempo di percorrenza impiegato
per andare dall’ingresso dello stabilimento allo spogliatoio e viceversa.
L'unico punto segnato a suo favore dall’Ilva riguarda la base di calcolo
della retribuzione del periodo feriale che, contrariamente a quanto avviene
per la tredicesima, non deve includere la maggiorazione per lo
straordinario.
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Napoli] Corteo per il lavoro dei lavoratori Astir e dei disoccupati


Stamattina, 10 settembre, circa 400 tra lavoratori delle partecipate 
campane, in primis dell’Astir spa, disoccupati napoletani, una delegazione
di cassaintegrati FIAT e organizzazioni sociali, collettivi territoriali e
studenteschi sono scesi in strada a Napoli per rivendicare il mantenimento
dei posti di lavoro per chi rischia di perderli (per l’appunto i 458
lavoratori dell’Astir e quelli delle altre partecipate) e la creazione di
nuovi per chi non li ha.
[corteo-lavoratori-astir-disoccupati]

La manifestazione, partita da uno dei palazzi dell’Università Orientale, si
è snodata attraverso tutto il centro storico, dando vita a blocchi stradali
nei pressi dell’incrocio tra Corso Umberto e Via Mezzocannone e,
successivamente, di Piazza Dante.

L’obiettivo era quello di strappare un incontro al presidente della regione
Campania, Massimo Caldoro, ma le istituzioni hanno preferito rifiutare
questa possibilità.

Ciononostante, i manifestanti hanno proseguito a marciare per le strade,
imboccando la Pignasecca e le strade dei quartieri spagnoli per poi
ritrovarsi in via Roma e Piazza Trieste e Trento, decisi ad informare e
sensibilizzare gli abitanti del quartiere.

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