sabato 6 luglio 2024

6 luglio - AZIONE SOLIDARIETÀ A SEBASTIANO DALLA TUNISIA

 Azione in Tunisia di solidarietà con Sebastiano e contro la repressione dell'imperialismo italiano di attivisti solidali con la Palestina 

 https://www.facebook.com/jawaher.channa.92/videos/1010996384077962 

Nel video la compagna Jawaher Channa spiega che si trovano davanti al centro culturale italiano a Tunisi, perché in Italia ci sono stati dei casi di repressione a dei militanti pro-Palestina, tra cui un compagno e attivista sindacale e politico Sebastiano Lamera, a cui gli è stato vietato di andare a Milano, quindi questa è un'azione di solidarietà qui in Tunisia contro la politica dell'Italia fascista, una solidarietà per Sebastiano Lamera.

In seguito il compagno Wael Naouar aggiunge che i centri culturali francese, inglese, tedesco, americano e oggi italiano, sono degli obiettivi in quanto appartenenti ai paesi nemici del popolo palestinese, oggi siamo qui per esprimere la solidarietà al compagno Sebastiano attivista politico e sindacale a cui é proibito andare a Milano per la sua attività nelle manifestazioni per la Palestina. Siamo tutti uniti noi solidali per la Palestina e per la Resistenza contro il nemico comune che è l'imperialismo 

A seguito dell'azione i tre compagni di Resist - per un'Alternativa Socialista, sono stati trattenuti per circa un'ora dalla polizia e poi rilasciati.

Sui social i compagni tunisini scrivono esplicitamente di essere stati fermati e poi rilasciati dopo circa un'ora per aver fatto delle scritte sui muri del centro culturale italiano a Tunisi, in solidarietà a Sebastiano Lamera ed altri attivisti repressi dallo Stato italiano

 URGENTE - Wael e Jawaher fermati alle 20:00 ore locali

Mentre stavano facendo delle tag e delle scritte sui muri del centro culturale italiano in solidarietà per Sebastiano. Al  momento non si sa in quale posto di polizia sono stati portati. Seguiranno aggiornamenti.
I compagni fanno parte del Coordinamento per l'Azione congiunta per la Palestina (Tunisia) e di Resist- per l'Alternativa socialista.



5 luglio - Dall'Avvocata Antonietta Ricci di Taranto - Solidarietà a Sebastiano Lamera - Una nuova minaccia allo stato di diritto. No al nuovo “ddl sicurezza”


Sebastiano Lamera, delegato di fabbrica dello Slai Cobas alla Tenaris Dalmine è stato raggiunto da un provvedimento repressivo consistente nel "foglio di via" col divieto di presenza nel Comune di Milano, con il chiaro obiettivo di impedirgli sia di condurre l'attività sindacale, dato che Sebastiano in quanto responsabile dello Slai Cobas del territorio segue diverse vertenze dei lavoratori anche nel milanese, sia soprattutto per impedire che partecipi e che assuma il ruolo d'avanguardia che gli viene riconosciuto nelle manifestazioni in solidarietà con la Palestina che si svolgono a Milano.

Hanno colpito ora Sebastiano, ma negli ultimi mesi una serie lunghissima di denunce, fogli di via, multe, obbligo di soggiorno e sorveglianza speciale, stanno raggiungendo diversi attivisti.

Sottacendo il lungo elenco di tutta l’azione di repressione che sistematicamente viene messa in atto dalla polizia nei confronti di qualsivoglia manifestazione giovanile/studentesca non violenta di dissenso o contestazione, è in atto una deliberata volontà di reprimere, dissuadere, bloccare qualsiasi conflitto sociale.

E’ una tendenza normativa repressiva che parte da lontano (decreto Minniti, Salvini, Lamorgese) ma che a seguito delle recenti modifiche legislative introdotte, a partire dal decreto Caivano, si è accentuata ancor di più e sta modellando una società diversa.

Da ultimo, il nuovo ddl sicurezza del governo – ossia il Disegno di legge n. 1660 (Piantedosi-Nordio-Crosetto) recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” – era fermo da mesi alla Camera, ma ora, a ridosso delle elezioni, la maggioranza sembra voler dare un’accelerata a questa norma-manifesto che negli ultimi giorni sta raccogliendo nuovi emendamenti repressivi e nel contempo ricevendo numerose critiche anche nelle audizioni.

Il disegno di legge 1660 Piantedosi-Nordio-Crosetto prevede una ulteriore criminalizzazione della marginalità sociale ed un ulteriore incremento della repressione del dissenso e del conflitto sociale oltre ad un ulteriore blindatura del carcere e l’aumento dei poteri delle polizie.

Questo nuovo provvedimento riporta alla filosofia securitaria, autoritaria e neoliberista che regge il governo Meloni: “il governo fa diventare il carcere e la pena gli unici strumenti di rimedio alle gravi carenze sociali presenti nel nostro paese, anche per la distruzione continua del welfare e i tagli alle spese sociali ed il conflitto viene relegato solo ad un problema di ordine pubblico” (Italo Di Sabato, Osservatorio repressione).

Anche per Susanna Marietti, del Coordinamento nazionale dell’associazione Antigone il nuovo ddl “è un disegno di legge pericolosissimo e perfino l’OSCE (l’Organizzazione europea per la sicurezza e la cooperazione) ha detto che mina lo stato di diritto in Italia. Ha una serie di norme che riguardano argomenti diversi, che introducono nuove fattispecie di reato, come l’occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui; la pena va anche a colpire i movimenti che organizzano queste occupazioni per colpire chi si fa carico di una questione sociale come quella del diritto all’abitare; riguarderà anche i picchetti antisfratto.” Si tratta, conclude Marietti di “uno spostamento dalle politiche sociali alle politiche penali”, una tendenza in corso già da tempo ma che ha avuto una accelerata con questo governo.

Pene altissime, nuovi reati, criminalizzazione del dissenso e del disagio sociale, fattispecie evanescenti e dubbi di incostituzionalità. Un passo indietro persino rispetto al vituperato codice Rocco che dovrebbe essere il parametro di un codice autoritario. Ma ora si fa peggio e non è da Stato di diritto.

E’ anche preoccupante la tendenza all'amministrativizzazione del diritto penale (fogli di via, sanzioni amministrative notevolmente inasprite, obbligo di soggiorno e sorveglianza speciale) perché anche se è vero che sono solo disposizioni amministrative, è anche vero che sono misure altrettanto afflittive come quelle penali senza però avere le garanzie del sistema penale.

Il testo del Ddl “sicurezza” introduce il reato di “rivolta in carcere”, inasprisce le pene nell’ambito di “manifestazioni di piazza”, trasforma in reato penale il “blocco stradale”, inasprisce le pene per i reati di “oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale” e rende possibile la detenzione di armi, da parte di agenti e funzionari di pubblica sicurezza, diverse da quella di ordinanza, anche quando non sono in servizio.

Come se non bastasse, con un emendamento presentato al Ddl dal deputato Igor Iezzi (Lega Nord) si propone l’inserimento di una nuova aggravante dei reati contro la “pubblica incolumità” tagliata su misura della molteplice rete di attivisti che da anni protestano contro le grandi opere (a partire da tav, ponte sullo stretto, tap e rigassifcatori): se fosse approvato verrebbe previsto il carcere da 4 a 20 anni per chi, anche con atti simbolici, possa anche solo “minacciare il blocco di opere infrastrutturali” o “impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica”.

Gli effetti di questo provvedimento sul nostro ordinamento giuridico sono preoccupanti per la deriva di natura autoritaria ed estremamente pericolosa che segnerà sui diritti dei cittadini e di determinate categorie di persone, specie le più marginali.

5 Luglio - Solidarietà a Sebastiano Lamera e ad Anan, Ali e Mansour dal CSA Vittoria di Milano

 

Contro la criminalizzazione della solidarietà al popolo palestinese

 Ciao compagn@

invio questo comunicato, nel quale portiamo la nostra solidarietà a Sebastiano, a tutti i vostri indirizzi a mia conoscenza (confermate per favore quelli corretti). A breve sarà pubblicato sul sito e fatto girare.

Un saluto a Sebastiano ciao

CONTRO LA CRIMINALIZZAZIONE DELLA SOLIDARIETA'.

CONTRO IL GENOCIDIO NON SI TACE! 

Dopo l'inizio della guerra disumana e criminale contro il popolo Palestinese si è espresso in tutta Italia un movimento di solidarietà contro il sionismo e il genocidio organizzando iniziative di ogni tipo che vanno dai presidi alle manifestazioni alle azioni di boicottaggio. cobas

Non sono mancate le azioni e gli scioperi che hanno caratterizzato dal punto di vista della solidarietà internazionalista e di classe la causa palestinese. Il blocco del porto di Genova della scorsa settimana è stato infatti molto partecipato ed è riuscito ad indicare una netta contrapposizione alla logistica delle armi e alla politica guerrafondaia che il governo italiano sta praticando, evidenziando cosi la criminale complicità di Meloni e company con il governo sionista Israeliano.

In questi mesi però non sono mancate le reazioni repressive e violente a questo movimento di solidarietà da parte governativa fino alla legittimazione di squadracce sioniste. Esemplare il caso del corteo del 25 aprile a Roma quando dallo spezzone della brigata ebraica sono arrivati lanci di sassi e petardi contro il corteo antifascista e internazionalista a fianco del popolo palestinese.  Ricordiamo inoltre l'agguato sotto casa allo chef Rubio da parte di una squadraccia fascio-sionista e gli altri casi di aggressione subiti da solidali con il popolo palestinese da parte di queste nuove squadracce che ben rappresentano il volto di un nuovo fascismo che si identifica con Israele e giustificandone il compimento del Genocidio in atto.

In chiave repressiva  assistiamo a vari gravi casi di intervento giudiziario e da stato di polizia che mirano a bloccare il dissenso anti sionista: esempio ne è il foglio di via a Sebastiano, compagno operaio di Dalmine dello Slai Cobas sc, reo di aver protestato in piazza a Milano il 25 aprile

contro i sostenitori del massacro e i loro complici, a cui va la nostra solidarietà.

Gravissimo anche per la sudditanza nei confronti dell'entità sionista-Israele è stato l'arresto in Italia di tre giovani palestinesi, Anan, Ali e Mansour su esplicita richiesta di Israele. Anan, Ali e Mansour sono colpevoli solamente di aver protestato in piazza in Cisgiordania, insieme a migliaia di altre e altri ragazzi/e palestinesi per l'occupazione illegale di nuove case e nuova terra palestinese da parte delle forze militari israeliane. Arrestati per questo molti anni fa e poi rilasciati, sono ora ricercati per vendetta da parte israeliana.

Perchè la loro stessa esistenza è una testimonianza di lotta di liberazione e va annientata.

Anan, Ali e Mansour saranno in udienza a Roma per il giudizio in cassazione con l'accusa di terrorismo (!!!) perchè,per Israele, chiunque legittimamente si opponga al sionismo è un "terrorista ma, esiste il rischio concreto di estradizione per uno di loro, Anan Yaeesh, che si tradurrebbe con l'essere ancora sottoposto a tortura e a detenzione illegale senza processo e al trattamento disumano riservato ai prigionieri (ostaggi) palestinesi in mano agli aguzzini sionisti.

Tutto questo è inaccettabile.

 E' solo un futile tentativo di fermare le mobilitazioni che denunciano Israele come stato fascista e assassino che sta compiendo un genocidio a Gaze e in Cisgiordania. 

Non solo. La complicità del governo Meloni-Salvini-Taiani è tale le forze di destra fasciste e post fasciste usano le mobilitazioni in solidarietà con la Palestina, trasparenti nei loro contenuti di antifascismo. antinazismo e antisionismo, per tacciarle di antisemitismo, provando cosi a nascondere i gravi episodi in cui i " ragazzi" dei movimenti giovanili di FDI urlano violenti slogan hitleriani ... sieg heil e inneggino platealmente al fascismo che ha (tra l'altro) promulgato le leggi razziali, al nazismo e all'olocausto.

Le gravi dichiarazioni del ministro Piantedosi sono, al riguardo, estremamente indicative di questa tattica per assolvere e spostare l'attenzione su qualcosa che semplicemente non esiste perchè contrapposto ai valori e al dna delle manifestazioni di solidarietà

Segnaliamo inoltre la colpevole "superficialità" dei rappresentanti della comunità ebraica nello sminuire l'importanza e la gravità di questi fatti per non disturbare i filosionisti al governo, preferendo invece accusare di antisemitismo le manifestazioni contro il genocidio.

Nel muovere solidarietà verso i compagni colpiti dalla repressione, continuiamo e continueremo  a rilanciare le iniziative che le comunità palestinesi chiameranno in ogni angolo d'Italia.

La repressione non ferma la solidarietà.

Contro il genocidio del popolo palestinese.

Contro il sionismo nuovo fascismo e contro tutti i fascismi.

CONTRO IL GENOCIDIO NON SI TACE

NESSUNA GIUSTIZIA NESSUNA PACE. 

Csa Vittoria

www.csavittoria.org - info@csavittoria.org

giovedì 4 luglio 2024

4 luglio - dal blog tarantocontro: Sull'ultima udienza del processo Ilva - La valutazione del nostro avvocato Gianluca Vitale - Perchè giuridicamente il processo non può essere trasferito

 

Dall'assemblea Slai Cobas sc di Taranto con la parti civili

"Si è chiusa la prima fase di discussione dell’appello del processo “Ambiente svenduto”, ora aspettiamo la decisione della Corte d’appello. Sulle questioni preliminari, quella principale era la richiesta di trasferimento del processo da Taranto a Potenza che significherebbe ricominciare da zero. Perché se andiamo a Potenza la sentenza della Corte di Assise di Taranto scompare, si ricomincia da capo. Perché questa è la richiesta: non avrebbe potuto farsi il processo a Taranto, quindi per tutto quello che è successo finora abbiamo scherzato, ricominciamo. Che significa, ovviamente, altri 20 anni di processo. Nel frattempo tanti reati si prescrivono. Ovviamente tutti i difensori degli imputati hanno puntato molto su questa richiesta di trasferimento.

La Procura ha parlato nell’udienza del 21 giugno ha respinto abbastanza bene questa richiesta.

Oggi (udienza del 28 giugno) abbiamo puntualizzato, aggiunto una serie di argomenti, di considerazioni. Adesso la palla passa interamente alla Corte d’appello. Oggi la nostra sensazione non era negativa, altre volte sì. Hanno rinviato la sentenza al 13 di settembre, quindi il 13 sapremo.

Se si va a Potenza, continuiamo a lottare a Potenza, però “moriremo tutti prima di vedere l'alba”.

I difensori degli imputati hanno inoltre prodotto, elaborato una nuova consulenza sul danno diffuso dell'Ilva, che metterebbe in discussione i risultati delle perizie che erano state fatte 12 anni fa. Noi ovviamente ci siamo opposti, abbiamo detto che questo non si può fare, ma proprio proceduralmente, perché il processo ha dei tempi, e non è che all'infinito puoi ridiscutere le stesse cose. Questo pezzo di processo è chiuso, non può essere rifatto. Se dovesse entrare questa nuova consulenza le conseguenze sarebbero due. Primo, si dilaterebbero significativamente i tempi, perché a quel punto noi stessi dovremmo dire no, adesso voglio vedere questa consulenza, voglio poter porre delle domande, voglio richiamare i periti che avevano fatto la perizia 12 anni fa per capire che cosa ne pensano loro, come rispondere dal punto di vista scientifico. Questo significa un bel po di tempo. Ma soprattutto significa che uno dei punti fermi che c'era scientificamente, la questione che l'inquinamento deriva dall'Ilva, viene messo in discussione.

Questo è un'altra delle questioni sulle quali avremo una risposta il 13 settembre.

Una sensazione che continuo ad avere è che c'è qualcosa di strano. Vi sono quasi un centinaio di avvocati per le 1500 parti civili, e oggi siamo intervenuti in 5. Peraltro uno di questi, l’avvocato del Codacons, ha detto cose che giuridicamente non erano significative, fondate. È stato un intervento abbastanza mediatico, in cui sostanzialmente ha chiesto il sequestro dell'Ilva.

4 luglio - da Slai Cobas sc Taranto: Questione Acciaierie - cassa integrazione - Diffidiamo i sindacati confederali e USB dal firmarla!

 

Dopo l'incontro di Roma per la nuova cassa integrazione, le cose stanno come sostiene lo Slai Cobas

questa cassa non si può, nè si deve accettare con queste motivazioni, con questi numeri, con queste modalità e senza una vera integrazione salariale per tutti, che non è certo quella proposta dall'azienda

i sindacati confederali sono divisi, con la Fim Cisl che dimostra ancora più chiaramente che è dalla parte di Commissari e governo, mentre gli altri, che tentennano, continuano a chiedere incontri senza una mobilitazione dei lavoratori  

 *****

Il volantino diffuso nei giorni scorsi alla fabbrica

NO A QUESTA CASSINTEGRAZIONE CON QUESTI NUMERI E MODALITAE SENZA UNA VERA INTEGRAZIONE SALARIALE PER TUTTI

Acciaierie Italia ha annunciato una nuova cassa integrazione per 5.200 lavoratori di cui ben 4.400 a Taranto. È da settimane che si sapeva che Acciaierie d’Italia e i suoi Commissari sostenuti dal governo avrebbero avviato una nuova cassa integrazione per un anno. Era da settimane che si sapeva che i numeri di questa cassa integrazione sarebbero stati molto più alti. Per noi era chiaro E LO ABBIAMO SEMPRE DETTO AI LAVORATORI che tutte le decisioni del governo Meloni/Urso: l’Amministrazione Straordinaria, la nomina dei Commissari e l’avvio di quella attività che porterà a una nuova svendita di Acciaierie d‘Italia a nuovi padroni, indiani o ucraini con qualche italiano a fiancheggiare, sarebbero state per i lavoratori un rimedio peggiore del male.

Tutti volevamo che Mittal, che non stava certo sviluppando la produzione né tutelando lavoro e salute, andasse via, e in particolare andasse via la Morselli, ma solo lo Slai Cobas ha detto che con questo cambio di governance la situazione per i lavoratori sarebbe peggiorata. Solo lo Slai Cobas ha dichiarato forte e chiaro che il passaggio dell’azienda, sia pure provvisoriamente, allo Stato, non avrebbe portato alcun vantaggio ai lavoratori, né in termini di lavoro, né di salari, né di salute, né di futuro lavorativo. Solo lo Slai Cobas ha detto che il nuovo piano governo-commissari avrebbe portato a una cassa integrazione più ampia e permanente all’interno dello stabilimento a totale discrezione dei Commissari e secondo logiche del piano governo/Commissari che non hanno all’orizzonte alcuna soluzione che tuteli realmente lavoro, salari, salute dei lavoratori. Giorno dopo giorno questo è stato sempre più evidente. E’ stato evidente nelle ditte dell’appalto, i cui lavoratori sono già stati mandati in cassa integrazione, e molti di essi sono ai limiti del licenziamento, della Naspi, della chiusura dell’attività.

Sapevamo benissimo tutto questo e lo abbiamo in parte denunciato ai lavoratori con i nostri modesti mezzi. Ma chiaramente la passività degli operai delle Acciaierie e il dominio nelle loro file del sindacalismo confederale, fa sì che ai piani di padroni e del governo non si risponda mai con la lotta, mai per cambiarli e rovesciarli secondo gli interessi dei lavoratori, ma si risponde “accompagnando il morto”, cioè favorendoli con trattative a Roma e a Taranto che producono il risultato - scontato - del peggioramento della condizione dei lavoratori.

Da sempre diciamo che se ci sarà cassa integrazione - ma certamente questi numeri non sono accettabili! - deve andare insieme all’integrazione salariale che solo lo Slai Cobas ha sempre chiesto sin dal primo momento della crisi ultima delle Acciaierie; solo lo Slai Cobas ha insistito perché coloro che stanno ai tavoli lo ponessero come pregiudiziale per ogni ulteriore passaggio di cassa integrazione, perché senza integrazione salariale non si tratta soltanto di andare a casa senza sapere quanti potranno tornare, ma si tratta di vivere di miseria. Gli operai sono stanchi di vivere di cassa integrazione.

Ora il punto è rispondere con la lotta, ma non possiamo fare la lotta di sempre, un giorno in cui si è fuochisti e tutti gli altri giorni in cui si è pompieri. Si deve fare la lotta prolungata per ottenere risultati concreti che oltre la riduzione, il dimezzamento dell’attuale cassa integrazione, ottenga l’integrazione salariale e dica chiaro che nessun licenziamento, nessun operaio deve andare a casa, sia in Acciaierie che nell’indotto.

Senza l’alternativa sindacale di classe, senza la ribellione dei lavoratori, in questa fabbrica, passo dopo passo, al di là se si arriverà alla chiusura, si arriverà sicuramente, dopo periodi di massiccia cassaintegrazione, ad esuberi di oltre 5.000 operai; si arriverà sicuramente a una condizione in cui i lavoratori saranno più sfruttati e faranno più lavoro con meno paga; si arriverà a una condizione che non tutelerà né la sicurezza sul posto di lavoro e né la situazione ambientale in città; si arriverà sicuramente nell’appalto a una massiccia ondata di chiusure e licenziamenti, precarizzazioni dei lavoratori, mancanza di tutele e sicurezza.

Per invertire la situazione in questa fabbrica, per tutelare gli interessi immediati e futuri dei lavoratori, non servono parole, serve la lotta e l’organizzazione sindacale di classe, attualmente rappresentata sostanzialmente come progetto/indicazione dallo Slai Cobas.

Slai Cobas per il sindacato di classe

Via Livio Andronico, 47 Taranto - WA 3519575628 - slaicobasta@gmail.com


4 luglio - PALERMO IL PROCESSO NON FERMERÀ LA LOTTA DEI PRECARI

 

Continua il processo penale dei precari Coop Sociali di 

Palermo, colpevoli di avere difeso più che 

legittimamente il posto di lavoro, oggi nuova udienza in cui

 saranno sentiti altri 3 precari.

Domani nuova udienza a Gela di uno dei processi contro 

attivisti e solidali al movimento No Muos, tra gli imputati

 anche il Coordinatore prov.le dello Slai Cobas di Palermo.

La repressione di Stato non fermerà le giuste lotte in difesa di

 dititti basilari e contro le politiche della borghesia al potere

 sempre più antioperaie antiproletarie e in funzione della

 guerra imperialista.

Slai Cobas sc Palermo

4 luglio - L'INSICUREZZA NEI POSTI DI LAVORO: Morto l’impiegato Atac caduto nella fossa per la manutenzione dei mezzi nel deposito di Tor Vergata

 

Tragedia in un deposito Atac, dipendente muore dopo essere precipitato in una fossa

L'uomo è precipitato da un'altezza di quasi due metri sbattendo la testa in una delle officine della rimessa di Tor Vergata

Tragedia al deposito Atac di Tor Vergata. Un dipendente è precipitato in una fossa di una delle officine per la manutenzione dei bus e ha sbattuto la testa. In condizioni gravissime il lavoratore, è stato trasportato d'urgenza in ospedale dove le sue condizioni sarebbero irreversibili. Una morte cereblrale. Anche se non è stato ancora dichiarato ufficialmente il decesso, per il 51enne italiano non ci sarebbe nulla da fare, tanto che dalla politica e dai sindacati ne piangono già la scomparsa con i sindacati Orsa e Usb che hanno indetto uno sciopero di 8 ore per domani, giovedì 4 luglio. 


mercoledì 3 luglio 2024

4 luglio - LAVORATRICI/LAVORATORI ASILI COMUNALI TARANTO: Quando i proletari avranno il potere politico nelle loro mani LI MANDERANNO A ZAPPARE!

 

Le lavoratrici, i lavoratori degli asili comunali che vedono ogni giorno messi in pericolo anche minimi diritti conquistati con la lotta - ora il lavoro di un mese nel periodo di sospensione estiva - devono trovarsi di fronte assessori, che non sanno niente della reale condizione delle lavoratrici, che non ne vogliono sapere niente, che anche di fronte a una Delibera del Comune (come quella fatta il 14.7.2022) non la conoscono, non cercano di conoscerla (nonostante più di un mese fa nell'incontro del 23 maggio avevamo posto il lavoro nel periodo estivo), pretendono che sia lo Slai Cobas a portare atti che il loro Comune ha fatto, poi di fronte all'evidenza cercano cavilli per cercare di mettere in forse l'applicazione della stessa Delibera per quest'anno.

Trattano le lavoratrici e i lavoratori, i loro rappresentanti sindacali con arroganza, fretta, dicendo che "siamo a casa loro". NO! il Comune - come gli è stato detto ieri - non è "casa loro", è "casa della popolazione" di Taranto. I Consiglieri, gli assessori stanno lì perchè sono stati votati dalla gente, ma poi considerano il Comune come cosa loro, in cui la gente e soprattutto i lavoratori devono chiedere il "permesso" e vedersi pure trattare male. 

L'incontro di ieri è stato un  esempio chiaro di tutto questo.

Alla fine assessore e consigliere comunale presente hanno dovuto ammettere che il mese estivo rimane.

A causa dei lavori presso gli asili, questo mese si concentrerà nella seconda quindicina di agosto, facendo quindi 7 ore al giorno. Un altro incontro definitivo su questo si farà massimo a fine luglio - ma cercheremo di avere notizie prima. 

Nel caso si allungassero i tempi dei lavori (ma si tratta di lavori che possono essere fatti in un tempo inferiore), chiederemo che il mese estivo si faccia comunque nelle zone degli asili libere dai lavori. 

SLAI COBAS 


3 luglio - SOLIDARIETÀ A SEBASTIANO DALLA TUNISIA

A sostegno di Sebastiano contro l'infame repressione di governo e questura - da Tunisia 

 برقية مساندة

تعبر مجموعة قاوم من أجل بديل اشتراكي عن مساندتها التامة وغير المشروطة للرفيق المناضل العمالي سيباستيانو لاميرا على خلفية اصدار حكم قمعي في حقه من السلطات الايطالية يتم بموجبه منع الرفيق من الدخول لميلانو وممارسة نشاطه النقابي والسياسي صلب الحركة العمالية بميلانو وخاصة تنظيم التظاهرات والناشطات الداعمة للشعب الفلسطيني، حيث جاء هذا الحكم اثر المسيرة التي شارك في تنظيمها بميلانو تنديدا بالابادة الجماعية التي يشنها العدو الصهيوني ضد الشعب الفلسطيني ، وهو ما يكشف مرة أخرى عن تواطئ النظام الايطالي مع حرب الابادة الصهيونية وسعيه لخنق أي حراك شعبي ايطالي يندد بالاحتلال الصهيوني ويدعم المقاومة الفلسطينية.

عاش تضامن الشعوب 

عاشت فلسطين حرة 

فلتسقط الإمبريالية والصهيونية 

 da attivisti Comitato palestina e esponenti di Resist


 


martedì 2 luglio 2024

3 luglio - EX ILVA, dalla stampa, 2: Ex Ilva, perquisizioni Gdf: ipotesi di truffa in danno dello Stato, falsi dati su CO2 I NOMI DEGLI INDAGATI: C'È ANCHE LA MORSELLI

 

Francesco Casula

Riflettori sulla gestione di Acciaierie d'Italia. Presunta falsificazione di dati relativi alle emissioni di CO2 riconducibili alle attività di Adi 

 Mercoledì 03 Luglio 2024,

TARANTO - Perquisizione e sequestro di documenti. La Guardia di finanza di Bari è entrata poche ore fa nell'ex Ilva di Taranto su ordine della Procura ionica che sta indagando su una truffa ai danni dell'Unione Europea rispetto alla gestione delle quote di Co2 durante la gestione guidata da Lucia Morselli. L'inchiesta delle fiamme gialle, coordinate dal pubblico ministero Francesco Ciardo, è una parte dell'indagine che la procura sta portando avanti e che comprende le emissioni di benzene e l'esecuzione delle manutenzioni nello stabilimento siderurgico. Le perquisizioni vengono eseguite da finanzieri del comando provinciale di Bari nei confronti di 10 persone, amministratori, procuratori, dipendenti e collaboratori pro tempore di Acciaierie d’Italia S.p.A., società, attualmente in amministrazione straordinaria, che gestisce lo stabilimento ex Ilva di Taranto, indagati per il reato di truffa in danno dello Stato. L’inchiesta riguarda una presunta falsificazione di dati relativi alle emissioni di CO2 riconducibili alle attività di Adi s.p.a. e poste in essere in epoca precedente la sottoposizione della società alla procedura di amministrazione straordinaria.  Le perquisizioni vengono eseguite nelle province di Taranto, Bari, Milano, Monza-Brianza e Modena sulla base di un decreto di perquisizione personale e locale emesso dalla procura della Repubblica di Taranto. 

L’indagine riguarda il funzionamento del Sistema Europeo di Scambio di Quote di Emissione (Eu Ets), istituito dalla Direttiva 2003/87/CE (Direttiva Ets), che costituisce il principale strumento adottato dall’Unione Europea per ridurre le emissioni di gas a effetto serra nei settori energivori in base al protocollo di Kyoto. Il sistema, precisano gli investigatori, si basa essenzialmente sul meccanismo del cosiddetto cap&trade che fissa un tetto massimo al livello complessivo delle emissioni consentite a tutti i soggetti vincolati, permettendo ai partecipanti di acquistare e vendere sul mercato diritti a emettere quote di CO2 secondo le loro necessità nel rispetto del limite stabilito. Il meccanismo ha lo scopo di mantenere alti i prezzi dei titoli per disincentivare la domanda e, pertanto, indurre le imprese europee ad inquinare meno. Secondo quanto accertato sinora nell’inchiesta, in relazione alla restituzione delle quote CO2 consumate nell’anno 2022 e all’assegnazione di quelle a titolo gratuito per l’anno 2023, Acciaierie d’Italia avrebbe attestato nel piano di monitoraggio e rendicontazione falsi quantitativi di consumi di materie prime (fossile, gas, ecc.), di prodotti finiti e semilavorati e relative giacenze, così alterando i parametri di riferimento («fattore di emissione» e «livello di attività»). Adi avrebbe inoltre dichiarato al registro Eu Ets (Sistema europeo di scambio di quote di emissione) un numero di quote CO2 inferiore a quello effettivamente emesso, inducendo in errore il comitato ministeriale, che perciò assegnava gratuitamente allo stabilimento ex Ilva di Taranto, per l’anno 2023, un ammontare di quote superiore a quello effettivamente spettante. In questo modo, secondo l’accusa, gli indagati avrebbero procurato un ingiusto profitto per ADI consistito, da un lato, in un risparmio di spesa, realizzato con la restituzione allo Stato (nello specifico, al Comitato ministeriale) di quote CO2 inferiori a quello che la società avrebbe dovuto restituire, dall’altro, nei maggiori ricavi determinati dal riconoscimento di quote di CO2 gratuite in misura eccedente con pari danno del mercato primario delle «aste pubbliche» dello Stato.

3 luglio - EX ILVA dalla stampa 1: L’ex Ilva falsificava i dati per ottenere più quote di emissione di Co2 gratuite”. Inchiesta per truffa ai danni dello Stato, dieci indagati: anche l’ex ad Morselli

 

di F. Q. | 3 Luglio 2024

Acciaierie d’Italia, durante la gestione guidata da Lucia Morselli, falsificava i dati sulle emissioni di Co2 per ottenete vantaggi nell’assegnazione delle quote di emissione gratuite. È l’accusa della procura di Taranto, che indaga per il reato di truffa in danno dello Stato dieci tra ex amministratori, procuratori, dipendenti e collaboratori pro tempore del gruppo partecipato da Am InvestCo Italy e Invitalia e ha disposto perquisizioni nei loro confronti. Si tratta, come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, della stessa Morselli, del suo segretario Carlo Kruger, di Sabina Zani, consulente di PriceWaterCooper, di Vincenzo Dimastromatteo e Alessandro Labile, direttori dello stabilimento, dei procuratori speciali di Adi Francesco Alterio, Adolfo Buffo e Paolo Fietta, di Antonio Mura, procuratore Adi con funzioni di direttore finanze, e di Felice Sassi, dipendente. Dallo scorso febbraio il gruppo è tornato in amministrazione straordinaria, passo necessario per mettere fine alla lite tra il socio pubblico e il gruppo angloindiano ArcelorMittal che ha spinto l’Ilva sull’orlo del precipizio. Le perquisizioni sono in corso nelle province di Taranto, Bari, Milano, Monza-Brianza e Modena sulla base di un decreto di perquisizione personale e locale. A quanto risulta al Fatto, acquisizioni di documenti sono in corso anche al ministero dell’Ambiente.L’indagine riguarda il funzionamento del sistema europeo di scambio di quote di emissione (Eu Ets), istituito dalla Direttiva 2003/87/CE: è il principale strumento adottato dall’Unione Europea per ridurre le emissioni di gas a effetto serra nei settori energivori in base al protocollo di Kyoto. Il sistema si basa sul meccanismo del cosiddetto cap&trade che fissa un tetto massimo al livello complessivo delle emissioni consentite a tutti i soggetti vincolati, permettendo ai partecipanti di acquistare e vendere sul mercato diritti a emettere quote di CO2 secondo le loro necessità nel rispetto del limite stabilito. Il meccanismo ha lo scopo di mantenere alti i prezzi dei titoli per disincentivare la domanda e, pertanto, indurre le imprese europee ad inquinare meno.

lunedì 1 luglio 2024

2 luglio - “SATNAM SINGH POTEVA ESSERE SALVATO”. ARRESTATO, DOPO DUE SETTIMANE DAI FATTI, L’IMPRENDITORE AGRICOLO ANTONELLO LOVATO.....

 ....ma, aggiungiamo noi, perché non è stato arrestato subito? e perché non è stata fermata la produzione?

da radio onda d'urto

E’ stato arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Latina l’imprenditore Antonello Lovato, titolare dell’azienda per cui lavorava Satnam Singh, il cittadino indiano deceduto per essere stato lasciato senza soccorsi dopo aver perso un braccio in un macchinario. Questa mattina i carabinieri della compagnia di Latina hanno eseguito l’ordine di arresto a carico dell’imprenditore agricolo.

L’accusa è quella di “omicidio doloso con dolo eventuale”, variando, come spiega la procura di Latina, l’iniziale ipotesi di omicidio colposo. La consulenza medico legale sul corpo dell’uomo ha infatti accertato che se l’indiano, deceduto per la copiosa perdita di sangue, “fosse stato tempestivamente soccorso, si sarebbe con ogni probabilità salvato”. Il giovane lavoratore era stato invece caricato su un pullmino dal suo datore di lavoro e lasciato davanti alla sua abitazione, alla periferia di Cisterna.

“Le condizioni del lavoratore dopo l’infortunio – si legge in una nota della procura – sono risultate talmente gravi da rendere evidente la necessità di un tempestivo soccorso. Allo stato deve dunque ritenersi che la decisione di omettere il doveroso soccorso abbia costituito accettazione del rischio dell’evento letale ed abbia integrato la causa che ha direttamente determinato il decesso”.

Le indagini sul caso sono però tutt’altro che concluse e proseguono anche con l’obiettivo di accertare le condizioni di lavoro all’interno dell’azienda in cui è avvenuto l’incidente costato la vita al bracciante.

Il commento di Vincenzo Miliucci della Confederazione Cobas Ascolta o scarica

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