Dopo
l'incontro di Roma per la nuova cassa integrazione, le cose stanno
come sostiene lo Slai Cobas
questa cassa non si può,
nè si deve accettare con queste motivazioni, con questi numeri, con
queste modalità e senza una vera integrazione salariale per tutti,
che non è certo quella proposta dall'azienda
i sindacati confederali
sono divisi, con la Fim Cisl che dimostra ancora più chiaramente che
è dalla parte di Commissari e governo, mentre gli altri, che
tentennano, continuano a chiedere incontri senza una mobilitazione
dei lavoratori
*****
Il
volantino diffuso nei giorni scorsi alla fabbrica
NO
A QUESTA CASSINTEGRAZIONE CON QUESTI NUMERI E MODALITA’
E
SENZA UNA VERA INTEGRAZIONE SALARIALE PER TUTTI
Acciaierie
Italia ha annunciato una nuova cassa integrazione per 5.200
lavoratori di cui ben 4.400 a Taranto. È
da settimane che si sapeva che Acciaierie d’Italia e i suoi
Commissari sostenuti dal governo avrebbero avviato una nuova cassa
integrazione per un anno. Era da settimane che si sapeva che i numeri
di questa cassa integrazione sarebbero stati molto più alti. Per noi
era chiaro E LO ABBIAMO SEMPRE DETTO AI LAVORATORI
che
tutte le decisioni del governo Meloni/Urso:
l’Amministrazione
Straordinaria, la nomina dei Commissari e l’avvio di quella
attività che porterà a una nuova svendita di Acciaierie d‘Italia
a nuovi padroni, indiani o ucraini con qualche italiano a
fiancheggiare, sarebbero
state per i lavoratori un rimedio peggiore del male.
Tutti
volevamo che Mittal, che non stava certo sviluppando la produzione né
tutelando lavoro e salute, andasse via, e in particolare andasse via
la Morselli, ma solo
lo Slai Cobas ha detto che con questo cambio di governance la
situazione per i lavoratori sarebbe peggiorata.
Solo
lo Slai Cobas ha dichiarato forte e chiaro che il passaggio
dell’azienda, sia pure provvisoriamente, allo Stato, non avrebbe
portato alcun vantaggio ai lavoratori, né in termini di lavoro, né
di salari, né di salute, né di futuro lavorativo. Solo lo Slai
Cobas ha detto che il nuovo piano governo-commissari avrebbe portato
a una cassa integrazione più ampia e permanente all’interno dello
stabilimento a totale discrezione dei Commissari e secondo logiche
del piano governo/Commissari che non hanno all’orizzonte alcuna
soluzione che tuteli realmente lavoro, salari, salute dei lavoratori.
Giorno dopo giorno questo è stato sempre più evidente. E’ stato
evidente nelle ditte dell’appalto, i cui lavoratori sono già stati
mandati in cassa integrazione, e molti di essi sono ai limiti del
licenziamento, della Naspi, della chiusura dell’attività.
Sapevamo
benissimo tutto questo e lo abbiamo in parte denunciato ai lavoratori
con i nostri modesti mezzi. Ma chiaramente la
passività degli operai delle Acciaierie e il dominio nelle loro file
del sindacalismo confederale, fa sì che ai piani di padroni e del
governo non si risponda mai con la lotta, mai per cambiarli e
rovesciarli secondo gli interessi dei lavoratori, ma
si risponde “accompagnando il morto”, cioè favorendoli con
trattative a Roma e a Taranto che producono il risultato - scontato -
del peggioramento della condizione dei lavoratori.
Da
sempre diciamo che se
ci sarà cassa integrazione - ma certamente questi numeri non sono
accettabili! - deve andare insieme all’integrazione salariale che
solo lo Slai Cobas ha sempre chiesto sin dal primo momento della
crisi ultima delle Acciaierie; solo lo Slai Cobas ha insistito perché
coloro che stanno ai tavoli lo ponessero come pregiudiziale per ogni
ulteriore passaggio di cassa integrazione, perché senza integrazione
salariale non si tratta soltanto di andare a casa senza sapere quanti
potranno tornare, ma si tratta di vivere di miseria. Gli
operai sono stanchi di vivere di cassa integrazione.
Ora
il punto è rispondere
con la lotta, ma non possiamo fare la lotta di sempre, un giorno in
cui si è fuochisti e tutti gli altri giorni in cui si è pompieri.
Si
deve fare la lotta prolungata per ottenere risultati concreti che
oltre la riduzione, il dimezzamento dell’attuale cassa
integrazione, ottenga l’integrazione salariale e dica chiaro che
nessun licenziamento, nessun operaio deve andare a casa, sia in
Acciaierie che nell’indotto.
Senza
l’alternativa sindacale di classe, senza la ribellione dei
lavoratori, in questa fabbrica,
passo
dopo passo, al di là se si arriverà alla chiusura, si arriverà
sicuramente, dopo periodi di massiccia cassaintegrazione, ad esuberi
di oltre 5.000 operai; si arriverà sicuramente a una condizione in
cui i lavoratori saranno più sfruttati e faranno più lavoro con
meno paga; si arriverà a una condizione che non tutelerà né la
sicurezza sul posto di lavoro e né la situazione ambientale in
città; si arriverà sicuramente nell’appalto a una massiccia
ondata di chiusure e licenziamenti, precarizzazioni dei lavoratori,
mancanza di tutele e sicurezza.
Per
invertire la situazione in questa fabbrica, per tutelare gli
interessi immediati e futuri dei lavoratori, non servono parole,
serve la lotta e l’organizzazione sindacale di classe, attualmente
rappresentata sostanzialmente come progetto/indicazione dallo Slai
Cobas.
Slai
Cobas
per
il sindacato di classe
Via Livio Andronico, 47
Taranto - WA 3519575628 - slaicobasta@gmail.com