lunedì 4 gennaio 2021

4 gennaio - CONTRIBUTO DELLO SLAI COBAS per il sindacato di classe nell'assemblea del PdA di oggi – 3.1.21

 Sullo sciopero del 29 gennaio. E' uno sciopero necessario per la scesa in campo dei lavoratori, lavoratrici, di settori delle masse in lotta per la situazione che stiamo vivendo e che peggiorerà (sia sul fronte licenziamenti, ma anche, come sta decidendo il governo in questi giorni, su aumenti delle tariffe/bollette, sanità, e nei prossimi giorni su scuole, trasporti)

Lo sciopero deve porre al centro la piattaforma, in particolare sui punti centrali in questa fase:

riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga; cassintegrazione al 100% del salario; patrimoniale; senza 

sicurezza non si lavora, protocolli anti covid; aumenti salariali a partire dai CCNL, salario garantito a chi

ha perso il lavoro, ai disoccupati, documento per i migranti.

Il 29 gennaio tiene conto dello scontro in atto; una giornata che faccia vedere un salto in avanti nello 

scontro con i padroni e il governo (il cui scontro politico interno porterà inevitabilmente a un

 peggioramento della situazione dei lavoratori e masse popolari) e ci permetta di unire sul campo le 

lotte. 

Lo sciopero generale serve per iniziare a porre un riferimento visibile, alternativo di classe (che non c'è 

al di là del PdA), un riferimento basato sulle lotte in corso, sulla piattaforma, anche su un metodo serio 

di fare lo sciopero generale, senza chiaramente spirito da “ultima spiaggia, resa dei conti finale”. Altra

 questione è applicare dovunque e unitariamente i contenuti decisi – diversamente da come è avvenuto in 

alcune città il 18/19 dicembre – perchè importante è dare una identità chiara e comune, visibile della 

linea del Patto d'azione anticapitalista. Dobbiamo lavorare in queste settimane perchè lo sciopero abbia 

influenza tra la massa dei lavoratori e gli operai, aperto a tutti gli operai qualunque sia la loro tessera

 sindacale, ma senza necessità di accordi preventivi con altre componenti sindacali presenti sui posti di 

lavoro e nelle fabbriche in particolare. Arrivare a mettere in campo le varie nostre realtà in uno sforzo 

comune è un risultato importante per dare un segnale diverso all'insieme dei lavoratori, ma questa 

giornata, la sua preparazione, deve riuscire a dare prospettiva anche alle realtà di lavoratori dove non 

siamo presenti, con la prospettiva di unire e allargare le nostre fila. Il problema delle fabbriche deve

 essere presente nella costruzione dello sciopero generale, perchè senza le fabbriche non ci può essere un 

vero sciopero che blocchi la produzione e incida in alcune realtà. Questo è uno sei contributi principali 

che il PdA dà all'Assemblea delle lavoratrici e lavoratori combattivi. Certo, nelle fabbriche la situazione 

è difficile, per ragioni oggettive e soggettive. Ed è' evidente che dobbiamo realizzare una unità più ampia 

di quella che attualmente rappresentiamo, ma questo non è il momento dei compromessi, ma della 

determinazione sui posti di lavoro dove siamo presenti e verso le fabbriche, dove lo sciopero deve fare 

strada, come appello e come accumulazione di forze. Sin dai prossimi giorni faremo assemblee sui posti 

di lavoro e sul territorio per far assumere ai lavoratori questo obiettivo e questa scadenza; nello stesso 

tempo dobbiamo impattarla con i prossimi passi del governo e del padronato.

Sulla proposta organizzativa. Siamo perchè vi sia un unico organismo di coordinamento tra un'assemblea e un'altra (condividiamo la prima proposta del Patto d'azione basato sui territori – con proposte di modifiche sui numeri *), che si doti di una struttura ristretta tecnico per la gestione del sito, e eventuali altri strumenti di comunicazione. Ogni moltiplicazione di organismi invece rischia di consegnare il Patto alla burocrazia, come la storia dell'autorganizzazione ci ha dimostrato – Slai cobas ufficiale – esautorando le realtà proletarie e ingabbiando in regole non necessarie la realtà ancora agli inizi ma viva, pur nei suoi vari limiti, del Patto d'azione.

L'organizzazione deve rispecchiare la natura del PdA nata e basata sulle lotte dei lavoratori, sulle realtà che ci “mettono il sangue”, energie. Questa è la discriminante anche nella questione organizzativa. Dobbiamo tenere presente a cosa serve e perchè è nato il Patto d'azione: per la battaglia di classe verso i lavoratori, per unire lavoratori d'avanguardia e realtà sindacali sociali, politiche che operano nella classe. Diversamente l'organizzazione diventa un intergruppi. E di fatto questo appare nelle proposte organizzative inviate. Nell'ultima, in particolare, questo è esplicito, si fa una divisione per componenti, in cui il criterio è la rappresentanza politica territoriale nazionale e non il ruolo e peso tra i lavoratori/lavoratrici, l'organizzazione delle lotte proletarie, il lavoro quotidiano nella classe. Fino a dare peso maggiore a realtà politiche rispetto a realtà sindacali di classe che quotidianamente a livello locale e nazionale fanno attività tra lavoratori, fabbriche.

La proposta diventa anche imbarazzante quando si propone, come una sorta di “fiore all'occhiello” la presenza di “1 rappresentante operaio non afferente a nessuna delle altre strutture”. Le realtà politiche sono già rappresentate nei territori, intervengono nelle assemblee del Patto, non serve ed è sbagliato – rispetto alla natura del PdA – che siano il cuore della struttura organizzativa. Così come non va bene il peso decisionale dato alla struttura principale su prendere posizioni, adesioni a mobilitazioni, ecc. Il coordinamento deve servire come collegamento tra un'assemblea e l'altra, per attuare e seguire decisioni prese nelle assemblea del Patto, fare eventuali proposte nuove, non altro.

(*) Nel documento del PdA del 22 novembre si proponeva - Qui si possono rivedere i numeri, sulla base dei criteri delle realtà di lotta più importanti, per farne una struttura semplice, riconosciuta e riconoscibile -:

5 rappresentanti da Milano, Roma, Napoli e Bologna; proposta 3 rappresentanti

4 rappresentanti da Piacenza e Torino; proposta 2 rappresentanti

3 rappresentanti da Brescia, Modena, Genova e Venezia; proposta 2 rappresentanti

2 rappresentanti da Bergamo, Taranto, Firenze, Foggia, Palermo e Messina; proposta 1 rappresentante

1 rappresentante per tutte le altre province”.- Ok

Sul rapporto tra PdA e Assemblea delle lavoratrici e lavoratori combattivi.

L'assemblea dei lavoratori combattivi è necessaria per una partecipazione larga delle realtà di lotta dei lavoratori, perchè i protagonisti di queste lotte si confrontino e si unifichino e per assumere decisioni di mobilitazioni/scioperi nazionali, campagne, ecc.

Essa è promossa dal Patto d’azione, non ci sarebbe senza il PdA.

L'assemblea è chiaramente aperta a tutti coloro che lavorano per un fronte unitario anticapitalista che avanza attraverso la lotta e se si basa sulla lotta, portando la sua piattaforma, le sue parole d'ordini che sono discriminanti per una lotta di classe reale e viva; contro i sindacati confederali, ma anche contro i sindacati di base opportunisti e gli “eterni oppositori”; e per porre le rivendicazioni sindacali in funzione della lotta politica proletaria. L'assemblea, quindi, non è un intersindacale, e dobbiamo contrastare ogni tentativo di usare l'”Assemblea delle lavoratrici e lavoratori combattivi” per sostituire, contrapporsi, modificarne natura e percorso del PdA. Il Patto nasce in contrasto con la logica di raggruppamenti intersindacali che da sempre hanno costituito più un freno e una palude opportunista che l’affermazione dell’unità di classe attraverso le lotte.

Quindi, PdA e assemblea dei lavoratori sono legati. Non vogliamo una divisione tra un PdA fatto da gruppi e compagni che discutono di “massimi sistemi” e assemblea dei delegati e lavoratori combattivi che invece si occupano della lotte che stanno facendo. Gli stessi lavoratori devono decisamente respingere questa logica. La politica di classe è quella che non è slegata dalle lotte, dalla fase concreta del movimento dei lavoratori; e su questo non si avanza solo con le parole ma respingendo ogni logica di intergruppo.

Questo ha a che fare anche rispetto al dibattito che c'è stato in queste settimane, in particolare su nazionalizzazione, patrimoniale. Il dibattito deve far crescere l'analisi, la lotta, o altrimenti si usa uno spazio, quello del PdA per sciorinare le proprie posizioni. Nel PdA discriminante del dibattito deve essere il legame con la realtà concreta e in funzione dell'intervento del PdA nella realtà concreta, capace di intervenire nelle lotte importanti, indipendentemente se ci siamo o non ci siamo. E' fenomenale che si facciano documenti su “nazionalizzazione”, come nei giorni scorsi, e a nessuno viene in mente di dire una parola su cosa deve dire il PdA sulla Whirpool, come sul passaggio – decisivo, di valore nazionale, punto di riferimento di capitale e governo per altri accordi in altre fabbriche – dell'accordo governo/ArcelorMittal, la più grande fabbrica in Italia e in Europa, dove oggi lo Stato entra con capitale pubblico; o di pensare che forse il Patto deve anche intervenire direttamente in queste realtà importanti di fabbrica.

E' l'azione del capitale, della borghesia da un lato e l'azione del movimento operaio dall'altra che danno l'ordine di priorità dei temi da affrontare e soprattutto di come devono essere affrontati, per quale scopo. Altro non interessa.

Nel merito dei temi, rimandiamo ad alcune note che metteremo nel lista del PdA.

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