Operai delle fonderie meridionali in presidio a Bari
“Ci hanno buttati da un giorno all’altro in mezzo alla strada. E sulla strada
resistiamo ai licenziamenti. Cominciando con un presidio e determinati ad
andare fino in fondo, senza guardare in faccia nessuno”. Parlano a una voce
sola gli operai della Bari Fonderie Meridionali, da alcuni giorni in presidio
notte e dì ai cancelli della fabbrica. 40 operai interinali mandati a casa per
scadenza di contratto e 120 operai messi in ferie forzate dai padroni, i proprietari
della multinazionale ceca Dt, hanno deciso di prendere in mano la situazione.
Lo stabilimento dovrebbe stare chiuso fino a gennaio per una bonifica decisa dal giudice dopo un esposto presentato dai proprietari della Dt, ma secondo gli operai questi sarebbero solo interessati a chiudere e trasferire macchinari, know-how e progetti in Repubblica Ceca.
“La Dt ha acquistato la fabbrica dal Gruppo Lucchini nel 2012, ma da allora non ha portato alcun cambiamento o innovazione in fabbrica – dicono gli operai – . I nuovi proprietari non ci hanno dato neanche le tute col marchio Dt, abbiamo continuato a usare quelle vecchie di Lucchini! Hanno solo dimostrato, in vari modi e a più riprese, che di questa fabbrica non gli importava niente. Noi riteniamo che abbiano acquistato la BFM, con fondi europei, per chiuderla ed eliminare un marchio concorrente. Esattamente come la multinazionale tedesca Kion ha fatto con la vicina Om Carrelli elevatori”.
La BFM, fondata nel 1961 con il nome di Breda Fucine Meridionali, è uno dei più importanti produttori europei di cuori fusi in acciaio al manganese per le strutture di scambi delle linee ferroviarie e tranviarie e di altri getti speciali, specialmente di armature per l’industria energetica e petrolchimica. “Togliendo di mezzo noi, – dicono gli operai – la Dt rimane l’unica azienda in Europa, con un’altra francese, a produrre i cuori fusi, in un regime di duopolio eccellente per controllare il mercato e imporre prezzi alti”.
Dall’inizio del presidio è cominciata la processione di sindacalisti e politici per tastare il polso della ribellione e fare promesse agli operai.
Saverio Gramegna, segretario Fiom Cgil Bari, ha riferito che “i sindacati hanno scritto una lettera al Prefetto, a Decaro e Vendola per far luce sulla situazione. Non vogliamo si ripeta un altro caso simile a quello della Om Carrelli”. Gramegna è una faccia di bronzo, parla proprio lui che è tra i responsabili dell’amara fine dei 300 operai Om, in mobilità dallo scorso giugno: perché Cgil, Cisl e Uil non hanno mai voluto organizzare uno sciopero degli operai della zona industriale di Bari-Modugno a sostegno della lotta degli operai Om?
“Con la Regione solleciteremo un tavolo tecnico presso il ministero – ha promesso il sindaco di Bari Decaro – e faremo di tutto per salvare l’azienda e i posti di lavoro, anche sfruttando i rapporti internazionali tra Italia e Repubblica Ceca. Chiudere Fonderie Meridionali farebbe crollare anche il sistema dell’indotto proveniente dalla zona industriale di Bari. Siamo disponibili a dare una mano all’azienda anche contribuendo ai costi di ristrutturazione a patto che non chiuda”.
E l’assessore regionale al Lavoro, Leo Caroli, ha promesso “l’appoggio pieno della Regione all’eventuale tavolo ministeriale”.
Lo stabilimento dovrebbe stare chiuso fino a gennaio per una bonifica decisa dal giudice dopo un esposto presentato dai proprietari della Dt, ma secondo gli operai questi sarebbero solo interessati a chiudere e trasferire macchinari, know-how e progetti in Repubblica Ceca.
“La Dt ha acquistato la fabbrica dal Gruppo Lucchini nel 2012, ma da allora non ha portato alcun cambiamento o innovazione in fabbrica – dicono gli operai – . I nuovi proprietari non ci hanno dato neanche le tute col marchio Dt, abbiamo continuato a usare quelle vecchie di Lucchini! Hanno solo dimostrato, in vari modi e a più riprese, che di questa fabbrica non gli importava niente. Noi riteniamo che abbiano acquistato la BFM, con fondi europei, per chiuderla ed eliminare un marchio concorrente. Esattamente come la multinazionale tedesca Kion ha fatto con la vicina Om Carrelli elevatori”.
La BFM, fondata nel 1961 con il nome di Breda Fucine Meridionali, è uno dei più importanti produttori europei di cuori fusi in acciaio al manganese per le strutture di scambi delle linee ferroviarie e tranviarie e di altri getti speciali, specialmente di armature per l’industria energetica e petrolchimica. “Togliendo di mezzo noi, – dicono gli operai – la Dt rimane l’unica azienda in Europa, con un’altra francese, a produrre i cuori fusi, in un regime di duopolio eccellente per controllare il mercato e imporre prezzi alti”.
Dall’inizio del presidio è cominciata la processione di sindacalisti e politici per tastare il polso della ribellione e fare promesse agli operai.
Saverio Gramegna, segretario Fiom Cgil Bari, ha riferito che “i sindacati hanno scritto una lettera al Prefetto, a Decaro e Vendola per far luce sulla situazione. Non vogliamo si ripeta un altro caso simile a quello della Om Carrelli”. Gramegna è una faccia di bronzo, parla proprio lui che è tra i responsabili dell’amara fine dei 300 operai Om, in mobilità dallo scorso giugno: perché Cgil, Cisl e Uil non hanno mai voluto organizzare uno sciopero degli operai della zona industriale di Bari-Modugno a sostegno della lotta degli operai Om?
“Con la Regione solleciteremo un tavolo tecnico presso il ministero – ha promesso il sindaco di Bari Decaro – e faremo di tutto per salvare l’azienda e i posti di lavoro, anche sfruttando i rapporti internazionali tra Italia e Repubblica Ceca. Chiudere Fonderie Meridionali farebbe crollare anche il sistema dell’indotto proveniente dalla zona industriale di Bari. Siamo disponibili a dare una mano all’azienda anche contribuendo ai costi di ristrutturazione a patto che non chiuda”.
E l’assessore regionale al Lavoro, Leo Caroli, ha promesso “l’appoggio pieno della Regione all’eventuale tavolo ministeriale”.
Redazione di
Operai Contro,
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