Monza taglio dello stipendio
di 35 cent per 2 minuti di ritardo: dopo la beffa, arriva il richiamo
Contestato l'illecito disciplinare al dipendente della
Provincia vittima dei curiosi meccanismi della burocrazia. La Fp Cgil:
"Quanto è costato tutto il procedimento messo in piedi per certificare la
somma e punire il lavoratore?"
di MATTEO
PUCCIARELLI
04 agosto
2015
La lettera
di richiamo che aveva ricevuto era entrata in possesso di Repubblica,
che ne aveva raccontato la storia, senza che il nome del lavoratore
comparisse. Due minuti di permessi non recuperati, e quindi 35 centesimi di
decurtazione sulla busta paga. Una curiosità, più che altro, per raccontare
come la burocrazia spesso si incarti da sola, perdendosi in un bicchier
d'acqua. Ma per il dipendente della provincia di Monza, dopo la beffa arriva la
lettera di richiamo. Infatti due giorni dopo la risposta dell'ente è stata la
convocazione del dipendente e un ulteriore richiamo: "Si è venuti a
conoscenza della poco opportuna pubblicazione di un articolo sul quotidiano Repubblica.it
in data 31 luglio 2015. Duole constatare come la nota in questione sia
riferita a lei". Nella "Contestazione addebiti illecito
disciplinare" al lavoratore viene sostanzialmente rinfacciato di avere
"comportamenti non corretti in materia di orario di lavoro (...) in
passato ha ricevuto reiteratamente note di decurtazione per debiti orari ben
più consistente".
Anche se non si fa riferimento a casi specifici, e
difatti può sembrare più una ritorsione per aver fornito a un giornalista il
documento - ammesso e non concesso che le cose siano andate davvero così. La
stessa dirigente autrice del provvedimento, Erminia Zoppè, ha poi inviato a
tutti i dipendenti una ulteriore informativa per dire che "è naturale
sottolineare quanto siano deleterie iniziative inopportune che sviliscono il
rigore e la serietà della maggioranza di noi che sentiamo la responsabilità di
svolgere il nostro lavoro nel tempo assegnato, senza che emergano irregolarità
nell'orario di servizio, la cui divulgazione pare francamente poco edificante,
oltre che impropria rispetto al Codice di comportamento in vigore nell'ente".
Un altro chiaro riferimento all'articolo. "Non è una nota punitiva, ma si
chiedono semplicemente delle spiegazioni al dipendente. La lettera sul ritardo
di 2 minuti e la decurtazione di 35 centesimi viene inviata in automatico e
siamo obbligata a spedirla al dipendente per avvertirlo che avrà quella somma
in meno in busta paga. Noi stiamo solo cercando di fare in modo che i soldi
pubblici vengano spesi bene e che i lavoratori rispettino il proprio orario di
lavoro", risponde Zoppè. "La norma sul Codice comportamentale in effetti esiste, il problema è come si applica in pratica questa regola che ha una sua ratio. Perché è del tutto evidente che in questo caso si sta avendo un comportamento intimidatorio nei confronti del lavoratore, è una sorta di esibizione muscolare da parte della dirigenza dell'ente. In un'azienda privata si sarebbe messo in moto questo bailamme per 35 centesimi?", è il commento del segretario regionale della Fp Cgil Florindo Oliverio.
Così tocca domandarsi di nuovo, come fatto nel precedente articolo: "Quanto è costato tutto il procedimento messo in piedi - in termini di tempo, carta, posta interna - per avvertire circa il recupero della decisiva somma di 35 centesimi?". E adesso, aggiungiamo, per "punire" il lavoratore?
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