I giovedì della formazione operaia riprenderanno
l'8 gennaio 2015
Con questo
punto Marx chiude l'analisi della merce, riassumendone il contenuto,
utilizzando alcuni esempi storici di società diverse, dei diversi modi di
produzione.
Dunque,
perché è stato ed è così difficile capire cos'è la merce e cos'è il
denaro (e il capitale) e quindi come funziona la società in cui viviamo?
In che rapporto sta questa "incomprensione" con la coscienza
sociale di una determinata formazione sociale? Basta comprendere i
meccanismi del suo funzionamento per rovesciare la società borghese?
4. Il
carattere di feticcio della merce e il suo arcano
Dunque,
abbiamo visto che il carattere mistico della merce non sorge dal suo essere valore
d'uso. E nemmeno dal suo essere prodotto del lavoro umano cioè valore.
Ma il valore
non porta scritto in fronte quel che è. Anzi, il valore trasforma ogni prodotto
di lavoro in un geroglifico sociale appena assume forma di merce. E
quindi il carattere di mistero nasce evidentemente, proprio da tale forma.
Riassumendo:
nel sistema sociale capitalistico i lavori privati, mediante lo
scambio generalizzato, diventano immediatamente articolazioni naturali
spontanee della divisione sociale del lavoro, del lavoro complessivo, lavori
sociali che producono oggetti che diventano merci.
Il cervello
dei produttori privati rispecchia a sua volta questo duplice carattere sociale dei loro lavori
privati. La forma merce, quindi, rimanda agli uomini come uno specchio i
caratteri sociali del loro proprio lavoro trasformati in caratteri oggettivi
dei prodotti di quel lavoro, in proprietà sociali naturali di quelle
cose.
Queste cose
si scambiano attraverso la forma finita della merce - la forma di denaro
– ed è questa forma che vela materialmente, invece di svelarlo, il
carattere sociale dei lavori privati, e quindi i rapporti sociali dei
lavoratori privati.
Quel che qui
assume per gli uomini la forma fantasmagorica di un rapporto fra cose è
soltanto il rapporto sociale determinato fra gli uomini stessi.
Quindi, Marx
procede e dice che per trovare un'analogia, dobbiamo involarci nella regione
nebulosa del mondo religioso. Qui, i prodotti del cervello umano paiono
figure indipendenti, dotate di vita propria, che stanno in rapporto fra di loro
e in rapporto con gli uomini. Così, nel mondo delle merci, fanno i prodotti
della mano umana. Questo io chiamo, dice Marx, il feticismo che
s'appiccica ai prodotti del lavoro appena vengono prodotti come merci, e che
quindi è inseparabile dalla produzione delle merci.
E non basta,
dice Marx, scoprire scientificamente che i prodotti del lavoro, in quanto
valori, sono
soltanto espressioni materiali del lavoro umano speso nella loro produzione;
questo fa epoca nella storia dello sviluppo dell'umanità, ma non
disperde affatto la parvenza che il carattere sociale del lavoro appartenga
agli oggetti. È per questa "naturalezza" che gli uomini pensano di
pensare con la propria testa! Perciò, anche se si comprende la natura reale
della società, se la si vuole cambiare, compito degli uomini, come stretta
necessità, è quello di organizzarsi!
Le forme,
merce, denaro (denaro nella forma di capitale) costituiscono le categorie
dell'economia borghese. Sono forme di pensiero socialmente valide,
quindi oggettive, per i rapporti di produzione di questo modo di
produzione sociale storicamente determinato, per i rapporti di produzione
della produzione di merci.
Quindi,
appena ci rifugiamo in altre forme di produzione, scompare subito tutto il
misticismo del mondo delle merci, tutto l'incantesimo e la stregoneria che
circondano di nebbia i prodotti del lavoro sulla base della produzione di
merci.
** Marx
comincia con un esempio che allora era di moda ricordare, quello di Robinson
Crusoe, e dice, Poiché l'economia politica predilige le robinsonate (e questo
lo possiamo ben dire anche oggi) evochiamo per primo Robinson nella sua
isola. Sobrio com'è di natura, ha tuttavia bisogni di vario genere da
soddisfare, e quindi deve compiere lavori utili di vario genere, deve fare
strumenti, fabbricare mobili, addomesticare dei lama, pescare, cacciare, ecc.
Qui non parliamo delle preghiere e simili, poiché il nostro Robinson ci prende
il suo gusto e considera tali attività come ricreazione. Nonostante la
differenza fra le sue funzioni produttive egli sa che esse sono soltanto
differenti forme di operosità dello stesso Robinson, e dunque modi differenti
di lavoro umano. Proprio la necessità lo costringe a distribuire esattamente il
proprio tempo fra le sue differenti funzioni. Che l'una prenda più posto,
l'altra meno posto nella sua operosità complessiva dipende dalla difficoltà
maggiore o minore da superare per raggiungere il desiderato effetto d'utilità.
Questo glielo insegna l'esperienza, e il nostro Robinson che ha salvato dal
naufragio orologio, libro mastro, penna e calamaio, comincia da buon inglese a
tenere la contabilità di se stesso. Il suo inventario contiene un elenco degli
oggetti d'uso che possiede, delle diverse operazioni richieste per la loro
produzione, e infine del tempo di lavoro che gli costano in media determinate
quantità di questi diversi prodotti. Tutte le relazioni fra Robinson e le
cose che costituiscono la ricchezza che egli stesso s'è creata, sono qui tanto
semplici e trasparenti che perfino il signor M. Wirth potrebbe capirle
senza particolare sforzo mentale. Eppure, vi sono contenute tutte le
determinazioni essenziali del valore.
** Trasportiamoci
ora dalla luminosa isola di Robinson nel tenebroso Medioevo europeo.
Qui, invece dell'uomo indipendente, troviamo che tutti sono dipendenti: servi
della gleba e padroni, vassalli e signori feudali, laici e preti. La
dipendenza personale caratterizza tanto i rapporti sociali della produzione
materiale, quanto le sfere di vita su di essa edificate. Ma proprio perché
rapporti personali di dipendenza costituiscono il fondamento sociale dato, lavori
e prodotti non hanno bisogno di assumere una figura fantastica differente dalla
loro realtà: si risolvono nell'ingranaggio della società come servizi in
natura e prestazioni in natura. La forma naturale del lavoro, la sua
particolarità, è qui la sua forma sociale immediata, e non la sua generalità,
come avviene sulla base della produzione di merci. La corvée si misura col
tempo, proprio come il lavoro produttore di merci, ma ogni servo della gleba
sa che quel che egli aliena al servizio del suo padrone è una quantità
determinata della sua forza-lavoro personale. La decima che si deve fornire
al prete è più evidente della benedizione del prete. Quindi, qualunque sia il
giudizio che si voglia dare delle maschere nelle quali gli uomini si
presentano l'uno all'altro in quel teatro, i rapporti sociali delle persone
appaiono in ogni modo come loro rapporti personali, e non sono
travestiti da rapporti sociali delle cose, dei prodotti del lavoro.
Prima di
passare al prossimo esempio Marx ricorda che per quanto riguarda il lavoro
comune, cioè immediatamente socializzato, attraverso la proprietà
comune della terra, questo lo si trova all'inizio della storia di ogni
popolo civile.
** Un
esempio più vicino è costituito dall'industria rusticamente patriarcale
d'una famiglia di contadini, che produce grano, bestiame, filati, tela,
pezzi di vestiario, ecc. Per quanto riguarda la famiglia, queste cose
differenti si presentano come prodotti differenti del suo lavoro familiare;
invece per quanto riguarda le cose stesse, esse non si presentano
reciprocamente l'una all'altra come merci. I differenti lavori che generano
quei prodotti, aratura, allevamento, filatura, tessitura, sartoria, nella loro
forma naturale sono funzioni sociali, poiché sono funzioni della famiglia che
ha, proprio come la produzione di merci, la sua propria divisione del lavoro,
naturale ed originaria. Le differenze di sesso e di età, e le condizioni
naturali di lavoro varianti col variare della stagione, regolano la
distribuzione di quelle funzioni entro la famiglia e il tempo di lavoro dei
singoli membri. Però qui il dispendio delle forze-lavoro individuali misurato
con la durata temporale si presenta per la sua natura stessa come
determinazione sociale dei lavori stessi, poiché le forze-lavoro individuali
operano per la loro stessa natura soltanto come organi dalla forza-lavoro
comune della famiglia.
Quegli
antichi organismi sociali di produzione, dice Marx, sono straordinariamente
più semplici e più trasparenti dell'organismo borghese, ma poggiano o
sulla immaturità dell'uomo individuale, che ancora non s'è distaccato dal
cordone ombelicale del legame naturale di specie con altri uomini, oppure su
rapporti immediati di padronanza e di servitù. Sono il portato di un
basso grado di svolgimento delle forze produttive del lavoro, e di rapporti
fra gli uomini chiusi entro il processo materiale di generazione della vita, e
quindi fra loro stessi, e fra loro e la natura: rapporti che sono ancora
impacciati, in corrispondenza a quel basso grado di svolgimento.
Tale impaccio
reale si rispecchia idealmente nelle antiche religioni naturali ed etniche.
Il riflesso religioso del mondo reale può scomparire, in genere, soltanto
quando i rapporti della vita pratica quotidiana presentano agli uomini giorno
per giorno relazioni chiaramente razionali fra di loro e fra loro e la natura.
La figura del processo vitale sociale, cioè del processo materiale di
produzione, si toglie il suo mistico velo di nebbie soltanto quando sta, come
prodotto di uomini liberamente uniti in società, sotto il loro controllo
cosciente e condotto secondo un piano. Tuttavia, affinché ciò avvenga si
richiede un fondamento materiale della società, ossia una serie di
condizioni materiali di esistenza che a loro volta sono il prodotto naturale
originario della storia di uno svolgimento lungo e tormentoso.
**
Immaginiamoci in fine, per cambiare, un'associazione di uomini liberi che
lavorino con mezzi di produzione comuni e spendano coscientemente le loro molte
forze-lavoro individuali come una sola forza-lavoro sociale. Qui si
ripetono tutte le determinazioni del lavoro di Robinson, però socialmente
invece che individualmente. Tutti i prodotti di Robinson erano sua
produzione esclusivamente personale, e quindi oggetti d'uso, immediatamente per
lui. La produzione complessiva dell'associazione è una produzione sociale.
Una parte, serve a sua volta da mezzo di produzione, Rimane sociale. Ma
un'altra parte viene consumata come mezzo di sussistenza dai membri
dell'associazione. Quindi deve essere distribuita fra di essi. Il genere di
tale distribuzione varierà col variare del genere particolare dello stesso
organismo sociale di produzione e del corrispondente livello storico di
sviluppo dei produttori. Solo per mantenere il parallelo con la produzione
delle merci presupponiamo che la partecipazione di ogni produttore ai mezzi di
sussistenza sia determinata dal suo tempo di lavoro. Quindi il tempo di
lavoro rappresenterebbe una doppia parte. La sua distribuzione, compiuta
socialmente secondo un piano, regola l'esatta proporzione delle differenti
funzioni lavorative con i differenti bisogni. D'altra parte, il tempo di lavoro
serve allo stesso tempo come misura della partecipazione individuale del
produttore al lavoro in comune, e quindi anche alla parte della produzione
comune consumabile individualmente. Le relazioni sociali degli uomini coi
loro lavori e con i prodotti del loro lavoro rimangono qui semplici e
trasparenti tanto nella produzione quanto nella distribuzione.
Al
contrario, le formule usate dalla borghesia portano segnata in fronte la loro
appartenenza a una formazione sociale nella quale il processo di produzione
padroneggia gli uomini, e l'uomo non padroneggia ancora il processo
produttivo: ed esse valgono per la sua coscienza borghese come necessità
naturale, ovvia quanto il lavoro produttivo stesso. Le forme preborghesi
dell'organismo sociale di produzione vengono quindi trattate dall'economia
politica press'a poco come le religioni precristiane sono trattate dai padri
della Chiesa. E qui Marx aggiunge una nota: gli economisti, dice, hanno uno
strano modo di procedere. Per essi ci sono soltanto due specie di istituzioni,
quelle artificiali e quelle naturali. Le istituzioni feudali sono artificiali,
quelle borghesi sono naturali. In questo assomigliano ai teologi, che anch'essi
pongono due specie di religione. Tutte le religioni che non sono la loro, sono
invenzioni degli uomini, mentre la propria religione emana da Dio. Così di
storia ce n'è stata, ma non ce n'è più!
E i borghesi
infatti ancora oggi dicono che questo sistema sociale non si può cambiare, che
è il migliore dei mondi possibili!
Oramai è
chiaro, invece, anche ai ciechi che il capitalismo, questa società borghese, è
la peggiore che l'umanità abbia mai visto e che dal suo interno si sono
sviluppate già le condizioni per il suo superamento verso una società superiore
in cui siano appunto gli uomini a padroneggiare il processo produttivo, il loro
processo vitale.
(a ritrovarci giovedì 8 gennaio 2015 - per ora: auguri per un nuovo anno di lotta teorica e pratica)
(a ritrovarci giovedì 8 gennaio 2015 - per ora: auguri per un nuovo anno di lotta teorica e pratica)
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