giovedì 16 maggio 2024

16 maggio - info da tarantocontro: Alla fabbrica stamattina la controinformazione sullo stato delle cose ad Acciaierie/Appalto, ma anche il sostegno alla lotta degli studenti per la Palestina

 


16 maggio - info solidale: Ansaldo, scontri all'aeroporto: 5 operai condannati

 Ansaldo, cinque lavoratori genovesi condannati per le manifestazioni del 2022

I fatti risalgono al 12 e 13 ottobre di due anni fa quando le proteste portarono anche al blocco dell’aeroporto: le condanne vanno da otto mesi a un anno e due mesi

Il blocco dello scalo aeroportuale genovese era avvenuto dopo una prima giornata di caos causata dalla mancanza di un aumento di capitale e un piano industriale che eliminasse il rischio di cassa integrazione

GENOVA - È arrivata questa mattina la sentenza che condanna cinque lavoratori Ansaldo che parteciparono agli scontri avvenuti all'aeroporto di Genova il 13 ottobre 2022.

Il blocco dello scalo aeroportuale genovese era avvenuto dopo una prima giornata di caos causata dalla mancanza di un aumento di capitale e un piano industriale che eliminasse il rischio di cassa integrazione. La seconda giornata di protesta era invece iniziata prima delle 6, proprio davanti alle portinerie di accesso dell'azienda. Poi una lunga camminata fino alla rotonda Castruccio dove il corteo si è scontrato con i poliziotti del reparto mobile. Il bilancio è stato di tre agenti feriti e 10 operai contusi. Già quel giorno si era saputo che molti dei lavoratori che avevano partecipato ai tafferugli avrebbero rischiato una denuncia, per lesioni o resistenza. Molti altri, invece, per interruzione di pubblico servizio.

mercoledì 15 maggio 2024

15 maggio - info: APPELLO CONFERMA LA LEGITTIMITÀ DI SCIOPERO CONTRO LO SFRUTTAMENTO

 

Oggi la Corte di appello di Brescia ha rigettato il ricorso di penny market per lo sciopero del 1 giugno 2017 dove tutti i lavoratori erano stati assolti in primo grado.

Anche la corte di appello ha confermato la sentenza esprimendosi sul ricorso di penny che chiedeva il risarcimento dei danni. La Corte quindi ritiene legittima l'attività di sciopero posta in essere dai lavoratori.

Una sentenza in netta contraddizione con la decisione di pochi giorni fa sempre del tribunale di Brescia che ha invece ritenuto illegittima l'attività di sciopero con picchettaggio.

Peraltro si tratta di procedimenti che vedono coinvolte le stesse parti ma solo con date diverse. Tra 40 GG verrà depositata la motivazione. Comunque un ottimo precedente per la decisione futura in appello per l'altro procedimento.

15 maggio - info: CON QUESTO GOVERNO, CHE ODIA GLI OPERAI, LA SOCIETÀ DELLA STRAGE DI BRANDIZZO PUÒ CONTINUARE A LAVORARE E ARRICCHIRSI SUL SANGUE DEI LAVORATORI

 


15 maggio - info SCIOPERO MACCHINISTI E CAPITRENO

 


lunedì 13 maggio 2024

13 maggio - SINDACALISMO DI BASE e G7 di PUGLIA. INVITO

 

Ai compagni del sindacalismo di base e di classe

Ci sembra necessario e opportuno fare una riunione telematica nazionale del sindacalismo di base e di classe sul prossimo G7 in Puglia del 13 - 15 giugno - ci sembra che ci tocchi di proporla - centrata sul che fare.

Noi proporremmo una giornata di mobilitazione nazionale da farsi su posti di lavoro e territorio per il 13 giugno giovedì e primo giorno del vertice e chiaramente una partecipazione alla/alle iniziative del 15 nei pressi del vertice, iniziative che si stanno già discutendo in Puglia.

La riunione la proponiamo max per venerdì 24 maggio - fateci sapere.


Slai Cobas sc Taranto

domenica 12 maggio 2024

12 maggio - info solidale: Solidarietà a Giovanni Iozzoli

di Redazione

Il giorno 7 maggio 2024 il Tribunale di Modena ha condannato Giovanni Iozzoli, scrittore, delegato sindacale e redattore di “Carmilla online”, al pagamento di circa 20.000 euro (tra risarcimento e spese legali) a favore dell’azienda Italpizza, colosso dell’export agroalimentare emiliano.

Italpizza si era sentita diffamata da un articolo di Iozzoli, pubblicato nel 2019, nel quale si raccontava della durissima vertenza sindacale che aveva costretto l’azienda, per diversi mesi, a un prolungato braccio di ferro con le sue maestranze. Al centro della vertenza il lavoro povero, precario, gli appalti interni e i contratti inadeguati: cioè l’eterna ricetta della “competitività” all’italiana.

Il racconto di quella lotta, prodotto da Iozzoli, ha portato a una denuncia per diffamazione aggravata da parte di Italpizza; il primo grado di giudizio si è concluso con la pesante condanna emessa ai danni di un cittadino non tutelato da alcun ordine professionale – reo solo di aver osato criticare le politiche occupazionali e le relazioni sindacali, promosse da un gigante industriale.

Questo esito rappresenta l’ennesimo tentativo di soffocare la visibilità del conflitto sociale e l’interesse collettivo, che senza critica e presa di parola risulterebbero fortemente compromessi. Sentenze come queste hanno un solo effetto: inibire il lavoro d’inchiesta, di denuncia pubblica e di produzione culturale, qualora tocchino gli interessi di quei potentati industriali e finanziari che oggi rivendicano mano libera o possibilità di condizionamento – non solo nell’azione economica, ma anche nel governo dei territori, nel controllo dell’opinione pubblica e alla lunga, a questo punto, nel lavoro culturale.

Chiediamo alle forze politiche, sindacali, associative, alle espressioni della società civile, dei movimenti e della cultura, una presa di posizione chiara in difesa della libertà di parola: esprimere solidarietà a Iozzoli, in questo momento, vuol dire difendere la libertà di tutti e di tutte.

Raccontare il conflitto, i bisogni negati e le ragioni del lavoro, è oggi un imperativo civile a cui non ci si può sottrarre.

Chiamiamo a un pronunciamento pubblico a sostegno di Giovanni e del diritto di espressione.

Questo il link per esprimere solidarietà a Giovanni

ATTENZIONE: NON SONO RICHIESTE DONAZIONI
NON SI RACCOLGONO FONDI CON QUESTA PETIZIONE


sabato 11 maggio 2024

11 maggio - info solidale: La solidarietà ai familiari delle Vittime è un dovere! Le sentenze giudiziarie sono una vergogna!

 

Martedì 7 maggio si è tenuta a Roma l'udienza di Cassazione del processo (filone bis, riguardante la collocazione, la costruzione e la progettazione della Torre) per il crollo della Torre Piloti di Genova che ha causato la morte di 9 persone. Il 7 maggio, proprio nell' undicesimo anniversario del crollo, avvenuto il 7 maggio 2013.

Da Viareggio presenti in 8, per essere vicini ad Adele Chiello, mamma di Giuseppe Tusa.

Alla fine della giornata, la sentenza: confermate le assoluzioni (già decretate in appello, l'accusa era di omicidio colposo plurimo) per tutti gli imputati (6: progettisti, componenti del Consiglio superiore dei lavori pubblici, il comandante dei piloti e dell'ammiraglio Angrisano, allora comandante della Capitaneria di Porto ed ex comandante generale delle capitanerie di porto. Respinti i ricorsi della Procura generale e della parte civile, Adele, mamma di Giuseppe.

Il “Messaggeromarittimo.it” scrive “GENOVA - L’ex comandante generale delle Capitanerie di porto e già comandante del porto di Genova, Felicio Angrisano, e i responsabili della costruzione della torre dei Piloti del porto di Genova per il crollo del manufatto provocato il 7 Maggio 2013 dall’urto della nave portacontenitori Jolly Nero, “hanno potuto finalmente deporre la croce che per oltre dieci anni avevano saputo portare con ammirevole dignità, ma non senza sofferenza.” Pronunciandosi infatti definitivamente, la IV sezione della Corte di Cassazione ieri ha deciso per il rigetto dei ricorsi in appello presentati dal Procuratore generale della Corte di appello di Genova e da una delle parti civili avverso la sentenza di assoluzione che la Corte di Appello stessa aveva pronunciato il 10 Marzo 2023”.

Come commenta Adele, “E' lui la vittima...”

Per quanto riguarda il filone principale del processo, quello della portacontainer Jolly Nero la cui manovra ha causato l'abbattimento della Torre: a ottobre 2023, era diventata definitiva la condanna per il comandante (7 anni), il primo ufficiale (5 anni) e il direttore di macchina del cargo (4 anni).

Assoluzione per l'armatore della Messina, Giampaolo Olmetti. Adele dopo quella sentenza: “L’Italia tutta, per lungo e per largo, ha il primato per processi con la stessa causa, senza aver dato vera giustizia alle vittime e sopratutto senza aver punito i veri autori responsabili, come la Società Messina, gli armatori della flotta navale, vecchia con 40 anni di navigazioni."



giovedì 9 maggio 2024

9 maggio - info da tarantocontro: Premi al Film "Palazzina Laf" - Ma al Convegno Ilva del 19 aprile hanno parlato i veri protagonisti: i lavoratori

Lo abbiamo detto: Il film ha il merito di riportare finalmente alla luce la vicenda drammatica della "Palazzina LAF" all'Ilva di Taranto - da essa e per essa per la prima volta in Italia viene formulato il reato di mobbing.

Ma nel film i lavoratori vengono presentati solo come "vittime", schiacciati dal "dominio" del sistema Riva

I lavoratori confinati nella Palazzina Laf in realtà fecero una forte ed esemplare protesta, una occupazione della Direzione dell'Ilva, sostenuta solo dallo Slai Cobas sc; ma soprattutto nel lungo processo che seguì trasformarono il Tribunale in una arena di forte atto di accusa (processo conclusosi peraltro con una grossa condanna a Riva) con dure, implacabili testimonianze/denunce del perchè erano stati confinati nella Palazzina Laf, tutto quello che aveva significato la Palazzina Laf per loro e le loro famiglie, e di cosa era il "sistema di padron Riva".


Alcuni dei lavoratori confinati nella Palazzina Laf sono attualmente parti civili con lo Slai Cobas nel processo Ilva "Ambiente svenduto".

Il 19 aprile, giorno di riapertura del processo Ilva si è tenuto anche un importante Convegno.

RIPORTIAMO L'INTERVENTO DI UNO DEI LAVORATORI PROTAGONISTI DELLA "PALAZZINA LAF"

9 maggio - L'OSCENA "GIUSTIZIA" DI QUESTO SISTEMA: da C. Soricelli - Quando la vita di un lavoratore di soli 23 anni vale un patteggiamento a 8 mesi con la condizionale, è quello che hanno proposto i due inquisiti per la sua morte.

 

Simone Ferri, un giovane operaio di 23 anni perse la vita il 26 maggio 2022, cadendo da un tetto di un capannone. Accusati di omicidio colposo hanno chiesto come condanna un patteggiamento di otto mesi. Nella foto Simone Ferri morto a 23 anni cadendo da un tetto

L'UNICA GIUSTIZIA È QUELLA PROLETARIA

9 maggio - DA PALERMO: FERMIAMO LE STRAGI

 

Comunicato 
Da Casteldaccia/Palermo ad ogni luogo di lavoro: fermiamo le stragi 
di operai e lavoratori per il profitto
A Casteldaccia in provincia di Palermo sono morti lunedì 5 operai
 mentre lavoravano alla riparazione di un guasto di acque reflue in un
 tombino. I primi sono morti immediatamente appena sono scesi nel vano 
a causa dell’idrogeno solforato che saturava il locale.
5 operai morti più 1 operaio ricoverato in gravi condizioni e 3 salvati 
miracolosamente perché rimasti fuori. Mandati a morire! perché non si 
può parlare di un “caso”, di una “disgrazia”, ma si deve parlare 
chiaramente di un’altra strage operai annunciata connessa strettamente
 ad un deliberato sistema capitalista-imperialista che produce morti su
 morti sul lavoro e da lavoro: erano senza l’attrezzatura adeguata per 
fare questo tipo di lavoro: 
“Se ci fossero state le protezioni” – dice uno dei vigili del fuoco 
quando siamo andati con forte rabbia e dolore sul luogo della strage –
 “questa tragedia non sarebbe successa”… e tante altre tragedie, come tutti
 sappiamo, non sarebbero successe se solo si utilizzassero gli strumenti 
di protezione… che non riescono, però, a “proteggere” dalle condizioni 
generali in cui i lavoratori sono costretti a lavorare, dalla precarietà 
diffusa (tra i lavoratori uno era interinale), dal sistema bastardo degli
 appalti e dei subappalti, questi operai, infatti, 
erano impiegati in una ditta che a sua volta aveva ricevuto l’incarico da 
un’altra ditta di appalto… 
Quindi l’ennesima strage voluta da chi dà lavori in appalto, in questo 
caso la municipalizzata di Palermo Amap, e questo è un sistema di lavoro 
che produce più morti in assoluto: appalti, subappalti al massimo ribasso!
E chiunque abbia dato quest'appalto è responsabile di queste morti,
 chiunque dei padroni della ditta abbia evitato di fare alcun tipo di 
controllo su questo lavoro è responsabile di queste morti operaie. 
È responsabile chiunque ne parla adesso con parole forti che sono le 
stesse da Mattarella alla fascista Meloni che è al governo, che dà sempre 
più mano libera a padroni e a padroncini, ai sindacati confederali che 
ancora una volta piangono lacrime di coccodrillo, limitandosi a proclamare 
come a Palermo uno sciopero di 4 ore, ben poca cosa! senza fare nulla di 
serio poi ogni giorno contro padroni e governo, accompagnando di fatto in 
maniera più o meno organica lo smantellamento e svuotamento dei diritti dei
 lavoratori . Tutta ipocrisia che ha attraversato tutte le stragi di 
quest'anno che stanno diventando di una frequenza assoluta. 
Una guerra contro i lavoratori, gli operai! Guerra non dichiarata ma 
condotta e che produce morti come in guerra. Una guerra basata sul profitto
 e lo sfruttamento di questo sistema capitalistico fino ad uccidere gli 
operai, a spezzare vite, una guerra che al contrario di ciò che dicono le 
statistiche ufficiali, dall’inizio dell’anno ha fatto già quasi 400 morti 
sul lavoro e quasi 200 in itinere (Osservatorio di Carlo Soricelli di 
Bologna)!Cifre che si affrontano con la stessa ipocrisia di chi parla di 
nuove leggi ma poi non vi è nessun serio intervento partendo dagli 
interventi più semplici e immediatamente fattibili, come la postazione fissa
 ispettiva all’interno delle grandi fabbriche, la corsia preferenziale nei 
processi per infortuni e morti sul lavoro, un potere reale dei rappresentanti 
della  sicurezza, limite di 25 anni di lavoro, per esempio, per gli operai
 della siderurgia (acciaierie-fonderie…)…
Proposte portate avanti da anni da chi vuole costruire una Rete nazionale
 per la salute e sicurezza nei posti di lavoro e nel territorio, ma proposte
 così “semplici” che la borghesia al potere non vuole naturalmente sentire! 
Le cose possono iniziare a cambiare solo se gli operai, i lavoratori, le 
lavoratrici danno vita ad una lotta presa nelle loro mani riorganizzandosi,
 dalle necessità più immediate e urgenti ad una visione più ampia che deve 
necessariamente mettere in campo la lotta più generale contro il governo 
dei padroni, oggi rappresentato dalla ala più reazionaria della borghesia,
 contro sistema sociale capitalistico di sfruttamento della maggioranza 
degli operai fino ad ucciderli per la sete insaziabile di profitto dei 
padroni che non può essere migliorato ma spazzato via. 
Slai Cobas per il sindacato di classe Palermo.

mercoledì 8 maggio 2024

8 maggio - BASTA MORTI SUL LAVORO - SERVE LA RIVOLTA OPERAIA: iniziativa alla portineria Tenaris Dalmine

 


8 maggio - Sulla strage operaia di Casteldaccia: La denuncia dei nostri compagni di Palermo dal luogo della strage degli operai a Casteldaccia

 

da Controinformazione rossoperaia del 7/05

Siamo qui stamattina (ieri) a Casteldaccia in provincia di Palermo dove sono morti i 5 operai che dovevano risolvere il problema di un guasto di acqua reflua in un tombino. I primi sono morti immediatamente appena lo hanno aperto e sono scesi a causa dell’idrogeno solforato che riempiva il locale. 5 operai più 2 ricoverati in gravi condizioni e 3 salvati miracolosamente perchè rimasti fuori. Mandati a morire perché erano senza l’attrezzatura adeguata per fare questo tipo di lavoro. “Se ci fossero state le protezioni” – dice uno dei vigili del fuoco – “questa tragedia non sarebbe successa”. Come sappiamo che non sarebbero successe tante altre tragedie se solo si utilizzassero gli strumenti di protezione. Quindi l’ennesima strage voluta da chi comanda quando dà gli appalti, perchè questo è il sistema che produce più morti in assoluto: appalti, subappalti al massimo ribasso. Per alcuni dei 5 operai stanno verificando se fossero stati messi in regola con un contratto, comunque sono edili e con salari assolutamente molto bassi. Mentre ancora qui sono rimasti solo polizia, carabinieri e il grande camion che seguiva i lavori, in ospedale le famiglie disperate. Degli operai più anziani uno aveva 71 anni, il più giovane quasi trent’anni. Sono ormai situazioni insostenibili, impossibili da mandare giù. Appalti, subappalti, precarietà, il ricatto del posto di lavoro, questo è il sistema (come qualcuno che si occupa da tempo di queste faccende ormai dice esplicitamente) che porta più di mille operai morti sul lavoro all’anno, Secondo l’Osservatorio di Carlo Sorricelli di Bologna in quest'anno ad oggi sono più di 400 i morti sul lavoro e 200 quelli in itinere. Non avevano quindi nemmeno la mascherina, quella più semplice di protezione, i 5 operai che sono morti: da Epifano Alsazia, 71 anni, che addirittura era contitolare della ditta Quadrifoglio, gruppo di Partinico, e poi Giuseppe Miraglia, di 47 anni, Roberto Ranieri di 51 anni di Trapani, Ignazio Giordano di 59 anni e Giuseppe La Barbera di 26, questo era l'operaio interinale. Operai, come si vede, che provengono da diverse parti, anche della provincia di Palermo, addirittura di quella di Trapani, pur di avere un lavoro. Un lavoro che però si trasforma in tragedia. Le organizzazioni sindacali confederali hanno indetto oggi (ieri) uno sciopero di 4 ore e faranno un sit-in alla Prefettura, mentre l'USB, un'altra organizzazione sindacale di base ha organizzato un altro sit-in proprio davanti all’ AMAP, l'ente comunale che ha dato l'appalto. Chiaramente tutti adesso provano a dire che loro hanno fatto la loro parte, che il bando di gara era a posto. Il problema non è il bando di gara, è quello che prevede, il problema sono i controlli che mancano, la precarietà, come abbiamo detto, che costringe gli operai a lavorare in qualsiasi condizione e fino alla morte, purtroppo, come si vede. Ma il problema, appunto, sono i controlli ispettivi, che non esistono. Perché qui, soprattutto in Sicilia - ma in genere in tutto il paese - i controlli sono ridotti al minimo e gli ispettori del lavoro possono fare un controllo quando lo fanno ogni tanti anni. Quindi una cosa assolutamente impossibile e voluta. Giustamente, ironicamente qualcuno dice che le leggi già ci sono, bisognerebbe applicarle, quindi non farne di nuove, come sta provando a fare il governo per lavarsi la faccia da questo punto di vista, con per esempio la patente a punti, i crediti soprattutto nel campo proprio edile dove tanti, tanti operai muoiono ogni anno.


martedì 7 maggio 2024

7 maggio - No ai 62 licenziamenti Esselunga. No al supersfruttamento - info solidale

 

62 lavoratori del reparto carni di Esselunga sono stati licenziati / sospesi perché si sono opposti al supersfruttamento. Chiediamo a i clienti Esselunga che esprimano la loro solidarietà rifiutando l’acquisto della carne fino a che i 62 lavoratori non saranno riammessi al lavoro rispettando i loro diritti.

La carne venduta nei supermercati Esselunga è lavorata dai disossatori e mondatori dello stabilimento di Pioltello Limito.

Qui la cooperativa C.M. Services opera da parecchi anni con oltre 60 lavoratori, imponendo a questo lavoro di per sé faticoso ritmi pesanti che logorano l’organismo, di fatto un lavoro a cottimo. Due anni fa 14 lavoratori che rifiutarono questi ritmi per lavorare normalmente, sono stati licenziati. Il loro rappresentante sindacale SI Cobas era stato licenziato qualche mese prima con motivazioni pretestuose.

Il 30 aprile è scaduto un secondo appalto nello stesso reparto, gestito dalla EOS, con una trentina di lavoratori. Per 10 anni essi hanno lavorato, senza cottimo e senza problemi, ma Esselunga ha deciso di trasferirli alla C.M. Services.

Un accordo sindacale sottoscritto anche da Esselunga prevedeva l’applicazione della “clausola sociale”, ossia il passaggio diretto da EOS a C.M. Services, mantenendo le stesse condizioni salariali e normative precedenti, compresa l’anzianità. Ma C.M.

Services ha detto loro che se volevano lavorare dovevano accettare un’assunzione come nuovi assunti, senza anzianità e con il lavoro a cronometro.

22 lavoratori EOS, iscritti al SI Cobas, hanno respinto questo ricatto e il 29 aprile hanno scioperato contro la violazione dell’accordo, sostenuti da 40 lavoratori C.M. Services, pure iscritti al SI Cobas, scesi in sciopero per solidarietà. C.M. Services, al posto di applicare l’accordo ha bloccato i badge dei 40 sospendendoli “cautelarmente”, di fatto un pre-licenziamento. Risultato: dal 30 aprile 62 macellai che lavorano per Esselunga

sono a casa, colpevoli di opporsi al supersfruttamento, sono a casa, licenziati o sospesi!

Una condotta antioperaia e antisindacale che Esselunga sta coprendo, in violazione degli accordi.

Il 30 aprile, nell’ambito dello sciopero nazionale della logistica, i lavoratori licenziati e sospesi hanno picchettato i quattro ingressi del complesso Esselunga di Pioltello dalle 6 di mattina. La Polizia in tenuta antisommossa è intervenuta a sgomberare i picchetti nel pomeriggio, ma Esselunga per la prima volta da parecchi anni ha dovuto chiudere i negozi il 1° Maggio, perché gli scaffali della carne e dei prodotti freschi erano sguarniti.

La lotta contro i licenziamenti continuerà fino alla riammissione dei lavoratori e all’abolizione del cottimo obbligatorio, con il sostegno del SI Cobas.

In attesa di una soluzione positiva della vertenza, dopo un primo incontro in Prefettura martedì 7, chiediamo a tutti i solidali di sostenere le iniziative di lotta, e ai clienti abituali Esselunga di boicottare i negozi e comunque non acquistare più carne fino a quando i lavoratori che hanno osato lottare saranno tenuti fuori.

Si cobas


lunedì 6 maggio 2024

6 maggio - Incidenti sul lavoro: cinque morti a Casteldaccia nel palermitano. E SIAMO GIÀ A 5 STRAGI SUL LAVORO DALL'INIZIO DELL'ANNO. E LE CAUSE SONO SEMPRE LE STESSE APPALTI E LAVORO INTERNINALE (PRECARIO)...

 ...una guerra che col governo Meloni, quello della liberalizzazione degli appalti; della patente a punti, sono in aumento, perché questo nero governo odia gli operai, odia i diritti dei lavoratori. Per questo rimandiamo al mittente il "cordoglio" di facciata espresso da vari esponenti, locali e nazionali, di questo governo. Esprimiamo la nostra vicinanza ai familiari di questi nostri fratelli

Slai Cobas sc


Sei operai colpiti dalle esalazioni tossiche delle acque nere mentre facevano manutenzione nelle fognature. Uno è ricoverato in condizioni gravissime

Cinque morti, un ferito grave trasportato intubato al Policlinico di Palermo e uno miracolosamente illeso. E’ il bilancio di un tragico incidente sul lavoro quello che arriva da Casteldaccia, comune del palermitano. Qui sei operai sarebbero rimasti intrappolati mentre stavano eseguendo dei lavori nelle fognature e avrebbero respirato esalazioni tossiche delle acque nere. Gli operai stavano lavorando alla manutenzione dell’impianto Amap di sollevamento delle acque reflue sul lungomare di Casteldaccia e non in una cisterna di vino di proprietà della vini Corvo come hanno scritto inizialmente le agenzie.

Secondo le prime ricostruzioni le squadre dei vigili del fuoco sono arrivate a Casteldaccia, alle 14, per soccorrere gli operai colti da malore all’interno della vasca di depurazione delle acque reflue.

Sei operai, dei sette coinvolti, che erano a Casteldaccia impegnati nei lavori fognari sono dipendenti della ditta Quadrifoglio group srl di Partinico (Palermo): si tratta di un’azienda che ditta lavorava su mandato della municipalizzata palermitana Amap che si occupa della gestione idrica in città e in alcuni comuni della provincia. Un settimo operaio sarebbe un interinale dell’Amap. «È un dolore profondo quello che ho provato alla notizia della morte degli operai a Casteldaccia - è il commento del presidente della Regione siciliana, Renato Schifani -. A nome mio e di tutta la giunta esprimo il più sincero cordoglio alle famiglie delle vittime per la terribile e inaspettata tragedia che le ha colpite». «E’ un’immane tragedia. Siamo sconvolti. Cinque giovani che sono morti per un pezzo di pane. E’ inconcepibile» afferma il sindaco di Casteldaccia, Giovanni Di Giacinto.


 

sabato 4 maggio 2024

4 maggio - info Stellantis 2: Un operaio muore d’infarto alla Stellantis Europe di Atessa - Ad aprile gli operai e le operaie avevano lottato proprio sulle condizioni di sicurezza e salute

Massimo Di Florio, 56 anni, si è improvvisamente accasciato su un carrello colpito da un infarto alle 23,30 di ieri

04 Maggio 2024 alle 12:40

Un uomo di Lanciano è morto la notte scorsa al reparto montaggio dello stabilimento Stellantis Europe di Atessa (Chieti), ex Sevel: erano passate le 23.30 di ieri sera, al terzo turno notturno, quando Massimo Di Florio, 56 anni, si è improvvisamente accasciato su un carrello colpito da un infarto. A seguito dell'accaduto il restante turno di lavoro è stato annullato in comune accordo tra l'azienda e la Rsa di Fim, Uilm e Fismic nei reparti Montaggi e Logistica.

Ad aprile vi era stato uno sciopero e sit in Atessa Stellantis organizzato da Slai cobas e Usb, proprio per rivendicare migliori condizioni di lavoro nello stabilimento Stellantis di Atessa. 

Nel loro comunicato avevano scritto:

 "Il percorso di rivendicazione ci ha portato nella mattina di venerdì 12 aprile 2024 a promuovere un sit-in di protesta sotto gli uffici dello SPSAL di Chieti (ente di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro). Una delegazione USB/Slai cobas ha avuto un'incontro con dirigenti dello Spsal per esplicitate le ragioni di tale iniziativa e consegnare un esposto contenente le richieste delle due organizzazioni: controlli su alcune specifiche postazioni di lavoro, l’attivazione di controlli periodici su postazioni a campione in tutte le officine e verifica della correttezza dei DVR (documenti valutazione rischi), verifica delle modalità di gestione della sorveglianza sanitaria e l’istituzione di un tavolo tecnico permanente. Nelle quasi due ore di colloquio - informò la delegazione - il direttore dello SPSAL ci ha confermato, ritenendo fondate le nostre preoccupazioni, che valuterà il contenuto dell’esposto e prenderà opportuni provvedimenti finalizzati alla risoluzione delle problematiche. Ma in primis ci ha espresso forti dubbi sulla gestione della sorveglianza sanitaria mentre sulla verifica delle postazioni, ha fatto notare le loro difficoltà per indisponibilità di personale per verifiche così complesse, ma si adopererà per poter far fronte a tale impegno, infine sul tavolo permanente si pronuncerà con una proposta formale, lasciando intendere un riscontro positivo. Naturalmente i veri protagonisti sono stati i lavoratori che hanno partecipato al sit-in ed i numerosi che hanno aderito alla giornata di sciopero proclamato in tutto lo stabilimento da USB e SLAI COBAS, permettendo di rendere tangibili le nostre e le loro preoccupazioni per le ripercussioni sulla salute e sicurezza conseguenti l’aumento dei carichi e ritmi di lavoro a cui quotidianamente sono comandati. La nostra lotta non si fermerà senza il raggiungimento di risultati concreti e assicuriamo che quella di ieri è stata solo un’altra tappa di un percorso che merita di essere portato avanti con lucidità e caparbietà.

La protesta è stata anche un motivo per ribadire l’importanza di maggiori controlli sulla sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, di cordoglio e rabbia per la recente strage di Suviana e per tutte quelle che purtroppo continuano ad avvenire nel nostro paese.

Il Coord. SLAI COBAS Chieti

Il Coord. USB LP Chieti/Pescara

4 maggio - 17° OPERAIO UCCISO DAL PROFITTO IN PUGLIA NEL 2024: Latiano, operaio muore in uno zuccherificio: nastro trasportatore gli trancia il braccio. Sequestrato l'impianto

 

Vincenzo Valente, 46 anni, era impegnato per conto di una ditta esterna in attività di manutenzione. Anche suo padre fu vittima di lavoro: nel 2005 morì cadendo da un albero durante la potatura

Sabato 04 Maggio 2024, 08:55 

LATIANO - Incidente nella notte in uno zuccherificio di Latiano. Un operaio di 46 anni ha perso la vita mentre lavorava al nastro trasportare dello zuccherificio. A quanto si apprende l’uomo era impegnato per conto di una ditta esterna in alcune attività di manutenzione sull'impianto, quando per cause in corso di accertamento, il nastro gli avrebbe tranciato un braccio, provocando una grave emorragia. Vano ogni tentativo di soccorso da parte dei sanitari del 118. L’incidente è avvenuto dopo la mezzanotte nello stabilimento che si trova sulla strada per Fiume Piccolo. A dare l’allarme sono stati i colleghi di lavoro del 46enne. Sul posto sono intervenuti anche i vigili del fuoco, che hanno recuperato il corpo trasportandolo a piano terra, gli ispettori dello Spesal e la Polizia. Dell’accaduto è stato informato il magistrato di turno, che ha aperto un’inchiesta per stabilire la dinamica ed eventuali responsabilità. Si chiamava Vincenzo Valente il 46enne operaio di Latiano morto la notte scorsa a Brindisi in seguito ad un incidente sul lavoro all’interno di uno zuccherificio. La procura di Brindisi ha aperto un’inchiesta ed è stato disposto il sequestro preventivo del nastro 6, l'impianto dove l’uomo è deceduto. Le indagini sono condotte dalla polizia.
Valente, che lavorava per conto di una ditta esterna, era impegnato in attività di manutenzione sul nastro. La salma si trova ora all’obitorio dell’ospedale Perrino di Brindisi. Anche il padre di Vincenzo Valente, fu vittima di un incidente sul lavoro nel 2015. Cosimo Valente aveva 65 anni quando l’11 febbraio di nove anni fa morì dopo una caduta da un albero mentre erano in corso lavori di potatura. L’incidente avvenne nelle campagne tra Latiano e San Michele Salentino in provincia di Brindisi. Il cordoglio del sindaco di Latiano: 'vicini alla famiglia' «Profonda vicinanza dell’intera comunità latianese ai familiari del concittadino Vincenzo Valente che da poche ore purtroppo, è l’ennesima vittima sul posto di lavoro. Il giorno del funerale proclamerò il lutto cittadino, con le modalità che saranno comunicate, in segno di profondo rispetto e di sentita partecipazione al dolore dei familiari e dei conoscenti della vittima». Lo scrive in un post social il sindaco di Latiano Mino Maiorano, comune dove viveva Angelo Valente, il 46enne morto nella notte in un incidente sul lavoro in un zuccherificio a Brindisi.
«Ora è il momento della riflessione e del silenzio ma - conclude - non posso esimermi dal denunciare l’urgenza di porre un argine al dramma dei morti sul lavoro che fa registrare oltre mille vittime ed oltre 500 mila incidenti ogni anno. Bisogna lavorare per vivere non per morire».

4 maggio - info Stellantis 1: Stellantis, "cresce il malcontento degli operai" - Verso uno sciopero in tutti gli stabilimenti? Lo Slai Cobas lo ha proposto

Da Il fatto quotidiano 

Timori per la fuga e il governo silente: la Uilm ‘chiama’ lo sciopero nazionale del settore auto

di Andrea Tundo | 2 Maggio 2024

Torino ha tracciato la strada: uno sciopero nazionale dell’auto non è più un tabù. La ritrovata unità sindacale attorno ai tagli di Stellantis e alle balbuzie del governo Meloni nel fronteggiare i segnali di disimpegno del duo Elkann-Tavares potrebbero presto trovare una forma, replicando su larga scala l’astensione dal lavoro del comparto piemontese, lo scorso 12 aprile, per chiedere un rilancio di Mirafiori.

Le mosse dell’ex Fiat nelle settimane successive sono state un segnale che ha surriscaldato il clima: cassa integrazione prolungata, contratto di solidarietà fino ad agosto, produzione ferma per tutto il mese di maggio, hanno fatto crescere il malcontento e i timori in tutti gli stabilimenti, da Pomigliano a Melfi passando per Cassino.

La Uilm: Trascorsi ormai tre mesi dalla richiesta avanzata con Fiom e Fim alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni affinché convochi l’ad di Stellantis Carlos Tavares, il coordinamento nazionale del sindacato dentro Stellantis ha reiterato l’appello alla premier: “Bisogna dare un seguito concreto al tavolo automotive aperto al ministero delle Imprese e del Made in Italy che finora non ha dato nessuna risposta e i vertici aziendali devono fare completa chiarezza sui programmi produttivi per il nostro Paese, indicando investimenti e tempistiche”. Senza una risposta urgente, ecco la proposta: “Proporremo lo sciopero nazionale del settore automotive alle organizzazioni sindacali con cui ci siamo già mobilitati unitariamente”.

Al di là della crisi di Mirafiori dettata dagli ordinativi ai minimi della 500 elettrica, Stellantis non ha ancora fornito dettagli sui cinque modelli elettrici annunciati a Melfi mentre Cassino regge le proprie fortune sulla produzione di Stelvio e Giulia, mentre si assemblano – spiegano fonti sindacali – appena sei Grecale elettrica al giorno. I timori riguardano anche l’indotto, strettamente connesso alle commesse di Stellantis, in particolare a Melfi.

“Anche l’arrivo di un eventuale secondo produttore – evidenziano i metalmeccanici della Uil – potrebbe essere positivo solo qualora si aggiungesse a un consolidamento e a un rilancio di Stellantis e non certo se arrivasse in sua sostituzione totale o parziale, come sembra adombrare lo stesso governo”.

VOLANTINO DELLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE diffuso a

Mirafiori e a Melfi il 12 aprile


 

giovedì 2 maggio 2024

2 maggio - MESSAGGI DA PALERMO PER IL 1° MAGGIO

 

Messaggio da una lavoratrice di Palermo

Buon 1 Maggio a noi lavoratori e lavoratrici A chi difende il proprio posto di lavoro con coraggio e tenacia, a chi lo cerca ,a chi lo ha perso ingiustamente, a chi non è stato difeso, nel cuore chi è morto per il lavoro sfruttato senza ritegno dai padroni, a tutti i lavoratori del mondo A noi lavoratori e lavoratrici persone straordinarie nella "normalità " quotifiana chiamati a lottare per una società senza più sfruttamento e oppressione da parte di un pugno di padroni



messaggio di un precari Slai Pa

Cari lavoratori buon primo maggio a tutti i lavoratori e lavoratrici e un pensiero a tutti i lavoratori che hanno perso il lavoro ingiustamente,a chi è oppresso dal padrone con turni massacranti e senza nessun diritto , a chi lavora in condizioni economiche sottopagate, a chi è morto sul lavoro e alle Donne lavoratrici che spesso vengono prese di mira sul posto di lavoro anche con atti sessisti disgustevoli. Che sia un primo maggio di riflessione con lo spirito della lotta per tutti noi in cui ci si renda conto che bisogna denunciare tutti i padroni che credono di poter schiavizzare il lavoratore con turni massacranti e paghe da fame, oggi dobbiamo difendere diritti basilari conquistai dai nostri padri operai con la lotta dura contro padroni e governi facile fare oggi becera propaganda in tv dove per i padroni si stanziano bonus e sgravi per assumere manovalanza ma a che prezzo ? A quali condizioni? E mentre il reddito di cittadinanza è stato eliminato da questo governo Meloni i giovani sono costretti a lavori anche a 300/400 euro al mese per 12/13 ore al giorno e se non li accettano sarebbero per questo governo arrogante “scansafatiche”, oggi questo governo dà sempre più manforte ai padroni che si lamentano e pretendono sempre di più di sfruttare i lavoratori
Il primo maggio ci chiama a impugnare la lotta fatta da tanti operai e lavoratori in questo paese e nel mondo e ad organizzarci per resistere ma anche per lottare

mercoledì 1 maggio 2024

1 maggio - TARANTO: IL 1° MAGGIO ALL'EX ILVA E APPALTO.

 


1 maggio - 1°Maggio - Appello agli operai, lavoratori e lavoratrici

 

Compagni operai, lavoratori/lavoratrici, precari, disoccupati,

questo 1 Maggio, giornata internazionale di lotta dei lavoratori, avviene nel nostro paese in una situazione caratterizzata innanzitutto dal peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, dal taglio dei salari, falcidiati dal carovita/carobollette, falcidiati dal carobenzina e dai costi inaccettabili della sanità e di tutti i servizi sociali. Caratterizzata dalla disoccupazione i cui dati vengono ormai da questo governo nascosti ma si tratta di milioni di persone che non hanno un lavoro, soprattutto al sud. Caratterizzata dalla precarietà per cui la maggior parte dei contatti di circa metà dei lavoratori sono precari, a tempo determinato. Caratterizzata dalle condizioni di sicurezza sul posto di lavoro: non c'è mai stata una catena così lunga di morti e anche stragi di lavoratori sui posti di lavoro (è inutile dare i numeri perché i numeri, mentre noi parliamo, aumentano). E i lavoratori che non cadono sul posto di lavoro sono spesso comunque a rischio vita, a rischio di gravi infortuni, di malattie professionali, a rischio di malattie ancora più gravi che li portano alla morte, basti pensare all'amianto.

In generale sulle morti sul lavoro abbiamo assistito davvero al massimo dell'ipocrisia e della menzogna da parte di padroni e governo. Ipocrisia, perché tutti si sono dispiaciuti, hanno fatto dichiarazioni, hanno parlato di leggi, hanno parlato di provvedimenti, quando proprio le loro leggi, i loro provvedimenti, sono parte dell'aggravamento delle condizioni di sicurezza sul posto di lavoro. E quindi sono fattori di morte la legge sugli appalti, gli appalti a cascata, le leggi sul mercato del lavoro, l'intensificazione dello sfruttamento, le condizioni psicologiche e materiali con cui i lavoratori sono costretti ad accettare il lavoro in ogni condizione. E la lista potrebbe continuare.

Nascono tutti dal sistema capitalistico in cui viviamo, dal primato del profitto, che si traduce in primato del padrone. E le leggi sono a loro favore: anche quando dovrebbero tutelare i lavoratori o non sono applicate oppure vengono utilizzate dagli stessi padroni non certo per migliorare la situazione. Le leggi che vengono fatte sono sempre a favore dei padroni, cioè si trasformano gli organi di controllo in organi o inesistenti o di consulenza dei padroni. Invece che sanzioni e aggravamento di sanzioni si fa di tutto per evitare che i padroni paghino sanzioni e che prendano provvedimenti effettivi.

È cresciuta tanto l'indignazione dei lavoratori e delle masse popolari per le morti sul lavoro. Anche perché in tanti posti di lavoro i lavoratori vanno a lavorare e non ritornano o temono di non ritornare e le famiglie sono estremamente preoccupate di quello che può succedere.

Quindi sui morti sul lavoro questo 1 Maggio avrebbe dovuto comunque tradursi in una grande iniziativa nazionale dei lavoratori proprio facendo leva sulla grande indignazione che è venuta dalla catena di morti quotidiani e da stragi che si sono susseguite.

1 maggio - MANIFESTO 1° MAGGIO DELL'MFPR

 

1° Maggio delle lavoratrici - "Le prime tra gli ultimi" - Perchè siano le prime nella lotta contro padroni e governo 

 

Alla vigilia del 1° Maggio i provvedimenti annunciati dalla Meloni - interni ad un decreto soprannominato da alcuni giornalisti, appunto, ‘dl Primo maggio', non solo sono una miseria a fronte della condizione di vita, di lavoro o non lavoro di tantissimi lavoratori, senza reddito, ma per le donne, le lavoratrici diventano una grande ipocrisia, di fatto una conferma che comunque prioritario resta sempre il ruolo delle donne di fare figli.  

A gennaio 2025 vi saranno 100 euro una tantum in busta paga per i lavoratori dipendenti con un reddito al di sotto dei 28mila euro, ma solo se hanno il coniuge e almeno un figlio a carico o anche chi non ha coniuge deve avere comunque un figlio a carico - "per comprare un regalo al figlio" ha detto il viceministro all'Economia Maurizio Leo (addirittura siamo costrette a fare un paragone con il bonus Renzi che almeno erano 80 euro al mese e non legato ai figli)

Poi, agevolazioni ai padroni per le assunzioni delle "categorie svantaggiate" - quindi, per le assunzioni delle donne - con "riduzione degli oneri contributivi per i nuovi assunti per due anni"; mentre già è in atto l'esonero del 100% dei contributi a carico delle lavoratrici con due o più figli. 

lunedì 29 aprile 2024

30 aprile - 1° MAGGIO: MANIFESTO DELLO SLAI COBAS sc

 


30 aprile - Un nuovo appello carico di sangue e dolore. Lanciato dai sindacati dei lavoratori e delle professioni a Gaza

 

Cari compagni nei sindacati dei lavoratori in Europa,

Con il cuore pieno di dolore e di sangue, nei campi profughi, tra le macerie e sulle rovine delle nostre officine, fabbriche e negozi completamente distrutti dall'aggressione "israeliana" con armi di fabbricazione statunitense ed europea, proibite a livello internazionale, rivolgiamo questo nuovo e urgente appello a voi.

Invece di festeggiare insieme il giorno internazionale dei lavoratori, viviamo questo giorno mentre siamo occupati a seppellire decine di coloro che cadono martiri ogni ora, in mezzo a una guerra di sterminio contro il nostro popolo, in cui ogni cosa nel territorio è devastata, dagli ospedali e strutture sanitarie, alle scuole, università, strade, infrastrutture e fabbriche. Neanche i bambini non ancora nati sono risparmiati dai bombardamenti israeliani. Viviamo il crimine del secolo perpetrato contro di noi, e questa guerra distruttiva e le sue catastrofiche conseguenze sul campo, economiche e di vita quotidiana, ci costringono, come sindacati dei lavoratori e delle professioni a Gaza, ad assumerci grandi responsabilità nel raccogliere le macerie del nostro popolo, medicare le sue ferite e dolori, e il nostro ruolo nel trasmettere l'immagine di questa sofferenza senza precedenti e della catastrofe umanitaria e ambientale. Noi, del nostro popolo, non abbiamo potuto e non possiamo più dissociarci da questa realtà. Abbiamo perso migliaia di lavoratori. Nonostante i nostri sforzi nell'aiutare il nostro popolo con il limitato supporto che riceviamo e nel far sentire alta la voce del nostro popolo nelle sedi internazionali, ci siamo scontrati con silenzio e indifferenza da parte dei sindacati internazionali. A onor del vero va riconosciuto il ruolo importante di alcuni sindacati esteri che hanno guidato localmente le proteste contro la guerra di sterminio sionista su Gaza.

Cari compagni dei sindacati e delle federazioni dei lavoratori, una serie di temi emersi durante l'aggressione vanno sottolineati. In particolare:

1) La gravità del crimine e dello sterminio commesso contro il nostro popolo e la vera posizione degli Stati Uniti e dell'Europa, favorevoli all'aggressione, devono essere esposti e denunciati dai sindacati e dalle federazioni, così da affrontarli e contrastarli. E' necessario continuare la protesta, diffonderla e esercitare pressioni per porre fine all'esportazione di armi statunitensi verso l'entità sionista, e per spingere i governi capitalisti ad abbandonare queste posizioni ostili al popolo palestinese.

2) Vanno denunciate le decisioni di licenziare o terminare i contratti di migliaia di dipendenti e lavoratori a Gaza da parte di alcune istituzioni locali, arabe e internazionali, legate alla guerra di sterminio o finalizzata a privare i lavoratori dei loro diritti e indennità, invece di rafforzare il sostegno a questi dipendenti e lavoratori e attuare pacchetti di supporto al posto del licenziamento. Questo argomento deve essere al centro delle vostre preoccupazioni e lotte.

3) Va denunciato l'atteggiamento remissivo dei sindacati internazionali, inclusa l'Internazionale dei Lavoratori, che si è distinta per posizioni leggere e dichiarazioni di facciata, senza azioni concrete sul campo mirate a pressare i decisori politici e a fermare la guerra di sterminio. Le attività sindacali si sono limitate alle conferenze e alle dichiarazioni, senza approfondire la questione del soccorso o influenzare l'opinione pubblica internazionale per denunciare la vera natura criminale del sionismo e le pratiche dei paesi alleati. Questo problema deve essere affrontato con l'adozione di una posizione efficace e decisa, che si imponga a livello internazionale. Tra le azioni necessarie c'è la lotta per vietare ai sindacati dei lavoratori di tutto il mondo di collaborare con l'entità sionista, considerandola complice nella guerra di sterminio.

In particolare, chiediamo ai sindacati di tutto il mondo, e specialmente a quelli attivi in Europa e negli Stati Uniti, di prendere la decisione di boicottare i l'attività economica in protesta contro il loro ruolo nella guerra di sterminio. L' impatto che i sindacati possono avere negli Stati Uniti e in Europa è significativo, e dovrebbe essere tradotto in un forte supporto sul fronte umanitario per centinaia di migliaia di famiglie di lavoratori, che hanno perso le loro case o le loro fonti di sostentamento, contribuendo a progetti e fondi di assistenza per i lavoratori e assicurando loro sicurezza finanziaria temporanea, in coordinamento con i sindacati palestinesi e l'Internazionale dei Lavoratori, per alleviare la sofferenza di centinaia di migliaia di nostri cittadini.

Cari compagni, vi esortiamo ad essere la nostra voce, la nostra arma e le nostre voci in tutte le capitali del mondo. Ciò che il nostro popolo e i lavoratori, in particolare, subiscono è la peggiore catastrofe conosciuta dall'umanità nel XXI secolo. Questo vi addossa la responsabilità di far sentire la nostra voce e la voce dei nostri operai affamati a tutti, non solo ai vostri popoli e governi, ma al mondo intero. C'è una nazione sotto il fuoco di ogni tipo di munizioni, ma è determinata a vivere e a resistere, e a ricostruire la desolazione che si è creata con la sua pelle, il suo sangue e i suoi sacrifici.

Grazie per i vostri sforzi e buona Festa del Lavoro.

Sicuramente, porteremo il vessillo della vittoria nonostante il massacro e la distruzione.

Dai vostri compagni, i sindacati dei lavoratori e delle professioni nella Striscia di Gaza,

Bashir Al-Sisi, Membro della Segreteria Generale dell'Unione Generale dei Lavoratori Palestinesi - Città di Gaza


domenica 28 aprile 2024

28 aprile - da Palermo: Fogli di via per attivisti Ultima generazione per protesta/denuncia sulla siccità in Sicilia . Piena solidarietà

 

SOLIDARETA' AGLI ATTIVISTI DI ULTIMA GENERAZIONE COLPITI INGIUSTAMENTE DALLA REPRESSIONE con fogli di via, per avere protestato con un'azione simbolica e giusta per mettere in evidenza il grave problema della siccità in Sicilia: ci sono città come Agrigento e comprensorio in cui da anni la popolazione soffre il razionamento pesante dell'acqua anche per le necessità più basilari, o Palermo dove in alcuni quartieri l'acqua potabile ora nuovamente è già razionata e potremmo continuare.

Il tutto nel più totale disinteresse dei governi regionali che si sono succeduti fino a quello attuale Schifani che a fronte di più che ipocriti lanci di allarme, e soprattutto in tempi elettorali, sul problema emergenza acqua e cambiamenti climatici, non hanno invece mai messo in atto politiche serie di manutenzione, di prevenzione per porre soluzioni per l'emergenza idrica, visto che in Sicilia e in particolare in alcune zone non piove da mesi e mesi, continuando ad arricchirsi sulle loro poltrone d’oro a danno delle masse popolari.

La rete idrica siciliana è un vero colabrodo, oltre il 50% dell’acqua immessa nelle tubature va persa. Secondo recenti stime del report dell’Istat sulle infrastrutture idriche in Italia, a Siracusa si disperde il 67 per cento dell’acqua immessa nella rete. Segue Messina con il 52 per cento e poi Catania con il 51 per finire a Palermo con una perdita stimata del 42 per cento.

Non vi è mai una seria opera di manutenzione verso le dighe, diverse dighe sono insicure e riversano in mare l’acqua, o la disperdono nei campi incolti, mentre seminativi e allevamenti affrontano una lunga emergenza, in Sicilia ci sono 26 dighe, molte non collaudate, quasi tutte incompiute. A Licata per esempio la diga Gibbesi è inutilizzata, alla Regione hanno ben due progetti pronti per metterla in funzione, ma servono 22 milioni di euro. A Caltanissetta, la diga Comunelli è piena di fango e non può invasare acqua, inutilizzata anche la diga Pasquasia…

Gridano ora all’allarme i padroni siciliani del settore alberghiero “non possiamo rischiare di avvicinarci all'estate e chiedere ai turisti di razionare l'acqua. Sarebbe una follia”, che andrebbe naturalmente ad intaccare i loro lauti profitti…mentre il Presidente della Regione Schifani, che difende schifosamente il piano del governo Meloni/Lega del ponte sullo stretto contro popolazioni e di devastazione dell’ ambiente, chiede aiuto al governo Meloni con l’intervento delle navi cisterna alle Forze armate, a proposito di militarizzazione dei territori…

Il tutto mentre le popolazioni dovrebbero plaudire alle ridicole ordinanze che arrivano da parte di alcuni Sindaci alla Lagalla maniera, Sindaco di Palermo, che ha emesso in questi giorni un’ordinanza, sulla quale ci sarebbe da ridere a crepapelle se il problema non fosse serissimo, che stabilisce il divieto per gli abitanti di Palermo di innaffiare le piante nelle case dalle ore 5 alle ore 23 di ogni giorno, pena multe di centinaia di euro da parte dei vigili urbani … meno male però che il Comune di affretta a specificare che “i controlli saranno impossibili”.

Ribellarsi e lottare è l’unica via per i proletari, i lavoratori, la popolazione, organizziamoci per farlo!

La repressione di questo Stato non può fermare le giuste lotte per la garanzia di beni primari per le masse popolari - Ritiro immediato dei provvedimenti repressivi verso gli attivisti di Ultima Generazione.


Slai Cobas per il sc Palermo

sabato 27 aprile 2024

27 aprile - dal blog tarantocontro: na nota/commento sul processo Ilva pervenutaci dall'Avv. Enzo Pellegrin Torino - legale di parti civili organizzate dallo Slai Cobas sc Taranto

 

INIZIATO L’APPELLO DEL PROCESSO “AMBIENTE SVENDUTO”

Da Avv. Enzo Pellegrin Torino - legale di parti civili organizzate dallo Slai Cobas sc Taranto

Nei piccoli ed inadeguati locali dell’aula bunker del Tribunale di Taranto e’ iniziato oggi (il 19/4) il giudizio di appello del processo “Ambiente svenduto” avanti alla Corte d’Assise d’Appello di Taranto.

Gli imputati, tra i quali ci sono amministratori e dirigenti di ILVA Spa dello Stabilimento di Taranto, erano stati condannati a pene pesantissime per i reati i associazione per delinquere finalizzata al compimento di reati di disastro doloso, rimozione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, nonché delitti contro l’amministrazione pubblica, quali fatti di corruzione e concussione. In sostanza sono stati ritenuti responsabili dalla Corte di Primo Grado per il grave inquinamento provocato nell’area di Taranto dal 1995 sino al 6.9.2013.

La prima udienza si e’ tenuta programmando la calendarizzazione dei prossimi lavori del processo. Esso si svolgerà per ora in cinque udienze (17 e 24 maggio, 7, 14, 28 giugno) nelle quali saranno affrontate le questioni preliminari proposte dagli avvocati degli imputati negli atti di appello e le richieste di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale. In una successiva udienza il 12 luglio, la Corte conta di ritirarsi e decidere tutte le questioni preliminari del processo.

La sentenza di primo grado ha segnato un passo storico nella lotta di lunga durata dei lavoratori e dei cittadini tarantini contro l’uso criminale e dannoso dei mezzi di produzione a scopo di profitto.

Privatizzare le perdite e socializzare i profitti e’ la cifra del sistema di produzione capitalista.

Dimostrare scientificamente, in un processo penale, che questa pratica ha cagionato danni enormi alla salute, all’ambiente ed alle vite dei lavoratori tarantini ha costituito un passo di importanza sociale enorme.

Come nei processi Thyssen Krupp ed Eternit, il processo ILVA ha squarciato un velo sulle pratiche criminali dello sfruttamento capitalista.

mercoledì 24 aprile 2024

24 aprile - dal blog tarantocontro: Report - nota sull'articolata giornata del 19 aprile

La giornata di lotta del 19 aprile a Taranto, indetta dallo Slai Cobas per il sindacato di classe e dalle parti civili operai, lavoratori, abitanti dei quartieri inquinati, familiari degli operai morti sul lavoro, è stata una importante indicazione per la classe operaia e le masse popolari di Taranto e ha dato un solido punto di riferimento alla battaglia nazionale contro le morti sul lavoro e da inquinamento, interna alla lotta innanzitutto nelle fabbriche sul fronte salute e sicurezza. 

La giornata di lotta è partita con un presidio alle portinerie dell’appalto Acciaierie, dove permane la profonda crisi dello stabilimento che vede attualmente nell’amministrazione straordinaria gestita da governo e Commissari un rimedio peggiore del male; con operai a casa in larga parte e con piani di cassintegrazione permanente, anticamera degli esuberi, con sindacati confederali e Usb che sono sostanzialmente cogestori della situazione attuale.

Nel presidio l’appello fondamentale è stato allo sciopero sulla base dell’autonomia operaia da padroni, governo e sindacati confederali, su una piattaforma operaia approvata dalle assemblee che risponda agli interessi immediati degli operai e dei lavoratori, insieme a rivendicazioni generali che attraversano tutta la fase attuale di Acciaierie/Appalto, che permettano ai lavoratori di difendere realmente lavoro, condizioni di lavoro, salari, salute e sicurezza, e di porsi alla testa del movimento necessario nella città, affinchè da questa fase si esca con una fabbrica ambientalizzata, migliori condizioni di sicurezza, riduzione del peso delle fonti inquinanti.

Nel presidio, chiaramente, è stato detto che l’attuale condizione discende dal modo di produzione capitalista, in cui padroni privati e padroni pubblici sono ugualmente nemici di classe e l’unico futuro possibile per la fabbrica e la città è quello che può essere imposto dalla lotta di classe di operai e masse popolari in fabbrica e in città.

L’esigenza dello sciopero proposta dallo Slai Cobas per il sindacato di classe è e resta l’aspetto principale. Per questo sono fermenti positivi lo sciopero nel reparto man-bin per venerdì 26 aprile e il presidio sotto la Direzione degli operai della Semat senza stipendio di febbraio e marzo. Noi vogliamo che questi scioperi si estendano a tutti i reparti e a tutte le ditte dell’indotto. Così come va respinta al mettente la decisione aziendale di mandare a casa il maggior numero di operai, facendogli consumare l’intero pacchetto di ferie e permessi.

Invece che la lotta generale, le direzioni sindacali confederali e l’Usb non fanno che elemosinare incontri a Roma – un altro ci sarà il 29 aprile – e torneranno ad incontrare i Commissari il 7 maggio in cui nella sostanza l’azienda presenterà il piano massiccio di estensione della cassintegrazione.

Intanto, gli operai devono apprendere dao giornali ciò che il governo realmente sta facendo, che è quello di pianificare solo ammortizzatori sociali per i lavoratori, mentre si adopera per svendere le Acciaierie a futuri nuovi padroni, ripercorrendo la strada di sempre che portò prima l’Italsider a partecipazione statale ad essere consegnata nelle mani di padron Riva e poi, a fronte della nuova crisi, ad essere consegnata nelle mani di Mittal. Ora i nuovi padroni all’orizzonte sembrano essere gli oligarchi ucraini di Metinvest, uniti ad Arvedi, oppure ancora padroni indiani legati alla famiglia Jindal, concorrente di ArcelorMittal e la new entry Steel Mont.

Proprio per questo nella giornata di lotta del 19 aprile, è stato distribuito un dossier di ORE 12 Controinformazione rossoperaia, che fornisce agli operai approfondimenti su questi elementi.

La giornata di lotta è proseguita con il presidio al Tribunale/Aula bunker di Paolo VI, in occasione della riapertura per l’appello del processo “Ambiente svenduto”. Il presidio è servito a spiegare il significato del processo, che è il più importante, con una fabbrica aperta, che ci sia mai stato in Italia e in Europa.

All’apertura del processo una rappresentanza delle parti civili e dello Slai Cobas sc ha partecipato all’udienza, insieme agli propri avvocati di Torino e Taranto.

Questa presenza, unica tra le varie parti civili, ha voluto significare la nostra chiara intenzione di fare del processo un terreno non solo giudiziario ma di scontro di classe, perché vengano mantenute le condanne dei padroni e dei loro complici e siano risarcite le parti civili. Questo scontro è quanto mai necessario a fronte dell’aperto tentativo dei padroni condannati e dei loro complici di ostacolare in tutti i modi il processo e di mettere in dubbio l’assunto chiave del rapporto tra la produzione della fabbrica in mano alla famiglia Riva e le morti sul lavoro e soprattutto la drammatica gestione che ha portato all’inquinamento dei quartieri proletari contigui alla fabbrica con migliaia di tumori e gli aspetti di disastro ambientale che hanno colpito il territorio.

Infine, la giornata di lotta si è chiusa con un Convegno che ha chiamato a raccolta rappresentanze operaie, ambientalisti disponibili al legame con la classe operaia e alla sua organizzazione di classe, Marescotti/Peace link, e realtà lavorative anche fuori dalla fabbrica.

Il Convegno ha approfondito tutto, il processo “Ambiente svenduto”, la situazione della fabbrica, la dimensione strategica della vicenda Taranto nel quadro della crisi di sovrapproduzione della siderurgia mondiale e nazionale e il rapporto di questa crisi con gli sviluppi della tendenza alla guerra dall’Ucraina, al Medio Oriente/Palestina.

Tutto il Convegno si è schierato saldamente per un nuovo protagonismo della classe operaia. Era lo scopo di fondo da affermare in questo Convegno perché a base della nuova fase della lotta sindacale, sociale e politica in Acciaierie, nella città e su scala nazionale. In questa chiamata a raccolta importante e qualitativa è la presenza di una rappresentanza di lavoratori della Palazzina Laf – oggi parti civili nel processo “Ambiente svenduto” grazie all’azione dello Slai cobas - che hanno riportato in seno al Convegno elementi di chiarezza/verità sulla vicenda che vanno ben oltre il pur utile film che sta girando nelle sale italiane.

Su tutta la giornata esiste ampio materiale, documenti, audio, video, interventi, che escono in questi giorni sul blog tarantocontro. E’ disponibile per tutti i lavoratori, attivisti sindacali, associazioni politiche e sociali.

Al Convegno erano presenti anche operai della Tenaris/Dalmine di Bergamo in rappresentanza della lotta e del lavoro che stiamo facendo rivolto a tutte le fabbriche siderurgiche in Italia e rappresentanti della Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e territori, pronta ad essere il referente nazionale di questa battaglia da Taranto ai luoghi delle stragi sul lavoro e delle realtà impegnate nella lotta proletaria e popolare contro i disastri ambientali.

Questa giornata di lotta non è che la prima iniziativa di questo nuovo ciclo. Già una nuova giornata sarà il 17 maggio – nuova udienza del processo “Ambiente svenduto” - con nuove iniziative alla fabbrica e in città, e con assemblee a Bergamo/Milano e Palermo.