martedì 31 ottobre 2023

31 ottobre - Manovra economica - peggioramento delle condizioni di vita per i proletari e masse popolari - Da Controinformazione rossoperaia del 30/10

 

Il governo Meloni ha presentato questa settimana al Parlamento la legge di bilancio per il 2024, la cosiddetta "legge finanziaria". Doveva essere presentata il 20 ottobre, invece arriva con 10 giorni di ritardo sulla tabella di marcia, dopo essere passata di bozza in bozza. Siamo alla quarta bozza perché all'interno dei partiti di maggioranza non si è trovato un accordo su alcuni punti.

La manovra nel complesso è di 24 miliardi, 15 miliardi dovrebbero servire a coprire il costo di un anno del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori, cioè i circa 80 euro lordi al mese, per 14 milioni di lavoratori che nella sostanza sono una specie di "bonus Renzi" di vecchia conoscenza; 5 miliardi per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, se e quando questi contratti saranno rinnovati, che comunque sono assolutamente insufficienti perché non coprono né l'inflazione, il costo della vita, né la perdita di potere d'acquisto di tutti questi anni, come certificato dalle statistiche ufficiali; poi ci sono 3 miliardi per la sanità, ma anche qui, se si volesse raggiungere un minimo di spesa per evitare alcuni dei problemi enormi che ci sono nello sfascio sanitario ci vorrebbero almeno 10 miliardi, come dicono alcuni esperti che sono al di fuori del governo, cioè raggiungere il 7% del prodotto intorno lordo. 

Ma tutto questo deve essere fatto in deficit, dice il governo, e cioè bisogna trovare i soldi per coprire

questi 24 miliardi, e questi 24 miliardi in genere si trovano con l'extra gettito e i tagli alle spese. Extra gettito significa trovare soldi con tasse che possono entrare nelle casse dello Stato e i tagli, previsti dalla Meloni e da Giorgetti, sono in particolare un 5% di taglio netto ad ogni ministero. 

Quindi si parla esplicitamente di altre tasse e di tagli. Da qui si dovrebbero trovare a trovare i soldi, ma ricordiamo che un taglio a monte di alcuni miliardi c'è stato già ed è il taglio del reddito di cittadinanza che non ha fatto altro che aumentare la quantità di povertà assoluta e relativa che c'è nel nostro paese: quella assoluta, raccoglie fra 5 e 6 milioni di persone. 

lunedì 30 ottobre 2023

30 ottobre - ORE 12 - Controinformazione rossoperaia - La grande manifestazione a Roma per la Palestina - La finanziaria del governo al servizio dei padroni

 

30 ottobre - info: GIUSTIZIA E RISARCIMENTI PER LE PARTI CIVILI AL PROCESSO AMBIENTE SVENDUTO A TARANTO

presidio al tribunale di Taranto martedì ore 9.30 conferenza stampa delle parti civili del processo ambiente svenduto info 347- 5301794


IL 31 OTTOBRE ALLE ORE 9,30 AL TRIBUNALE DI VIA MARCHE presidio ASSEMBLEA rappresentanti dei lavoratori ex Ilva- lavoratori e operatori cimitero - cittadini Tamburi- paolo sesto- familiari morti di tumore PARTI CIVILI DEL PROCESSO ILVA ambiente svenduto

ORGANIZZATE DALLO SLAI COBAS, CON PRESENZA AVV. SOGGIA,

per fare il punto sulla battaglia per i risarcimenti a partire dalla provvisionale decisa dalla sentenza di primo grado - per rilanciare l’attenzione sul prossimo processo di appello - per denunciare l’atteggiamento delle difese dei condannati che vogliono rovesciare i verdetti di condanna e lavorano in forme ostruzionistiche per ritardare il secondo grado e andare verso la prescrizione


parti civili processo ambiente svenduto

30 ottobre 2023

30 ottobre - info buona notizia: PROCESSO UNES: DISINTEGRATO IL "TEOREMA-ICHINO"!!! IL PICCHETTO NON E' VIOLENZA PRIVATA!!!

 

Lo scorso 17 ottobre, nelle stesse ore in cui la nostra organizzazione era impegnata con tutte le sue forze per la riuscita dello sciopero generale e della manifestazione a Ghedi, ci è giunta la notizia che il GIP del Tribunale di Milano sez. penale, dott.ssa Daniela Cardamone, ha decretato la definitiva archiviazione del procedimento penale a carico di 32 lavoratori e militanti del SI Cobas (tra cui 4 esponenti dell'esecutivo nazionale: Papis Ndyaye, Alessandro Zadra, Ba Ibrahima e Asmeron Zemenfes) difesi dall'avvocato Eugenio Losco a seguito delle denunce sporte dai padroni della cooperativa LGD e dal loro presidente Giuseppe Ghezzi durante gli scioperi avvenuti ad agosto e settembre 2021 fuori ai cancelli dei magazzini UNES- BRIVIO & VIGANO di Truccazzano e Vimodrone (MI). La notizia rilevante non è tanto il decreto di archiviazione in se, quanto le motivazioni "da manuale" con le quali il GIP ha smontato e letteralmente travolto i teoremi repressivi di padroni e Questura, al punto che riteniamo il testo di questo dispositivo come un vero e proprio "vademecum" sull'esercizio reale (e non solo simbolico) del diritto di sciopero, da utilizzare e sbandierare ogni qualvolta le forze dell'ordine provano a sgomberare con la forza un picchetto per tutelare i profitti e svolgere il loro ruolo di cani da guardia dei padroni. Come molti ricorderanno, la vicenda degli scioperi e delle mobilitazioni alla UNES, causata dalle condizioni di ricatto e di supersfruttamento imposte ai lavoratori della cooperativa in appalto LGD, era giunta nei mesi scorsi alla ribalta dei media poiché i padroni avevano scelto come loro difensore l''"insigne" giurista Pietro Ichino, esponente di spicco del PD noto per le sue prese di posizione reazionarie sul diritto di sciopero e a favore della precarizzazione estrema dei contratti. Ichino, tanto per non smentire il suo decennale curriculum antioperaio, aveva avuto la "brillante" idea di chiedere al SI Cobas un risarcimento-danni colossale per i mancati guadagni provocati all'azienda dagli scioperi: una richiesta che, per quanto ridicola e fascista, faceva leva proprio sul procedimento penale e sulle denunce di violenza privata (art.610 del codice penale) che i padroni e la Digos hanno fatto partire contro gli scioperanti, come è loro costume quasi a ogni picchetto operaio. Ma entriamo nel merito del contenuto magistrale del decreto di archiviazione con cui il GIP conferma l'analoga pronuncia formulata pochi mesi fa dal PM, dott. Enrico Pavone. Il principio affermato e ribadito più volte nelle 18 pagine del dispositivo è tanto semplice quanto perentorio:

un picchetto fuori ai cancelli in occasione di uno sciopero, condotto dai lavoratori attraverso l'ostruzione delle vie d'accesso al posto di lavoro operata con la loro presenza fisica e finalizzato ad impedire l'ingresso delle merci, non può in alcun modo essere punibile come "violenza privata".

Ciò per molteplici ragioni:

domenica 29 ottobre 2023

29 ottobre - da tarantocontro: LUNEDÌ ALLA TESSITURA ALBINI MOTTOLA

È in corso il presidio unitario di tutte le OO.SS alla ex 

Tessitura Albini - Mottola


Lunedì alle 14.30 saranno al presidio i Coord. prov. 

dello Slai Cobas con i tre rappresentanti operai Slai 

Cobas che stanno partecipando al presidio, anche per 

una conferenza stampa.

I fatti ci hanno dato ragione. Ora è il tempo di lottare 

unitariamente per davvero per riaprire la fabbrica 

tutelando lavoro, salario e diritti, a partire dalla 

continuità della cassa integrazione fino a vere soluzioni 

lavorative per tutti

info wa 3519575628


29 ottobre - info assassini sul lavoro: ArcelorMittal uccide anche in Kazakistan

 traduzione ufficiosa 

Kazakistan: almeno 25 morti in una miniera ArcelorMittal, 

Dipendenti e parenti dei dipendenti si riuniscono davanti all'ingresso della miniera ArcelorMittal a Kostenko, nel Kazakistan centrale, sabato 28 ottobre 2023

Almeno venticinque persone sono morte sabato 28 ottobre in un nuovo incidente avvenuto in una miniera del gigante mondiale dell'acciaio ArcelorMittal in Kazakistan, secondo un rapporto pubblicato dal gruppo, che è ancora provvisorio. L'annuncio dell'incendio e il numero delle vittime hanno scatenato l'ira del presidente del Paese dell'Asia centrale, Kassym-Jomart Tokayev, che ha ordinato al suo governo di “porre fine alla cooperazione” con il gruppo.

Tokayev ha subito annunciato la creazione di una commissione d'inchiesta. Il governo ha successivamente dichiarato in un comunicato stampa che “si lavora per la nazionalizzazione della filiale locale ArcelorMittal Temirtau. “ArcelorMittal può confermare che le due parti hanno […] recentemente firmato un accordo preliminare per una transazione che trasferirà la proprietà alla Repubblica del Kazakistan”, il gruppo in un comunicato stampa ha specificato “l'impegno a finalizzare questa transazione entro il più breve tempo possibile”. possibile".

Il peggior incidente minerario in Kazakistan dal 2006

L'incidente è avvenuto nella miniera di Kostenko, situata non lontano dalla cittadina di Karaganda, nel centro del Paese. L'amministrazione regionale ha segnalato un incendio nella notte tra venerdì e sabato, inviando 40 soccorritori sul posto, mentre il ministro per le situazioni di emergenza del paese, Syrym Charipkhanov, ha annunciato che si sarebbe recato sul luogo della tragedia. Le cause dell'incidente non sono state specificate. “Al momento, 25 dei nostri dipendenti sono stati confermati morti e altri 21 risultano dispersi. 206 persone sono state evacuate in sicurezza. Non ci sono parole per esprimere la devastazione che l’azienda prova a seguito di questo incidente”, ha affermato ArcelorMittal in una nota.

ArcelorMittal gestisce una quindicina di fabbriche e miniere in questa zona industriale estremamente inquinata di questa immensa ex repubblica sovietica ricca di risorse naturali. Il governo kazako ha denunciato negli ultimi mesi la “natura sistemica” degli incidenti che hanno coinvolto il gruppo, che sono costati la vita a “più di cento persone dal 2006”.

Si tratta del peggior incidente minerario avvenuto in Kazakistan dal 2006, quando 41 minatori persero la vita in un sito ArcelorMittal e il secondo incidente mortale in due mesi in un sito del gruppo, dopo la morte di cinque minatori a metà agosto nella stessa regione

sabato 28 ottobre 2023

28 ottobre - LAVORATORI, LAVORATRICI NON POSSIAMO STARE ZITTI, NON POSSIAMO NON SCHIERARCI

 


28 ottobre - info: COLPEVOLI SENZA CONDANNA!

 

Il 30 giugno 2022, la Corte d’Appello di Firenze, nel processo di 4° grado (appello-bis) della strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009 (sono trascorsi 14 anni e mezzo da quella tragica e drammatica notte), ha condannato 13 soggetti tra Ad, presidenti, direttori e dirigenti, delle società coinvolte e responsabili del disastro ferroviario.

Mauro Moretti a 5 anni, Soprano ed Elia a 4 anni e 2 mesi, Castaldo a 4 anni, Pizzadini e Gobbi Frattini a 2 anni e 10, e delle società tedesche e austriache con pene da 4 a 6 anni. Pene miti! Di fronte a 32 Vittime, a decine di feriti di cui alcuni gravissimi. Costoro sono stati riconosciuti responsabili per aver provocato la strage ferroviaria di Viareggio.

Questo hanno scritto 4 sentenze e 14 giudici. Tre reati già stati prescritti, ora per il 5° grado (Cassazione-bis) sono state calendarizzate tre udienze: 4 e 18 dicembre 2023, 15 gennaio 2024.

I condannati si appellano alla sospensione del processo per incostituzionalità del reato “disastro ferroviario”. La prescrizione, di fronte a stragi come quella di Viareggio, è un mostro nei confronti delle Vittime e dei loro familiari. Il dolore dei familiari MAI andrà in prescrizione. Le Vittime pretendono giustizia!

Quando la legge vigente permette a chi è condannato anche in Cassazione di eludere le proprie gravissime responsabilità, cari ministri e cari amministratori di governo e di giustiza o siete in grado di non intendere e volere oppure avete fatto proprio il cinismo dell’incapacità.

24 ottobre 2023

- Associazione dei familiari “Il Mondo che vorrei”

- Assemblea 29 giugno

dalla stampa

 

Strage di Viareggio, presidio dei familiari delle vittime a Montecitorio

diSimone Dinelli

Obiettivo del “blitz” nella capitale era quello di tornare ad accendere i riflettori sulla vicenda, a poche settimane dall’avvio – previsto per il 4 dicembre – del processo di Cassazione bis

28 ottobre - VIDEO da Gaza attacco nella notte del 27 ottobre dello Stato di Israele

domenica 22 ottobre 2023

PRESIDIO TENARIS E ANCORA UN OPERAIO UCCISO ALLA MF ACCIAI NELLA GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE DEL 20 DI OTTOBRE CONTRO I PADRONI E IL LORO GOVERNO MELONI

La nostra attività per lo sciopero generale del 20 ottobre, lanciato da alcuni sindacati di base e di classe, non ancora lo sciopero generale necessario, ma parte dell’attività di costruzione dello sciopero generale in grado di bloccare le grandi fabbriche, gran parte del paese e avere un forte impatto sul governo, a Bergamo si è chiusa con un presidio alla portineria centrale di TenarisDalmine.

Al centro dello sciopero, la lotta contro i padroni e il loro governo Meloni, le dure condizioni di lavoro in fabbrica, le parole d’ordine centrali oggi per ‘forti aumenti salariali, lavoro stabile per tutti, salario minimo garantito, basta morti sul lavoro, difesa della salute e sicurezza’. Uno sciopero ancora di minoranza in fabbrica e ripartito tra i vari reparti del grande impianto siderurgico che Direzione e sindacati confederali in sintonia, si sforzano, senza riuscirci, di far apparire normalizzato e sotto controllo.  Un presidio dove abbiamo unito la solidarietà alla resistenza del popolo palestinese, contro lo stato di Israele, nazi sionista, la sua occupazione militare, perché senza giustizia non ci può essere pace. Riuscendo in alcuni casi a far chiarezza tra gli operai, sulla propaganda terroristica dei media a favore di Israele e degli interessi imperialisti che difende in tutta l’area.

Uno sciopero sostenuto con l’esempio delle forti mobilitazioni della Francia, sia del grande sciopero degli operai dell’auto Usa, per la sua piattaforma avanzata che per il metodo di lotta adottato. Degli esempi dei focolai di sciopero a Melfi e Pomigliano del gruppo Stellantis, della importante battaglia nazionale, che a Taranto impegna gli operai dell’Acciaieria Italia e appalti.  Operai che i conti li devono fare anche con i sindacati confederali, in particolare con il falso movimento di Landini, che alza la voce in tv ma di usare ‘la forza dei 200.000 di Roma’ per lottare nelle fabbriche, non se ne parla.  Per uno sciopero e una lotta degli operai che deve diventare generale, fare i conti con i governi, dalla parte dei padroni, oggi è la fascista Meloni, con una politica antioperaia infarcita di propaganda come l’inefficace carrello tricolore, o l’attacco demagogico ai poveri senza reddito, i provvedimenti a difesa dei profitti, scaricando sui proletari i costi della crisi e della guerra imperialista, anche con la nuova finanziaria che devasta la sanità pubblica e le pensioni, mentre aumentano le spese per gli armamenti e il deficit dello stato.

 

 Una giornata segnata, a pochi chilometri di distanza, alla MF Acciai di Pontida da un altro operaio ucciso nella guerra del profitto. Travolto dal macchinario su cui stava operando’ è la cronaca laconica e complice dei media borghesi, per nascondere le condizioni di lavoro reali, per portare l’attenzione sull’aspetto tragico della morte, sempre pesantissima per le famiglie dei lavoratori colpiti, allontanando l’attenzione dai padroni, responsabili di tutti questi veri e propri crimini impuniti.

I morti sul lavoro in provincia di Bergamo, secondo le stime ufficiali nel 2023 sono già raddoppiati rispetto al 2022. E non serve certo l’indignazione a freddo, due ore formali di sciopero a fine turno indette per il 26 ottobre da Cgil Cisl Uil, lacrime di coccodrillo per chiedere ai padroni interventi e a copertura delle responsabilità che in in fabbrica hanno loro stessi, nelle condizioni di lavoro nocive e pericolose, dove la loro produttività, precarietà, e i salari ad incentivo (cosiddetto premio di produzione) sono tutto il contrario della difesa della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Questo infortunio possiamo dire che è parte della lotta del ‘20 ottobre’, perché è un nuovo doloroso allarme sulle condizioni di lavoro, dimostra e ricorda ancora una volta, come abbiamo portato alle portinerie in questi giorni, che nelle fabbriche e in tutti i posti di lavoro, sicurezza vuol dire l’intervento diretto e autorganizzato degli operai sulle linee, contro i ritmi selvaggi, la mancanza e i ritardi della manutenzione, vuol dire la rivolta contro le attuali condizioni di lavoro, gli infami accordi sindacali per la produttività, le intimidazioni e la repressione padronale.

E di come sia necessaria, per collegare e rafforzare questa battaglia nelle fabbriche e nei posti di lavoro, una RETE NAZIONALE, per la sicurezza nei posti di lavoro e nei territori.

sabato 21 ottobre 2023

21 ottobre - NELLO SCIOPERO DEL 20 A TARANTO LA LOTTA DELLE LAVORATRICI

Lo sciopero del 20 ott. riporta in piazza con forza le esigenze delle lavoratrici/lavoratori degli asili. Chi lavora per l'unità delle lavoratrici e chi invece pratica divisione... 

Venerdì 20 in mattinata le lavoratrici delle pulizie/ausiliariato asili nido di Taranto hanno scioperato, unendosi a tutte le lavoratrici e lavoratori che in tanti posti di lavoro hanno partecipato allo sciopero generale indetto dai sindacati di base classisti e combattivi, per il diritto a un salario e un lavoro dignitoso, alla sicurezza/salute. 

Organizzate con lo Slai Cobas hanno fatto in un presidio sotto al Comune in piazza Castello, durante il quale le lavoratrici avevano chiesto un incontro con il sindaco Melucci che però non le ha incontrate personalmente. L'assessore all'istruzione Fabiano Marti invece è sceso ad incontrarle e ha risposto alle domande delle lavoratrici sulle decisioni del Comune rispetto alle loro richieste di un aumento dell'orario di lavoro di almeno 5 ore giornaliere, rispetto alle 3 ore e mezza che fanno, frutto tra l'altro solo della loro lotta.

L'assessore ha ribadito che sta lavorando in tal senso, però le lavoratrici si sono lamentate anche dell'aumento dei carichi di lavoro e del non riconoscimento del fatto che da decenni fanno tutto il lavoro per garantire pulizia, cucina, mensa ai bambini, ecc, e che per questo lavoro faticoso in tutti questi anni hanno anche dato la loro salute, ma per il Comune restano sempre "l'ultima ruota del carro; e hanno ribadito la necessità della internalizzazione per porre fine ai rapporti lavorativi precari, e agli appalti al massimo ribasso che poi viene da parte delle Ditte scaricato sulle lavoratrici col taglio dei costi anche su attrezzature, salari, ecc.

L'assessore si è impegnato al più presto ad incontrare lo Slai cobas sc per formalizzare le proposte. 

Le lavoratrici sono pronte a continuare la lotta se le loro richieste non saranno accolte.

Detto questo, dobbiamo denunciare che Cisl e Usb hanno impedito che le loro iscritte, che pur il giorno prima in un altro presidio all'assessorato Pubblica Istruzione avevano manifestato la loro volontà di aderire allo sciopero del 20 e partecipare alla manifestazione sotto Palazzo di città, unitamente alle lavoratrici Slai cobas, scendessero in sciopero. Contro il volere delle lavoratrici, che vogliono essere unite per essere più forti, Cisl e Usb - che tra l'altro nulla hanno fatto nei mesi precedenti, nulla sapevano delle ultime discriminazioni subite dalle lavoratrici; mentre lo Slai cobas non c'è stato un solo mese/settimana che non ha rivendicato i diritti di tutte le lavoratrici, ottenendo anche dei risultati - hanno fatto nella prima mattinata del 20 un incontro separato, quasi "clandestino" con il Comune.   

Per quanto riguarda la Cisl non c'è chiaramente da meravigliarsi (anche durante l'iniziativa del giorno prima, il 19, il suo segretario, D'Alessio, si è tenuto in disparte, separato anche dalle sue iscritte che invece si univano tranquillamente alle colleghe dello Slai cobas); per l'Usb (che a livello nazionale non ha aderito allo sciopero del 20 ottobre) è vergognoso far passare l'idea che i diritti si ottengono con gli incontri e non con la lotta, e continuare a manovrare per dividere le lavoratrici.

Ma, sia chiaro, ciò che resta importante della giornata del 20 ottobre e che peserà nel futuro della vertenza è lo sciopero e la mobilitazione delle lavoratrici e lavoratori dello Slai cobas.

Azienda e Comune volevano mettere in un angolo lo Slai cobas, hanno cercato prima con provvedimenti disciplinari alle rappresentanti sindacali da parte della Ditta - "colpevoli" di aver denunciato nei precedenti scioperi e iniziative lo stato della mancanza di una sicurezza adeguata -; poi alzando un muro ad incontri e interlocuzioni di mettere in difficoltà, in difesa le lavoratrici slai cobas. 

Non ci sono riusciti! E ora le lavoratrici/lavoratori Slai cobas con le loro ininterrotte iniziative e soprattutto con lo sciopero del 20 ottobre, non solo dimostrano che la repressione non le ha affatto impaurite, ma che sono sempre più determinate, combattive a portare avanti la loro giusta lotta, passando, quindi, dalla "difesa" in cui volevano ricacciarle Ditta e Comune al nuovo "attacco". 


21 ottobre - LO SCIOPERO DEL 20 ALL'ISTITUTOTUMORI MILANO

 

Il presidio di oggi all'istituto tumori nonostante la pioggia ha avuto un buon impatto sia verso lavoratori sia verso parenti e malati.

Molti si sono fermati a leggere i cartelli o a chiedere il volantino, a cui è stato detto che lo sciopero era anche per i loro diritti alle cure; altri si sono fermati, anche a registrare e fotografare i cartelli, annuendo all'intervento al megafono;

una lavoratrice mentre usciva mi incitava a farmi sentire di più e abbiamo parlato della questione degli appalti e della necessità di unire le lotte, ma ha anche detto ma come mai ci sono i poliziotti in tenuta antisommossa spiegandogli che questa si chiama repressione del governo al servizio dei padroni. 

Ma l'impatto del presidio ha molto irritato la Direzione che nel pomeriggio di ieri ha fatto strappare le locandine che erano state attaccate ai timbri e nella bacheca esterna e che si è concretizzata con la provocazione della digos, 12 in tutto, a inizio e fine presidio, ma anche con un andare e venire dalla direzione, situata proprio davanti, a cui sono arrivate forte la denuncia delle condizioni in cui ci fanno lavorare e il loro ruolo di esecutori, in nome e per conto di regione e governo della privatizzazione selvaggia della sanità. 


 QUESTO L'INTERVENTO DELLA LAVORATRICE DI POSTE

Anche parte dei lavoratori e lavoratrici delle Poste partecipano a questo presidio perché riconoscono la gravità e la situazione drammatica in cui versa la sanità, in particolar modo in Lombardia, ma i motivi per scioperare, anzi per incominciare a lottare, perché non basta una giornata di sciopero sono sempre più numerosi e drammatici.
Per noi lavoratrici/lavoratori delle Poste sentiamo urgente e pesante soprattutto la riduzione del personale che ha delle ricadute sia come carichi di lavoro e sia come il problema della sicurezza nei posti di lavoro, che provoca, anche per noi, i suoi morti sul posto di lavoro. Un problema enorme!
Ma siamo qui soprattutto come donne/lavoratrici perché come donne che lottano ciò che portiamo in piazza non è solo la denuncia delle condizioni di lavoro, della discriminazione, dei salari più bassi, ma portiamo anche le oppressioni che subiamo, oltre che a lavoro, in famiglia e nella società.
Vogliamo denunciare anche la guerra di bassa intensità che subiamo noi donne con i femminicidio in costante aumento e delle violenze che subiamo, e non parliamo solo degli stupri, ma anche della violenza che subiamo dalle istituzioni quando ci vogliono colpevolizzare o quando affermano " che ce la siamo cercata".
L' elenco è molto lungo e questo nero governo continua a peggiorare la nostra situazione portando indietro le lancette della storia: ci vuole pesare in base ai figli, più figli più riconoscimenti, come fare sono fatti nostri, per non parlare di come ha usato in modo strumentale lo stupro orribile di Caivano per procedere con un decreto che non risolve nulla, ma permette solo più oppressione.
Potremmo continuare, ma per il momento viva la lotta e che "tutta la vita deve cambiare".


SCIOPERO 20 OTTOBRE A PALERMO: in fabbrica e in piazza

Ai turni mattutini ai Cantieri Navali a Palermo nella giornata di sciopero generale indetta dai sindacati di base e di classe. Diffuso il volantino piattaforma dello sciopero e il giornale della controinformazione operaia sullo sciopero e sulla Palestina. 

Agli operai è stata data informazione dello sciopero di oggi degli operai Ex Ilva di Taranto e della manifestazione a Roma,  in diversi hanno espresso solidarietà agli operai di Taranto ma criticando la Fiom e in particolare Landini che "non scatena la guerra" come ha detto un operaio. Affisse intorno alla fabbrica le locandine sullo sciopero e sulla manifestazione del  21 ottobre contro la guerra imperialista a Palermo in unità con le manifestazioni a Ghedi, Pisa e Taranto. 

______________________

A partire dalle 11,00 nel centro della città, in piazza Pretoria al Comune, le precarie e i precari Coop Sociali, lavoratrici della scuola, servizi... sono scesi in sciopero in unità e collegamento con gli operai, lavoratori, precari, disoccupati, migranti in sciopero oggi 20 ottobre e in lotta.
In piazza nella manifestazione promossa dallo Slai Cobas sc anche compagni/delegati della Cub, compagni del Pcl e giovani compagni del Fgc.



Contro il governo Meloni sempre più al servizio dei padroni e della guerra imperialista, antioperaio, antioproletario e antipopolare.






In solidarietà con gli operai ex Ilva oggi in sciopero e in manifestazione a Roma che hanno bloccato in protesta l'autostrada all'arrivo appunto a Roma, di cui sono arrivate le notizia in diretta da operai dello Slai Cobas sc.

Se davvero la nostra vita deve cambiare la nostra lotta di donne lavoratrici, precarie... deve essere a 360 gradi contro governo, padroni, questo sistema capitalistico hanno detto forte e chiaro in piazza le precarie e lavoratrici sempre in prima linea nella lotta

Al fianco del popolo Palestinese, contro l'assedio criminale a Gaza dello Stato nazisionista e terrorista di Israele, sostenuto pienamente dagli Usa/Stati imperialisti europei compreso l'Italia con il governo con a capo la fascista Meloni. In unità all'appello dei sindacati Palestinesi in sciopero oggi.
Tanti passanti, migranti e turisti hanno solidarizzato con i precari e lavoratori in sciopero e fatto tante foto e hanno condiviso l appello in solidarietà al popolo palestinese. Durante la manifestazione è stato letto integralmente l' appello dei sindacati palestinesi alla fine applaudito e sostenuto da slogans Palestina libera! SENZA GIUSTIZIA NESSUNA PACE!


Si è annunciata la manifestazione del 21 ottobre a Palermo contro la guerra imperialista facendo appello a partecipare.

Minicorteo improvvisato verso Palazzo Comitini/Città Metropolitana



A Palazzo Comitini la protesta continua. O incontri o non incontri, hanno denunciato i precari e le precarie Coop, noi continueremo a lottare e pace non ne avrete perché abbiamo ragione da vendere, il posto di lavoro e i diritti basilari non di toccano!






La lotta contro i palazzi del potere continua!

Una tappa di lotta, è stato detto in piazza, questo sciopero che deve portare un messaggio reale agli operai, lavoratori, lavoratrici, precari, disoccupati... proletari sulla necessità di collegarsi e unirsi per lottare su basi di classe verso la costruzione di un vero sciopero generale che blocchi la produzione di questo sistema dei padroni sfruttatori e contro il governo impregnato di fascisti oggi al potere,  a partire dalle fabbriche e si estenda a tutti i posti di lavoro, guardando anche agli esempi incoraggianti delle grandi lotte dei lavoratori in Francia contro la riforma delle pensioni e degli operai della Stellantis in USA in sciopero prolungato  di cui si è data informazione durante i magafonaggi 
 

Slai Cobas per il sc Palermo 

venerdì 20 ottobre 2023

20 ottobre - Lo Slai Cobas sc di Taranto porta alla Stellantis di Melfi la necessità dello sciopero generale

 

VOLANTINO DIFFUSO ALLE PORTINERIE DELLA STELLANTIS MELFI


INTERVENTO ALLA STELLANTIS DELL'OPERAIO DELL'ILVA DI TARANTO DELLO SLAI COBAS SC

Le aziende, e la Stellantis ne è un ottima rappresentante di questa situazione, stanno riducendo drasticamente il numero di lavoratori nelle fabbriche proprio in un momento storico in cui dichiarano record di profitti come mai prima d’ora. Con l’uso indiscriminato di cassintegrazione così come in molti casi delle delocalizzazioni, per non parlare dei trasferimenti forzati come avvengono qui alla Stellantis di Melfi e dei licenziamenti pretestuosi, come avvenuto a Mirafiori per scarsa produttività di un impiegato, siano all’ordine del giorno. I grandi profitti sono legati a doppio filo con l’intensificazione dello sfruttamento dei lavoratori, meno operai in fabbrica per maggiori carichi di lavoro su chi resta, questa condizione è destinata a peggiorare con la transizione green della quale, sia ben chiaro, noi siamo comunque pienamente favorevoli nella misura in cui questa porti nuovi posti di lavoro piuttosto che, come si prospetta invece adesso, li riduca in quanto le nuove auto necessitano di meno componenti e dunque meno lavoratori. Una pratica utilizzata per sfoltire il personale è quella degli incentivi all’esodo che gli operai dell’ex Ilva conoscono benissimo, nel momento del passaggio degli asset aziendali dai commissari ad Arcelor-Mittal cinque anni fa con la conseguenza che ad accettare fu una ristretta minoranza di coloro ai quali mancavano meno di due anni di contributi per andare in pensione, troppo alto il rischio infatti per tutti gli altri di restare disoccupati o al massimo senza un contratto stabile come l’attualità dimostra. Questa situazione si è tradotta in una cassintegrazione permanente senza alcuna prospettiva di rientro per i lavoratori colpiti.

giovedì 19 ottobre 2023

19 ottobre - APPELLO DEI SINDACATI PALESTINESI

 

Traduzione ufficiosa


Appello urgente dei sindacati palestinesi in sciopero

generale venerdi

Basta complicità, fermare l’attacco militare

di Israele

APPELLO ALL’AZIONE

Israele pretende che 1.100.000 palestinesi evacuino la metà settentrionale di Gaza, sottoponendoli a continui bombardamenti. Questa mossa spietata fa parte del piano di Israele, con l’immancabile sostegno e partecipazione attiva di Stati Uniti e della maggior parte degli Stati europei, di massacri senza precedenti contro i 2.300.000 palestinesi che vivono in Gaza per ripulire etnicamente la regione. Da sabato, Israele bombarda Gaza indiscriminatamente e intensivamente e ha interrotto le forniture di carburante, energia elettrica, acqua, cibo e medicinali. Israele ha già ucciso più di 2.700 palestinesi, compresi 614 bambini, raso al suolo interi quartieri, cancellato intere famiglie e ferito più di 10.000 persone. Alcuni esperti di diritto internazionale lanciano l’allarme contro azioni genocide di Israele.

Altrove il governo di ultra-destra israeliano ha distribuito più di 10.000 fucili ai coloni estremisti nella Palestina del 1948 e nella Cisgiordania occupata, per fomentare la spirale di attacchi e pogrom contro i palestinesi. Le azioni, i massacri e la retorica di Israele ne rivelano l’intenzione di realizzare la seconda Nakba da tempo promessa, espellere quanti più palestinesi è possibile e creare un “nuovo Medio Oriente” in cui i palestinesi vivano definitivamente sottomessi.

La risposta degli Stati occidentali è di pieno e totale sostegno allo Stato di Israele, senza neppure un accenno di diritto internazionale. Ciò ha perpetuato l’impunità di Israele, dando carta bianca per la sua sfrenata guerra genocida. Oltre al sostegno diplomatico, gli Stati occidentali riforniscono Israele di armi e legittimano la produzione di armi da parte di aziende israeliane nei loro stessi territori.

A fronte dell’intensificarsi della campagna militare di Israele, i sindacati palestinesi chiamano i loro partners a livello internazionale, tutte le persone di coscienza, a mettere fine a ogni forma di complicità con i crimini di Israele, cessando immediatamente il commercio di armi con Israele, tutti i finanziamenti e la ricerca militare. Il momento di agire è ora: è in gioco la stessa vita dei palestinesi.

Questa situazione di emergenza e genocidio può essere scongiurata solo dalla crescita massiccia a livello mondiale della solidarietà con il popolo palestinese che riesca frenare la macchina da guerra israeliana. Abbiamo bisogno di un’azione immediata –ovunque vi troviate nel mondo– che impedisca l’ulteriore armamento dello Stato israeliano e l’azione delle aziende coinvolte nel blocco di Gaza. Prendiamo a riferimento sono mobilitazioni sindacali e campagne internazionali del passato contro Italia, Stati Uniti e Sudafrica, contro l’invasione italiana dell’Etiopia negli anni ’30, la dittatura fascista in Cile negli anni ’70, l’apartheid e ogni altra campagna di solidarietà internazionale mondiale che ha limitato la portata della brutalità coloniale.

Chiediamo ai sindacati dei settori industriali coinvolti di

  1. Rifiutare di produrre armi per Israele.

  2. Rifiutarsi di trasportare armi verso Israele.

  3. Adottare mozioni in tal senso nei rispettivi sindacati.

  4. Agire contro le aziende complici che partecipano all’attuazione dell’assedio brutale e illegale di Israele, in particolare se hanno contratti con la vostra.

  5. Fare pressione sui governi affinché cessino tutti gli scambi militari con Israele e, nel caso degli Stati Uniti, smettano di finanziarlo.

Mentre lanciamo questo appello, assistiamo ai tentativi di criminalizzare e mettere a tacere ogni forma di solidarietà con il popolo palestinese. Vi chiamiamo a prendere la parola e passare all’azione di fronte all’ingiustizia, come hanno sempre fatto storicamente i sindacati. Lanciamo questo appello convinti che quella per la giustizia e la liberazione della Palestina sia una lotta determinata non solo a livello regionale ma mondiale. Essa è una leva per la liberazione di tutti i popoli oppressi e sfruttati nel mondo.

Federazione generale palestinese dei sindacati, Gaza.

Unione Generale dei Lavoratori dei Servizi Pubblici e del Commercio

Unione generale dei lavoratori comunali

Unione generale dei lavoratori degli asili nido

Unione generale dei lavoratori del settore petrolchimico

Unione generale dei lavoratori agricoli

Unione dei comitati femminili palestinesi

Unione generale dei lavoratori dei media e della stampa

Federazione generale dei sindacati palestinesi (PGFTU)

Unione generale degli insegnanti palestinesi

Unione generale delle donne palestinesi

Unione generale degli ingegneri palestinesi

Associazione dei commercialisti palestinesi

Federazione delle associazioni professionali, tra cui

Associazione dentistica palestinese – Centro di Gerusalemme

Associazione dei farmacisti palestinesi – Centro di Gerusalemme

Associazione medica – Centro di Gerusalemme

Sindacato dei giornalisti palestinesi

Ordine degli avvocati palestinesi

Associazione palestinese degli infermieri e delle ostetriche

Sindacato dei lavoratori degli asili nido

Sindacato dei lavoratori del servizio postale palestinese

Federazione dei sindacati degli insegnanti e del personale delle università palestinesi

Federazione generale dei sindacati indipendenti della Palestina (GFIU)

Nuova Federazione dei Sindacati Palestinesi (Nuova Federazione)

Unione generale degli scrittori palestinesi

Sindacato degli appaltatori palestinesi

Federazione dei sindacati degli operatori sanitari

Unione palestinese degli psicologi e degli assistenti sociali


mercoledì 18 ottobre 2023

18 ottobre - TARANTO: 20 ottobre SCIOPERO - 21 ottobre PRESIDIO CONTRO LA GUERRA, AL FIANCO DELLA PALESTINA

 

20 ottobre

Operai Slai Cobas Ilva in sciopero e coord provinciale a Roma alla manifestazione operaia sotto palazzo Chigi.

In sciopero lavoratrici pulizie e ausiliariato degli asili e lavoratori pulizie Amat - presidio sotto il Comune ore 9.30

21 ottobre


Taranto manifestazione dalle ore 16 in lungomare zona ammiragliato lato via Matteotti,

nel quadro della grande giornata di lotta del 21 ottobre con manifestazioni contro le basi militari Ghedi/Pisa/Palermo. Massima partecipazione di tutti e tutte 


- contro la guerra imperialista, contro la base navale Nato/Italia, contro il comando Nato a Taranto 

- noi stiamo con la Palestina contro stato sionista d’Israele e imperialismo - fermare l’attacco genocida di Gaza.