riceviamo e pubblichiamo
Come
Assemblea donne/lavoratrici (ADL) un’intervista a S.,
un’operaia della fabbrica Beretta di Trezzo, successivamente
all’assemblea telematica nazionale donne del 9 giugno sulla guerra
in cui appunto alcune operaie Beretta hanno partecipato.
Una
parte delle operaie in appalto nel salumificio Beretta, organizzate
con lo Slai Cobas per il sc, sono in lotta da mesi in difesa
del posto di lavoro, per migliori condizioni contrattuali e oggi in
particolare contro un grave accordo fatto dai padroni con la Uil che
taglia il salario già basso colpendo diritti basilari come la
maternità e chi si infortuna o denuncia gli infortuni.
Un
accordo firmato sottobanco senza comunicazione alle operaie, che
rappresenta il vero volto dei padroni e dei sindacato organicamente
dannosi e asserviti ad essi come i confederali, e che costituisce un
pericoloso precedente che si può estendere in altri posti di lavoro
contro altre lavoratrici, la lotta di queste operaie è pertanto
importante per tutte e tutti perché oltre all’aspetto della lotta
sindacale ha anche una valenza sul piano politico/ideologico per
quanto attiene alla lotta che come donne siamo chiamate a mettere in
campo contro la condizione di doppio sfruttamento e oppressione che
questo società capitalistica ci pone/impone.
ADL:
innanzitutto portiamo nuovamente solidali saluti a te e a tutte le
operaie in lotta dalle lavoratrici e compagne che aderiscono e
partecipano all’Assemblea Donne/Lavoratrici, con questa intervista
vogliamo fare conoscere in modo più ampio la vostra attuale
situazione e la lotta coraggiosa che appunto state mettendo in campo
da mesi e verso cui in questi giorni stanno arrivando da più parti,
da altre realtà di lavoratrici, collettivi, compagne… diversi
messaggi di solidarietà e sostegno. Una lotta non facile ma
necessaria e importante che in in questa fase si sta facendo contro
l’accordo firmato dai padroni con la Uil che peggiora e attacca in
modo significativo la vostra condizione di lavoratrici ma pone anche
la questione della condizione che vivete come donne, rispetto a
quanto accennavi in assemblea telematica in merito a tutte le
oggettive difficoltà a gestire per esempio il lavoro di cura in
famiglia, i figli… “difficoltà doppie, triple” essendo per la
maggior parte anche donne immigrate che non hanno nessuna risorsa a
parte il lavoro.
S.:
innanzitutto questo accordo non ce l'hanno neanche fatto vedere
interamente né ci hanno consultato, la parte che abbiamo visto
riguarda il “premio annuale” che noi avevamo prima senza vincoli
specifici ma era legato alla presenza, ancora prima era soggetto al
fatto che se ti assentavi più di 15 gg
di malattia e per maternità/congedi parentali non lo prendevi,
infatti quante volte per esempio io l'ho perso, avendo due figli, per
periodo di congedi parentali più lunghi.
Poi
c’è stato appunto il premio legato alla presenza e solo le operaie
che avevano meno di 18 mesi di lavoro non lo percepivano, ma
ultimamente non erano tante queste operaie perché al massimo
facevano 3/4 mesi di lavoro e se ne andavano quindi non arrivavano
neanche ai sei mesi, noi questo premio lo prendevamo infatti ogni sei
mesi, che comunque sia è una misura aggiuntiva nel salario che fa
sempre comodo visto il carovita e l’aumento costante dei prezzi…ma
adesso ci ritroviamo davanti un vincolo sul premio a mio avviso
troppo brusco perché che sia un figlio piccolo che sta male, e
questo può accadere spesso, o che stiamo male noi stesse si viene
penalizzate in modo più forte, si mette dentro questo accordo una
penalizzazione sulla fruizione della maternità/congedi
parentali/malattia bambino a brevissimo termine contro di fatto la
maggioranza delle operaie perchè
al
90% siamo mamme …
ADL:
ma questo accordo come penalizza nel concreto la maternità?
S.:
siccome questo premio è ogni tre mesi di circa 200 euro se fai un
giorno di assenza ti tolgono 50 euro, se ne fai due 100 euro, in
pratica se continui non lo prendi più, se è fortunato a non stare
male l’unico a prenderlo sarebbe l’operaio magazziniere, ma anche
lui prende tante volte la paternità perché la moglie lavora e si
devono alternare quando i bambini hanno qualche problema.
ADL:
ma voi siete a maggioranza donne in questa fabbrica? E quante siete?
S.:
si nel mio reparto siamo tutte donne a parte questo operaio
magazziniere, noi dell’appalto siamo 48/50, in totale arriviamo
forse a 400 operaie tra dirette e in appalto.
ADL:
questo accordo dei padroni fatto con Uil riguarda tutte le operaie
della fabbrica?
S.:
no riguarda solo noi operaie che siamo in appalto, e questo è una
discriminazione perchè le operaie dirette hanno un premio di circa
700 euro che non ha comunque questo tipo di vincoli così
stringenti, anche se si assentano per malattia i criteri posti
al raggiungimento della curva della malattia per una diminuzione del
premio non sono come questo accordo firmato ora con la Uil che è un
sindacato che rappresenta una minoranza delle operaie, pochissime
operaie, ma adesso questo accordo deve valere per tutte, in Beretta
c’è anche Cisl e Cgil ma i confederali li senti parlare e capisci
la loro vera natura, mi cambiavano le parole quando ho parlato con
alcuni di loro… prima di incontrare lo Slai eravamo Cisl, nelle
assemblee si capiva ben poco o si mettevano ad urlare se parlavamo…
Abbiamo
poi conosciuto lo Slai Cobas sc, si capisce quando un sindacato vuole
fare davvero qualcosa in difesa dei lavoratori sia nelle parole che
nei fatti anche se non sono facili.
ADL:
quindi in questa fabbrica ci sono reali differenze contrattuali,
salariali ecc tra le operaie cosiddette dirette, voi in appalto e le
interinali ma a parità di mansioni?
S.:
di fatto si a parità di mansioni, anzi forse noi operaie
dell’appalto per ceri versi facciamo anche di più, ma vi è qui
una logica di sfruttare di più e pagare di meno.
ADL:
ci spieghi meglio la vostra mansione, questa è una domanda che ci è
stata posta anche da lavoratrici di altri settori
S.:
noi dell’appalto siamo nel reparto imballaggio dove sulla linea
passano le buste con i salumi che si comprano nei supermercati,
queste buste arrivano da vari nastri dalla camera bianca dove vengono
affettati e confezionati i salumi, in queste buste si deve apporre la
data di scadenza, dopo che le buste passano nel metal detector e
nell’etichettratice ritornano a noi attraverso i nastri e iniziamo
a metterle nei cartoni, tipo 8/10 buste a cartone, chiudiamo,
mettiamo l'etichetta sul cartone e poi mettiamo sui bancali, facciamo
turni di 7,30 ore perché non c'è la mensa però veniamo pagate per
8 ore.
ADL:
alcuni anni fa come compagne Mfpr abbiamo fatto un’inchiesta tra le
operaie della Fiat di Melfi in particolare sull’aspetto della
salute e sicurezza che accanto ad aspetti più generali che
riguardavano tutti gli operai ha fatto emergere anche aspetti
specifici che incidevano in termini alquanto negativi sulla salute
delle operaie. Come incide il vostro lavoro sulla vostra salute e
condizione più generale di vita?
S.:
il nostro lavoro è molto usurante
soprattutto per le mani e la schiena perché sei sempre lì a
sfogliare le buste e a chiudere i cartoni, dobbiamo fare movimenti
rapidi, alcune di noi sono state operate al tunnel carpale, ma
emergono anche problemi frequenti alla schiena, io alcune settimane
fa per esempio ho dovuto fare una risonanza magnetica, non tanto per
lo stare in piedi ma per i movimenti continui per cui non abbiamo il
tempo per stare attente a come ci appoggiamo per esempio…facciamo
due turni, mattina e pomeriggio, facciamo due pause, una da 10 minuti
e una da 20 minuti… per il covid le mascherine ce le danno
giornalmente ma non ci hanno mai fatto fare tamponi neanche nei
momenti più rischiosi in cui ci sono state molte assenze di
malattia, soprattutto nelle camere bianche dove si affettano i
salumi, ma c’è stato un atteggiamento da parte dell’azienda di
coprire diciamo…
ADL:
secondo te sono bastevoli queste pause? Le operaie della Fiat si
lamentavano tantissimo sulla breve durata delle pause, alcune
dicevano non abbiamo neanche il tempo di andare in bagno a volte
lontano dai reparti che la pausa finisce, a maggior ragione se
abbiamo il ciclo…”
S.:
si in teoria diciamo che è così per noi operaie, precedentemente la
prima pausa era di 5 minuti … diciamo che siamo passate da una
situazione di più elasticità ad una situazione attuale in cui i
nuovi capi ora fanno controlli più pressanti sui minuti, abbiamo
visto che segnano quando usciamo e quando entriamo…
ADL:
vi siete dunque organizzate, almeno una parte di voi, con lo Slai
Cobas per il sc decidendo di iniziare una lotta in difesa del posto
di lavoro per contrastare il peggioramento della condizione
lavorativa, l’attacco a diritti basilari e sacrosanti, per
l’assunzione diretta di tutte contro un sistema di appalto che ha
portato anche a questo accordo padroni/Uil peggiorativo e
ulteriormente discriminatorio che divide di fatto e di più le
operaie anche in termini di lotta… ce ne parli?
S.:
in questo momento la cosa che ci preme di più è la chiarezza perché
comunque sia stanno facendo tantissimi cambiamenti e non sappiamo
quanto durerà perché quello che si sente dire è che di fatto non
c'è posto di lavoro, la speranza è di toglierci dal sistema di
appalto ed essere internalizzate ma non è affatto facile e anche lì
ci sono problemi, cioè per le operaie assunte dirette… per esempio
vedi la questione della formazione, noi avevamo chiesto di far fare
formazione alle operaie nuove assunte prima di metterle alla linea di
produzione, questo non è mai avvenuto, pochi giorni fa si è fatta
male una ragazza perché un operaia nuova ha acceso una macchina
mentre la ragazza aveva ancora le mani sotto… ho detto su questo
chiaramente come la pensavo, io sono delegata Slai, ma il
responsabile di reparto ha risposto “guarda che a noi la formazione
mica ce la pagano”.
Ho
detto “ noi non possiamo contemporaneamente farci carico dei nuovi
assunti per spiegargli la mansione, perché noi dell’appalto
facciamo la formazione a chi viene assunto diretto, mentre stiamo già
lavorando, è rischioso, dovete far fare solo l’affiancamento senza
metterci in linea, non è un problema nostro che non vi pagano la
formazione, ma così non è possibile, così rischiamo tutte e tutti
sia i nuovi assunti che i vecchi…” , alla fine è successo
realmente quello che temevamo, un’operaia si è infortunata e poi è
andata in ospedale, è chiaro che a chi come me è delegato sindacale
si tende a non dare tante informazioni su questi fatti ma in generale
su questa questione degli infortuni diciamo che c’è
l’atteggiamento di intimidire le operaie o ridimensionare gli
eventuali infortuni…