Tre
sono morti in Lombardia nelle Province di Milano, Brescia e Bergamo,
tra questi Angiolina Bassi una custode di 60 anni schiacciata da un
cancello nel bresciano, la provincia di Brescia con già 25 morti sui
luoghi di lavoro è anche quest’anno la “capitale” dei morti
sul lavoro in Italia, in provincia di Milano un uomo di 58 anni
carbonizzato in un infortunio domestico, il terzo un 56enne
schiacciato da un escavatore in provincia di Bergamo.
In
Provincia di Udine è morto un imprenditore di 74 anni, si chiama
Felice Zanni ed è stato travolto da un camion in manovra.
Un
anziano agricoltore è morto schiacciato dal trattore
nell’alessandrino, è il 111esimo dall’inizio dell’anno. Il
povero giovane romeno Simon Vasile Florin è morto schiacciato da un
tronco in Provincia di Trento, sono 3 i giovani stranieri 20enni
morti in questi giorni. Il Trentino Alto Adige si conferma la regione
con il più alto numero di morti in età lavorativa, se si contano
tutti e non solo gli assicurati a INAIL. Entro due giorni arriveremo
all’incredibile numero di 1000 morti (salvo miracoli) sul lavoro,
siamo a questa mattina a 993 morti complessivi, di questi 753 sui
luoghi di lavoro).
Colgo
l’occasione per invitarvi a visitare la mia mostra di pittura e
scultura a Bologna con inaugurazione il 15 ottobre alle ore 17, molte
opere sono su queste tragedie, tema che tratto con le opere dai primi
anni ottanta.
*Osservatorio nazionale di Bologna morti sul lavoro
In
questo articolo torniamo sull'accordo di luglio a Roma di Acciaierie
d'Italia, per parlare del legame che la vicenda Acciaierie d’Italia
ha in questo momento con la realtà nazionale e internazionale della
siderurgia, con gli universi industriali in relazione col mondo della
siderurgia sia come utilizzatori dell'acciaio sia come fornitori; e
per parlare delle motivazioni che vi sono dietro la vicenda ex Ilva
pienamente in linea con il carattere di questo governo.
I dati della
borghesia dicono che il 40% della produzione industriale italiana è
legata al ciclo della siderurgia e di questo la parte maggioritaria è
rappresentata dalle vicende che toccano Acciaierie d’Italia.
Quindi, quando si parla di acciaierie, siamo nel cuore del sistema
industriale dell'intero paese, oltre che di una vicenda sociale,
politica e umana che riguarda l'intera città di Taranto.
Partiamo dal
problema del recente accordo di luglio che ha posto una tappa con
l'accettazione di un accordo da parte di tutti i sindacati, compresa
l’Usb che, come sindacato di base, avrebbe dovuto essere il
sindacato dell'opposizione dei lavoratori a questo accordo.
Questo accordo è
per pilotare, attraverso un processo di cassa integrazione
permanente, il tentativo di ripresa industriale dell'ex Ilva dentro
il mercato nazionale e mondiale, consegnando la fabbrica,
svendendola, per la terza volta a nuovi padroni che se la stanno
disputando con diverse ragioni. Si tratta di soggetti forti
dell'industria italiana e internazionale.
Noi siamo coloro che
conoscono meglio la situazione e quindi siamo in grado di orientare e
fornire ai lavoratori, intesi in senso lato, un quadro più
approfondito e ricco, adeguato alla profondità della questione.
Abbiamo fatto nel 2012 sul sistema Ilva un libro “Ilva la tempesta
perfetta”, un libro presentato anche in diverse città italiane e
che ogni volta ha trovato attenzione.
Anche ora siamo
intervenuti in forma articolata, analizzando nei dettagli l'accordo,
con una critica della filosofia che c'è dietro le scelte del
governo, dei padroni.
Gli operai che ci
sono ora in fabbrica sono stati ridotti da questo accordo ai minimi
numeri e fanno un livello di produzione limitata. La ricaduta
sull'appalto non è meccanica perché esistendo comunque l'obiettivo
della ripresa della produzione da parte dei Commissari che ora
gestiscono Acciaierie d’Italia, gli operai dell’appalto stanno
facendo un'attività di manutenzione di messa a punto degli impianti;
questo fa sì che la maggiorparte degli operai delle ditte
attualmente sono al lavoro.
Questa situazione in
Acciaierie pone un problema consistente perché tu ti rivolgi a
operai che ora stanno lavorando ma che diventeranno subito
cassintegrati. Mentre la massa di operai che è fuori perché già da
tempo in cassintegrazione non è possibile raggiungerla facilmente.
Nel testo dell’accordo gli elementi sono davvero molti, a parte
i piani di cassintegrazione che sono la sostanza. Si tratta di un
accordo storico, sia per il modo di affrontare crisi di questa
natura, sia per le forme nuove di gestione della cassa integrazione.
(rimandiamo all’analisi dell’accordo fatta da noi e trovabile nel
blog tarantocontro)
Martedì 24/9 alle ore
17, nella sede Slai Cobas faremo il piano per lo sciopero; uno
sciopero che deve pesare! - E' importante che tutte le lavoratrici e
lavoratori ci siano, indipendentemente dall'iscrizione sindacale
Il Tavolo di "conciliazione" convocato dalla Prefettura
ha avuto esito negativo.
La Prefettura, nonostante nostra esplicita richiesta, non aveva
convocato il Comune, che invece è diretto responsabile della
maggiorparte delle problematiche da noi sollevate in questo anno, è
responsabile di averci scippato il mese estivo e quindi di che fine
fanno i soldi (presi dal "quinto" del nostro appalto)
già stanziati e non utilizzati per noi; è obbligato in solido per
le regolarità contrattuali e applicazione da parte della ditta del
capitolato d'appalto; è responsabile del miglioramento da noi
richiesto per il prossimo nuovo contratto d'appalto (questo in corso
scade a novembre di quest'anno). L'assessorato ai servizi educativi
si è limitato ad inviare alla Prefettura una lunga nota per ribadire
le solite cose dette nei nostri incontri diretti: va tutto bene, le
lavoratrici non sono nostre dipendenti e quindi ve la dovete vedere
solo con la ditta.
Servizi Integrati, presente al Tavolo, ha solo ribadito che
non vuole fare nessuna contrattazione di secondo livello (prevista
dal CCNL) e quindi non vuole dare aumenti salariali.
La Prefettura da parte sua si è limitata a registrare nel
verbale le posizioni, senza fare neanche il minimo tentativo di
"conciliazione" - dimostrando che questo "Tavolo di
conciliazione" serve solo a mettere i bastoni tra le ruote alla
proclamazione dello sciopero.
Insieme allo sciopero, avvieremo un ricorso collettivo. Per
questo martedì sarà presente in sede la nostra avvocata.
Le nostre richieste sono giustissime, ma solo con la lotta
possiamo ottenerle. Dobbiamo essere in tante allo sciopero per essere
più forti.
di Enzo Pellegrin
- Avvocato di Torino di parti civili/lavoratori cimiteriali dello
Slai cobas sc al processo "Ambiente svenduto"
Alla fine è successo ciò che si temeva. Nel
peggiore degli scenari possibili. Chi scrive ne aveva parlato ad
aprile di quest’anno (1).
Venerdì 13 settembre il Presidente della Corte
d’Assise d’Appello di Taranto, accogliendo un’eccezione formale
(e formalistica) della difesa degli imputati, ha letto il dispositivo
dell’ordinanza che ha annullato la sentenza di primo grado e
l’intero processo ILVA, stabilendo che il processo doveva
celebrarsi, e dovrà essere celebrato nuovamente, a Potenza,
ripartendo dalla fase delle indagini preliminari. Oltre sette anni di
processo di 1° grado, incidenti probatori, studi scientifici,
audizioni di testimoni, periti, consulenti tecnici, parti civili,
speranze e aspettative di giustizia di cittadini e lavoratori di
Taranto vanno completamente in fumo. L’eccezione formale accolta
dalla Corte di Secondo Grado riguardava l’articolo 11 del nostro
Codice di Procedura Penale: “I procedimenti in cui un magistrato
assume la qualità di persona sottoposta ad indagini, di imputato
ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato, che secondo le
norme di questo capo sarebbero attribuiti alla competenza di un
ufficio giudiziario compreso nel distretto di corte d'appello in cui
il magistrato esercita le proprie funzioni o le esercitava al momento
del fatto, sono di competenza del giudice, ugualmente competente per
materia, che ha sede nel capoluogo del distretto di corte di appello
determinato dalla legge”.
Che vuol dire in termini concreti?
La difesa degli imputati aveva
sostenuto che nel processo vi siano state le Costituzioni di parte
civile di due magistrati nel distretto di Taranto, costituzioni di
parte civile compiute quando i magistrati non facevano più parte
dell’ordine giudiziario e peraltro subito revocate e mai entrate
nella contesa processuale. Inoltre i medesimi difensori avevano
sostenuto che quasi ogni magistrato del distretto tarantino residente
nel capoluogo di provincia pugliese poteva considerarsi, al pari
delle parti civili, una persona offesa o danneggiata da reato.
Nonostante nessuno di questi magistrati si fosse mai ulteriormente
costituito od avesse mai assunto formalmente la qualità di persona
offesa, danneggiato o parte civile nel processo, per i difensori
tanto bastava per attivare una norma processuale eccezionale che
derogava ad un principio e diritto fondamentale sacralizzato
nell’art. 25 Cost.: “Nessuno può essere distolto dal giudice
naturale precostituito per legge”. Proprio perché norma
eccezionale, e derogativa di un principio costituzionale,
l’applicazione della deroga dell’art. 11 c.p.p., che comporta il
trasferimento del processo ad altro giudice del Distretto di Corte
d’Appello più vicino, deve essere di stretta interpretazione e non
ammette interpretazioni estensive od analogiche. E’ seguendo questa
logica che la giurisprudenza prevalente aveva riservato
l’applicabilità di tale normativa solamente ai casi in cui un
magistrato scenda sostanzialmente ed attivamente in campo nel
processo avanzando pretese risarcitorie: costituisce, infatti,
«ius receptum (n.d.r.: principio consolidato) nella giurisprudenza
il principio secondo cui, per l’attribuzione ad un magistrato della
qualità di danneggiato, è necessaria un’assunzione formale della
qualità di persona offesa (che passa attraverso un’iniziativa
volta a lamentare un danno o a chiederne il risarcimento), non
essendo sufficiente la denuncia di un fatto, in quanto atto
finalizzato soltanto a portare un determinato fatto a conoscenza
delle autorità competenti e non ad avanzare pretese risarcitorie».
(2).
Si chiede un incontro urgente con i dirigenti politiche sociali
Ci sarà la
copertura per tutti gli studenti vista l’incongruenza dei dati la
Regione trasferisce le risorse per 404 alunni mentre la Città
Metropolitana aveva parlato di 500 alunni?
Quando inizia il
servizio di assistenza igienico personale specializzato per gli
alunni disabili?
Scuola, dalle elementari alle superiori centinaia di studenti
disabili senza assistenza igienico personale
La denuncia il sindacato Slai Cobas: "La Regione non ha
trasferito i fondi alla Città metropolitana ed il servizio è
rimasto scoperto, situazione gravissima anche per gli alunni
dell'Infanzia, della Primaria e delle Medie" dopo il graduale
rientro fra i ranghi del Comune del personale che prima prestava
servizio negli istituti statali
I circa 500 studenti palermitani con disabilità che frequentano
le scuole superiori sono senza assistenza igienico personale
specializzata. La Città metropolitana, che ha competenza sugli
istituti di secondo grado, "non hanno ricevuto i fondi dalla
Regione per avviare il servizio la stessa Città metropolitana
non è nelle condizioni di anticipare le somme necesaria".
A denunciarlo è il sindacato Slai Cobas, secondo cui "anche
centinaia di studenti disabili delle scuole di primo grado
(Infanzia, Primaria e Medie) di Palermo sono in una situazione
gravissima" dopo il graduale rientro fra i ranghi del Comune del
personale che prima prestava servizio negli istituti statali.
I dipendenti del Comune hanno lasciato il posto ai
collaboratori scolastici, in forza di un parere del Consiglio di
giustizia amministrativa. Il Cga, infatti, ha stabilito che nelle
scuole statali l'assistenza igienico personale deve essere delegata
al personale Ata, opportunamente formato con appositi corsi visto che
si tratta di una mansione non prevista nel loro contratto. Dei 220
comunali rimasti alla fine dello scorso anno a svolgere questo
servizio, 100 sono rientrati in ufficio ad agosto e altri 120 lo
faranno a giugno 2025.
La mancanza di questo personale si fa sentire. "Il
pesante attacco ai diritti degli studenti disabili e ai lavoratori
del settore dell’assistenza igienico personale nelle scuole ormai è
norma", afferma lo Slai Cobas, che ha indetto due giornate
di protesta: oggi davanti all’assessorato regionale della Famiglia,
delle Politiche sociali e del Lavoro, e domani davanti a Palazzo
Comitini, sede della Città metropolitana.
"Ci sono alunni costretti a saltare le lezioni. E' un film
già visto e proprio per questo è tutto ancora più assurdo ed
inaccettabile. Chiederò immediatamente la convocazione in quinta
commissione all'Ars del governo e dei dirigenti del settore per fare
il punto della situazione e cercare di trovare al più presto una via
d'uscita a questa incresciosa situazione", afferma la deputata
del M5S all'Ars Roberta Schillaci, con riferimento al mancato
trasferimento dei fondi dalla Regione alla Città metropolitana.
"Come spessissimo accade - aggiunge la deputata - la macchina
amministrativa regionale si inceppa all'avvio delle lezioni e a farne
le spese sono gli alunni con disabilità e le loro famiglie, oltre a
tanti professionisti costretti a rimanere a casa contro la propria
volontà. Che le lezioni sarebbero riprese mi pare che fosse
ampiamente risaputo, perché, quindi, ci si ritrova ad dovere
affrontare questo problema? Attendiamo risposte dettagliate e,
soprattutto, soluzioni".
da Repubblica
Gli studenti che hanno bisogno di assistenza restano senza supporti:
uno scandalo tutto siciliano
Il problema riguarda 500 alunni della regione rimasti senza
assistenti
Per gli studenti con disabilità che necessitano di assistenza
igienico personale specializzata la scuola resta un’incognita.
Circa 500 ragazzi e ragazze degli istituti superiori o non
frequenteranno o lo faranno con molte difficoltà, e circa 200
assistenti specializzati resteranno a casa. Accade perché “la
Città metropolitana di Palermo, delegata dalla Regione per la
gestione del servizio, non ha denaro per avviarlo poiché
l’Assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e
del lavoro non ha trasferito la somma necessaria per l’assistenza
specialistica, e la stessa Città metropolitana non è nelle
condizioni di anticiparla”, come si legge nel comunicato stampa
degli Assistenti igienico-personale specializzati Slai Cobas sc
Palermo.
Nei giorni scorsi, una delegata del sindacato ha avuto
un’interlocuzione con il dirigente dell'ufficio politiche sociali
della Città metropolitana, che ha ammesso l’impossibilità di far
partire questo indispensabile servizio per mancanza di risorse. Una
pessima notizia, che arriva all’indomani di “un altro pesante
attacco ai diritti degli studenti disabili e ai lavoratori del
settore dell’assistenza igienico personale nelle scuole”,
continua la nota sindacale. A pagarne le spese, questa volta, sono
centinaia di bambine e bambini con disabilità delle scuole di primo
grado (infanzia, primaria e medie) di Palermo che “sono stati
privati dal primo giorno di scuola dal Comune di Palermo
dell’importante servizio di assistenza igienico personale
specializzata, gli assistenti stabilizzati da anni negli istituti
comprensivi della città sono stati infatti trasferiti dall’oggi al
domani negli uffici amministrativi comunali o occupati in altri
luoghi”.
Centouno assistenti specializzati con un diploma che hanno
lasciato il posto ai collaboratori scolastici a cui però spetta da
contratto solo l’assistenza di base. Per giustificare questo il
Comune riprende un parere della giustizia amministrativa (CGA) del
2020 secondo cui nelle scuole statali l’assistenza igienico
personale deve essere delegata ai collaboratori scolastici, formati
con qualche decina di ore di corso e occupati anche in altre
mansioni, e non più al personale specializzato che svolge solo
questo compito e ha alle spalle centinaia di ore di formazione e un
diploma. È chiaro a chiunque conosca davvero la disabilità che ci
sono tante situazioni in cui ad assistere questi studenti deve essere
personale preparato, perché ci sono bambini e ragazzi che devono
essere cambiati, imboccati, messi sulla carrozzina o che non parlano.
Inoltre, conclude la rappresentante Slai Cobas di Palermo “il
parere del CGA non ha modificato le leggi regionali vigenti, essendo
la Sicilia una regione a statuto speciale, come da legge 10 del 2019
(art. 16) che dice che il servizio di assistenza specialistica deve
essere erogato dai Comuni nelle scuole di primo grado e dalle Città
metropolitane in quelle di secondo grado”. Gli assistenti
specializzati hanno indetto due giornate di protesta: oggi davanti
all’assessorato regionale della Famiglia, delle politiche sociali e
del lavoro, e domani davanti a Palazzo Comitini sede della Città
metropolitana.
da PaP Palermo
Potere al popolo Palermo/provincia esprime
piena solidarietà alle e agli assistenti igienico sanitari, alle e
agli alunni e alle loro famiglie, delle scuole di Palermo.
Un
rimpallo di responsabilità tra Regione Sicilia e Comune di Palermo
sulla pelle dei lavoratori e degli alunni.
Un
servizio essenziale che ad oggi non verrà erogato per circa 500
alunni della scuole primarie alle scuole superiori di Palermo.
Entrambe
gli enti dicono di non avere i soldi.
Tutto
questo si inserisce in una cornice più ampia fatta di precarietà
istituzionalizzata e smantellamento dei servizi pubblici.
Potrebbe
essere anche questo un preludio di quanto accadrà nei prossimi anni
qualora la legge sull'autonomia differenziata dovesse passare, ma è
anche il segno di quanto di sbagliato è stato fatto con la contro
riforma del Titolo V nel 2001 firmato da Giuliano Amato con un
governo di Csx e successivamente con la controriforma costituzionale
a firma Monti (appoggiato da csx e cdx) che introdusse il pareggio di
bilancio e il vincolo europeo per le regioni.
Una
cornice in cui aumenterà sempre di più il divario fra regioni
ricche e regioni povere, fra nord e sud, fra pubblico e privato.
Una
cornice in cui la competitività, il libero mercato e l'aumento delle
spese militari non faranno altro che drenare sempre più risorse a
scapito delle maggiorana della società.
Roma:
14 anni sono trascorsi per la vicenda giudiziaria legata a Dante
De Angelis, il macchinista che per due volte era stato
licenziato dalle Ferrovie dello Stato, per le sue battaglie per la
sicurezza, intraprese come sindacalista e da Rappresentante dei
lavoratori per la sicurezza (Rls).
Tentativi da parte dei vertici delle Ferrovie di mettere a tacere
le sue denunce, allontanare chi, in prima persona si espone a difesa
dei diritti e della sicurezza sul luogo di lavoro nei confronti di
migliaia di lavoratrici e lavoratori, nonchè della collettività.
Finalmente, il 6 settembre 2024 è arrivata la sentenza della
Corte di Cassazione che ha infatti confermato l’illegittimità
dei dieci giorni di sospensione comminatagli nel lontano 2010 per
le dichiarazioni rese da De Angelis “sugli incidenti ai
viaggiatori per guasti alle porte e sui decessi per infortuni sul
lavoro” e per aver espresso solidarietà ai lavoratori
licenziati dalla Fiat di Melfi.
La Suprema Corte ha confermato come le critiche rivolte da De
Angelis a Trenitalia sono “state espresse nei limiti della
continenza e riconducibili al diritto di critica, in particolare
quello riconosciuto al lavoratore sindacalista e Rls.“
Il ricorso rigettato dalla Cassazione ha condannato Trenitalia al
pagamento delle spese per 4 mila euro.
I precari con forte spirito combattivo hanno riaperto la lotta
determinati a difendere il loro diritto al lavoro e il diritto allo
studio degli studenti disabili ma hanno portato anche una forte
denuncia contro i governi al potere, dal governo nazionale Meloni al
suo corollario regionale con a capo schifani, che senza scrupoli
attaccano sempre più pesantemente diritti basilari, governi
antiproletari e antipopolari contro cui si deve lottare ad ampio
raggio per cacciarli.
Al sit-in vivace di oggi, con slogan e denuncia al megafono costante,
volantinaggio alle macchine che passavano, non è mancata la
necessaria solidarietà delle precarie e precari verso il popolo
palestinese, verso i bambini palestinesi che non possono andare a
scuola e non possono avere una vita normale di bambini, i precari
hanno esposto per tutto il tempo questo cartello
La scuola è iniziata ma non per tutti, altro che diritto allo studio
proclamato ipocritamente dal Ministro Valditara, 500 studenti
disabili solo a Palermo ma migliaia in tutta la Sicilia sono ancora
una volta privati del servizio di assistenza igienico personale
specializzato così circa 200 Assistenti a Palermo ma migliaia in
Sicilia nuovamente sono sotto attacco nel loro diritto di lavorare.
La Regione e gli
enti intermedi siciliani , nel silenzio assenso del governo Meloni,
dicono di non avere soldi per il servizio di assistenza igienico
personale specializzato, un servizio essenziale previsto per legge.
E laddove queste
figure sono state invece stabilizzate come nelle scuole di I grado a
Palermo, il Comune di Lagalla vergognosamente ad inizio anno
scolastico le ha tolte per trasferirle in uffici a coprire vuoti di
organico di anni e anni su cui non sono mai state fatte assunzioni,
il tutto sulla pelle dei bambini alunni disabili e delle famiglie,
facendo carta straccia delle leggi vigenti.
E’ chiaro che si
tratta solo di operazioni che rientrano anche nel piano più generale
dei governi, dal nazionale attuale Meloni al regionale, di tagli
sempre più pesanti ai servizi pubblici come la scuola, la sanità, i
servizi sociali perché i soldi devono servire ad altro, all’
economia di guerra e alle imprese private da un lato mentre
dall’altro lor signori devono aumentarsi privilegi e poltrone d’oro
nei palazzi del potere.
Si è ottenuto un
incontro di una folta delegazione di precari con il capo di Gabinetto
Greco e alcuni dirigenti alquanto infastiditi dalla protesta che
rovina la loro immagine a livello cittadino, ma ipocrita!, i
rappresentanti della Regione hanno poi detto che avrebbero sbloccato
le risorse (230 mila euro per 404 studenti per il periodo
settembre-dicembre) e che non c’era bisogno di fare tutto questo
caos ma gli è stato ribadito che il fatto oggettivo è che ad oggi
la scuola è iniziata già da una settimana il servizio di assistenza
per gli alunni disabili nelle scuole superiori non c’è con danno
per gli studenti, le famiglie e i lavoratori !
DomanI si continua
la protesta alla Città Metropolitana Palazzo Comitini dalle ore
10,00
Riportiamo
il commento breve di Gianluca Vitale su questa grave sentenza della
Corte d'appello che ha deciso l'annullamento del lunghissimo processo
di 1° grado. Ma è importante, anche alla luce di quanto successo il
13 settembre, risentire e rileggere quello che aveva detto Vitale sia
in un'assemblea a Taranto all'inizio del processo d'appello sia in
un'assemblea a Torino sulle motivazioni della sentenza di 1° grado
Commento
dell'Avv. Gianluca Vitale alla sentenza di annullamento del processo
di 1° grado
Intervento all'assemblea
del 19 aprile 24 a Taranto, con le parti civili, fatta all'inizio del
processo d'appello
Intervento in un'assemblea pubblica a Torino del 11 marzo 2024 in
cui Gianluca Vitale si sofferma su alcuni passaggi importanti della
sentenza di 1° grado
"in
qualche modo riporta il carattere criminale del sistema di produzione
capitalista, del sistema di gestione della produzione"
E'
questo fondamentalmente che ha pesato nella decisione ora della Corte
d'appello di annullamento del processo di 1° grado!
"...il
processo di primo grado che è stato il più grande processo per
questioni ambientali e lavorative... Ha condotto a quella che può
essere definita una buona sentenza anche per alcuni passaggi che ci
sono. Ma è mancata la spinta propulsiva dei rapporti di forza. Anche
la Giustizia vive di rapporti di forza e anche il sistema giudiziario
ovviamente è influenzato da quelli che sono i possibili rapporti di
forza.
Venendo
a quello che è l'esito di questo processo. Esso ha visto anche nella
sua storia un braccio di ferro tra due organismi, tra due poteri
dello Stato che sono il potere giudiziario e il potere esecutivo.
Perché quando il potere giudiziario tentava di fare o ha fatto
determinate scelte, si è trovato di fronte la strada sbarrata dal
potere esecutivo. Il sistema Ilva ha visto la reiterazione per anni
dello scudo penale, che una aberrazione giuridica. Scudo penale che è
stato salvato ripetutamente.
Nelle
3800 pagine della sentenza, ci sono aspetti fondamentali che vale la
pena di ricordare. Una parteabbastanza ampia della sentenza parla di
“disastro ambientale”, e si parla di quello che è stato o che
dovrebbe essere il bilanciamento. Anche nella Corte costituzionale la
preminenza è data a quell'aspetto, al bilanciamento fra il diritto
all'ambiente, il diritto alla salute e il diritto all'impresa.
Sostanzialmente il diritto all'iniziativa economica. Questo significa
che quello che è stato percepito, anche dall'autorità giudiziaria
che ha affrontato questo processo, è stata questa dicotomia fra
diritto alla salute della popolazione tarantina e diritto alle
iniziativa economica, come iniziativa economica privata del grande
capitalismo privato.
Credo
che questo sia uno snodo fondamentale di questa vicenda, perché non
credo che si possa negare, ma nessuno credo l'abbia mai fatto, gli
effetti devastanti che un certo tipo di impresa ha avuto sulla città
di Taranto, che ha avuto sui lavoratori diretti dell'Ilva, sui
lavoratori degli appalti, e altri lavoratori. Ci siamo trovati a
difendere i lavoratori cimiteriali perché il cimitero del quartiere
“Tamburi” è attaccato all'Ilva e ne ha subito le conseguenze.
Il
secondo aspetto della sentenza, che credo sia ancora più centrale, è
la ricostruzione dell'attività imprenditoriale nella prospettazione
accusatoria, che poi è stata fatta propria anche dalla Corte di
Assisi di Taranto - vedremo la Corte di Assise di appello cosa
deciderà di questo sistema imprenditoriale – Come associazione
criminale, associazione a delinquere. Perché questo è importante?
Perché intanto non credo che sia molto frequente in questo tipo di
processi trovarsi di fronte a una contestazione di questo genere. Ma
perché a me sembra che la sentenza del processo Ilva sostanzialmente
sia una sentenza che restituisce il nocciolo duro del sistema di
produzione capitalista. Andando a vedere le pagine della sentenza che
sono dedicate alla contestazione dell'articolo 416, cioè del reato
associativo - che sono dalla pagina 3200 in poi – in cui viene
riconosciuto che c'era un sistema criminoso che vedeva come vertici
la famiglia Riva, ma anche i dirigenti aziendali. Un sistema
criminoso di cui, come tutti i sistemi criminosi, qualche volta
sembra di leggere passaggi di sentenze per “associazione mafiosa”:
doveva intessere dei rapporti col tessuto non solo locale, ma anche
nazionale.
Lunedì 16 settembre in protesta all’Assessorato Politiche
Sociali/Lavoro/Famiglia dalle ore 10,00
Martedì
17 settembre in protesta alla Città Metropolitana Palazzo Comitini
dalle ore 10,00
Il
pesante attacco ai diritti degli studenti disabili e ai lavoratori
del settore dell’assistenza igienico personale nelle scuole ORMAI
E’ NORMA per il governo regionale, oggi con a capo Schifani,
(cambiare per non cambiare niente anzi per peggiorare la condizione
di vita dei lavoratori, dei soggetti sociali più fragili e della
popolazione più in generale), per gli enti locali, il tutto
nell’ambito del grave silenzio/assenso del governo nazionale
Meloni, che ai tempi delle elezioni tanto si era allargato la bocca
sui diritti delle persone disabili.
Subito
dopo la gravissima situazione in cui centinaia di studenti disabili
delle scuole di primo grado (infanzia, primaria e medie) di Palermo
sono stati privati dal primo giorno di scuola di questo anno dal
Comune di Palermo con la giunta Lagalla dell’importante servizio di
assistenza igienico personale specializzata, gli Assistenti sono
stati infatti trasferiti dall’oggi al domani negli uffici
amministrativi comunali a coprire buchi di organico su cui non sono
mai state fate nuove assunzioni, un’operazione del Comune solo per
risparmiare soldi sulla pelle dei bambini disabili,
è
ALTRA GRAVE NOTIZIA DI OGGI che il servizio di assistenza igienico
personale specializzato non partirà neanche nelle scuole superiori
di Palermo e provincia.
La
Città Metropolitana, delegata dalla Regione per la gestione del
suddetto servizio, ha fatto sapere che non ci sono i soldi per
avviare il servizio poichè la Regione/Assessorato Politiche
Sociali/lavoro/Famiglia non ha trasferito neanche un centesimo in
merito, mentre la stessa Città Metropolitana non sarebbe nelle
condizioni di anticipare somme, per i palazzi del potere questa deve
essere la “normalità”!
Ancora
una volta la vita degli studenti disabili, circa 500 abbisognano del
servizio di assistenza igienico personale specializzato nelle scuole
superiori di Palermo e provincia, la vita delle famiglie e degli
Assistenti specializzati, precari storici del settore che da anni,
organizzati con questa O.S., lottano per difendere il loro lavoro e i
diritti degli studenti, anche insieme ai genitori in diverse fasi,
NON DOVREBBE CONTARE PROPRIO NULLA per questi scellerati governI!
Lunedì
16 settembre il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con
il Ministro Valditara del MIM saranno a Cagliari alla cerimonia di
inaugurazione dell’anno scolastico 2024/2025, ma di quale diritto
allo studio parleranno?? Diciamo a gran voce al Presidente Mattarella
e al Ministro del governo Meloni che quanto accade a Palermo ma in
generale in tutta la Sicilia non solo è di una vergogna inaudita,
per gli studenti disabili che o non frequenteranno la scuola o
avranno grandi difficoltà a farlo senza la presenza degli
Assistenti, non c’è nessuna piena garanzia del diritto alla
studio, ma tutto questo è anche assolutamente illegale visto quanto
contemplano la Costituzione e le leggi anche regionali pienamente
vigenti che per studenti disabili e lavoratori del settore devono
invece diventare carta straccia.
E’
chiaro che si tratta solo di operazioni per fare cassa che rientrano
anche nel piano più generale dei governi, dal nazionale attuale
Meloni al suo corollario regionale Schifani agli enti intermedi, di
tagli sempre più pesanti ai servizi pubblici come la scuola, la
sanità, i servizi sociali perché i soldi devono servire da un lato
all’ economia di guerra e alle imprese private mentre dall’altro
devono aumentare privilegi e poltrone d’oro nei palazzi del potere.
Ma a
fronte dei gravi attacchi di lor signori sferrati su studenti,
famiglie e lavoratori Assistenti igienico-personale specializzati,
rispondiamo con la lotta!
Slai Cobas per il sindacato
di classe di Taranto e l'Avvocata Antonietta Ricci rappresentante
parti civili Slai Cobas presenti all'udienza del 13 settembre
Avvocato Gianluca Vitale di
Torino rappresentante Slai Cobas e Medicina Democratica
ANSA
- L'Avvocato Gianluca Vitale, in una dichiarazione immediata
all'Ansa ha espresso preoccupazione, sottolineando come il
trasferimento del processo a Potenza potrebbe diventare “un
pericolosissimo precedente”. Vitale teme che, accogliendo le
eccezioni sollevate dai difensori, la decisione rischi di bloccare il
più grande processo per disastro ambientale mai celebrato in Italia,
aprendo la strada ad altri casi in cui, se tra le vittime figurano
giudici, i processi potrebbero essere annullati.
Da Sky Tg24 - Corriere del Mezzogiorno -
La Stampa - Il trasferimento del processo Ilva a Potenza "un'arma
in mano agli inquinatori". E' quanto afferma da Torino
l'avvocato Gian Luca Vitale, patrono di parte civile per Slai Cobas e
Medicina Democratica. "Naturalmente leggeremo le motivazioni -
spiega il legale - ma ora come ora siamo del parere che accogliendo
le eccezioni dei difensori degli imputati la Corte di Taranto rischia
non solo di mettere una pietra tombale sul più grande processo per
disastro ambientale celebrato in Italia. Il rischio è che si crei un
pericolosissimo precedente, un'arma in mano agli inquinatori: più
ampio e grave è l'inquinamento, più sarà possibile dire che tra le
potenziali vittime ci sono dei giudici e, quindi, più facile sarà
annullare il processo". Secondo Vitale "una norma posta a
tutela dell'indipendenza della magistratura, e quindi a difesa della
giustizia, diviene norma di ostacolo alla giustizia e di tutela della
logica del profitto a tutti i costi".
Avv.
Enzo Pellegrin Torino, che rappresenta alcune parti civili
organizzate dallo Slai Cobas:
"Occorre prima di tutto leggere la motivazione, purtuttavia,
come fu nel caso del petrolchimico di Marghera, il processo penale é
di per sé un'arma spuntata per la tutela degli interessi delle
classi popolari inquinate e della salute dei lavoratori.
L'approntamento di organi e agenzie amministrative che possano agire
in modo immediato ed esecutivo, nel contempo avendo poteri istruttori
pari alla magistratura e possibilità di sospendere, limitare o
revocare i diritti di proprietà privata, possono dare miglior prova
nel regolare in modo immediato ed equo i diritti di chi per primo ci
lascia la pelle. L'accertamento processuale può venire dopo e se del
caso modificare i provvedimenti presi. Ma una Commissione esecutiva
cautelare amministrativa, magari partecipata da elementi eletti da e
direttamente responsabili verso la comunità, avrebbe maggiore
efficacia".
Un vero scandalo, una vergogna! Poco fa il presidente della Corte
d'appello di Taranto, Del Coco, in meno di due minuti di lettura ha
annullato l'intero processo "Ambiente svenduto" di 1°
grado. 7 anni di udienze per avere giustizia CANCELLATI!
Il
processo viene trasferito da Taranto a Potenza e deve ricominciare
tutto da zero, dall'udienza preliminare.
Un
pesantissimo schiaffo agli operai Ilva, agli abitanti del quartiere
Tamburi e di tutta la città di Taranto, alle famiglie degli operai
morti, dei bambini morti.
Un
enorme e gravissimo regalo ai padroni, a tutti i loro complici
istituzionali, politici, agli avvocati degli imputati lautamente
pagati, e che ora potranno continuare ad essere foraggiati per altri
anni.
Del
Coco, con atteggiamento supponente prima ha rinviato la lettura
dell'ordinanza alle 14,30, con una lunghissima pausa da stamattina di
quasi 3 ore, inspiegabile, e poi non ha letto neanche le motivazioni
riservandosi di renderle pubbliche entro 15gg. E' stato evidente che
la pausa serviva solo a "sfoltire l'aula dalle parti civili".
La
realtà è che padroni, governo, giudici della Corte d'appello hanno
fatto una sorta di alleanza per salvare i padroni assassini e tutti
gli imputati e per consegnare ai nuovi padroni una ex Ilva non
gravata da nessuna condanna e provvedimento.
Noi
eravamo stati "cattivi profeti", quando abbiamo denunciato
che l'ordinanza di sospensione della provvisionale fatta da Del Coco
alla prima udìienza era un cattivo segnale, un preavviso della linea
pro Ilva di questa Corte d'appello.
Ma
non finisce e non può finire qui.
Lo
Slai Cobas mobiliterà le parti civili, chiama gli operai, la
cittadinanza di Taranto a ribellarsi a questa pesante offesa, morale,
pratica.
Stiamo
preparando per fine mese (quando vi saranno le motivazioni di questa
ordinanza) un'assemblea pubblica con la presenza degli avvocati
nostri di parte civile, e vogliamo preparare una grande
manifestazione.
Nello
stesso tempo stiamo già verificando tutte le possibilità di ricorso
legale contro questa ordinanza.
Già
domani sera nel presidio convocato in piazza Immacolata alle 18,30,
apriremo l'iniziativa con la vergogna di oggi.
Dall'apertura
degli asili comunali è in atto lo stato di agitazione delle
lavoratrici e lavoratori della Ditta Servizi Integrati srl, addetti
ai servizi di pulizia e di ausiliariato negli asili nido comunali di
Taranto.
Primo
passo verso giorni di SCIOPERO!
le lavoratrici devono lavorare tra gli scarafaggi
Lo stato di agitazione è motivato, oltre dalla perdurante grave
condizione di lavoro e le rivendicazioni che non trovano risposta -
aumento dell'orario di lavoro; attività lavorativa in tutto l'anno
senza periodi ciclici di sospensione; inserimento nel nuovo prossimo
contratto d'appalto dell’obbligo per le ditte appaltatrici
dell'applicazione di un salario minimo garantito; problematiche su
sicurezza e salute dei lavoratori; stop alla precarietà lavorativa -
anche da quanto accade in questi giorni. Al danno di aver scippato il
lavoro di un mese in questa estate da parte del Comune, si è
aggiunto la "sorpresa" che al rientro al lavoro del 2
settembre si pretende che le lavoratrici e i lavoratori svolgano
pulizie ultra straordinarie - non di loro competenza - per rimuovere
tutto lo sporco lasciato dai lavori edili. Le lavoratrici dovrebbero
pulire ambienti, armadietti, tavoli, giocattoli, sedie,
suppellettili, ecc. pieni di tufo, escrementi (anche di sangue) sui
pavimenti e nei bagni, in locali anche infestati da scarafaggi su
pavimenti, muri, mobili; tutto questo lavoro tra l'altro fatto senza
idonea attrezzature meccanica ed elettrica e senza adeguati Dpi.
LA LOTTA NON SI FERMERA' FINO A
RISULTATI CONCRETI PER I NOSTRI DIRITTI
MA VOGLIAMO DI PIU'!
VOGLIAMO CACCIARE QUESTA
AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI TARANTO che pensa a mettere
fondi solo per fare di Taranto una città turistica e peggiora le
condizioni delle lavoratrici;
VOGLIAMO FAR CADERE QUESTO GOVERNO
MELONI FASCISTA che da soldi ai grandi padroni, alle armi
per la guerra e attacca i diritti dei lavoratori e delle donne, dal
No al salario minimo al peggioramento della legge sugli appalti per
cui i padroni possono fare ciò che vogliono, e ora attacca il
diritto di lotta di noi lavoratori, fino a decidere il carcere per
blocchi stradali.
Riaprono le
scuole in Sicilia ma al momento nessuna certezza sulla ripresa del
servizio degli assistenti igienico personali specializzati e formati
nell’assistenza agli studenti disabili. Una criticità che si
ripresenta anno dopo anno.
Durante
il presidio intervento diretto dal processo per la Controinformazione
rossoperaia - ORE 12
Venerdi 13/9 il presidente della corte d'appello Del Coco si
esprime sulle eccezioni degli imputati, la principale delle quali è
che non si può fare a Taranto questo processo e va spostato,
riportandolo alla casella iniziale.
Chiaramente nell'aula del tribunale si sono espressi contro i PM e
le parti civili - primi fra tutti lo Slai cobas Taranto e il
centinaio di operai Ilva/appalto, lavoratori e operatori del Cimitero
ecc, abitanti quartieri Tamburi e Paolo VI, ecc, attraverso
interventi e memorie dei loro avvocati, Gianluca Vitale foro di
Torino, Lamanna, Ricci, Silvestre foro di Taranto.
In occasione della udienza del 13 facciamo appello a tutte le
parti civili e a tutti gli interessati al processo "Ambiente
svenduto" a partecipare all'udienza, che deve essere pubblica
come richiesto da noi nel corso delle udienze - in ogni caso vi sarà
un presidio informativo esterno dalle 10:00, saremo collegati con
alcune radio nazionali e con gli avvocati di Torino per informare
sull'udienza.
Slai Cobas per il sindacato di classe
Taranto - info parti civili/slai cobas 3475301704 WA 3519575628
Nell’ultima udienza di giugno noi siamo stati gli unici che abbiamo
parlato per portare le ragioni dei lavoratori e di tutte le parti
civili, perché dall'altra parte gli avvocati degli imputati sono
stati attrezzatissimi, per ben
tre udienze si sono presi l'egemonia generale perorando la loro
causa. È una questione da un punto di vista formale, giuridico e
processuale molto importante perché loro contestano la competenza
della Corte d'appello di Taranto, secondo loro il processo non doveva
essere celebrato a Taranto perché i giudici di Taranto non
garantirebbero una imparzialità nella decisione, perché i giudici,
dichiarano questi avvocati, anche loro respirano l'aria inquinata e
quindi non possono dare un giudizio imparziale.
Già
in primo grado gli avvocati degli imputati hanno posto questa
eccezione, che però è stata respinta dalla Corte. Riproponendo
questa eccezione in Corte d'appello, qualora venisse accolta,
significherebbe veramente un danno alla città di Taranto, perché
il processo si sposta in un'altra corte d'appello, quella di
Potenza generalmente riconosciuta per competenze territoriale.
Di fatto,
significherebbe che il processo deve essere rifatto completamente
tutto da capo. E questo significa incorrere nella prescrizione.
E' quindi un danno anche da un punto di vista morale per la
cittadinanza che ha subito e subisce un danno ambientale di questa
portata; nei confronti dei lavoratori poi il danno è ancora più
grande, perché riguarda anche la sicurezza. Il processo “Ambiente
svenduto” infatti non riguarda soltanto la questione ambientale, ma
tratta anche delle gravi inadempienze a livello di sicurezza in
fabbrica.
Quindi, il
trasferimento del processo significherebbe veramente fare un
ulteriore smacco a questa città già colpita e che, come ha definito
la Corte internazionale di giustizia, è una “zona di sacrificio”,
cioè una zona che deve accettare, che deve subire questa situazione
generale
Ma la questione di
questa fabbrica non si pone soltanto in termini di mancato rispetto
delle regole ambientali. Ciò che sottolinea anche questo processo è
che una fabbrica di per sé non è un danno per una popolazione,
ma è un danno quando questa fabbrica viene gestita in funzione solo
e soltanto del capitalismo. In quel momento la fabbrica diventa
dannosa.
Ecco perché
strenuamente si difendono i diritti dei lavoratori, i diritti di
tutela del lavoro, perché non è colpa della fabbrica, ma di come è
stata gestita. E’ ovvio che se questa fabbrica viene gestita
soltanto per raggiungere e massimizzare il profitto, costituisce
tutti questi danni a livello ambientale e a livello delle condizioni
di lavoro degli operai stessi.
Nella sentenza del
processo Ilva, di più di 3000 pagine, ci sono delle testimonianze in
cui i lavoratori parlano per esempio della tuta ignifuga, quella che
viene data per tutelare da eventuali problemi di incendio, ma una
volta che viene lavata, non è più ignifuga. Quindi di fatto un
lavoratore dell'Ilva su 300 giorni di lavoro ne passa 295 a rischio
incendio e solo per 5 giorni è tutelato. Uno potrebbe dire, vabbè,
basta dare un'altra tuta. E invece non avviene, perché per il
padrone significherebbe spendere più soldi.
All'Ilva ci sono
stati moltissimi grossi infortuni, tipo quelli avvenuti alla gru,
dove dopo 7 anni si è ripetuto lo stesso identico infortunio
causando la morte di un altro operaio e dando la dimostrazione che in
7 anni praticamente non è stato fatto niente: il governo niente
perché non è il diretto responsabile, il datore di lavoro perché
ha gestito la fabbrica per fare profitto e basta, e di tutto il resto
non si interessa.
Perché, quindi,
dire “chiudere la fabbrica” è sbagliato, perché non è la
fabbrica in sé che fa male, ma è come è gestita. Questo è un
concetto che deve essere ripetuto più volte: è una fabbrica
gestita in favore del profitto che fa male, non la fabbrica in sé.
Il 13 settembre noi
avremo la decisione del giudice della Corte d'appello circa
l’accoglienza o meno dell’eccezione che hanno sollevato gli
avvocati degli imputati. Le premesse non sono buone. Alla prima
udienza il Presidente ha annullato anche la provvisionale concessa
dal giudice di primo grado in favore di tutte le parti civili. La
provvisionale significa un risarcimento che viene dato appunto in
modo provvisorio, finché poi si calcola quello definitivo. Oltre
tutti i problemi per riuscire a rintracciare i soldi, perché nel
frattempo le società si sono fatte trovare tutte senza soldi, il
Presidente ha avuto la buona idea di togliere la provvisionale perché
- ed è un aspetto dell'ordinanza veramente deprecabile - ha detto
che il danno economico che subirebbero gli imputati qualora fossero
assolti sarebbe superiore rispetto a quello delle parti civili: "come
farebbero a recuperare questi soldi?". Quindi, ciò che è
diventato preminente da tutelare è il potere economico, la tutela
del patrimonio degli imputati rispetto alla salute, a tutti gli
operai morti, a tutti gli abitanti dei Tamburi morti e che continuano
a morire, a tutti i bambini morti per la leucemia. Il danno a questi
operai, a questi bambini è inferiore rispetto a quello patrimoniale
che subirebbero gli imputati.
Alcune
pagine della sentenza di primo grado sono un gigantesco
affresco del modo di produzione capitalista in action; Carlo Marx ci
sarebbe andato pazzo. Alcuni passi smontano l'idea che sia solo
una sentenza riguardante l'ambiente, quando invece è un'analisi del
processo produttivo e del rapporto produzione condizione operaia,
fotografato in maniera dettagliata attraverso i fatti concreti e le
perizie.
Noi siamo tenuti
a essere ottimi. Però stiamo allarmando le parti civili che può
succedere il contrario, che il processo venga realmente trasferito da
Taranto.
In questo caso
sarà legittimo protestare dentro e fuori del tribunale.
L’abbiamo già
fatto dentro il Tribunale contro un procuratore, Capristo, che voleva
affossare il processo. Abbiamo protestato in 10 in tribunale, la
Digos minacciava denunce, ecc. Però cosa è successo? Che alcuni
mesi dopo questo procuratore della Repubblica è stato arrestato.
Il processo
“Ambiente svenduto” è unico in Italia. Ha fatto storia. Ora
siamo a uno snodo perché il trasferimento del processo sarebbe
clamoroso, e deve trovare oltre la nostra protesta immediata la
mobilitazione della città e
anche su scala nazionale.
Ci occuperemo con una analisi dettagliata di ciò che sta succedendo
nei vari stabilimenti della Stellantis dove, in particolare,
interverremo direttamente con un presidio, con delle iniziative alla
Stellantis di Melfi e a quella di Mirafiori.
La crisi
dell'automobile mondiale si estende, la Volkswagen annuncia chiusure
di di stabilimenti in Germania trovando subito l'immediato no dei
sindacati, così come il gruppo Stellantis è sotto attacco anche
negli Stati Uniti, dove gli operai pensano a un nuovo sciopero.
Nel nostro paese
gli incontri e gli scontri tra il management della Stellantis e il
ministro Urso sono state pure chiacchiere, o meglio, dietro le
chiacchiere, c’è la sostanza che il piano della Stellantis marcia
a tappe forzate.
La produzione è
crollata in tutti gli stabilimenti del paese e sono finora 3000 gli
operai che hanno perso il lavoro in varie forme in quest'ultimi
tempi. Lo stabilimento di Melfi, ad esempio, ha visto crollare
drasticamente i volumi produttivi del 2024 passando da 99.085 vetture
a 56.935. Questo calo ha già messo in ginocchio l'intero indotto che
si trova a fronteggiare licenziamenti e cassa integrazione.
La transizione
verso l'elettrico in realtà è un cammino pieno di licenziamenti e
di attacchi alle condizioni dei lavoratori. D'altra parte la
Stellantis lo ha messo in chiaro: privilegia i mercati e i modelli
che gli diano una possibilità di profitti e questo avviene in altri
paesi. Invece negli stabilimenti italiani abbiamo dei numeri che
preoccupano i lavoratori. A Cassino si è passati da una produzione
di 30.000 vetture a 18.000, a Mirafiori da 52.000 a 18.000, a Modena
da 600 a 160. L'unico stabilimento dove attualmente la situazione
sembra meno negativo è quella di Pomigliano.
Dal 2014 ad oggi
sono 11.500 i lavoratori diretti usciti dagli stabilimenti italiani
di Stellantis di cui 2800 dagli enti centrali. Nel 2024 sono previste
ulteriori 3800 uscite incentivate che in realtà sono licenziamenti
mascherati a cui vanno aggiunti gli oltre 3000 lavoratori in
somministrazione che risultano già licenziati a giugno 2024.
Siamo di fronte
da un lato a un piano internazionale di Stellantis che privilegia gli
stabilimenti dove può avere massimi profitti, dall'altro un piano in
Italia che è di ridimensionamento obiettivo, tant'è vero che il
governo con il ministro Urso ha spesso minacciato che è necessario
in Italia far entrare una nuova industria automobilistica, in
particolare un gruppo cinese. Ma è Stellantis stessa che ha deciso
di fare un accordo per la vendita in Italia di macchine cinesi della
Leapmotor.
Quindi gli
effetti di questa crisi e di questo scontro mondiale che avviene
nell'auto vengono scaricati sugli operai e i lavoratori.
I lavoratori sono
sotto ricatto. Stellantis vuole trasferirne una parte direttamente in
Polonia e chiaramente gli operai come possono rispondere a questa
richiesta dell'azienda? La stampa parla anche di operai disponibili
ad accettare perché meglio avere un salario anche in Polonia che
rimanere in cassa integrazione e, in prospettiva, rimanere in esubero
in Italia. Ma la linea che occorre opporre è quella che i sindacati
confederali finora non hanno opposto, vale a dire unire tutti gli
stabilimenti in una lotta reale che punti alla tutela reale del
lavoro, del salario, con lo sciopero. Senza lo sciopero unitario dei
lavoratori della Stellantis non si possono mettere in discussione i
piani del padrone né tantomeno si riesce a cambiare l'orientamento
del governo che dice una cosa ma nella sostanza finora ha fatto
provvedimenti sotto dettatura richiesti dalla Stellantis.
Ora si tratta in
qualche maniera di costruire l'autonomia operaia rispetto alla linea
che viene proposta dai sindacati tutta spostata nelle richieste di
incontri al governo, tutta spostata nel coinvolgere le
amministrazioni regionali in piani che sono praticamente di
pilotaggio delle fuoriuscite dalla Stellantis. Invece della lotta per
difendere il lavoro e salario nella crisi, la linea è quella di
collaborare col governo e in particolare affidare il destino dei
lavoratori alle regioni e ai loro piani che sono sostanzialmente di
aiutare la dismissione in atto nelle fabbriche.
Le
lavoratrici e i lavoratori dello Slai Cobas per il sindacato di
classe di Taranto mandano un forte saluto a Mara Malavenda e alle sue
compagne e compagni di lotta.
Tanti di noi l'hanno potuta conoscere direttamente nelle sue
battaglie contro i padroni, i governi. Anche qui a Taranto contro
l'Ilva, per l'amianto, ecc.; sempre a fianco delle nostre lotte,
sostenendoci e dando un apporto enorme alle lotte; sempre con
semplicità, determinazione, gioia, sempre come una di noi pur se
stavamo lontani.
Ci siamo sentite vicini anche come lavoratrici per le sue
battaglie per le donne, che erano al centro delle sue parole, della
sua azione; un esempio di combattività per tutte noi.
Anche quando è stata in parlamento la sua attività - con lo Slai
Cobas e i suoi compagni di Napoli - è sempre stata al servizio della
nostra causa di classe sia immediata che futura, con coraggio e
sfida, senza mai alcun compromesso. Non abbiamo più avuto una come
lei.
E' una perdita importante sia per voi ma per tutti noi operai,
lavoratrici. Anche se siamo lontani, camminiamo nella giornata triste
di oggi fianco a fianco.
Lavoratrici e lavoratori
Slai Cobas per il sindacato di classe
9.9.24
Siamo molto tristi che Mara ci ha lasciato. Un forte abbraccio a
Vittorio e alle sue compagne, compagni di lotta.
La notizia
della sua morte è stata un colpo per noi, perchè Mara la
consideravamo e la considereremo sempre nostra compagna.
Datele un saluto anche per noi.
Qui a Taranto tanti operai,
lavoratori l'hanno conosciuta e apprezzata, per la sua passione nel
lavoro che faceva. E in tante occasioni abbiamo continuato anche in
questi anni più recenti a parlare di lei, delle sue battaglie. Ne
continueremo a parlare anche a chi non ha potuta conoscerla.
Per
noi è una grande tristezza anche personale, i tanti momenti insieme
nelle lotte dentro lo Slai Cobas e nell'attività esterna tra le
lavoratrici e lavoratori, nelle discussioni anche vivaci e a volte
non facili, sono stati sempre pieni di affetto, di profondo rispetto
per la sua forza, determinazione, combattività.
Compagne come
Mara resteranno sempre con noi. Margherita e Ernesto -
Taranto
8 Settembre 2024
Addio a Mara Malavenda: la sindacalista
che ha segnato la lotta operaia in Italia
Mara
Malavenda, ex parlamentare e storica sindacalista, è venuta
a mancare all'età di 79 anni nella sua casa di Bagnoli.
Co-fondatrice dello Slai Cobas, ha dedicato la sua
vita alle battaglie per i diritti dei lavoratori, lasciando
un'impronta indelebile nel panorama sindacale italiano. La notizia
della sua morte è stata resa nota da Vittorio Granillo,
membro dell'esecutivo nazionale del sindacato di base, che ha
rilanciato il suo impegno infaticabile per la giustizia sociale e per
i diritti dei lavoratori, sottolineando l'importanza del suo operato.
Il lascito di una sindacalista pionieristica
Mara Malavenda è ricordata come una figura
emblematicamente combattiva del sindacalismo italiano. Con
determinazione e coraggio, ha rotto le convenzioni stabilite dai
sindacati confederali, lottando per guadagni significativi e diritti
paritari, soprattutto per le donne nel mondo del lavoro. Granillo
ha affermato: "Chi come Mara ha lottato per cambiare le
regole non muore." Le battaglie condotte da Malavenda
hanno avuto un impatto duraturo, culminando in sentenze giudiziarie
che hanno rafforzato il diritto europeo nelle fabbriche italiane.
Nel corso della sua carriera, Malavenda ha
affrontato numerosi ostacoli e ha portato avanti lotte significative,
dall'occupazione di spazi istituzionali in segno di protesta a una
crescente attenzione sui temi della discriminazione di genere nel
posto di lavoro. Attraverso il suo lavoro, ha contribuito a dare voce
a molti lavoratori, rendendo le loro rivendicazioni pubbliche e
incoraggiando le nuove generazioni a seguire il suo esempio.
Un percorso politico significativo
Nel 1996, Mara Malavenda è
stata eletta come indipendente nelle liste di Rifondazione
Comunista, all'epoca in cui lavorava nello stabilimento Fiat
di Pomigliano d'Arco. Tuttavia, nel corso degli anni, la sua
avversione nei confronti delle politiche del Governo Prodi
la portò a essere espulsa dal gruppo politico. Da quel momento,
fondò il gruppo misto dei Cobas per l'Autorganizzazione,
continuando la sua battaglia per una rappresentanza più autentica e
efficace nel mondo sindacale.
Durante la sua carriera parlamentare, Malavenda
divenne famosa non solo per la sua tenacia ma anche per la quantità
di emendamenti presentati. Nel 1998, i Cobas
riuscirono a produrre oltre 170.000 emendamenti alla
Camera, un'impresa che la rese un simbolo di impegno e attivismo. Nel
1999, il suo lavoro continuò con la presentazione
di ulteriori 130.000 emendamenti alla Finanziaria,
dimostrando la sua capacità di mobilitare e mobilizzarsi a favore
dei diritti lavorativi.
L'eredità di una vita dedicata
Terminata la legislatura, Malavenda tornò al suo
secondo amore: la fabbrica di Pomigliano, dove
continuò a lavorare fino al raggiungimento della pensione. La sua
vita è stata caratterizzata da un attivismo instancabile e una
passione evidente per la giustizia sociale. Il suo operato ha
ispirato molti, rendendola una figura rispettata e amata nel mondo
del lavoro. A testimoniare il suo impatto sono i tanti colleghi che
la ricordano come una leader forte e carismatica.
La morte di Mara Malavenda segna la perdita di
una delle più influenti voci del sindacalismo italiano.
I funerali si svolgeranno domani, alle 10.30, presso
la chiesa Maria Santissima Desolata in via
Maiuri a Bagnoli, dove amici e sostenitori potranno darle
l'ultimo saluto e onorare la sua memoria.