Ma l'USB nazionale, le tante USB territoriali, e
tanti lavoratori classisti e di sinistra che pur ci
sono in questo sindacato, non hanno niente da
dire su tutto questo?
SEDE LEGALE E NAZIONALE TARANTO VIA LIVIO ANDRONICO, 47 tel 099/4792086 347/5301704 slaicobasta@gmail.com
Ma l'USB nazionale, le tante USB territoriali, e
tanti lavoratori classisti e di sinistra che pur ci
sono in questo sindacato, non hanno niente da
dire su tutto questo?
Per l'assemblea nazionale del 19 settembre, che è utile preparare anche con iniziative/assemblee territoriali, abbiamo un modello che ha funzionato, l'Assemblea delle lavoratrici e lavoratori combattivi del 27 settembre 2020 a Bologna. Essa è un buon riferimento per un confronto tra i lavoratori che si rifletta nelle lotte, nei posti di lavoro, come orientamento, sostegno verso lo sciopero generale del 18 ottobre.
Per il 18 ottobre ovunque è possibile lo sciopero deve essere blocco della produzione; inoltre lo sciopero deve voler dire raccogliere le energie e metterle nello scontro per estenderlo.
I licenziamenti nelle fabbriche, facilitati dallo sblocco dei licenziamenti del governo Draghi, la deriva politica segnata con l’assassinio brutale di Voghera, le manifestazione dei no vax al seguito dei fascisti, dei capi fascisti scortati dalla polizia con manifestazioni non autorizzate ma tollerate e coperte, quando ben sappiamo quale è il comportamento verso i lavoratori in sciopero, ecc. Questi temi non devono
Sulla manifestazione di Firenze della GKN il problema non è tanto la presenza dei confederali, questi fanno il loro sporco mestiere, che non è solo di cavalcare i movimenti, ma di avere un peso ai tavoli governativi e di Confindustria perché bene o male garantiscono il controllo sulla classe; il problema più grosso, sabato alla Gkn è stata la cosiddetta "opposizione" Cgil che rivendica quello che ha fatto fino a ieri e lo vuole portare nelle lotte oggi. Questa posizione può essere pericolosa perché si è radicata non solo nel "collettivo", ma in tanti lavoratori che questo collettivo hanno seguito in questi anni, portandoli a contestare i sindacati confederali, che però intanto all’esterno portavano alla situazione di oggi che conosciamo.
Ma abbiamo la necessità di confrontarci con questo pezzo della classe operaia perchè è una lotta importante che non può andare alla deriva dei "pellegrinaggi" al Mise.
E’ una sfida anche per noi riuscire a intercettare questi operai licenziati, perché ci sia una effettiva unità tra le fabbriche sotto attacco. Il nostro lavoro, deve essere all'interno, in relazione con questi operai, per l’unità delle lotte, per aprire le contraddizioni.
Calano complessivamente le denunce d’infortunio sul lavoro nel 2020 ma rispetto all’anno precedente si registra un incremento significativo degli incidenti mortali. Le denunce sono state poco più di 571 mila, meno 11,4% rispetto al 2019, un quarto delle quali relative a contagi da covid di origine professionale. Gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati 375.238, meno 9,7% rispetto all’anno precedente, di cui 48.660, il 12,97%, avvenuti fuori dell’azienda, ovvero con “mezzo di trasporto” o “in itinere”, nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro.
La relazione annuale del’Inail, presentata dal suo presidente Franco Bettoni, si rivolge direttamente alla Presidenza della Camera dei deputati, al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, per fare il punto sulla situazione del mondo del lavoro emersa dai dati dell’Istituto, che indica anche gli obiettivi prioritari per il futuro.
I casi mortali denunciati all’Inail sono stati 1.538, con un incremento del 27,6% rispetto ai 1.205 del 2019 che deriva soprattutto dai decessi causati dal covid, che rappresentano oltre un terzo del totale delle morti segnalate all’Istituto. Gli infortuni mortali per cui è stata accertata la causa lavorativa sono 799, un incremento del 13,3% rispetto ai 705 del 2019, di cui 261, circa un terzo del totale, occorsi “fuori dell’azienda”, con 93 casi ancora in accertamento. Gli incidenti plurimi, che hanno comportato la morte di almeno due lavoratori contemporaneamente, sono stati 14, per un totale di 29 decessi.
Secondo Bettoni il fenomeno infortunistico nel 2020 è stato fortemente condizionato dalla pandemia. Da un lato, infatti, ha comportato la riduzione dell’esposizione a rischio per gli eventi ‘tradizionali’ e ‘in itinere’, a causa del lockdown e del rallentamento delle attività produttive, dall’altro ha generato la specifica categoria di infortuni per il contagio da covid.
Sono calate notevolmente le denunce di malattia professionale, con poco meno di 45 mila patologie denunciate, una diminuzione del 26,6% rispetto al 2019. Ne è stata riconosciuta la causa professionale al 35,34%, mentre il 3,33% è ancora in istruttoria. Anche su questa flessione, in controtendenza con gli incrementi rilevati nel quinquennio precedente, ha influito l’emergenza epidemiologica. Le denunce riguardano le malattie e non i soggetti ammalati, che sono circa 31.400, di cui il 38,06% per causa professionale riconosciuta dall’Istituto. I lavoratori con malattia asbesto-correlata, causata cioè dalle fibre di asbesto, amianto, sono stati circa 900, mentre quelli deceduti nel 2020 con riconoscimento di malattia professionale sono stati 912, meno 19,79% rispetto al 2019, di cui 205 per silicosi/asbestosi.
“Il pesante bilancio infortunistico ci fa comprendere che non si fa ancora abbastanza – ha sottolineato il presidente dell’Inail presentando il rapporto – Non è sufficiente indignarsi ma occorre agire. Le norme ci sono e vanno rispettate. È necessario un impegno forte e deciso di tutti per realizzare un vero e proprio ‘patto per la sicurezza’ tra istituzioni e parti sociali. Coinvolgere gli attori del sistema nazionale di prevenzione, rafforzare i controlli, promuovere una maggiore sensibilizzazione di lavoratori e imprese, potenziare la formazione e l’informazione per costruire una cultura della sicurezza, a partire dal mondo della scuola, dare sostegno economico alle aziende: sono tutte azioni da perseguire con determinazione e l’Istituto è pronto a fare la sua parte”.
A fine Giugno si è fatta una riunione telematica regionale organizzata dallo Slai Cobas per il sc Palermo/Sicilia.
e la rischiano gli stessi turisti. E come se non contassero turni stressanti, mezzi obsoleti, caldo cocente, come sempre sul banco degli imputati si mettono i lavoratori. In questo caso la "causa" sarebbe il malore dell'autista. Appunto perché si sarebbe sentito male il lavoratore. Si sarà sentito male per le condizioni di lavoro a cui sono costretti.
«Andava a 20 all’ora». L’ipotesi di un malore del conducente. Un uomo in gravi condizioni.
Coricato sul fianco destro in uno stretto passaggio tra il muraglione e le cabine di legno del bagno Le Ondine, il bus bianco e arancione dell’Atc sembra gigantesco. Eppure i primi testimoni che si affacciano al muretto del lido («dopo aver sentito un rumore come di un crollo», raccontano) fanno fatica a vederlo, avvolto com’è da una nuvola di polvere. Sono le pietre e il terriccio che ha trascinato con sé mentre precipitava per cinque o sei metri dopo aver sfondato la ringhiera arrugginita lungo la strada che da Marina Grande sale verso il centro di Capri.
Il via libera ai licenziamenti decisi dal governo sono l'anticamera di licenziamenti di massa che stanno colpendo soprattutto le fabbriche e che aumenteranno di giorno in giorno, per la legge del capitale: meno operai, meno costi, più sfruttamento, meno salari, più profitti.
I padroni, a partire da quelli delle multinazionali, fanno i loro conti e delocalizzano, utilizzano lo sblocco dei licenziamenti, come altre leggi a loro favore già esistenti.
La Whirlpool ha iniziato da Napoli a portare avanti una lenta dismissione dei suoi stabilimenti in Italia (attualmente 7, di cui quello più grande è a Varese), non ha a quanto pare peraltro interesse a fare un altro prodotto.
L'osceno Ministro del Lavoro, Orlando, si lamenta solo e soprattutto delle modalità dei licenziamenti (benchè lui stesso ammette che non sono tanto anomali ma previste dal jobs act), e coglie l'occasione, sulla pelle di centinaia (per ora) di lavoratori e lavoratrici che da un giorno all'altro perdono tutto, per confermare la giustezza dello sblocco dei licenziamenti.
Esuberi zero entro il 2021! Così annunciò trionfalmente il Ministro Di Maio e qualcuno ci credette pure!
Intanto il governo Draghi continua a dare soldi, tanti soldi, in varie forme, ai padroni.
Cgil, Cisl, Uil, in testa Landini, fanno da controcanto del governo, rivendicando, alla faccia della dura realtà, l'accordo che ha dato l'ok ai licenziamenti, con la copertura ipocrita di una cassa integrazione per altre 13 settimane gratis per le aziende, che se la utilizzano non potrebbero licenziare, e l'"avviso comune" con la Confindustria per "governare" caso per caso (che si traduce in "giustificare" caso per caso le "scelte inevitabili" dell'azienda).
Adesso i nodi sono venuti al pettine! Si sono rivelate deboli e inconsistenti le proposte di più di un anno e mezzo fa dei sindacati confederali di dare sgravi fiscali alla Whirlpool.
Anche l'idea di nazionalizzazione si scontra con la dichiarata crisi di mercato, in particolare nella UE, e si presenta inconsistente anche l'ipotesi di riconversione.
I Padroni, Bonomi loro principale rappresentante, vanno a tappe forzate per la loro strada, facendo carta straccia dei richiami del governo come di inutili "accordi", e sapendo di poterlo benissimo fare.
E' in questa situazione che va rivista e cambiata la linea e la prassi di lotta degli operai soprattutto delle fabbriche, per rispondere alla guerra di padroni e governo con la guerra di "classe" dei lavoratori.
Lo sciopero di oggi non può che essere inserito in un più ampio percorso di lotta radicale contro governo (qualsiasi governo senza nessuna illusione verso tutti i partiti che attualmente siedono in parlamento) e padroni per la costruzione di un sindacato classista e combattivo realmente a difesa dei diritti dei lavoratori e per il potere operaio: unica vera soluzione!
Slai Cobas per il Sindacato di Classe
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cobasperilsindacatodiclasse.blogspot.com
mentre regione Lombardia continua ad ingrassare i padroni della sanità privata, continua la canea repressiva contro chi ha denunciato la trasformazione della pandemia in strage della giunta leghista. Solidarietà ai delegati colpiti.
Slai Cobas sc sanità Milano
Si è conclusa lo scorso 16 giugno, con un’ulteriore sospensione di tre mesi, l’ennesima procedura disciplinare a carico di Francesco Scorzelli, delegato USB presso l’ASST di Lecco. Una decisione tutta politica, fondata su una teoria architettata a tavolino tra la dirigenza aziendale e qualche soggetto compiacente e complice in quanto destinatario di favori, quale l’assegnazione di incarichi di responsabilità avvenuta senza alcun rispetto delle norme. Una sanzione che arriva subito dopo la conclusione del periodo di sospensione di sei mesi, terminato lo scorso marzo, e comminato a Scorzelli perché si era rifiutato, all’inizio dell’emergenza Covid, di mettere in atto procedure aziendali che poi si sarebbero effettivamente rivelate pericolose per la sicurezza di ospiti e lavoratori, con esiti drammatici in termini di contagi e morti.
Stavolta, la teoria inventata impunemente dai dirigenti aziendali è basata su presunte minacce di morte (!) che Scorzelli avrebbe rivolto a dei colleghi, responsabili di aver rimosso arbitrariamente (questo è vero) le bandiere USB, esposte durante uno stato di agitazione. All’ASP Golgi-Redaelli, invece, tre delegati USB sono stati fatti oggetto di contestazioni d’addebito disciplinare attraverso le segnalazioni del Direttore Operativo Giovanni Mercuri che, in particolare a due dei tre delegati, ha contestato comportamenti che erano invece legittimati da un accordo sottoscritto dallo stesso dirigente pochi mesi prima.
Operai Cementir Slai Cobas in presidio |
Anche a Taranto si sta verificando quello che sta succedendo in altre realtà e fabbriche, la Cemitaly del gruppo Italcementi vuole chiudere la fabbrica e andarsene. La motivazione sono i profitti che non arrivano; ma anche qui i padroni non fanno nulla per investire, e non ci pensano due volte a mettere in mezzo ad una strada 51 operai che per anni hanno lavorato, sono stati sfruttati, hanno rischiato la loro salute.
Lo Slai Cobas - presente tra gli operai ex Cementir - ha chiesto urgenti incontri con la Regione e con l'Arpa per bloccare i licenziamenti.
Ma nello stesso tempo fa appello ai lavoratori a mobilitarsi, perchè solo la lotta può salvaguardare lavoro e salario.
Anni oramai di cassintegrazione stanno mostrando le conseguenze negative: operai a casa, divisi, in attesa/delega di un cambiamento positivo... che non poteva arrivare senza che in campo ci fosse la lotta dei lavoratori.
Ora, però, si arriva ai licenziamenti; è tempo di cambiare strada!
Ieri vi è stata la seconda e ultima udienza per il licenziamento fatto da ArcelorMittal del lavoratore Cristello ("colpevole" di aver messo un post su facebook in cui invitava a vedere la fiction "Svegliati amore mio").
Il giudice si è riservato la sentenza, probabilmente verso fine mese.
Ieri ancora una volta l'avvocato dell'ex Ilva si è aggrappato sugli specchi, cercando penosamente di giustificare il licenziamento di Cristello, ma ha trovato una contestazione punto per punto da parte dell'Avvocato del lavoratore, Mario Soggia.
Non avendo altri argomenti l'avvocato di Mittal ha cercato di far passare la motivazione del "danno all'immagine" usando come "prova di colpevolezza" addirittura i tempi dei verbi usati nel post: "siccome il tempo era al presente vuol dire che tu ti stai riferendo ad oggi, ad AM..." - benchè nel post AM non venisse assolutamente citata.
Ma nel proseguio è stato evidente, e messo in luce dall'Avv. Soggia, che in realtà si è trattato di un licenziamento fatto a Cristello perchè non aveva chiesto scusa, quindi un licenziamento ritorsivo, perchè Cristello non si è piegato ai diktat di AM (tant'è che l'altro lavoratore licenziato ha poi avuto solo giorni di sospensione unicamente perchè ha chiesto scusa e ha elogiato l'azienda).
L'azienda pretendeva l'umiliazione del lavoratore, in cambio del posto di lavoro!
Nello stesso tempo è stata smascherata l'ipocrisia dell'azienda che nel febbraio 2019, in occasione della morte di un bambino fece uscire una lettera sui giornali associandosi al lutto dei genitori; se invece è un lavoratore a parlare della strage dei bambini per l'inquinamento, allora NO, allora il lavoratore, come è accaduto a Cristello, viene licenziato...
Ma per completare l'opera l'avvocato di Mittal ha tentato la mossa "allarmista", della serie: se il giudice da ragione al lavoratore, allora tutti possono sentirsi autorizzati a scrivere cose nei confronti dell'azienda, si dà l'impunità a tutti i lavoratori...
Della serie, solo Mittal può avere l'impunità...
Se non fosse grave la questione dei licenziamenti, saremmo alla farsa.
EX ILVA - SCIOPERO RIUSCITO NELL'APPALTO - BLOCCO STRADALE AL LUNGOMARE VICINO LA PREFETTURA
Il blocco stradale all'incrocio tra lungomare e via Regina Margherita durato circa un'ora è stato il momento più significativo di questa mattina.
Lo sciopero, fatto da Fiom, Fim, Uilm, mentre all'ArcelorMittal ha visto una partecipazione ridotta, è stato buono all'appalto, dove hanno scioperato sui 2500 operai - dove da tradizione si fa il blocco della portineria che invece non si fa mai alle portinerie dell'ex Ilva.
Mentre una parte di operai dell'appalto è rimasta a presidiare i cancelli delle Ditte, più di 250 operai ha fatto un lungo presidio alla Prefettura, a cui era stato chiesto l'incontro dai sindacati confederali.
Ma, siccome questo incontro non arrivava, i lavoratori, i delegati sindacali sono andati ad occupare la strada tra lungomare e via Regina Margherita, bloccando il traffico.
Questa iniziativa di protesta ha permesso l'incontro verso le 12, e, possiamo dire, solo per questo blocco stradale ai Tg nazionali di oggi si è cominciato a parlare degli operai, invece che di Mittal/Morselli e Governo/Giorgetti.
Ma chiaramente siamo ancora lontani dalla lotta reale - sia nelle forme che nei contenuti - che sarebbe necessaria e che possa far pesare gli interessi dei lavoratori contro gli interessi di padroni e governo.
Anche stamattina, a fronte di parole dei sindacalisti di alzare il livello della lotta, di continuarla, basta un impegno del prefetto a contattare Draghi affinchè si realizzi un incontro a breve giro - cosa abbastanza scontata da parte di un prefetto - perchè la montagna di parole partorisca un topolino sia rispetto a non decidere nuove iniziative (ora si aspetta la risposta del Prefetto/governo) sia nelle richieste:
far rientrare nell'arco del 2023/2025 gli operai in cig Ilva AS, ma aprendo già agli esuberi complessivi (sui 5000), chiedendo che si dica dove vanno a finire;
un'integrazione alla cassintegrazione del 10%, che è minima rispetto ad un taglio degli stipendi di circa il 50%;
la corresponsione del 3% del premio di produttività previsto dall'accordo del settembre 2018;
denuncia dell'appalto dato a ditte del nord per affidarlo solo alle ditte storiche (facendosi di fatto portavoci degli interessi dei padroni delle ditte, che scaricano i loro problemi sugli operai non pagando per mesi stipendio, 13°).
Rivendicazione giusta è la richiesta di togliere la fermata di cig per i 3500 operai dell'AM, dato che la stessa Morselli ha dichiarato più produzione e più utili.
Lo Slai Cobas è stato presente per tutta la mattinata al presidio alla prefettura e al blocco stradale, per parlare con gli operai e portare un'altra linea, visione e necessità di lotta prolungata.
Perchè se gli operai lottano, anche se all'inizio ancora in numeri bassi, se impongono le rivendicazioni che rispondono effettivamente alla difesa del lavoro per tutti, della salute e bonifiche, alla difesa del salario (No esuberi, rientro subito del cassintegrati Ilva AS per le bonifiche, riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga, prepensionamenti, postazione ispettiva fissa in fabbrica, realizzazione subito di nuove tecnologie contro inquinamento), allora le cose possono cambiare.
Tra gli operai c'è ancora confusione, ci sono lamentele ma ancora non rabbia, hanno facile gioco le posizioni sbagliate dei sindacati confederali di critica al governo "perchè non fa", "si dimentica di Taranto", quando la questione è esattamente il contrario: il governo sta facendo eccome ma nell'interesse dei padroni.
Si sta realizzando esattamente quello che vuole Mittal: socializzazione dei costi, delle perdite e privatizzazione dei profitti; il governo mette soldi, e Giorgetti ha detto a Bari che ne metterà ancora per le bonifiche, e i padroni incassano i profitti.
Nello stesso tempo, però, una linea chiara, portata anche questa mattina dallo Slai Cobas, di denuncia dei sindacati confederali, principali responsabili del clima tra gli operai: è da due anni che non fanno scioperi (indetti e poi annullati) e non fanno assemblee, ma solo Tavoli romani o con l'azienda, fa subito strada tra i lavoratori.
Due cose sono comunque chiare tra gli operai:
che la battaglia sulla salute/ambiente è una battaglia degli operai (e non degli ambientalisti), i primi a subire inquinamento, rischi alla vita, ed è prioritaria come il lavoro e il salario;
che il presidente Emiliano e il Sindaco Melucci sono un problema, inutile e fastidioso, non la soluzione in questa battaglia ("Emiliano parla di chiusure con gli ambientalisti e di salvaguardia della fabbrica ai Tavoli romani").
NOVARA – È in corso in Corte d’Assise a Novara l’ultima udienza prima del ritorno in aula a settembre del processo Eternit Bis.
Stephan Schmidheiny è l’unico imputato per omicidio volontario con dolo eventuale di 392 persone, vittime dell’amianto legate alle attività dello stabilimento di Casale Monferrato. Finora il presidente della Corte d’Assiso, Gianfranco Pezzone ha respinto le eccezioni presentate finora dalla difesa, che ha sollevato dubbi sulla diagnosi di mesotelioma pleurico riscontrato nelle vittime e invocato il divieto di giudicare due volte una persona per lo stesso reato.
L’eccezione è stata subito contestata dall’accusa che ha ribadito quanto il reato ora sia diverso, in quanto il primo procedimento Eternit non riguardava le morti e le lesioni. Nel caso in cui vengano tutte respinte, si potrà procedere con l’ammissione delle prove.
Gli avvocati di Schimidheiny ne avevano indicati 1.300, saranno invece circa un centinaio
Falciata l’imponente lista dei testimoni presentata dagli avvocati di Stephan Schmidheiny, l’unico imputato nel processo Eternit bis per la morte di 392 vittime dell’amianto che si sta svolgendo in Corte d’Assise a Novara. Alla fine ne sono stati ammessi «solo» un centinaio. Tra questi però c’è il presidente del Consiglio Mario Draghi. La decisione è arrivata ieri all’udienza del processi prima della pausa estiva
"Fino a che ce ne sarà!"
Come gruppo di
supporto "Insorgiamo con i lavoratori Gkn" vogliamo
entrare nel merito della giornata di sciopero generale di
lunedì 19
luglio lanciato da tutte le organizzazioni
sindacali, dai confederali al
sindacalismo di base, in appoggio
alla lotta dei lavoratori Gkn.
Lo sciopero è stato costruito e
sostenuto da tutte le Rsu, le
organizzazioni, le strutture e le
realtà di base che in queste lunghe e
calde giornate sono
passate dallo stabilimento portando la propria
solidarietà e
raccogliendo l'invito allo sciopero.
La giornata di sciopero ė
stata costruita attraverso volantinaggi, la
realizzazione dello
striscione "Insorgiamo", la preparazione di
coreografie,
cori e accompagnamento.
Lo sciopero si è nutrito del clima e
del morale che siamo riusciti a
tenere alto durante giorni e
notti passate a presidiare la fabbrica.
Lo sciopero è iniziato
durante le notti del fine settimana, è
proseguito con lo
spostamento dei pullman dalla Gkn al centro, scortati
da
motorini e bandiere fino ad arrivare alla piazza.
Tante delle
parole che abbiamo sentito in Santa Croce sono state portate
via
dal vento anche se non possiamo non sottolineare le contraddizioni
di tutti coloro che oggi sembrano tornati dopo un lungo viaggio
durato
trent'anni e si trovano spiazzati dalla realtà che
presentava ai loro
occhi.
Peccato che siano gli stessi
che in questi trent'anni hanno firmato e
sottoscritto tutte le
norme e leggi che oggi hanno prodotto questo
disastro fino allo
sblocco dei licenziamenti.
Sono gli stessi che hanno sempre
sbattuto in faccia ad ogni esperienza
uscita dal loro controllo
la retorica della "legalità", salvo poi
rendersi
conto solo adesso che quella stessa legalità tutela le
multinazionali e non i lavoratori.
Era semplice ieri e
rimane semplice oggi: la legalità non corrisponde
alla
giustizia, ma agli interessi di chi detiene il potere.
E
vorremmo anche sfatare l'idea che il problema sia la forma con cui
avviene un licenziamento e che questo genere di azioni siano
solo il
frutto delle scelte di fondi finanziari e
multinazionali: forse qualcuno
ha nostalgia della vecchia
raccomandata e dei padroni "vecchio stile",
stile
avvocato Agnelli?
Ecco, sappiano che questa è la naturale
evoluzione del sistema del
profitto e della competizione e che
un licenziamento è pur sempre uno
schifosissimo
licenziamento... nient'altro!
Le uniche parole che di quella
piazza ci sentiamo sulla pelle sono
invece quelle dei
lavoratori della cementizia in presidio da nove mesi
davanti
alla loro fabbrica, quelle dei lavoratori Gkn in appalto e
soprattutto quelle del Collettivo di fabbrica che era
estensione di
quanto si è visto in piazza.
Perchè in
realtà il corteo con cui siamo arrivati in Santa Croce e
quello
con cui ne siamo usciti ha parlato chiaro: tempi, tensione,
rabbia
ed emozioni sono state scandite solo ed unicamente dagli operai
Gkn
e dai solidali che li hanno supportati fino ad oggi.
Un momento
di piazza combattivo e determinato che ha travalicato le
appartenenze sindacali, i balletti e gli equilibri di una
burocrazia che
sempre di più i lavoratori sentono lontani dai
propri interessi, che ci
ha fatto sentire in termini collettivi
e politici ciò che
quotidianamente siamo solo individualmente
come merce nelle mani dei
padroni: lavoratori e lavoratrici!
Sicuramente siamo ancora dentro ai calcoli e alle previsione
che il
fondo Melrose ha fatto preparando accuratamente la
chiusura della Gkn,
come è stato rimarcato dal palco durante
l'intervento del Collettivo,
ma c'è un aspetto che
probabilmente non hanno considerato perchè non
avevano neanche
interesse a prendere in considerazione, visto che
avrebbero
lasciato questo territorio: che questa vertenza andasse oltre
il
piano sindacale, si facesse riferimento per centinaia di lavoratori e
lavoratrici e si facesse lotta politica sfidando le passerelle
e le
promesse di istituzioni locali e Governo.
Altro che
sciopero simbolico, come auspicava Confindustria!
Adesso testa,
cuore e pancia alla manifestazione nazionale che nella
mattinata
di sabato 24 luglio si darà appuntamento davanti ai cancelli
dello
stabilimento e all'assemblea pubblica che, come gruppo di
supporto,
stiamo organizzando per la serata di giovedì 29 luglio.
"...
non c'è resa,
non c'è rassegnazione,
ma solo tanta
rabbia
che cresce dentro me"
Insorgiamo con i
lavoratori Gkn
CoORDINAMENTO LAVORATRICI E LAVORATORI
AUTOCONVOCATI PER L'UNITA' DELLA CLASSE
Lo sblocco dei licenziamenti del governo, con la resa dei sindacati confederali, per i padroni sono diventati nuove chiusure di fabbriche: proprio oggi 106 operai alla Timken di Villa Carpina nel bresciano, dopo i 152 alla Giannetti Ruote, 60 alla ABB di Marostica, 422 (più indotto) alla GKN.
Cgil Cisl Uil si sono fatti passare per vittime tradite dai padroni ‘che non avrebbero rispettato il loro accordo con il governo’, ma hanno firmato solo un invito ‘per l’utilizzo della cassa integrazione prima dei licenziamenti’ un bluff di nessun valore come si è visto, ed ora come se nulla fosse cercano di cavalcare la rabbia operaia, prendere la direzione delle scioperi per impedire che seguano una strada diversa dalle intese che hanno segnato con con Confindustria, per portarle singolarmente a morire dal governo al Mise, il ministero dello sviluppo economico, dei padroni.
I padroni scaricano i costi della crisi economica e pandemica sugli operai. Mettono gli operai in concorrenza tra di loro, concedono miglioramenti solo temporanei solo ad una parte della classe operaia. Il sistema dei padroni realizza il profitto solo attraverso lo sfruttamento dei lavoratori, e nella crisi li affama, questa è la vera natura del capitalismo.
E questi sindacati non sono neutrali, sono usati per tenere la pace produttiva nei reparti.
Nella grande fabbrica c’è la forza collettiva della classe operaia, può diventare il centro della lotta di classe, anche contro i licenziamenti che non si fermeranno, ma occorre liberarsi da questa influenza, autonomia nelle lotte, organizzazione per il potere operaio.
Comunicato stampa
Contro licenziamenti e macelleria sociale l’intero sindacalismo di base si unisce e proclama uno sciopero generale dei settori privati e pubblici su tutto il territorio nazionale per l’intera giornata del 18/10/2021I licenziamenti alla Gianetti Ruote, alla GKN e alla Whirpool, si aggiungono alle migliaia avviati in piccole aziende che non arrivano alla cronaca nazionale e vanno a ingrossare gli oltre 900 mila lavoratori e lavoratrici licenziati nel corso di questi ultimi mesi.
Lo sblocco dei licenziamenti sottoscritto con la complicità di Cgil-Cisl-Uil è legato a doppio filo ai piani di ristrutturazione capitalistica messi in campo dai padroni attraverso le direttive del governo Draghi e dell’Unione Europea.
Il perdurare della crisi pandemica, col drammatico impatto sociale che questa ha già prodotto sia sul versante sanitario sia sulle condizioni di vita, di lavoro e salariali, non ha impedito al padronato di intensificare lo sfruttamento sia nel settore privato che nel pubblico impiego: aumentano i ritmi e il controllo, proliferano le forme di precarietà più selvagge, e con l’alibi di una crisi che spesso è solo apparente, le imprese agitano lo spettro dei licenziamenti di massa per delocalizzare e/o favorire il ricambio di manodopera garantita con masse di giovani ultra-ricattati e sottopagati.
La crisi pandemica ha messo drammaticamente a nudo lo sfascio del sistema sanitario prodotto da una politica ultradecennale di tagli e privatizzazioni, così come la distruzione dei servizi sociali (istruzione, trasporti, asili nido, ecc).
Il governo Draghi, lungi dall’invertire questa tendenza, continua ad alimentarla, come dimostra la liberalizzazione dei subappalti e l’utilizzo dei fondi dello PNRR, gran parte dei quali sono destinati ai padroni e agli speculatori, cioè i primi responsabili della crisi economica e del disastro sanitario e sociale cui abbiamo assistito in quest’anno e mezzo di pandemia.L’intollerabile escalation repressiva in corso contro gli scioperi e contro le lotte sociali, (con cariche della polizia, denunce sistematiche, fogli di via, ecc.) legittima nei fatti le violenze e le aggressioni contro lavoratori e attivisti sindacali da parte di squadracce padronali a cui abbiamo assistito in queste settimane e che hanno portato all’omicidio del sindacalista Adil Belakhdim.
Di fronte a questo scenario vi è la necessità e l’urgenza di una risposta decisa, compatta e coordinata su scala nazionale.
Per questo motivo le scriventi OO.SS. proclamano uno sciopero generale unitario che riguarderà tutti i settori privati e pubblici per l’intera giornata del 18/10/2021.
Da oggi al 18 ottobre lavoreremo a costruire un vero e proprio stato di agitazione permanente, con assemblee e iniziative di lotta sui luoghi di lavoro e sui territori, con l’obiettivo di generalizzare la mobilitazione a tutti quei movimenti e quei settori sociali che intendono contrapporsi ai piani di supersfruttamento, precarietà, disoccupazione, devastazione sociale e ambientale imposti dai padroni su scala nazionale e internazionale: per questo dichiariamo fin da ora il nostro impegno alla costruzione delle mobilitazioni di fine ottobre contro il G-20 di Roma.
Lo Sciopero Generale è convocato per le seguenti ragioni e i seguenti obbiettivi:
Contro lo sblocco dei licenziamenti: per la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario al fine di contrastare l’attacco all’occupazione e ai salari;
Per il rilancio dei salari, con forti aumenti economici e con l’istituzione di un meccanismo di piena tutela dei salari dall’inflazione;
Garanzia del reddito attraverso un salario medio garantito a tutti i disoccupati; per l’accesso gratuito e universale ai servizi sociali e un unico sistema di ammortizzazioni sociali che garantisca la effettiva continuità di reddito e salario;
Contrasto alla precarietà e allo sfruttamento: abrogazione del Jobs Act, superamento degli appalti e del dumping contrattuale e forte contrasto all’utilizzo indiscriminato dei contratti precari;
Rilancio degli investimenti pubblici nella scuola, nella sanità e nei trasporti, contro la privatizzazione, la mercificazione e lo smantellamento dei servizi pubblici essenziali, dei settori fondamentali, di pubblica utilità e delle infrastrutture; contro i progetti di autonomia differenziata e le attuali forme di regionalizzazione: per l’uguaglianza dei diritti e dei servizi su tutto il territorio nazionale;
Per una vera democrazia sindacale: contro il monopolio delle organizzazioni sindacali concertative, per dare ai lavoratori il potere di decidere chi deve rappresentarli; per il diritto di sciopero e l’abrogazione di ogni normativa repressiva che ne mini e riduca l’efficacia, a partire dal decreto-Salvini.
Per il rafforzamento della sicurezza dei lavoratori, dei sistemi ispettivi e del ruolo delle RLS
Per la tutela dei lavoratori immigrati: permesso di soggiorno a tutti gli immigrati;Contro ogni discriminazione di genere: per una vera parità salariale, occupazionale e dei diritti delle donne, nei luoghi di lavoro e nella società;
Per la tutela dell’ambiente, il blocco delle produzioni nocive e delle grandi opere speculative;
Contro il G-20 di Roma e le ipocrite passerelle dei padroni del mondo: per l’unità e la solidarietà internazionale tra le lotte dei lavoratori e degli sfruttati.
16/7/2021
ADL COBAS – CIB UNICOBAS – CLAP – CONFEDERAZIONE COBAS – COBAS SCUOLA SARDEGNA – CUB – FUORI MERCATO – SGB – SI COBAS – SIAL COBAS – SLAI COBAS S.C. – USB – USI CIT
Lo Slai cobas sc ritiene che oggi occorre lavorare per l'estensione delle lotte, contagio delle lotte combattive esistenti, a partire dalla logistica, collegamento delle realtà in lotta, guardando ai tanti settori sotto attacco, alle vertenze in campo, dalla Gkn, alla Stellantis, ad Acciaierie d'Italia, alla Whirpool, ecc,, vertenze che il più delle volte sono in mano ai confederali.
Questa è una pre condizione per costruire lo "sciopero generale".
Non possiamo parlare di date o fare "accordi" con Usb e altri sindacati di base sulla data dello sciopero generale, a prescindere.
Lo sciopero generale non deve frenare altri necessari scioperi e lotte, in rapporto con le realtà, in particolare, di fabbriche toccate dallo sblocco dei licenziamenti e da altri processi di attacco alle condizioni di lavoro, da gravi processi di ristrutturazione per salvare e aumentare i profitti capitalisti; anzi, lo sciopero generale va preparato con il lavoro, iniziative di lotta, con l'estensione e unità delle realtà e lotte esistenti, con l'intervento politico e pratico verso le realtà dei lavoratori sotto attacco.
Questa, ripetiamo, è precondizione per lo sciopero generale, insieme all'unità sugli obiettivi principali oggi per l'opposizione ai piani dei padroni e del governo (contenuti nella piattaforma dell'ALC). Questo percorso riguarda anche la presenza attuale delle varie sigle del sindacalismo di base nelle riunioni e nell'Assemblea delle lavoratrici e lavoratori combattivi dell'11 luglio.
Ciò che è importante è estendere il fronte dei lavoratori in lotta e allargare il fronte unito anticapitalista con i movimenti di lotta sociali effettivi.
Noi non condividiamo per lo sciopero generale la data del 29 ottobre, vicino al G20.
Al G20 i lavoratori, i proletari, il fronte unito dei movimenti deve scendere in lotta contro le politiche generali del G20, elevando la coscienza e lo scontro con i governi, gli Stati, gli imperialismi; non dobbiamo ridurre la partecipazione dei lavoratori alle manifestazioni contro il G20 ad una battaglia essenzialmente sindacale. Nel G20 i lavoratori combattivi devono essere in campo, per porre al centro contro i governi, gli Stati imperialisti, i loro rappresentanti, il problema della necessità del rovesciamento del loro sistema e del potere operaio, in uno spirito internazionalista.
Slai cobas per il sindacato di classe - CN
14 luglio 2021
PUBBLICHIAMO L'INTERVENTO DELLO SLAI COBAS SC DEL COMPAGNO DELLA TENARIS DALMINE DI BERGAMO all'assemblea nazionale dell' 11 luglio a bologna
...Parto da un dato che è stato citato anche all'inizio dell'introduzione: la morte di Adil. Nessuno dice che questo operaio è morto mentre stava lottando contro gli accordi dei sindacati confederali, cgil in testa, perchè questa è una cosa molto importante, perchè noi dobbiamo costruire uno sciopero a partire dalla chiarezza e dalla piattaforma generale, come è stato detto nell'introduzione. Questo sarebbe il sindacalismo concertativo? Non è che i sindacati confederali sono l'ala destra del movimento operaio, i sindacati confederali, CGIL in testa, sono l'ala sinistra del Capitale e lavorano per questo. Se si vogliono contrastare i licenziamenti i compagni della GKN dovevano contestare Landini questa mattina! Perchè è da lì che dobbiamo partire (applausi). Non dobbiamo fare parole ma dobbiamo fare dei fatti, questo è il rispetto per chi è caduto e chi ancora è colpito da centinaia di provvedimenti della repressione.
La repressione è anche quello che c'è tutti i giorni in fabbrica. Alla Tenaris Dalmine tutto crolla, ci sono 2 padroni in fabbrica: i padroni e i sindacati confederali, la Fiom; e vogliono, come alla GKN, licenziare
Dopo una lunghissima lotta si è chiusa la vertenza delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Hotel Gallia di Milano con la loro riassunzione a cui, in piena crisi pandemica, la HoGgroup che aveva l’appalto delle pulizie e facchinaggio all’interno dell’Hotel, aveva chiesto di sottoscrivere una conciliazione per autolicenziarsi.
Non possiamo che essere contente di questo risultato positivo e orgogliose di aver sostenuto in particolare le lavoratrici facendo conoscere la loro lotta anche a livello nazionale dandone visibilità nell’assemblea nazionale donne/lavoratrici, incoraggiandole ad intervenire per estendere il sostegno e solidarietà alla loro lotta in diverse mobilitazioni, ma anche per creare legami con altre lavoratrici in lotta.
La solidarietà è un’arma: abbiamo cercato di rendere concreta questa parola d’ordine, per rompere l’isolamento delle singole lotte.
Le compagne del mfpr - Milano
Assemblea donne/lavoratrici - Milano
Ringraziamenti alle compagne del Mfpr dalla compagna del Si. Cobas che ha organizzato la lotta dell'Hotel Gallia
Grazie per aver partecipato attivamente alla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori degli alberghi!
Grazie per aver dato alle "invisibili" una voce con interviste, articoli e con i vostri interventi in piazza. All'ultimo presidio in piazza Duomo, mentre eravamo in delegazione a parlare con un funzionario del Comune di Milano, Antonella ha tenuto vivo il presidio, ha fatto intervenire le lavoratrici che per timidezza e insicurezza non avevano mai parlato.
Grazie a tutte le compagne di MFPR che, durante le assemblee nazionali, hanno sempre dato la possibilità di condividere questa lotta con tutte.
Un abbraccio fortissimo
Gli scioperi e i presidii che
sono andati avanti per due giorni alla Marcegaglia di Ravenna, sono
stati la risposta immediata dei lavoratori dopo la morte sul lavoro
di Bujar Hysa, operaio in appalto.
Stamattina alle 5 si è
cominciato a formare il presidio davanti alla Marcegaglia, con i
lavoratori dell'appalto, Sgb in maggioranza che aveva proclamato da
ieri lo sciopero e il presidio, assieme agli operai dell'Usb ai
cancelli di entrata delle ditte e a quelle dei dipendenti i soli
delegati uilm, fiom e fim (in ordine di "peso" nelle rsu),
mentre la flmu-cub ha scelto di starsene per conto proprio, a
distanza, senza interagire con gli altri lavoratori. Ha partecipato
una delegazione di operai Usb di Marcegaglia Forlì.
Lo Slai Cobas psc ha aderito allo sciopero e ha partecipato al presidio. Ha parlato con lavoratori e delegati su come continuare la lotta per evitare che questa morte cada nel dimenticatoio, sul fatto che rsu e rls confederali non hanno nessuna legittimità a rappresentare gli operai per la questione sicurezza, che dobbiamo lavorare per l'elezione dal basso degli rls -non nominate dalle segreterie rsu/rsa ma eletti da tutti i lavoratori, non collusi con i capi delle ditte ma con poteri effettivi e libertà di movimento-, che 4 operai morti al giorno sul lavoro, a livello nazionale, richiedono una battaglia nazionale e la necessità di rilanciare la Rete nazionale per la sicurezza.
Una fila di camion era ferma lungo la strada, anche se il presidio non era davanti all'ingresso degli autisti. Un incontro in Prefettura è stato chiesto da Sgb ma gli è stato negato.
Purtroppo è cominciato a piovere e alle 8.30 abbiamo dovuto smontare tutto.
SLAI COBAS per il sindacato di classe Ravenna
sulla stampa: da ravenna e dintorni.it
Morte alla Marcegaglia, «adesione totale» allo sciopero. Il porto si ferma
Dopo una lunghissima lotta si è chiusa la vertenza delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Hotel Gallia di Milano con la loro riassunzione a cui, in piena crisi pandemica, la HoGgroup che aveva l’appalto delle pulizie e facchinaggio all’interno dell’Hotel, aveva chiesto di sottoscrivere una conciliazione per autolicenziarsi.
Non possiamo che essere contente di questo risultato positivo e orgogliose di aver sostenuto in particolare le lavoratrici facendo conoscere la loro lotta anche a livello nazionale dandone visibilità nell’assemblea nazionale donne/lavoratrici, incoraggiandole ad intervenire per estendere il sostegno e solidarietà alla loro lotta in diverse mobilitazioni, ma anche per creare legami con altre lavoratrici in lotta.
La solidarietà è un’arma: abbiamo cercato di rendere concreta questa parola d’ordine, per rompere l’isolamento delle singole lotte.
Le compagne del mfpr -Milano
Assemblea donne/lavoratrici-Milano
domattina saremo al presidio al 1° turno. oggi scioperi di tutti i sindacati e presidio operai sgb. domani sciopero dei sindacati di base e presidio
MARCEGAGLIA: QUELLA DI BUJAR HYSA E’ UNA
MORTE ANNUNCIATA!
PADRONI ASSASSINI!
ORA PORTIAMO FINO IN FONDO LA LOTTA PER
LA SICUREZZA IN FABBRICA
Questa mattina un’operaio dell’appalto alla Marcegaglia di Ravenna, Bujar Hysa, dipendente della Cofari, è morto sul lavoro schiacciato da un coil. Una morte annunciata già dai troppi incidenti avvenuti in questa fabbrica, di cui uno mortale nel 2014. Evidentemente le sole denunce non sono bastate. Finalmente si è organizzata la lotta: uno sciopero di 4 ore per la sicurezza è stato indetto il 27 maggio dall’Usb dopo l’ennesimo incidente che solo per caso non ha fatto vittime e oggi, dopo l’omicidio sul lavoro di Bujar Hysa, gli scioperi immediati di tutti i sindacati di base che hanno costretto anche i confederali a proclamarlo e presidio dei lavoratori Sgb davanti ai cancelli. Lo Slai Cobas per il sindacato di classe si stringe al dolore della sua famiglia. Domani saremo davanti ai cancelli per dire che questa lotta deve andare avanti, deve portare a dei risultati concreti per la salute e la sicurezza degli operai in questa fabbrica come a livello nazionale. E qui si pone il problema della rappresentanza degli operai: dopo lo sciopero spontaneo di oggi l’azienda ha convocato solo i confederali e le rsu e gli rls, cioè chi non ha mai fatto nulla per la sicurezza degli operai ma che, anzi, sono parte del problema. Ma è una lotta che non può essere delegata né al sindaco, né alle istituzioni, né ai politicanti, né ad un fantomatico Osservatorio provinciale, come fa appello la Cub. C’è bisogno del controllo operaio sulla produzione. E’ l’organizzazione del lavoro dei padroni che impone l’intensificazione dei ritmi dello sfruttamento, sono i contratti a termine, è la precarietà e la ricattabilità degli operai che portano agli incidenti e alle morti operaie sul lavoro, sono le politiche del governo sostenute dai confederali, Cgil in primis, a colpire la condizione dei lavoratori, con lo sblocco dei licenziamenti, con la liberalizzazione totale degli appalti. Dall'altro serve una lotta nazionale proprio perchè infortuni e morti sul lavoro sono il prodotto di un sistema di produzione basato sul profitto dei padroni, su un sistema di potere dove governi/parlamento/istituzioni/Tribunali/sindacati complici, garantisce l'impunità ai padroni assassini, con le leggi, tagli agli ispettori e sentenze che ammazzano una seconda volta gli operai e che negano la giustizia ai loro famigliari. La sola lotta aziendale e sindacale non basta, la soluzione è l'unità nella lotta e la ripresa del lavoro della Rete nazionale per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro per conquistare nuove leggi con pene pesanti per i crimini padronali, dare la precedenza ai processi degli operai morti sul lavoro, eliminare la prescrizione per i padroni assassini, un piano di assunzioni del personale ispettivo, presidi sanitari nelle fabbriche.
Slai Cobas per il sindacato di classe Comitato promotore-Ravenna cell. 339/8911853 cobasra@gmail.com