giovedì 31 ottobre 2024

31 ottobre - DA PALERMO IN LOTTA

 

La nostra dignità lavorativa non è in svendita! No agli incentivi elemosina del PNRR per imporci nuovi adempimenti che non ci spettano come Nuova Passweb

Siamo passati dagli annunci del MIM di aprile scorso sul liberare le segreterie scolastiche delle scuole dalla gravosa incombenza di "Nuova Passweb" dell'INPS in merito alla lavorazione delle cessazioni dei dipendenti, all'annuncio di oggi del Consiglio dei Ministri che all'interno di un incremento del FMOF di 13.7 milioni di euro a sostegno delle azioni PNRR ci sarebbe un riconoscimento economico per il personale amministrativo per la gestione delle pratiche pensionistiche, usando obbligatoriamente l'applicativo "Nuova Passweb": 160 euro lordi annui per scaricarci adempimenti che non ci competono affatto.

La nostra dignità lavorativa non è in svendita!

Non sono questi incentivi, peraltro da offensiva elemosina, la soluzione a problemi che non fanno che aggravare la già pesante condizione lavorativa delle segreterie scolastiche a cui negli anni si è scaricato in termini di adempimenti tutto e il contrario di tutto. Noi non ci stiamo!

E alla beffa si unisce anche il danno visto che il governo Meloni/Valditara si accinge a tagliare nuovamente sugli organici ATA, vedi la legge di Bilancio prevista per il 2025!

Continuiamo a lotta perché il MIM deve prendere una netta e chiara posizione in merito alla condizione di lavoro del personale Amministrativo a partire dall'implementare in maniera significativa gli organici, dal porre in atto le assunzioni in ruolo per tutti i precari, dal liberare una volta e per tutte le segreterie da incombenze che non sono previste nè per legge nè da contratto, come appunto "Nuova Passweb" esclusiva dell'Ente INPS.

COMITATO Assistenti Amministrativi segreterie scolastiche AA.PP Palermo e Prov oggi intervengono allo sciopero scuola e del pubblico impiego



 

mercoledì 30 ottobre 2024

30 ottobre - info: LORENZO PARELLI, MORTO A 18 ANNI AL SUO ULTIMO GIORNO DI ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO. CONDANNE IN PRIMO GRADO. Una sentenza vergognosa che non rende giustizia..

 a Lorenzo, a Giuliano e Giuseppe, assassinati dallo sfruttamento a costo zero che l'alternanza scuola/lavoro produce e l'impunità per imprese e governo che legifera

Sono arrivate le condanne in primo grado per l’omicidio sul lavoro dello studente Lorenzo Parelli, morto a 18 anni in un’azienda mentre svolgeva l’ultimo giorno di PCTO, lo stage scolastico.

Tre anni di reclusione per Claudio Morandini, l’operaio che quel giorno era affiancato allo studente e che si era allontanato dalla postazione, e due anni e quattro mesi per Emanuele De Cillia, il tutor aziendale, assente il giorno dell’incidente a causa del Covid. Accettato il patteggiamento di tre anni per l’imprenditore Pietro Schneider e una sanzione di 23 mila euro per la sua azienda.


Era il 21 gennaio 2022 quando Lorenzo Parelli, uno studente di soli 18 anni, all’ultimo giorno di alternanza scuola/lavoro, moriva in un’azienda di Lauzacco (Udine). Lorenzo venne schiacciato da una putrella cadutagli addosso durante dei lavori di carpenteria metallica.

Non fu “solo” l’ennesimo omicidio sul lavoro. Da lì a pochi mesi morirono altri due studenti durante i PCTO, la cosidetta “alternanza scuola-lavoro”: Giuliano De Seta, 18 anni, studente al quarto giorno di stage lavorativo, moriva mentre si trovava dentro la Bc Service, di Noventa di Piave (Venezia) schiacciato da una pesante lastra di ferro; Giuseppe Lenoci, 16 anni, moriva a bordo di un furgone impegnato in un percorso di formazione professionale svolto al CFP di Fermo per un’azienda termoidraulica quando a Serra de Conti (Ancona).

Il 2022 fu un anno segnato da ampie proteste studentesche all’interno degli istituti scolastici italiani, piegati dal peridio pandemico della didattica a distanza. Le morti dei giovanissimi studenti durante i PCTO innescarono una serie di occupazioni e manifestazioni che chiedevano l’abolizione dell’alternanza scuola/lavoro. La risposta fuorono manganellate, arresti e denunce.


martedì 29 ottobre 2024

29 ottobre - dal blog tarantocontro: L'incontro a Torino sul Processo d'appello Ilva "Ambiente svenduto" che ha annullato la sentenza di 1° grado - Video degli interventi


29 ottobre - info solidale 2: Prato Operaio preso a bastonate nella Piana toscana...ma non solo

 ...ma anche una perquisizione pretestuosa ai rappresentanti del Sudd Cobas che stavano andando a prendere l'operaio all'ospedale

“Sappiamo che sei stato al sindacato”. E giù bastonate, alle braccia e al volto, a un operaio pakistano di 22 anni che aveva denunciato al Sudd Cobas turni di 12-14 ore al giorno, lavoro nero e abusi di ogni genere da parte dell’azienda e del caporale che ne gestisce la forza lavoro. Questa volta è successo a Quarrata, ai confini occidentali del “distretto parallelo” del settore del pronto moda, del tessile e delle confezioni, perlopiù a conduzione cinese, che si è via via allargato in tutta la Piana fiorentina, pratese e pistoiese.

La risposta dei lavoratori e del sindacato di base non si è fatta attendere. Dopo che Tahla, l’operaio aggredito, si è fatto medicare (sette i giorni di prognosi) al pronto soccorso dell’ospedale Santo Stefano di Prato, sotto l’azienda Vot International è partita la contestazione: “Sciopero, sciopero. Toccano uno, toccano tutti”. La mobilitazione non ha riguardato solo la Vot International, dove si confezionano divani. Anche in altre due aziende del pistoiese, riconducibili agli stessi proprietari, i lavoratori sono entrati in agitazione e hanno incrociato le braccia.

Il sindacato di base ricorda che l’azienda di Quarrata “è stata oggetto recentemente di controllo da parte dell’Ispettorato del lavoro, che aveva avuto modo di riscontrare diverse irregolarità. Ma lo sfruttamento in fabbrica è proseguito già dal giorno dopo il controllo, proprio come avveniva prima”.

Appena quattro giorni fa il Pd di Prato aveva organizzato la sua assemblea provinciale a Seano, dove all’inizio del mese c’era stata un vera e propria aggressione squadrista a un presidio di protesta nell’ambito dello Strike Day, mobilitazione messa in cantiere dal Sudd Cobas per chiedere il rispetto dei contratti collettivi nazionali di settore e orari regolari di lavoro, 40 ore la settimana e non 70 come molto spesso accade nella maggior parte delle aziende del comprensorio.

Nell’occasione il segretario pratese dei dem Marco Biagioni aveva lanciato un appello: “Siamo chiamati a fare tutti gli sforzi possibili per salvaguardare il distretto e le tante imprese che operano nella legalità, combattere la concorrenza sleale, tutelare chi lavora. Non ci voltiamo dall’altra parte: il fenomeno dello sfruttamento nel nostro territorio esiste, va riconosciuto e combattuto con tutte le nostre forze”.

Impietosa l’analisi della situazione: se in Toscana oltre il 9% dei lavoratori è irregolare, nella Piana della Toscana centrale la percentuale del lavoro nero, grigio e a cottimo si alza in maniera impressionante. Di qui l’esigenza di contrastare l’illegalità e lo sfruttamento con maggiori controlli, come ha scandito il presidente regionale Eugenio Giani: “Occorre una forte azione di controllo da parte delle forze dell’ordine, così come già avvenuto anche in passato grazie al progetto ‘Lavoro sicuro’”.

Al tempo stesso, visto che i soli controlli non bastano almeno a giudicare dalla puntuale denuncia del Sudd Cobas, dall’assemblea dem è emersa anche la necessità, quanto mai urgente, di incentivare la formazione dei lavoratori, quasi tutti migranti, assicurando loro i più elementari diritti civili e sociali a partire dalle regolarizzazioni. In parallelo, il Pd propone di “sostenere la buona impresa anche attivandoci per offrire sgravi fiscali a chi assume lavoratori che hanno presentato denunce di sfruttamento”.

 

Sudd cobas Prato Firenze

PERQUISIZIONE “ANTIDROGA”… O ANTISCIOPERO? Domattina tuttə a Quarrata!

Mentre insieme a un lavoratore della Vot International e un’altra attivista del sindacato ci recavamo a Pistoia per andare a trovare l’operaio aggredito ancora in ospedale, siamo stati fermati dai Carabinieri.

I nostri corpi e la nostra auto sono stati stata perquisiti alla “ricerca di armi ed esplosivi”. L’intervento avvenuto alle 2 del pomeriggio in una strada trafficata è stato giustificato - si legge dai verbali rilasciatici - “in quanto la presenza non appariva giustificabile, in relazione a specifiche e concrete circostanze di tempo e di luogo”. Alle 16:00 era convocato lo sciopero alla Vot.

Invece di individuare e punire immediatamente i caporali responsabili della gravissima aggressione a colpi di bastoni di oggi, i carabinieri provano a intimidire i sindacalisti.

Siamo nella Repubblica italiana nel 2024 o nell’Italia fascista del 1922? Il problema sono lo sfruttamento selvaggio fatto di lavoro nero, i turni di 12 ore e le spedizioni punitive a colpi di bastonate… oppure il sindacato che lotta per opporsi a tutto questo? Qualcuno dovrà dare spiegazioni.

29 ottobre - info solidale: ARMI ALL’AEROPORTO (CIVILE) DI MONTICHIARI: SEI GIORNI DI SOSPENSIONE CONTRO LAVORATORE BRESCIANO DELL’USB

 da radio onda d'urto

Sei giorni di sospensione ai danni di Luigi Borrelli, Rsu e Rls dell’Unione sindacale di base all’aeroporto civile di Montichiari (Brescia), al centro da mesi di iniziative sindacali e politiche contro il materiale bellico che transita, secondo il sindacato di base, dallo scalo bresciano.

Il tutto a un paio di settimane dalla conferenza stampa di Usb Brescia a Montichiari, seguita proprio alla comunicazione di una contestazione disciplinare nei suoi confronti per aver denunciato il carico e scarico di materiale militare presso l’aeroporto civile brescianoanche ai nostri microfoni.

A denunciarlo la stessa Usb, che in una nota fa sapere: ” A seguito delle denunce e delle iniziative sindacali intraprese dai lavoratori dell’aeroporto civile Montichiari di Brescia negli ultimi mesi, contro l’invio di armi belliche, contro tutte le guerre e per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e della popolazione dei comuni limitrofi all’aeroporto, lunedì pomeriggio (28 ottobre) la direzione della GDA Handling, a seguito della contestazione disciplinare, ha fatto pervenire a Luigi Borrelli un provvedimento disciplinare di sei giorni di sospensione.

domenica 27 ottobre 2024

27 ottobre - info da Taranto: Le lavoratrici di pulizia/ausiliariato asili di nuovo in sciopero!

 

Si avvicina il secondo sciopero, questa volta del 30 e 31 ottobre per pesare di più.

Nelle due giornate di sciopero faremo presidi sotto Palazzo di città, dalle ore 9,30.
Chiamiamo tutte a scioperare e venire in piazza! Se siamo in tante otterremo dei risultati, perché è solo con la nostra lotta che abbiamo anche in passato conquistato dei miglioramenti, e così sarà anche ora.

Ma dobbiamo farci vedere, farci sentire, pesare.

Chi si volta dall’altra parte non merita rispetto, perché si comporta come una serva della ditta e del Comune e sfrutta lo sciopero delle altre. Se si pensa realmente ai propri figli, alla propria famiglia, allora anche per loro bisogna scioperare! per andare avanti, per dignità, per dare un esempio che le lavoratrici, le donne soprattutto, non si possono far mettere i piedi in testa.

Noi con lo stato di agitazione, con lo sciopero del 7 ottobre abbiamo già smosso la situazione:

- è in corso una ispezione dell’Ispettorato del lavoro in tutti gli asili per verificare le nostre condizioni di lavoro e sicurezza;

- la nuova assessora ai “servizi educativi” sta facendo un giro negli asili – come da noi sempre richiesto, perché il Comune si renda conto di come dobbiamo lavorare, di come siamo sfruttate e per pochi soldi;

- la ditta questa volta ha dovuto fare un passo indietro rispetto al tentativo di ostacolare lo sciopero, con provvedimenti disciplinari alla delegata dello Slai Cobas;

- intanto sono in corso esposti e ricorsi collettivi.

Con lo sciopero del 30 e 31 ottobre dobbiamo cominciare a vedere dei risultati.

Vogliamo l’aumento dell’orario di lavoro.

Non vogliamo più tutte le sospensioni estive e a natale e pasqua (ci devono ridare il mese che si hanno scippato quest’estate).

Vogliamo un aumento del salario – un “salario minimo” di almeno 9 euro nette all’ora.

Vogliamo sicurezza e difesa della nostra salute: strumentazione elettrica e meccanica per le pulizie, materiali idonei, basta con imporci ordini e mansioni che non ci competono. Vogliamo rispetto!

Dalle lavoratrici in sciopero

26.10.24

giovedì 24 ottobre 2024

24 ottobre - info da tarantocontro: La Procura generale di Taranto non ha accolto (per incompetenza) l'istanza dei nostri avvocati di parte civile - La riformuleremo alla Procura di Potenza

Nello stesso tempo la stessa Procura di Taranto ha scritto che la questione relativa alla competanza può essere prospettata da Potenza o da noi stessi con ricorso alla Cassazione - E SICURAMENTE LO FAREMO!

Dalla risposta della Procura di Taranto (che riportiamo integralmente sotto):

"...le sentenze che possono dar luogo a conflitti di giurisdizione o di competenza a norma dell'art. 28 cod. proc. pen., pur non essendo impugnabili, non si sottraggono all'ulteriore controllo giurisdizionale, perche, qualora diano concretamente luogo al conflitto, questo viene sottoposto, per la risoluzione, alla Corte di Cassazione dal giudice di merito che lo rileva d'ufficio o su denuncia di parte, mentre nel caso che non diano luogo al conflitto, la questione relativa alla competenza, come ipotizzato dagli stessi proponenti, può essere liberamente prospettata davanti al giudice che procede e dedotta anche come motivo di appello e, successivamente, di ricorso per cassazione, laddove il giudice investito non scelga di sollevare il conflitto..."


24 ottobre - Il collasso del Servizio Sanitario Nazionale: un rapporto dettagliato che parla in primiss a tutti gli operatori sanitari....MA

 ...ma non solo, e che ci dice che è l'ora di combattere contro le bugie e dati falsati del governo fascista Meloni, le sue elemosine, la sua arroganza e repressione (vedi il DDL 1660) che colpisce i diritti (di scioperare; dissentire; di difesa del posto di lavoro; della salute e sicurezza), che continua a finanziare la sanità, per ricchi, privata, che non crea nuove assunzione ed espone gli operatori sanitari alle continue aggressioni da parte di chi è esasperato dal fatto di non poter curarsi e ricevere assistenza, che continua a finanziare le industria delle armi e militarizza gli ospedali. Che ha portato  la Sanità Pubblica al collasso mettendo in discussione il diritto universale alla cura per tutti i lavoratori i proletari i migranti le donne e le classi più povere. È ORA DI RIBELLARSI ORGANIZZARSI CACCIARE QUESTO GOVERNO FASCISTA/RAZZISTA/GUERRAFONDAIO. BENE CHE I MEDICI HANNO DECISO DI SCIOPERARE, MA DEVONO ESSERE TUTTI I LAVORATORI, GLI OPERATORI SANITARI E QUELLI DEGLI APPALTI, A SCENDERE IN CAMPO E SCIOPERARE

Slai Cobas sc Sanità

 

rapporto della Fondazione Gimbe

Il 7° Rapporto della Fondazione Gimbe lancia l’allarme sul futuro del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). I dati su carenza di personale, disparità territoriali e spese sanitarie sempre più a carico delle famiglie evidenziano una situazione di emergenza nazionale. In sintesi: 4,5 milioni di persone hanno rinunciato alle cure nel 2023, di cui 2,5 milioni per motivi economici; c’è un divario di 889 euro di spesa sanitaria pubblica pro capite rispetto alla media dei Paesi OCSE in Europa per un totale di 52,4 miliardi di euro; tra il 2010 e il 2019, sono stati sottratti 37 miliardi di euro alla sanità pubblica, compromettendo gravemente il sistema; la spesa diretta delle famiglie è aumentata del 10,3% solo nel 2023. L’accesso alle cure è sempre più difficile per milioni di italiani e ciò mette a rischio i principi di universalità ed equità sanciti dalla Costituzione. Il 23 dicembre 1978 il Parlamento approvava a larghissima maggioranza la legge 833 che istituiva il SSN in attuazione dell’art. 32 della Costituzione. Un radicale cambio di rotta nella tutela della salute delle persone, un modello di sanità pubblica ispirato da princìpi di universalismo, uguaglianza ed equità, finanziato dalla fiscalità generale, che ha permesso di ottenere eccellenti risultati di salute, che tutto il mondo continua a guardare con ammirazione e che ci ha permesso di superare gli anni bui della pandemia. Ma oggi la tenuta del SSN è prossima al punto di non ritorno e riguarda 60 milioni di persone: non a caso tutti i sondaggi testimoniano che la sanità è diventata la priorità del Paese. Infatti, i princìpi fondanti del SSN sono stati traditi e numerosi problemi condizionano la vita quotidiana delle persone, in particolare delle fasce socio-economiche più deboli:

mercoledì 23 ottobre 2024

23 ottobre - Strage sul lavoro a Bologna: 2 operai morti e 11 feriti gravi.

 

Questa sera, intorno alle 17, 2 operai sono morti sul lavoro nella fabbrica Toyota Material Handling a Borgo Panigale (Bologna) e 11 feriti sono ricoverati in gravi condizioni. 

Si chiamavano Lorenzo Cubello, di 37 anni, e Fabio Tosi che aveva 34 anni, entrambi di Bologna.

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe di Ravenna esprime la sua solidarietà e la sua vicinanza ai lavoratori e alle famiglie degli operai di questa fabbrica uccisi dalla logica del profitto padronale.

La manutenzione nelle fabbriche è un costo per i padroni che così creano le condizioni perchè gli operai si infortunino o rischiano la propria vita lavorando nelle aziende!

E' una guerra contro i lavoratori e i lavoratori devono considerarla come tale per dare risposte di lotta adeguate a questa situazione.

L’esplosione si è sentita a molti chilometri di distanza ed è avvenuta all’interno del capannone di questa azienda che si occupa della progettazione e produzione di carrelli elevatori elettrici, montanti e traslatori. Secondo le prime ricostruzioni, la causa dell’infortunio mortale sarebbe da ricondurre al malfunzionamento di un compressore, che, esplodendo, ha provocato il crollo parziale della struttura. L'azienda è una delle principali aziende del distretto meccanico bolognese e occupa circa 850 persone.

Era previsto uno sciopero per la sicurezza proprio per domani, indetto dai confederali, due ore a fine turno. "Qui - denuncia un'operaia interinale - ci sono sempre problemi, soprattutto alla linea 1. Si fanno spesso tanto male, in molti. Si vede da quando uno entra che c'è qualcosa che non va".

Non è possibile cavarsela solo con 2 ore di sciopero, quindi, l'esposizione al rischio-sicurezza degli operai era talmente grave in quella fabbrica. Se i confederali erano arrivati a proclamare uno sciopero per domani addirittura prima che avvenisse la strage vuol dire che questa è ancora una volta una strage annunciata.

Giovedì 24 ottobre le Segreterie Provinciali di FIM, FIOM e UILM hanno indetto una conferenza stampa per spiegare le ragioni dello sciopero del settore metalmeccanico proclamato per l’intera giornata di venerdì 25 ottobre. Per la stessa data il sindacato Sgb ha indetto uno sciopero generale di 24 ore e un presidio sotto la prefettura di Bologna. 

Ma su questa strage è sconcertante il comunicato dell'Usb che dice: "La nostra organizzazione, anche per rispetto delle famiglie dei lavoratori coinvolti, non vuole dare ancora giudizi affrettati sugli eventi, rimaniamo in attesa delle indagini sulle dinamiche di questa tragedia" (Sasha Colautti dell'esecutivo nazionale dell'Unione Sindacale di Base).

La difesa della vita degli operai nei luoghi di lavoro ha bisogno di un'altra prassi che non sia solo in ambito aziendale e territoriale. Per portare avanti la loro logica criminale dei profitti, i padroni agiscono all'interno di un sistema che porta avanti i loro interessi, con i governi, con le istituzioni, con i sindacati complici che lavorano per loro. E' ora che gli operai prendano in mano la lotta contro tutto questo sistema criminale basato sul profitto e uniscano attorno ad essi tutti coloro che si impegnano concretamente su questo terreno su di un piano nazionale.

CONTRO LE OPERAIE RIBELLI SLAI COBAS, ALLA BERETTA CGIL E PADRONI SI ACCORDANO. UN PASSO AVANTI DEL FASCISMO PADRONALE.

 

Martedi 22 ottobre assemblea delle operaie appalto Beretta. Un’assemblea complicata e frazionata dall’introduzione del nuovo turno 6x6, ma necessaria perché dentro una fabbrica nulla si può dare per scontato. Il tempo non basta mai, c'è fretta, ma guai a non guardare dentro il quadro generale della crisi e della guerra, a non vedere che lo sciopero del gruppo Stellantis del 18 ottobre ha fatto incontrare gli operai dopo almeno 15 anni nella manifestazine di Roma e ciò rappresenta un elemento di interesse per l'intera classe operaia. C'è modo anche di tornare sul DDL 1660 in discussione al senato, alle mobilitazione del 18/19 ottobre, di sciopero e di piazza in 32 città, che hanno aperto la campagna che in ogni settore, giovanile, sociale, dei lavoratori, in ogni fabbrica siamo chiamati a sostenere contro un disegno legge repressivo, scritto per vietare l'opposizione che il governo non approva, frutto della natura fascista del governo Meloni e proprio per questo non potrà essere fermato senza porsi l'obiettivo della caduta del governo.

E poi si parla della Cgil, per chiarire che ha preso il posto della Uil al Salumificio F.lli Beretta scappata dopo aver reso ai padroni il favore di due firme vergognose sul cambio appalto e sul ‘taglio’ del premio per le operaie (700 euro per 3 anni tolti alle operaie), ma va nella stessa direzione. Per restare a quanto avviene in azienda, Cgil è la stessa che organizza la maggioranza delle operaie dirette Beretta, con una alta percentuale di precarie, con contratti brevi, un forte turn over e dure condizioni di lavoro. Siamo al punto che la fama presso le agenzie di somministrazione ormai è ‘alla Beretta? No grazie’, o ‘dove mi hai mandato?’. Cgli è la stessa cieca per anni verso l’appalto e complice per le condizioni delle operaie dell’appalto, visto che il loro lavoro dipende direttamente dagli accordi sindacali di produttività, suglati al Salumidicio, dai tempi e ritmi delle operaie Beretta. Nel reparto unico, le linee e le mansioni simili per tutte, l'appalto ingustificato è un espediente per togliere diritti e paga alle operaie, almeno 400 euro al mese, con il CCNL Multiservizi.

Lo sciopero Slai Cobas nell'appalto di settembre, a sorpresa contro le peggiorate condizioni di lavoro, l’autoritarismo e le discriminazioni mirate, di fatto una crescente repressione in fabbrica, per il rinnovo dell’Accordo Integrativo Aziendale e la fine dell’appalto con l’assunzione di tutte le operaie a Beretta, ha smosso la Cgil che si è scoperto dopo, si è incontra con l'azienda per vedere il da farsi. Ma l'ordine di Beretta per introdurre anche nell'appalto su di una linea il turno 6x6 provoca la contrarietà delle operaie che vogliono opportune garanzie, economiche e nella pianificazione dei nuovi turni. Questo porta ad un nuovo sciopero partecpato voluto di fatto da tutte le operaie del reparto come unico. Slai Cobas mantiene i punti del precedente sciopero e rivendica una piattaforma discussa nelle assemblee, e una trattativa con i sindacati scelti liberamente dalle operaie.

Il giorno dopo Cgil incontra separatamente l’azienda e firma alle spalle di tutte le operaie un brutto accordo per il 6x6, tradendo lo stesso sciopero, senza alcun mandato e discussione per le richieste tra le

martedì 22 ottobre 2024

23 ottobre - dal blog tarantocontro: Contro sentenza d'appello processo "Ambiente svenduto" depositata istanza dagli avvocati delle parti civili organizzate dallo Slai Cobas e di Medicina Democratica

 

I nostri avvocati di Torino e Taranto e lo Slai Cobas abbiamo ritenuto che è giusto fare ogni passo possibile per evitare l'annullamento totale del processo di 1° grado, il trasferimento e soprattutto di iniziare da zero, con le prevedibili prescrizioni; questo lo dobbiamo alle parti civili. La nostra impressione è che la Corte d'appello abbia voluto "lavarsi le mani", dando ragione a dei cavilli e a una loro interpretazione giuridica sfavorevole. Quindi, questo non può passare impunemente. Probabilmente non ci riusciremo, ma è necessario mettere delle "zeppe" e mostrare agli operai, ai lavoratori tutti, ai cittadini dei quartieri inquinati che noi non ce ne stiamo fermi comunque; perchè noi e gli avvocati non durante questi anni di processo non hanno mai fatto interventi puramente di articoli di legge, ma hanno posto problemi di giustizia dei lavoratori. Questa differenza, anche con gli altri avvocati delle parti civili continua anche in questa fase.

ISTANZA PRESENTATA ALLA PROCURA GENERALE DI TARANTO

L'istanza integrale si può richiedere allo Slai Cobas WA 3519575628

ALLA PROCURA GENERALE DELLA REPUBBLICA DI TARANTO ISTANZA EX ART. 572 C.P.P.
Gli scriverti avvocati Sergio Bonetto del Foro di Torino, Fabrizio Lamanna del Foro di Taranto, Enzo Pellegrin del Foro di Torino, Antonietta Ricci del Foro di Taranto,Gianluca Vitale del Foro di Torino... chiedono con la presente ai sensi dell'art. 572 c.p.p. che codesta Procura Generale presso la Corte di Appello di Taranto voglia proporre ricorso per Cassazione avverso la sentenza n. 6/2024 della Corte di Assise di Appello di Taranto del 13 settembre 2024, con la quale è stata annullata la sentenza della Corte di Assise di Taranto n. 1/2021 del 31.05.2021 e ordinata la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza.

IN PUNTO RICORRIBILITA' PER CASSAZIONE

Con la sentenza avverso la quale si chiede che codesta Procura Generale voglia proporre ricorso per Cassazione la Corte di Assise di Appello di Taranto ha accolto il motivo di appello proposto dalle difese degli imputati e relativo alla nullità delle ordinanze con le quali era stata rigettata l'eccezione di incompetenza ex an. 11 c.p.p., con conseguente annullamento della sentenza di primo grado e ordine di trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica presso il giudice tabellarmente competente (la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza). Il primo quesito da risolvere è se tale pronunzia sia definitiva (come annotato in calce dal Direttore, che indica la data di passaggio in giudicato in relazione agli artt. 568 n. 2 e 11 cpp nella data del deposito) ovvero se essa possa essere oggetto di ricorso per Cassazione. La soluzione di tale quesito - che solo in apparenza si presenta come univoca - non è priva di conseguenze sull'iter procedimentale: nel primo caso una eventuale impugnazione rimetterebbe immediatamente la decisione (definitiva) sulla competenza alla Suprema Corte; nel secondo il processo (rectius: il procedimento, essendo stati gli atti trasmessi, come insegnato dalle Corte Costituzionale, alla Procura della Repubblica presso il giudice ritenuto competente) riprenderebbe avanti l'autorità giudiziaria indicata oggi come tabellarmente competente ma la questione rimarrebbe “aperta” potendo essere riproposta avanti a1“nuovo” giudice di merito (ed, eventualmente, riproposta nei successivi gradi di giudizio ove da questi rigettata). E, infatti, ben potrebbe il GUP di Potenza sollevare conflitto di competenza e rimettere, solo in quella nuova fase processuale, gli atti alla Suprema Corte per la decisione in merito a tale eccezione.

22 ottobre - info: Volkswagen vuole licenziare migliaia di operai e operaie... verso lo sciopero

Rigiriamo il comunicato di sostegno della Federazione dei lavoratori turchi in Germania a proposito dei licenziamenti previsti alla Volkswagen che rientra nella crisi della produzione automobilistica che colpisce tutto il mondo dagli Stati Uniti, alla Germania, alla Francia, all’Italia, alla Cina… e che i padroni scaricano sugli operai.

Volkswagen vuole licenziare migliaia di operai e operaie!

La solidarietà è la nostra forza!

A metà settembre, il Consiglio di Amministrazione di Volkswagen AG (VW) ha annunciato che avrebbe chiuso alcune delle sue sedi e, di conseguenza, si sarebbe separato da un certo numero di lavoratrici e lavoratori. Per quanto ne sappiamo, ci sono circa 30.000 dipendenti che devono essere licenziati. Nella stessa dichiarazione, è stato anche sottolineato che la situazione non può essere salvata mandando i lavoratori in prepensionamento nell'ambito del piano sociale, ma che ci saranno licenziamenti forzati. L'area in cui si verificheranno licenziamenti di massa è il dipartimento di ricerca e sviluppo, dove il numero di licenziamenti potrebbe arrivare fino a 13.000. È particolarmente significativo che ciò avvenga dopo che Volkswagen ha fissato l'obiettivo di aumentare il suo tasso di crescita annuale dal 3,5% al 6,5%.

Questo è un attacco al diritto dei lavoratori alla contrattazione collettiva!

VW ha un contratto collettivo interno da molti anni. Questo contratto collettivo è valido fino al 2029 e contiene molte decisioni, tra cui la sicurezza del posto di lavoro per i lavoratori fino a tale data. Secondo questo contratto collettivo, Volkswagen forma 400 giovani all'anno per poi assumerli come dipendenti a tempo indeterminato. La direzione di VW ha annunciato che questo contratto collettivo sarà dismesso il 31 dicembre. E poi le lavoratrici e i lavoratori continueranno ad avere la sicurezza del posto di lavoro dal contratto collettivo per sei mesi e dal 30 giugno 2025 scompariranno anche questi diritti. Questa decisione di VW, uno dei più grandi monopoli d'Europa, è un attacco ai diritti di contrattazione collettiva dei lavoratori e delle lavoratrici e all'organizzazione sindacale. Questa mossa di VW, la casa di produzione automobilistica che fa più profitti in Germania, intensificherà anche nuovi attacchi all'organizzazione dei lavoratori. Perché VW è anche uno dei monopolisti dove c’è la più forte organizzazione sindacale. Il fatto che i diritti dei lavoratori, che essi hanno conquistato in lotte intense, siano praticamente fatti a pezzi e gettati nella pattumiera, dimostra che questi e simili attacchi aumenteranno in futuro.

"Chi combatte, può perdere, ma chi non combatte, ha già perso"

L'annuncio di VW mostra da un lato l'incertezza dei dipendenti sul futuro e, dall'altro, la determinazione a difendersi dall'attacco ai loro diritti. La reazione dei lavoratori, con numerose interruzioni del lavoro e azioni di massa, mostra la loro determinazione a lottare. Ciò che diceva B. Brecht: "Chi combatte può perdere, ma chi non combatte ha già perso" è una guida per i lavoratori della VW. Noi, l'ATIF (Federazione dei lavoratori turchi in Germania), dichiariamo che siamo al fianco dei lavoratori della VW in questa lotta con tutte le nostre forze, e vinceremo sicuramente questa resistenza con la solidarietà comune!

Fermare i licenziamenti alla VW e in altre aziende!

La resistenza delle lavoratrici e dei lavoratori della VW è la nostra resistenza! ATİF

22 ottobre - info solidale. LA LOTTA DEI DISOCCUPATI ORGANIZZATI DI NAPOLI NON SI PROCESSA, SOLIDARIETÀ DELLO Slai Cobas sc

 


lunedì 21 ottobre 2024

21 ottobre - Mentre continuano le denunce sulla insicurezza delle ferrovie di Salvini, la commissione di garanzia vuole impedire lo sciopero dell'8 novembre

 

Autoferrotranvieri: commissione di garanzia interviene sullo sciopero dell’8-11

AUTOFERROTRANVIERI, LA COMMISSIONE DI GARANZIA INTERVIENE PER TENTARE DI IMPEDIRE AI SINDACATI DI BASE DI PROCLAMARE LO SCIOPERO DELL’8.11.2024 PER SALARI, DIRITTI, SICUREZZA SUL LAVORO E CONTRO LE PRIVATIZZAZIONI

LE MOBILITAZIONI NON LE FERMERANNO LE TROVATE DEGLI AZZECCAGARBUGLI

ASSEMBLEA NAZIONALE AUTOFERROTRANVIERI 29 ottobre 2024 – ORE 14 – Firenze, Stazione S. M. Novella, (Sala Info-Point – Piazza Stazione 4)
La Commissione di Garanzia è intervenuta per tentare di imporre il ritiro dell’indizione di sciopero degli autoferrotranvieri per l’intera giornata dell’8.11.2024 di Adl Cobas, Cobas Lavoro Privato, Sgb e Cub Trasporti, senza il rispetto delle fasce, a sostegno della piattaforma per il rinnovo del CCNL con aumenti salariali di almeno 300 euro, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, incremento delle garanzie per la tutela della salute di lavoratori e passeggeri, contro i processi di privatizzazione.

LA COMMISSIONE DI GARANZIA INTERVIENE 2 VOLTE: PRIMA RICORDANDO L’ART. 16 DELLA REGOLAMENTAZIONE, POI VIETANDO LA CONCENTRAZIONE DELLO SCIOPERO CON QUELLO DI ALTRE OO.SS.

sabato 19 ottobre 2024

19 ottobre - info solidarietà Palestina: GRECIA: LAVORATORI PORTUALI IMPEDISCONO IL CARICO DI PROIETTILI DIRETTI A ISRAELE

 da radio onda d'urto

Grecia. Lavoratori portuali del Pireo hanno impedito il carico di un container con munizioni dirette a Israele.

Per tutta la notte tra giovedì e venerdì i portuali e gli operai del Sindacato ENEDEP del Pireo, comune greco a sud ovest di Atene, hanno bloccato un container colmo di proiettili diretti in Israele, prima che venisse caricato sulla nave “Marla BULL”. La nave proveniente dalla Macedonia e diretta ad Haifa, Israele, è partita, ma senza le munizioni.

Grazie alla protesta, il container non è stato caricato e la nave è partita senza i proiettili venissero consegnate all’esercito israeliano. Sul fianco del container è apparsa la scritta “Φονιάδες, δρόμο από το λιμάνι” (“assassini, fuori dal porto”) con la firma del sindacato dei lavoratori. “Non permetteremo che il porto del Pireo diventi una base di guerra” fa sapere in un comunicato il sindacato ENEDEP che ha deciso di rifiutarsi di movimentare armi destinate a Israele.

La decisione della mobilitazione era stata presa mercoledì dall’assemblea generale del sindacato ENEDEP (Unione dei lavoratori della movimentazione di container ai moli del Pireo) ed è stata sostenuta dal Centro per il lavoro del Pireo, dall’Unione greca dell’industria metalmeccanica e navale dell’Attica e dal sindacato dei carpentieri dei cantieri navali.

In generale, in Grecia continua la mobilitazione a sostegno del popolo palestinese. Neanche due settimane fa una manifestazione pro-pal si è conclusa con granate stordenti e manganellate della polizia sui manifestanti.

Da Atene Tonia Tsitsovitz, giornalista del settimanale ellenico Epoché. Ascolta o scarica.


venerdì 18 ottobre 2024

18 ottobre - PALERMO: SCIOPERO 18 OTTOBRE VOLANTINO SLAI COBAS sc

 


18 ottobre - LE BUFALE DEL GOVERNO/FASCISTA E I DATI REALI: Nel 2023 record di indigenza per i minori (quasi 1,3 milioni), i lavoratori dipendenti e gli operai. La povertà assoluta aumenta al Nord. I dati Istat

Mattarella: "L'occupazione si sta frammentando tra una fascia alta, in cui a qualità e professionalità corrispondono buone retribuzioni, e sacche di salari insufficienti, alimentati anche da part-time involontario, e da precarietà. Un elemento di preoccupante lacerazione della coesione sociale"

di F. Q. | 17 Ottobre 2024 

Mai così tanti minori in povertà assoluta da quando vengono aggiornate le serie storiche: nel 2023 sono stati quasi 1,3 milioni, il 13,8% del totale. Record anche per i nuclei in cui la persona di riferimento è un lavoratore dipendente – l’incidenza ha toccato il 9%, in forte salita dall’8,3% del 2022 – e per il sottoinsieme che vede come “capofamiglia” un operaio: in quella platea l’indigenza raggiunge il 16,5% del totale, contro il 14,7% del 2022. I dati definitivi dell’Istat confermano, con piccole variazioni, quelli preliminari pubblicati la scorsa primavera. E sono preoccupanti. Lo scorso anno le persone povere assolute in Italia erano 5,693 milioni, tra cui 3,9 milioni di italiani e 1,7 milioni di stranieri, in lieve aumento dalle 5,674 del 2022 e pari al 9,7% della popolazione, mentre le famiglie coinvolte sono salite anche in questo caso lievemente da 2,187 a 2,217 milioni. I segnali peggiori riguardano chi vive del proprio lavoro: l’emergenza dei bassi salari, complice la fiammata dei prezzi che ha falcidiato il potere d’acquisto, ha avuto un impatto pesante nonostante le misure rivendicate dal governo a partire dal taglio del cuneo fiscale per i dipendenti con redditi sotto i 35mila euro, confermato dalla legge di Bilancio per il 2025. A soffrire particolarmente, per lo stesso motivo, sono i nuclei residenti al Nord. L’avvio della “rottamazione” del reddito di cittadinanza, poi sostituito con misure che raggiungono una platea molto più piccola, ha fatto il resto.

“I dati sono drammatici, e confermano quanto le scelte del Governo siano state e continuino ad essere crudeli e sbagliate.

giovedì 17 ottobre 2024

17 ottobre - MORTI OPERAI IN TRASFERTA

 

Bagolino, folgorato mentre lavora sul traliccio dell'alta tensione: morto operaio di 27 anni

Redazione web

L'incidente mortale sul lavoro è accaduto intorno alle 15 di oggi 17 ottobre

Non ce l'ha fatta l'operaio di 27 anni rimasto folgorato sul traliccio dell'alta tensione nel pomeriggio di oggi, 17 ottobre: il ragazzo è morto dopo poche ore dall'infortunio. Il giovane, di origini peruviane e residente in provincia di Firenze, è dipendente della ditta bresciana Roda.

Incidente sul lavoro, operaio muore schiacciato dal carico

Tragedia a Grotte di Castro, quasi in contemporanea al drammatico ritrovamento a Vasanello di un uomo senza vita vicino al trattore ribaltato nel suo terreno

Incidente sul lavoro a Grotte di Castro. Un operaio 51enne, di una ditta toscana che produce infissi, è morto durante una consegna in un'azienda del paese.

Incidente sul lavoro a Grotte di Castro

La tragedia, le cui cause sono in fase di accertamento, è avvenuta nella tarda mattinata di ieri, mercoledì 16 ottobre, durante le operazioni di scarico di materiale, quando il lavoratore è stato schiacciato da un pesante pannello di finestre. Lanciato subito l'allarme, i soccorsi sono subito intervenuti, anche con l'eliambulanza. Il personale sanitario, però, non è riuscito a far nulla per salvargli la vita e ne è stato dichiarato il decesso. Sul posto anche le forze dell'ordine per gli accertamenti del caso.


NELLO SCIOPERO CONTRO LA REPRESSIONE, PER L’AUMENTO DELLO STIPENDIO, GLI OPERAI BELGRAVIA HANNO RICORDATO IL PROF SAIBABA E LA SUA VITA RIVOLUZIONARIA PER LA CAUSA DEL PROLETARIATO E DELLE MASSE INDIANE

Lo sciopero è stato buona occasione di solidarietà internazionalista, perché la lotta per il lavoro è la lotta a fianco dei popoli oppressi, dalla Palestina, Libano, fino alle masse indiane che si battono contro il regime fascista/indutva di Modi. Ed è a fianco del proletariato, di queste masse indiane che ha speso la sua vita rivoluzionaria il prof Saibaba, a cui gli operai in sciopero hanno reso omaggio. Saibaba è morto sabato a seguito di un intervento chirurgico a 57 anni, dieci passati in carcere colpito da una falsa accusa parte delle campagne repressive dello stato Indiano. Campagne lanciate a più riprese con nomi come ‘operazione Green Hunt’, ‘operazione Kagaar’, compiute anche con veri e propri genocidi contro le popolazioni native ‘adivasi’, per soffocare le mobilitazioni dei lavoratori dei contadini delle masse popolari che combattono per la fine del regime di Modi, per ‘cancellare i maoisti dall’India’.

 https://proletaricomunisti.blogspot.com/2024/10/pc-17-ottobre-la-morte-del-dr-gn-saibaba.html#more

E precisa e decisa è stata la denuncia degli operai in sciopero nella fabbrica Belgravia, contro i padroni e la gestione dello stabilimento come un campo di insalata con il supporto complice dei sindacati Uil Cgil Cisl, applicando il contratto Agricolo Fluorovivaisti agli operai delle linee di produzione, abusando delle condizioni specifiche previste per il lavoro dei campi, stravolgendo alcuni aspetti del lavoro operaio in fabbrica.

 Contro la repressione in fabbrica, dove ogni singolo elemento di potere familiare/padronale, viene indirizzato capillarmente secondo una concezione di tipo fascista a sottomettere e colpire i lavoratori e qualunque forma del loro dissenso. In sintonia con il decreto sicurezza in discussione al senato risultato della natura fascista del governo Meloni.

 Contro l’arbitraria e particolare flessibilità imposta agli operai, che significa più profitto e paura, paura

17 ottobre - ANNULAMENTO 1° GRADO SENTENZA "AMBIENTE SVENDUTO": NON FINISCE QUÌ, DOPO ASSEMBLEA TARANTO INCONTRO IL 21 A TORINO

 


martedì 15 ottobre 2024

15 ottobre - dal blog tarantocontro: "Non finisce qui!" - avevamo detto alla lettura di annullamento della sentenza processo Ilva di 1° grado - E ieri abbiamo cominciato a renderlo realtà...

 

Riportiamo i temi principali che sono stati posti nell'assemblea di parti civili e avvocati, tenutasi ieri alla Provincia.

Prima di iniziare vi è stato un forte saluto/ricordo di Massimo Battista, operaio, delegato Ilva, morto il 7 ottobre, che ha combattuto contro i Riva, i padroni pubblici e privati dell'ex Ilva e che nella sua lunga battaglia soprattutto in fabbrica è stato un riferimento per tanti operai.

Noi avevamo detto dall'inizio che questo processo "Ambiente svenduto" era ed è un processo storico. Non andava visto, quindi, come un processo normale, sia pur necessario, contro padroni, ma anche rappresentanti complici delle istituzioni, della politica, ecc.. E' un processo storico sia per la quantità di imputati, chiaramente prima di tutto i Riva e le società che hanno gestito l'Ilva per vari anni, poi tutta la catena che in un certo senso dà un'immagine concreta di quello che è il sistema del capitale, perché ci sono i politici, ci sono i rappresentanti istituzionali, gli Enti che dovevano controllare, c'è la Chiesa, le forze dell'ordine; sia per l'insieme dei reati che in un certo senso coprono tutto l'arco di violazioni sulla sicurezza e la salute per cui i lavoratori sono colpiti e viene messa in pericolo la vita degli operai e delle popolazioni - dalle violazioni che avvengono nei cantieri edili a quelle nella siderurgia, a quelle nei porti, nei trasporti ferroviari, eccetera.

E anche questa sentenza di annullamento, fa diventare questo un processo storico.

Il 13 settembre è stata scritta una brutta pagina per la città di Taranto, per la difesa del diritto alla salute dei cittadini, per la difesa dei diritti dei lavoratori, della sicurezza.

Sono stati cancellati 7 anni del processo di primo grado. Ma in realtà di più, perché dal 2012 che la

questione generale dell’Ilva è balzata sul fronte giudiziario.

Altrettanto esemplare in negativo è stato l'atteggiamento del Presidente della Corte d'appello. Fin dall'inizio, Del Coco ha fatto sollevare, da parte nostra ma non solo nostra, parecchi sospetti circa una posizione di costante imparzialità. 

Fin dalla seconda udienza il presidente Del Coco ha fatto un’ordinanza con cui, per la prima volta in un processo del genere, ha sospeso la provvisionale. Questo è stato un segnale abbastanza pesante, non solo per gli effetti sulle parti civili – qui stiamo parlando di più di 1500 parti civili di cui l’80% si tratta di lavoratori, donne, uomini che hanno subito nella loro vita anche pesanti risvolti economici, sia per lo sfruttamento sul lavoro e la mancanza di sicurezza, sia per il problema proprio della salute, con tutti gli iter della catena di sofferenze, fatte di ospedali, viaggi per la salute ecc - ma per la motivazione che c'è stata dietro questa ordinanza. Una motivazione visibilmente di parte, politica, che va al di là delle motivazioni giuridiche. Perché si diceva che se gli imputati, i Riva e gli altri, fossero stati assolti, per loro sarebbe stato un enorme danno economico aver sborsato questa provvisionale e non poter riuscire a recuperare questi soldi. Una motivazione, quindi, che non c'entrava per niente con le norme giudiziarie.

Questa sentenza è molto grave perché insieme a cancellare tanti anni di udienze, ha buttato a mare tante testimonianze di operai, di cittadini abitanti nei quartieri inquinati, di lavoratori cimiteriali, veramente importanti. Queste testimonianze hanno dato un quadro anche del fatto che non è che non era possibile “un'altra fabbrica”. Il problema, era ed è, che la fabbrica è gestita chiaramente ai soli fini del massimo profitto, e tutto il sistema politico, istituzionale è sostenitore di questo interesse dei padroni. Ma dalle testimonianze degli operai emerge un’altra realtà; gli operai nel denunciare quello che succedeva in fabbrica dicevano anche cosa loro proponevano, quantomeno per limitare l'inquinamento, le violazioni continue di normative sulla salute, sulla sicurezza. Loro lo dicevano ma per questo venivano puniti, declassati, trasferiti, anche se erano delegati.

Questo processo non è da vedere solo come processo ambientale, ma è un processo che ha messo in luce il rapporto tra produzione, attività produttiva, e operai. Cioè è un processo al modo di produzione capitalista.

Un processo sintetizzato da una concezione espressa da alcuni avvocati degli imputati: “Voi parlate di giustizia, noi parliamo di diritto”. Un diritto che in questo sistema capitalista è fondato sul diritto borghese, non certo su un diritto per gli operai e le masse popolari. Un diritto che in questo processo d’appello si è basato su veri e propri cavilli giuridici (che precedentemente la Cassazione aveva già respinto. Per esempio, come ha detto ieri un'avvocata, come mai la Corte d’appello ha dato valore alla costituzione di parte civili di due giudici onorari, ma non al ritiro di queste costituzioni?) li amplificano al massimo e sulla base di questi cavilli buttano a mare un impianto di circa 3800 pagine del processo di primo grado.

In questo senso quello che è alla fine più grave è che annullando questo processo, è come se si fosse detto: il modo di produzione capitalista non si tocca. Padroni e complici sono stati accusati di “associazione a delinquere”? Ma è un’ “Associazione a delinquere” che può continuare e che padroni, governo, Stato portano avanti ogni giorno; e una parte della magistratura dice che i capitalisti che sfruttano, uccidono, inquinano l’ambiente, mettono in pericolo la vita di operai, donne, bambini… devono poterlo fare, senza che ci siano giudici, pochissimi, lavoratori o cittadini che pretendano giustizia, che li intralcino.

Ma, come abbiamo detto fin dal 13 settembre: non finisce qui; cercheremo di opporci in ogni modo a questo annullamento.

Per questo ieri abbiamo organizzato l'assemblea delle parti civili con gli avvocati di Taranto – Fabrizio Lamanna e Antonietta Ricci – e gli avvocati di Torino in collegamento telematico – Gianluca Vitale e Enzo Pellegrin, e altre realtà interessate a opporsi a questo “schiaffo”, tra queste principalmente Marescotti di Peacelink.

E i nostri avvocati dal 13 settembre non sono stati fermi. E ieri nell’assemblea hanno annunciato, e argomentato, il deposito di una istanza ex art. 572 CPP, con cui chiedono alla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Taranto di proporre ricorso per Cassazione avverso la sentenza del 13 settembre.

Nello stesso tempo – come ha detto Marescotti - le perizie, la documentazione scientifica a base del processo “Ambiente svenduto” restano; come restano le disposizioni/ordinanze di sequestro fatte dalla Todisco.

D’altra parte, questa sentenza di annullamento sembra “caduta a fagiolo”. Il governo in questo periodo ha al centro il problema della vendita dell'Ilva. Ci sono addirittura 15 possibili acquirenti, in generale multinazionali estere, qualcuna italiana, che hanno fatto la propria offerta per l'Ilva.

Ecco, è come se questa sentenza incide anche su questo. Cioè si vuole consegnare l'ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia a nuovi padroni, come una fabbrica che non sia sotto il “tallone di Achille” di condanne, di ordinanze della Procura. Ritorna anche con questa sentenza il discorso della depenalizzazione. La questione è che i nuovi padroni devono stare “liberi e franchi” da ogni catenaccio.

Oggi è annunciata la ripartenza dell’Afo 1 con la presenza del Min. Urso, accensione celebrata in modo trionfalista, mentre non c’è tuttora un piano che coniughi l’aumento della produzione con la salute dei lavoratori, dei cittadini, con la tutela dell’ambiente. Quindi è una ripartenza – come è stato detto in assemblea - per continuare la “morte” e lo sfruttamento

Questa sentenza, quindi, va colta in tutta la sua importanza e gravità.

Chi deve essere veramente interessato a questa nuova fase della battaglia che è di lotta di classe, devono essere gli operai, devono essere i lavoratori cimiteriali, devono essere i cittadini dei tamburi, ma devono essere anche tutti lavoratori delle altre fabbriche, delle altre città a livello nazionale. 

Per questo, per portare la questione Ilva livello nazionale, è stato annunciato che il 21 ottobre un'assemblea, organizzata da Medicina democratica e Slai Cobas sc, si terrà a Torino 

15 ottobre - STELLANTIS: PARLA UN'OPERAIA.....MA

 MA NON SERVE LAMENTARSI, SERVE LA LOTTA

L’operaia Stellantis: «Negli ultimi sette mesi ho lavorato 8 giorni. Ho creduto in Marchionne, Tavares? Non è un manager che stringe la mano agli operai»

La vita in Cig di Sabrina De Luca, addetta alla 500 elettrica: «Lavoro da 24 anni in fabbrica. Più di dieci li ho trascorsi in cassa integrazione»

«Lavoro da 24 anni in fabbrica. Più di dieci li ho trascorsi in cassa integrazione. E da marzo ho prestato servizio in linea a Mirafiori solo 8 giorni. Così non si può andare avanti, non con uno stipendio da Cig di mille euro al mese e due figli da sfamare e da mandare a scuola». Sabrina De Luca è una delle 2.800 tute blu delle Carrozziere di Mirafiori, chiuse fino al 4 novembre e con poche speranze di varcare quei cancelli prima del nuovo anno, che giovedì parteciperà all’assemblea di piazza davanti alla palazzina di corso Agnelli. Cinquantadue anni, sposata, due figli, ha vissuto sulla sua pelle tutti i testacoda dell’automotive torinese dell’ultimo quarto di secolo: «operaia Bertone a Grugliasco, 9 anni filati di cassa, poi l’arrivo di Sergio Marchionne, le speranze, e il rilancio dello stabilimento nel segno di Maserati fino alla vendita della fabbrica e al trasferimento a Mirafiori dell’era Tavares».

Signora De Luca, come si vive con mille euro al mese?
«Male. Ovviamente io e mio marito non possiamo comprare un’auto nuova, e viaggiamo con una Lancia Ypsilon vecchia di dieci anni con il tubo di scappamento mezzo rotto. Si capisce poi perché il mercato dell’auto in Italia è fermo. Non ci sono soldi per andare in pizzeria, infatti io la preparo in casa per risparmiare, figurarsi per comprare una vettura elettrica o modelli Maserati scontati, come l’azienda ha avuto il coraggio di proporci qualche settimana fa. Faccio fatica a capire come siamo finiti a questo punto. Prima vivevamo un sogno ora un incubo».

15 ottobre - La crisi Stellantis, lo sciopero del 18, la nostra posizione e azione

 

La situazione delle fabbriche è sotto la nostra lente da sempre perché riteniamo che senza una ripresa della lotta e dell'organizzazione sindacale di classe nelle fabbriche, senza il reingresso degli operai in prima fila nel movimento generale di lotta contro il governo e senza la partecipazione, la posizione operaia nei confronti dei grandi temi della guerra, della situazione in Palestina, della repressione, il movimento nel nostro paese non può fare quel salto di qualità necessario per difendere gli interessi della classe operaia e delle masse popolari.

Però nelle fabbriche la situazione dal punto di vista degli operai va sempre peggio. Le fabbriche Stellantis sono in profonda crisi e tutti i discorsi su ripresa e piani futuri ogni giorno vengono smentiti dai fatti. Tutto il gruppo attraversa una crisi profonda che vede nella maggior parte dei casi la cassa integrazione.

Ma non è tanto ciò che esiste adesso, ma quello che può succedere dopo il vero problema, perché è legato a questi livelli produttivi, alla guerra commerciale che esiste nel mondo, al generale calo del mercato - che naturalmente è frutto e, nello stesso tempo, il risultato, la ragione della crisi generale di tutto il sistema industriale mondiale da cui nessun paese del mondo è escluso, neanche la stessa Cina.

Il problema centrale è la ripresa della lotta operaia.

Lo sciopero del 18 per il gruppo Stellantis deciso dalla Fiom che vedrà anche una manifestazione a

Roma, sono importanti soprattutto perché richiama in campo i lavoratori di tutti gli stabilimenti, al di là delle loro stesse posizioni che attualmente non sono certo buone dal punto di vista di classe.

Certo, non è che i lavoratori non organizzati col sindacato, che criticano il sindacato siano migliori dei lavoratori organizzati con il sindacato o di coloro che non lo criticano, perché l'atteggiamento generale che c'è dietro è comunque la passività operaia. Quindi questo doppio anello, della gestione sindacale confederale degli stabilimenti e della lotta dei lavoratori e la passività dei lavoratori è un fattore che alimenta l'altro.

Bisognava tenere duro con una Piattaforma Operaia sancita da assemblee che portassero via via la massa operaia ad una lotta vera; ma con le fabbriche desertificate dalla cassa integrazione o semichiuse o con le fabbriche in eterna attesa delle decisioni di Tavares e governo in merito ai modelli, tutto questo non avviene.

15 ottobre - Roma, Cade l'ascensore di un palazzo in centro: un morto e due feriti. Questi omicidi sono frutto anche delle politiche del governo fascista Meloni, come la tanto stombazzata "patente a punti"

L'incidente è avvenuto all'interno di un edificio in cui c'è un cantiere. La vittima è un 48enne di origini nigeriane

Tragico incidente a Roma in un palazzo del centro storico, che ha portato alla morte di un operaio e al ferimento di due colleghi.

Dalle prime informazioni sembra che l'ascensore dell'edificio sito in via delle Vergini, poco distante da fontana di Trevi, in cui c'è un cantiere, sia improvvisamente caduto per cause ancora da accertare.

Cosa sappiamo

Secondo quanto si apprende i tre operai erano impegnati in un lavoro di manutenzione straordinaria della cabina dell'ascensore quando è avvenuto l'incidente. Mentre si trovavano sopra l'elevatore le cinghie di ancoraggio si sono rotte. I tre lavoratori sono precipitati nella tromba dell'ascensore per diversi metri d'altezza, secondo quanto riporta RomaToday. Da stabilire se si siano staccate o spezzate. L'area del cantiere è stata posto sotto sequestro.

L'impatto è stato fatale per uno di loro, un cittadino nigeriano di 48 anni, morto sul colpo. Feriti gli altri due, di cui uno in modo grave. Sono stati trasportati in condizioni critiche in ospedale.

Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco, polizia e polizia locale. Al via le indagini da parte dei poliziotti del commissariato Trevi.