lunedì 9 luglio 2018

9 luglio - Sul "Decreto dignità" la posizione dello Slai Cobas per il sindacato di classe

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe esprime la sua netta opposizione al “decreto dignità”. Esso non è vero che mette fine al precariato, né ne attenua gli effetti per i lavoratori. Anzi, offre l’opportunità per licenziare a livello di massa gli attuali precari.
La maggior parte degli effetti concreti che potrebbero andar bene ai lavoratori precari non saranno attuati dai padroni e al massimo daranno vita a un numero rilevante di ricorsi legali.  
Dall’altra parte lo Slai Cobas sc si batte per l’unità di classe, per il fronte unito di operai, precari, disoccupati e rigetta la politica di divisione di questo governo che vuole usare alcuni provvedimenti fintamente a favore per dividere i lavoratori e ottenere la sua base di consenso alla sua politica generale che si fonda sull’interesse delle imprese, dei padroni, sulla riduzione delle tasse per i padroni, sul sostegno ai padroni italiani nella contesa mondiale che è in corso.
Per questo lo Slai Cobas sc non è affatto d’accordo con la “caccia” agli incontri con questo governo, con Di Maio che alcuni sindacati di base, principalmente l’Usb, e alcuni gruppi di
lavoratori vanno facendo in maniera ostentata ed elemosinante.
Abbiamo detto fin dall’inizio, con la nascita di questo governo fascio-razzista-populista, al servizio dei padroni, il problema centrale che ha il sindacalismo di base e di classe è quello innanzitutto di costruire la sua unità, le sue lotte per combattere, rovesciare questo governo.
Senza l’unità, la polarizzazione di classe, la corsa agli incontri o la corsa alla dichiarazione di “scioperi generali”, è assolutamente perdente.

Di conseguenza, su questo sin da settembre bisognerà dare battaglia. Se la lotta è principale, nei confronti di padroni e governo, l’unità di classe è fondamentale perché la lotta stessa possa avere peso e prospettiva e infine risultati concreti.
Padroni e governo sono uniti sull’essenziale, e il ruolo di Salvini e Di Maio è un gioco delle parti, al loro servizio.
I sindacati confederali si muovono lungo la continuità con la linea di collaborazione e anche tra di loro è in corso un riposizionamento, non per dare forza ai lavoratori ma per avere peso con l’attuale governo.
Questo fa sì che ci siano in realtà le condizioni perchè il sindacalismo di classe e di base si unisca e costruisca socialmente un’alternativa alla politica di questo governo.
Ma questo richiede necessariamente una lotta aperta nelle fila del sindacalismo di base e di classe perché si separi il grano dall’olio. Questo governo, per il suo carattere fascio-populista, rende ancora più chiaro che la cosiddetta “neutralità” del sindacato è solo il modo per essere conciliante e dalla parte di questo governo. L’indifferentismo politico, seminato ampiamente nello stesso sindacalismo di base, è servito alla vittoria dei fascio populisti, ed è stata l’altra faccia e il compagno di strada del collaborazionismo confederale che ha spianato la strada all’affermazione tra le fila dei lavoratori delle idee reazionarie che fanno da base di questo governo.


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