martedì 18 gennaio 2022

18 gennaio - RETE NAZIONALE CONTRO MORTI SUL LAVORO

 

Appello/proposta dall’Assemblea nazionale 

autoconvocata del 8 gennaio



Nel 2021, in Italia, sono morti 1404 lavoratori sui posti lavoro, con un aumento del 18% rispetto all’anno precedente. E in questo dato non sono conteggiati i lavoratori deceduti per infortuni da Covid. Ogni anno 4 lavoratori, ogni giorno, muoiono sul lavoro.

Mai come in questo caso la parola “guerra” è il termine più appropriato per descrivere questa realtà, propria di questo sistema fondato sul profitto dei padroni, con operai morti, feriti, mutilati, invalidati in maniera permanente!

Gli operai sono costretti a lavorare in condizioni a rischio della propria vita, della propria salute e sicurezza, perchè non hanno alternative, perchè o ti mangi questa minestra o perdi anche quel salario sempre più basso. Gli assassini sul lavoro sono la diretta conseguenza del fatto che sempre più i padroni ottengono tutto e i lavoratori non ottengono nulla.

I governi fanno leggi per i padroni, in parlamento nessuno difende gli interessi e la vita degli operai, dai Tribunali dei padroni escono sentenze solo favorevoli all’impunità dei padroni.

Diciamo spesso che l'unica giustizia è quella proletaria, ma cosa possiamo fare per quest’obiettivo?

Abbiamo bisogno di unirci in questa lotta, non possiamo stracciarci le vesti ogni volta dopo l’ennesima morte sul lavoro. Gli omicidi padronali sui luoghi di lavoro non possono essere uno dei tanti punti che mettiamo nelle nostre piattaforme rivendicative! Dobbiamo rispondere e organizzare questa lotta su un terreno specifico.

Il via libera a questa corsa ai profitti, alla "legale" violazione delle norme di sicurezza, alla liberalizzazione degli appalti, l'ha data il governo Draghi. Cosa ha portato? verso fine anno ci sono stati, in un giorno, 3 morti e tre feriti in un cantiere a Torino dove una gru è crollata schiacciando Roberto 50 anni, Marco 54 anni e Filippo 20. È questa l'altra faccia della corsa ai profitti delle imprese edili drogata dal bonus del 110% che ha alimentato un gigantesco, vorticoso ed opaco giro di appalti truccati e subappalti in cui si spremono i lavoratori con ritmi, condizioni e carichi di lavoro insostenibili.

Il 25 ottobre il governo Draghi ha emesso un nuovo Decreto Legislativo con alcune modifiche del Testo Unico Sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro del 2008 che prevede la sospensione delle attività (non si dice per quanto tempo) alle aziende che hanno il 10% di personale a nero (prima era il 20%);- solo un multa che varia da 2500 euro per le aziende che hanno fino a 5 lavoratori a nero a 5000 euro per quelle che li superano;- Il padrone rischia il penale con sei mesi di carcere solo se, nonostante l’imposizione della sospensione dell’attività, continua la produzione… quindi le aziende preferiranno pagare le multe anziché mettersi in regola (costa meno). Da un lato parla di "difesa della salute e sicurezza" e dall'altro, con la legge sulla liberalizzazione dell'appalto, ha fatto rientrare alla grande il subappalto e il "massimo ribasso" (che inevitabilmente viene compensato dai padroni scaricandolo sui lavoratori con più intensità del lavoro e taglio dei costi della sicurezza).

I padroni continuano a fare profitti record. La Marcegaglia nel 2021 ha un fatturato record di 7 miliardi, i profitti del gruppo sono cresciuti del 50 percento rispetto al 2019. Gli operai degli stabilimenti italiani riceveranno un premio medio superiore a mille euro.

Ma quei fatturati record i padroni li hanno fatti sulla pelle degli operai! Alla Marcegaglia è continuo il rischio-sicurezza, a Ravenna infatti l’ultimo omicidio sul lavoro è del 15 luglio dello scorso anno. C’è stato uno sciopero spontaneo per la morte sul lavoro di Hysa Bujar, che era un operaio esperto, non l’ultimo arrivato, lavorava negli appalti: l’ennesima morte annunciata dalle tante segnalazioni degli operai sul rischio-sicurezza per come vengono posizionati nelle selle i coils, per la mancanza di spazi di manovra all’interno del reparto, per i l’intensità dei ritmi di lavoro, per il sistema degli appalti per comprimere sempre di più i salari e negare i diritti. Denunce inascoltate e confederali complici che, attraverso gli accordi e la complicità con i vertici aziendali, mettono a rischio la vita degli operai.

Ma quello sciopero cosa ha prodotto? L’ennesimo tavolo di confronto con la Marcegaglia per definire un protocollo sulla sicurezza di tutti lavoratori; la proposta di costituire un coordinamento di sito dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) che comprenda anche i lavoratori in appalto; un Incontro in Prefettura per sollecitare l’intervento delle istituzioni.

Limitarsi alle denunce, contare incidenti e morti operaie tramite un “Osservatorio”, delegare a Istituzioni (Ausl, Sindaco, Prefetto) oppure a politicanti che mai si sono fatti vedere davanti ai cancelli ad organizzare le lotte a difesa della vita degli operai è una linea perdente. Ci siamo infilati nell’ennesimo vicolo cieco che non porta a risultati.

Dopo la morte di Luana D’Orazio perché un padrone ha manomesso il macchinario c’è stata una grande indignazione ma qualche mese dopo, a Modena, è rimasta schiacciata da un macchinario Layla El Harim.

Occorre partire dall’unità delle realtà che si battono concretamente nei luoghi di lavoro e portare la lotta sul piano nazionale, intervenire nei luoghi dove avvengono gli omicidi sul lavoro per dargli una visibilità al livello nazionale e superare la rassegnazione che avviene sempre dopo, quando si spengono i riflettori. Dobbiamo promuovere una larga aggregazione di energie che si rendano protagoniste per condurre una battaglia di civiltà contro la barbarie della guerra quotidiana dei padroni assassini.

La lotta contro le morti sul lavoro e la lotta contro precarietà, cassintegrazione, attacco al diritto di sciopero, la rappresaglia padronale e poliziesca, sono tutte lotte che attaccano la radice del modello di produzione capitalistico. Se c’è ancora chi pensa che queste lotte si possono fare solo in ambito aziendale o solo a livello territoriale, ci deve dimostrare con i fatti che così i lavoratori possono portare a casa dei risultati.

Questa lotta dev’essere strappata di mano ai confederali e condotta su posizioni di classe che sono inconciliabili con quelle dei padroni, dobbiamo costruire il potere dal basso degli Rls, formando una lista di operai che intendono metterci la faccia e il proprio impegno, indipendentemente dalle tessere sindacali e votati da tutti i lavoratori del sito così da avere un mandato forte che risponde ai lavoratori e non alle RSU o RSA o ai capi.

Il controllo della produzione, l’ispezione senza preavviso, il potere di prendere decisioni immediate che fermino la produzione in caso di rischio-sicurezza per la vita degli operai, devono tornare in mano agli operai!

Abbiamo bisogno di postazioni permanenti di nuclei di ispettori e presidii sanitari nelle fabbriche e nelle zone industriali, nelle campagne, per un intervento continuo e preventivo, con un rapporto costante con lavoratori e Rls.

Poi ci sono i processi che dobbiamo considerare come parte di questa guerra e che richiedono una mobilitazione.

È ora di approvare una legge contro gli omicidi sul lavoro! È ora di bastonare davvero chi manda i lavoratori al macello perché non rispetta le più elementari norme di sicurezza!

La sola lotta aziendale e sindacale non basta.

Dobbiamo contrapporre lotta, unità, organizzazione, una campagna sul terreno nazionale a partire da chi già la sta facendo, aggregando via via sempre più realtà nell’impegno diretto, ben sapendo che 4 operai morti sul lavoro al giorno sono il prodotto di un sistema di produzione basato sul profitto dei padroni, e la prospettiva in definitiva non può che essere che quella di un suo rovesciamento per liberarci dallo sfruttamento e difendere le nostre vite e la nostra dignità.

La Proposta che facciamo come Assemblea del 8 gennaio è quella di un confronto, di un’assemblea nazionale tra febbraio marzo per la costruzione di una Rete nazionale per difendere la salute e la sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro e nei territori.

adesioni/contatti materiali

Bastamortesullavoro@gmail.com

18 gennaio 2021


All’ 11 gennaio 2022 sono morti dall’inizio dell’anno 15 

lavoratori, 7 di questi sui luoghi di lavoro; 3 in Veneto, 

compreso un giovane di 25 anni padre di due figli. E’ già 

morto il secondo agricoltore schiacciato dal trattore, 

questa volta in Molise, aveva solo 39 anni, perdono la vita 

un anziano lavoratore, che doveva essere in pensione a 63 

anni, un agricoltore ha perso la vita cadendo in un 

burrone.

Report morti sul lavoro nell’intero 2021

Nel 2021 sono morti 1404 lavoratori per infortuni sul lavoro, di questi 695 sui luoghi di lavoro, con un aumento del 18% sui luoghi di lavoro rispetto all’anno 2020, ma l’anno scorso c’è stato il fermo covid (nel nostro monitoraggio non ci sono i lavoratori morti per infortuni da covid). Rispetto al 2008 anno di apertura dell’Osservatorio l’aumento dei morti sui luoghi di lavoro è del 9%. In questi 14 anni non c’è stato nessun miglioramento, nonostante lo Stato attraverso i suoi Istituti ha speso miliardi di euro per la Sicurezza. INAIL dall’inizio dell’anno al 30 novembre ha ricevuto 1116 denunce per infortuni mortali (mancano i morti di dicembre), ma ricordiamo che molte categorie di lavoratori non sono assicurati a questo Istituto e quindi questi morti non vengono rilevati: poi ci sono i morti in nero. La situazione delle varie province e regioni, con relativi morti per infortuni sui Luoghi di lavoro escluso itinere la trovate qui sotto. Le categorie con più morti sul lavoro sono: L’Agricoltura che ha il 30,22% di tutti i morti sui luoghi di lavoro, di questi ben il 75% sono stati schiacciati dal trattore, 158 complessivi a morire in modo così orrendo, e l’età varia dai 14 agli 88 anni. Il 22% di tutti i morti sui Luoghi di Lavoro di tutte le categorie ha perso la vita schiacciato da questo mezzo. L’edilizia ha il 15% dei morti sul totale, di queste per la maggioranza sono provocate da cadute dall’alto, sono moltissimi i morti in nero in questa categoria, soprattutto nelle regioni del sud, ma non solo. Autotrasporto Rappresentano il 10,75 di tutti i morti sui luoghi di lavoro: in questa categoria sono inseriti tutti i lavoratori che guidano un mezzo sulle strade e autostrade (gli autotrasportatori morti sulle autostrade non sono inseriti nei morti delle province), i morti in questa categoria sono aumentati di molto; non sarà un caso che è aumentato in modo esponenziale il trasporto su gomma dovuti agli acquisti on line. Industria Rappresentano il 5,89% di tutti i morti sui luoghi di lavoro, sono relativamente molto pochi; in questa categoria abbiamo inserito le industrie di tutte le categorie (esclusa edilizia). I morti in questa categoria sono quasi tutti nelle piccole e piccolissime aziende dove non è presente il Sindacato o un responsabile della Sicurezza, Nelle medie e grandi aziende i morti sono quasi inesistenti, quei pochi sono tutti lavoratori che lavorano all’interno dell’azienda stessa ma che non sono dipendenti diretti, ma di aziende appaltatrici: le aziende e i sindacati devono accertarsi che questi lavoratori, che svolgono generalmente lavori pericolosi, svolgono il loro lavoro in sicurezza e siano tutelati come i dipendenti. In alcune grandi aziende emiliane i datori di lavoro hanno fatto accordi col sindacato per tutelare meglio questi lavoratori in appalto. Artigiani una miriade di lavoratori artigiani o di loro dipendenti perdono la vita lavorando, elencare i lavori che svolgevano questi morti per infortuni diventerebbe molto dispersivo per chi legge il report. Ricordiamoci anche di poliziotti, carabinieri e vigili del fuoco che hanno perso la vita lavorando: anche questi lavoratori non sono assicurati all’INAIL.  Età delle vittime È impressionante vedere che i morti sui Luoghi di Lavoro (escluso itinere) che hanno più di 61 anni sono oltre il 20% di tutti i morti sui luoghi di lavoro; i morti da questa età in su sono soprattutto in agricoltura, in edilizia e tra gli artigiani. Non si può far svolgere lavori pericolosi a lavoratori anziani. Ma ci sono anche molti giovani di vent’anni a morire sul lavoro, soprattutto precari, che hanno perso la vita quest’anno, non solo Luana D’Onofrio ma anche altre decine di giovani che svolgevano lavori pericolosi senza nessuna preparazione, e con il rischio di venir licenziati se avevano da ridire sui lavori pericolosi che dovevano svolgere. Nazionalità delle vittime rappresentano il 6,5% di tutti i morti sui luoghi di lavoro: c’è stato un netto calo delle morti tra gli stranieri rispetto agli anni precedenti, probabilmente a causa della pandemia. Gli anni precedenti al covid erano sempre intorno al 10%. Sono lavoratori marocchini, albanesi e romeni gli stranieri con più morti. Qui sotto i morti in ogni provincia e regioni italiane. Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro

OSSERVATORIO NAZIONALE MORTI SUL LAVORO

I morti sui LUOGHI DI LAVORO nelle Regioni e Province nel 2021: a questi occorre aggiungere almeno altrettanti lavoratori morti sulle strade e in itinere che sono considerati a tutti gli effetti morti per infortuni sul lavoro

Lombardia 78  Milano (15), Bergamo (15), Brescia (15), Como (3), Cremona (2), Lecco (3), Lodi (1), Mantova (3), Monza Brianza (3), Pavia (9), Sondrio (4), Varese(4) CAMPANIA 70  Napoli (22), Avellino (12), Benevento (6), Caserta (13), Salerno (17)     TOSCANA 55 Firenze (12), Arezzo (2), Grosseto (4), Livorno (3), Lucca (6), Massa Carrara (3), Pisa‎ (9), Pistoia (10), Siena (3) Prato(3) EMILIA ROMAGNA  53 Bologna (6), Rimini (4) Ferrara (5) Forlì Cesena (4) Modena (10) Parma (7) Ravenna (5) Reggio Emilia (10) Piacenza (1) PIEMONTE  53 Torino (17), Alessandria (11), Asti (3), Biella (2), Cuneo (17), Novara (1),Verbano-Cusio-Ossola() Vercelli (1) VENETO 51 Venezia (7), Belluno (2), Padova‎ (14), Rovigo (1), Treviso (12), Verona (6), Vicenza (8)  LAZIO 40 Roma (22), Viterbo (2) Frosinone (7) Latina (6) Rieti (3) CALABRIA 34   Catanzaro (7), Cosenza (16), Crotone (2) Reggio Calabria (5) Vibo Valentia (3) PUGLIA 32 Bari (6), BAT (4), Brindisi (4), Foggia (4), Lecce (7) Taranto (7) SICILIA 30 Palermo (4), Agrigento (5), Caltanissetta (), Catania (5), Enna (1), Messina (6), Ragusa (8), Siracusa (1), Trapani‎ ()ABRUZZO 28  L'Aquila (5), Chieti (11), Pescara (1) Teramo (10) TRENTINO ALTO ADIGE 24 Trento (9) Bolzano (15)    MARCHE 22  Ancona (4), Macerata (4), Fermo (1), Pesaro-Urbino (7), Ascoli Piceno (6) Fermo  FRIULI VENEZIA GIULIA 15 Pordenone (2) Trieste (2) Udine (9) Gorizia (2) SARDEGNA 15 Cagliari (4) Carbonia-Iglesias (), Medio Campidano (1), Nuoro (6), Ogliastra (), Olbia-Tempio (), Oristano (1), Sassari (2).Sulcis iglesiente  () UMBRIA 9 Perugia (7) Terni (2)   BASILICATA 9 Potenza (6) Matera (3)   Molise 6  Campobasso (2) Isernia (4). LIGURIA 7 Genova (3), Imperia () La Spezia (2), Savona (2)  VALLE D’AOSTA (3)

                  Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio  




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