mercoledì 4 ottobre 2023

4 ottobre - Dal governo Meloni/Nordio provvedimenti a tutela degli sbirri torturatori e violenti. La tortura di Stato di San Gimignano da Controinformazione rossoperaia - n.46

Il governo vuole intervenire sull'art. 613 bis del codice penale (reato di tortura) e "sui reati contro i pubblici ufficiali per mettere in sicurezza le forze dell’ordine”

Nelle carceri si consuma quotidianamente l’ingiustizia, la violenza dei vigliacchi in divisa che sono forti con i deboli e deboli con i forti, l’orrore disumano di un inferno che colpisce i proletari e gli immigrati in particolare perché i ricchi e potenti o non entrano neppure nelle galere o nelle galere godono di privilegi.

Nelle società divise in classi sociali la classe che ha il potere dà la sua impronta e in questo sistema dove domina la borghesia capitalista e il suo Stato è tutto repressione, negazione di bisogni e di diritti e nelle galere annienta le persone, deve scaricare la sua violenza sui deboli per piegarli all’obbedienza e alla sottomissione.

I lavoratori e le loro organizzazioni sindacali e politiche non si devono fare complici, fare finta di non vedere e sentire, ma sostenere denunce che vengono dalle carceri, farle conoscere, appoggiare le inchieste perché vadano fino alla condanna degli aguzzini fascisti in divisa responsabili di violenze e torture nei confronti dei proletari nelle galere.

Il 31 agosto erano 58.428 le persone in carcere. Un anno fa erano 55.637. Quasi 3.000 persone in più in 12 mesi. Che significa meno spazi, meno opportunità, più tensione. Nel frattempo si parla di nuove carceri, invece di lavorare per incentivare misure alternative. Questa è in particolare la linea che persegue questo governo, il governo Meloni/Nordio/Piantedosi.

Al riparo, dentro le mura delle carceri, lo Stato pratica la tortura. Un processo di questi giorni lo ha fatto venire fuori ancora una volta.

Tortura di Stato” nel carcere di San Gimignano per cui c’è stata una sentenza con la quale il

Tribunale di Siena condanna per tortura i 5 agenti penitenziari con pene dai cinque anni e dieci mesi sino ai sei anni e sei mesi di reclusione. Le motivazioni di questa sentenza sono molto importanti perché condannano il razzismo, il fascismo, proprio della polizia penitenziaria che proprio così si forma - ed è formata - per svolgere il suo ruolo nelle carceri di questo sistema: «Quanto emerso corrisponde ad un ripugnante e disinvolto esercizio di violenta disumanità e di ostentato disprezzo nei confronti di una persona detenuta, praticato per giunta in assenza del benché minimo indice o cenno di atteggiamento violento o aggressivo da parte di quella persona».

Violenza disumana, disprezzo ostentato nei confronti di un detenuto immigrato. Squadrismo organizzato, spedizioni punitive.

I fatti risalivano all’11 ottobre 2018 quando, utilizzando le stesse parole dei giudici senesi, «è stata posta in essere, da parte di una squadra composta da quindici agenti, assistenti e ispettori del Corpo di polizia penitenziaria in servizio presso la Casa di reclusione di San Gimignano, una spedizione punitiva ai danni di un detenuto straniero» al «solo scopo» di «esibire manifestazioni di dominio e in funzione di supposta deterrenza rispetto a comportamenti scorretti e mal tollerati, a guisa di aberrante e perversa forma di pedagogia carceraria».

Nella sentenza si descrivono episodi di «gratuita violenza fisica e di abuso della forza, di brutale sopraffazione e di inumano sopruso». Un aguzzino in divisa penitenziaria si riferisce così alla moglie: «A me mi dispiace solo di una cosa: che a quello non l’ho scassato sano sano»

A San Gimignano, come spesso accade, non si è trattato dell’eccesso di un singolo agente. «Alle ore 15.20 circa sono venuti nella cella di isolamento dove sono ubicato due ispettori e una ventina di agenti di polizia penitenziaria inveendomi contro dicendomi infame, pezzo di merda, pedofilo, venduto ecc. Inoltre sono stato colpito da un capoposto che puzzava di alcol attraverso lo spioncino con un pugno in fronte, dopo sono entrati in cella e mi hanno preso a calci e pugni e molti di loro facevano puzza di alcol». I giudici ricordano come «in tutte le lettere, poi, come teatro delle riferite violenze, aggressioni e minacce viene sempre indicato il medesimo luogo, ossia il reparto isolamento della Casa di reclusione di San Gimignano».

Questo è accaduto a San Gimignano e non è un fatto isolato come sappiamo.

C’è stato il processo per le torture avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020 per le quali sono imputati 105 agenti della polizia penitenziaria e 2 medici (questi ultimi accusati di falso), quella che il gip ha definito “orribile mattanza” all’interno del carcere. Calci, pugni, manganellate subiti: “mi hanno scassato di mazzate”, ha detto Quaranta in aula. “Ci hanno chiesto di denudarci e di fare le flessioni. Mentre ci spogliavamo ci cominciavano a colpire con manganellate sulla schiena, sulle gambe, nei fianchi, nonché schiaffi e pugni su tutto il corpo”. La vittima dei pestaggi ha anche raccontato gli orrori della ‘stanza zero’: “era una stanza dove si abbuscava”, ha chiarito in aula.

Sono venute allo scoperto le violenze dei poliziotti vigliacchi di Verona.

Ma anche i suicidi. Alla fine di giugno nel carcere delle Vallette a Torino Susan e Azzurra si sono suicidate, una sarebbe uscita dopo pochi giorni, l’altra tra meno di un anno. Susan è stata lasciata morire per uno sciopero della fame e della sete, nell’attesa di poter rivedere suo figlio.

Il governo e la sua maggioranza anche in questo campo vogliono la massima repressione, più carceri, perché sono dalla parte degli aguzzini in divisa nelle carceri, ne condividono mentalità e metodi, sono fascisti e razzista come loro. E pertanto cercano di proteggerli.

Una legge per abolire il reato di tortura la propone FdI.

Il ddl Vietri che punta a rivedere il reato di tortura arriva in Commissione al Senato. Maglie più larghe per gli agenti violenti. Con l’abolizione prevista dalla proposta di Fratelli d’Italia, che sottintende di conseguenza la derubricazione ad aggravante comune, si elimina la punibilità di chi utilizza la tortura come uno strumento di sopraffazione.

Le associazioni democratiche denunciano, e questo è un bene perché ci possa essere informazione e dibattito tra le masse, nei movimenti. Ma la loro è un’altra strada che non riconosce il nemico che ha davanti, che è pur sempre all’interno di una dialettica che è falsamente “democratica” che semina illusioni e propone un’altra lotta che non è quella contro questo governo. Come per esempio Amnesty fa appello a La Russa per fermare il blitz in Commissione Senato.

Un altro provvedimento che va in direzione di ulteriori scelte repressive da parte di questo governo che alimenterà non solo le violenze poliziesche ma anche i suicidi nelle carceri è la nomina di Felice Maurizio D’Ettore come nuovo garante dei detenuti. Il suo nome è stato proposto al capo dello Stato dal Ministro alla giustizia Carlo Nordio.

D'Ettore viene da Fratelli D'Italia, un partito che vuole abolire il reato di tortura, aprire nuovi Cpr e nuove carceri, che invoca pene più severe e ha rimesso in cella i detenuti semiliberi.

Ha avuto un ruolo nel caso Cospito.

Il neo garante dei detenuti era intervenuto sul tema a gennaio, quando la salute di Cospito era nel momento peggiore.

Che ha detto D'Ettore? Di continuare col 41 bis: "Lo Stato non può arretrare e deve garantirne la rigorosa applicazione".

E’ evidente, quindi, che la lotta per il rovesciamento di questo governo è l’unica strada da percorrere e i lavoratori e le loro avanguardie devono fare la loro parte nelle denunce e nelle lotte come parte più coerente di una coscienza civile – e di classe – organizzata.


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