martedì 17 ottobre 2023

17 ottobre - Le grandi mobilitazioni nel mondo a sostegno della resistenza del popolo palestinese - In Italia intervento e commento dalla manifestazione a Milano - Da Controinformazione rossoperaia del 16/10

 

Lo Stato d'Israele, la sua politica che in molti – e noi con questi – chiamiamo giustamente nazisionista, una politica cioè che fonda l’occupazione della terra di Palestina su un’ideologia razzista e sulla pulizia etnica, sul genocidio, in questi giorni, in queste ore, sta bombardando senza soste Gaza, da sabato scorso alcune fonti riportano che 2.300 palestinesi sono stati uccisi, di cui un terzo, 724 sono bambini, con una politica militare di sterminio di massa del popolo palestinese che dura da 75 anni.

Il sostegno che riceve lo Stato occupante israeliano lo riceve solo da tutti i governi e Stati imperialisti e consiste non solo in aiuti militari, ma anche con la repressione nei confronti della solidarietà internazionalista al popolo palestinese e la disinformazione che questi governi e Stati, la loro stampa portano avanti.

Nonostante tutto questo apparato poliziesco e mediatico le piazze del mondo in questi giorni sono state invase dalle masse che si sono schierate per il diritto all’autodeterminazione nazionale e sociale del popolo palestinese contro il terrorismo di Stato israeliano, con la grande partecipazione in prima fila della gioventù che è l’elemento che va messo in rilievo, una straordinaria partecipazione che non ha trovato chiaramente spazio nella stampa della borghesia, dei padroni, una partecipazione che non ha nulla di paragonabile al misero – e miserabile – sostegno di poche persone che hanno manifestato il loro sostegno all’occupante terrorista/nazisionista israeliano ma che hanno avuto eco nei media imperialisti.

Migliaia di persone sono scese in piazza a sostegno della Palestina in Algeria e Marocco, nella capitale marocchina Rabat c’è stata una manifestazione domenica per manifestare contro i massacri israeliani a Gaza e per chiedere al governo di tagliare i legami con Israele.

Il Marocco è stato uno dei pochi governi arabi che spinge per la creazione di legami con Israele negli ultimi anni, ma il popolo marocchino continua a respingere quella decisione attraverso le sue costanti marce di solidarietà a sostegno dei palestinesi. La marcia di Rabat è stata indetta dal "Fronte marocchino per il sostegno della Palestina e contro la normalizzazione" e dal "Gruppo di azione nazionale per la Palestina".


 In Giordania
, dove vivono moltissimi palestinesi, centinaia di persone che manifestavano a favore del popolo palestinese hanno cercato di raggiungere il confine con la Cisgiordania, e sono state disperse con gas lacrimogeni dalla polizia locale. In Giordania, così come in altri paesi arabi, la causa palestinese raccoglie ancora molti consensi, benché, anche qui, negli ultimi anni alcuni governi abbiano progressivamente normalizzato le proprie relazioni diplomatiche con Israele (Emirati Arabi Uniti, Marocco e Bahrein), attraverso gli accordi di Abramo. Gli stessi accordi erano stati accolti con diverse proteste, quando furono firmati.

A Baghdad, in Iraq, decine di migliaia di persone hanno manifestato sventolando bandiere palestinesi,

intonando slogan anti-israeliani e bruciando bandiere israeliane. Ci sono sono state estese manifestazioni anche a Beirut, in Libano, a Sana’a, la capitale dello Yemen.

Manifestazioni ci sono state in Al Cairo, in Egitto, a Beirut, in Libano, in Tunisia e in Turchia oltre che nelle capitali di diversi paesi asiatici a maggioranza islamica come Pakistan, Bangladesh, Indonesia.

Negli ultimi giorni ci sono state estese manifestazioni a favore della causa palestinese anche in diverse capitali occidentali, come New York, Londra, Berlino, Roma e Parigi, in Francia, dove giovedì il governo le ha vietate. A New York l'8 e il 9 ottobre, in entrambi i giorni sono stati segnalati scontri tra manifestanti filo-palestinesi e reazionari durante manifestazioni a sostegno di Israele, San Francisco, Chicago (15 mila), Seattle, Indiana, Florida e Los Ángeles. 

In migliaia sono scesi in piazza nel centro di Londra, si parla di più di 150 mila persone. Dalla stampa: Il centro di Londra è attraversato da una marea di bandiere rosse, nere, bianche e verdi. Sono le migliaia di persone che manifestano il proprio sostegno ai palestinesi, molti di loro intonano cori e tengono in mano cartelli anti-Israele. La marcia è partita dal quartier generale della Bbc, la cui sede è stata imbrattata con la vernice rossa. A rivendicare l’azione, il gruppo di attivisti Palestine Action, che accusa l’emittente di avere «le mani sporche di sangue palestinese». Dalla sede della tv, la manifestazione si è spostata vicino al Parlamento e Downing Street…. la polizia di Londra ha schierato mille agenti per monitorare la situazione. I manifestanti sono stati avvertiti che, in caso mostrino sostegno ad Hamas o si allontanino dal percorso prestabilito, potrebbe scattare l’arresto. Dopo la chiamata di Hamas al «venerdì della rabbia» e i tafferugli dei giorni precedenti, alcuni Paesi tra i quali Francia e Germania hanno vietato manifestazioni pro-Palestina.

5.000 persone hanno marciato a Manchester. A Dublino , in Irlanda , il 10 ottobre si è svolta una marcia verso l'ambasciata israeliana.

In Germania il Tribunale Amministrativo dell'Assia ha vietato le manifestazioni filo-palestinesi. Il Tribunale ha basato la sua decisione su una minaccia imminente alla sicurezza pubblica a seguito di incidenti avvenuti durante manifestazioni simili. Sabato pomeriggio la polizia è intervenuta per sgomberare la centralissima Opernplatz. Sempre in Germania, a Dusseldorf, circa 700 persone si sono radunate per una manifestazione filo-palestinese. Divieti ci sono stati anche in Austria.

Centinaia di persone hanno marciato per le strade di Barcellona, esprimendo il loro sostegno al popolo palestinese. Tra i manifestanti c'erano anche cittadini palestinesi accompagnati da immigrati provenienti da altri paesi arabi e africani. La marcia è iniziata nel quartiere Raval, dove vive una grande comunità araba, e si è conclusa davanti al palazzo della rappresentanza regionale dell'Unione europea.

In Francia la polizia di Macron arresta chi solidarizza con la Palestina. C’è da dire che solidarietà alla Palestina significa anche libertà per Georges Abdallah nelle carceri francesi, il combattente comunista, antimperialista, in prima fila per la causa palestinese: a Saint-Denis la Campagna Unitaria per la liberazione di Georges Abdallah ha organizzato una manifestazione per chiedere la liberazione di Georges Abdallah e per sostenere la resistenza armata del popolo palestinese.

Riprendiamo da il Manifesto: “Qualche centinaio di manifestanti, accorsi ieri in solidarietà alla Palestina, nel centro di Parigi, siedono per terra completamente circondati da quasi un migliaio di poliziotti, compresi due giganteschi camion-idranti dell’antisommossa: l’immagine, da sola, restituisce fedelmente il clima che si è installato in Francia in questi giorni. Giovedì scorso il ministro degli interni Gérald Darmanin aveva annunciato il divieto di ogni manifestazione «pro-Palestina». Q sera, sempre a Parigi, qualche migliaio di persone avevano sfidato il divieto, manifestando per diverse ore nella centralissima Place de la République, prima di essere sgomberati dai lacrimogeni e dalle cariche della polizia. Questo sabato, invece, sono stati molti meno a rispondere all’appello di scendere in piazza. Chi l’ha fatto si è prontamente trovato circondato dagli agenti, poi chiuso in un angolo della piazza. «Israele assassino, Macron complice», scandivano i tanti giovani presenti, dietro un imponente schieramento dell’antisommossa”.

Riportiamo anche alcune notizie che riguardano l’Italia, il paese dove il governo Meloni ha espresso il suo appoggio al governo nazisionista israeliano, il paese da cui il 13 ottobre un grande aereo americano da trasporto C-17A Globemaster lll è decollato dalla Sicilia, da Sigonella, per raggiungere la base aerea di Nevatim (Negev).

A Milano c’è stata una straordinaria manifestazione con circa 10.000 in piazza per la Palestina

Gli slogan, scanditi più volte, sono stati "Israele fascista, stato terrorista, Netanyahu assassino". E poi "Israele criminale, Palestina immortale", "I palestinesi non sono terroristi ma un popolo che lotta contro i sionisti." - Di questa manifestazione ne parlerà di seguito un compagno di proletari comunisti che ha partecipato al corteo.

A Roma momenti di tensione al corteo degli studenti dei collettivi della Sapienza che manifestano contro la riunione dei movimenti giovanili di estrema destra in programma venerdì 13 ottobre a Roma. Un corteo non autorizzato. Riunitisi davanti all'ingresso dell'università La Sapienza, a piazzale Aldo Moro, un gruppo di manifestanti ha tentato di oltrepassare lo sbarramento della polizia che impediva al corteo di proseguire verso piazza Vittorio, dove è in programma un sit in di sostegno alla Palestina. Gli studenti hanno acceso fumogeni, le forze dell'ordine hanno effettuato una carica di alleggerimento per allontanare i manifestanti.

In testa al corteo una striscione con la scritta "Fight Far Right"

Torino, in tremila al corteo pro Palestina: «Siamo qui per l'umanità». dice una ragazza marocchina. Migliaia di persone scese in strada «contro il massacro di Gaza». E spuntano scritte: «A fuoco Israele», «Palestina libera. Gaza libera». Le voci che si alzano, le mani che battono all’unisono e sovrastano i rumori della città. Si chiude così, dopo quattro ore, la manifestazione «contro il massacro a Gaza» organizzata dall’Associazione palestinesi in Italia, Progetto Palestina, Bds Torino e dall’Alleanza delle moschee torinesi. In duemila partono da piazza Crispi, nel cuore del quartiere multietnico di Barriera di Milano. «In Palestina ci sono migliaia di morti e feriti. Non ci sono vie di fuga e riparo», raccontano gli organizzatori che da un microfono spiegano l’origine e le intenzioni di questo corteo, che sfila nella periferia di Torino e sfocia nel centro della città. E quando si arriva in piazza Vittorio Veneto, il numero dei partecipanti sfiora le tremila persone. «La Palestina vive, la Resistenza vive» è scritto in italiano e in arabo sui numerosi cartelli che ondeggiano tra la folla. In altri si legge: «I popoli in rivolta scrivono la storia, Intifada fino alla vittoria» e «I popoli hanno diritto alla lotta, Palestina libera».

Corteo pro-Palestina, in centinaia sfilano a Firenze. Tra 500 e 700 persone alla manifestazione che ha preso il via dalla Fortezza da Basso. Anche a Napoli si è manifestato, così come a Bari.

Ora la causa del popolo palestinese verrà portata con mozioni, con parole d'ordine, tra i lavoratori nello sciopero generale dei sindacati di base del 20 di ottobre e nelle manifestazioni che si terranno contro la guerra in alcune realtà, davanti alcune basi, come Gedi, Pisa, Palermo, Taranto.

Riportiamo l'intervento alla manifestazione di Milano del compagno di proletari comunisti e un giudizio sulla manifestazione:

"Oggi è una grande manifestazione e una grande giornata che deve continuare perché devono rimangiarsi tutte le menzogne che stanno dicendo contro il popolo palestinese.
Noi siamo incondizionatamente dalla parte degli oppressi, dalla parte del diritto dei palestinesi, dalla parte della sua resistenza armata, della sua liberazione.

Non siamo noi che dobbiamo decidere. Il popolo palestinese ha deciso di alzare la testa e di andare avanti fino alla vittoria. E noi dobbiamo solo fare la nostra parte e sostenerlo. E' una grande battaglia, dobbiamo farla anche qui in Italia contro un governo e contro tanti partiti che ci sono schierati con gli oppressori, con Israele, contro tanti giornali che hanno vomitato menzogne contro il popolo palestinese. Non dobbiamo lasciarli in pace.

Siamo per la pace in Palestina ma non c’è nessuna pace senza giustizia e in Palestina oggi non c’è nessuna giustizia, c’è solo l’oppressione dei sionisti, dello Stato nazisionista d’Israele che è stato messo lì dai paesi imperialisti per schiacciare i popoli e in primis i popoli arabi, ma tutti i popoli, perché la lotta della Palestina è una lotta di liberazione di tutti i popoli dal nazisionismo e dall'imperialismo. Avanti fino alla vittoria!"

"Nessuna giustizia, nessuna pace, fino a quando la Palestina sarà libera". E’ questo il succo della manifestazione di ieri che ha portato in piazza migliaia di giovani, famiglie, proletari, studenti, solidali, tutti legati da un unico obiettivo a fianco della resistenza palestinese contro il genocidio dello Stato nazisionista d'Israele.

I compagni di proletari comunisti che hanno partecipato a questa manifestazione, si sono trovati in un clima di lotta, di determinazione rispetto anche a chi, le cosiddette "anime belle", anche del movimento, che pensavano di appiattire su posizioni sempre di piagnistei verso il popolo palestinese che invece ha deciso di rialzare la testa e sta lottando in tutte i modi possibili.

Un fiume in piena che ha voluto denunciare tutte le mistificazioni, le menzogne sputate dai media e dai vari partiti che si sono schierati a fianco di Israele, tra cui in prima fila il governo Meloni che si è schierato con il sanguinario Netanyahu che in tutto il corteo è stato definito, giustamente un "assassino", così come lo Stato nazisionista di Israele è stato definito come Stato fascista.

La giusta liberazione di un popolo non è terrorismo, hanno detto tutti per tutta la manifestazione che ha urlato la rabbia e la necessità di continuare la mobilitazione ancora di più in queste ore in cui, insieme al massacro del popolo palestinese, si prefigura una deportazione e una situazione in cui si vuole, nonostante tutte le risoluzioni Onu, le questioni internazionali, fare un vero e proprio genocidio del popolo.

Il sostegno alla lotta del popolo palestinese è il sostegno a tutti gli oppressi del mondo, è il sostegno alla battaglia che noi facciamo tutti i giorni in stretto collegamento contro gli oppressori, contro il loro sistema dei padroni, dei governi e del sistema imperialista che ci vuole relegare a repressione, guerra e sfruttamento. È per questo che la battaglia che noi stiamo portando avanti in queste mobilitazioni è anche quella, appunto, di una crescita di una coscienza, di una coscienza di classe, di essere tutti parte della stessa classe degli oppressi, contro gli oppressori, per avere una vera pace, perchè senza nessuna giustizia non c'è nessuna pace.

E’ per questo che in questi giorni abbiamo portato questa posizione anche nei posti di lavoro, nelle fabbriche, perché c'è uno stretto legame tra la condizione quotidiana di sfruttamento e oppressione e quello che sta succedendo in Palestina, e in tante realtà nel mondo dove tanti, tanti popoli, dall'India alla Palestina, hanno deciso di rialzare la testa.

Il nostro compito è quello di stare al loro fianco, è quello di fare la battaglia contro il nostro imperialismo che utilizza i media come guerra quotidiana, piena di menzogne, contro cui dobbiamo in questi giorni levare forte la denuncia con iniziative proprio sotto i giornali, individuando i giornalisti con nome e cognome che stanno facendo questa sporca campagna contro il popolo palestinese. Così come noi dobbiamo stringerci e denunciare la repressione che viene attuata anche in Italia rispetto all'appoggio a chi è solidale con la resistenza palestinese, in particolare tra i giovani e studenti, perché di questo il sistema ha paura, questa è una scintilla che può incendiare veramente una prateria.

Partecipare a quella manifestazione di Milano ha significato cogliere tanti aspetti della paura che la borghesia ha, per cui il nostro compito è quello di andare avanti e di fare una battaglia anche per definirsi, per fare chiarezza rispetto alle posizioni che non stanno nel campo del sostegno al popolo palestinese, come quelle che ci sono state anche venerdì a Milano, dietro la mobilitazione di piazza “Ora pace” che ha raccolto pochissime persone e rappresentanti di varie forze politiche, tra cui il Pd, Rifondazione comunista, Cgil e anche altre associazioni, Emergency, Anpi. Queste posizioni di “Ora pace” non vanno a sostegno del popolo palestinese ma, al contrario, sono di oggettivo sostegno all'azione dei paesi imperialisti.

Queste posizioni - condanna al terrorismo di Hamas, libertà subito per gli ostaggi, ora pace - hanno veramente indignato i palestinesi, che sicuramente ne terranno conto d'ora in avanti, per capire chi sta veramente dalla loro parte e per la causa palestinese e chi invece si schiera in maniera equidistante e quindi non prende posizione chiaramente da che parte stare.


 

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