lunedì 2 novembre 2015

1 novembre - Una denuncia: L'Aquila ricostruisce sullo sfruttamento: operaio egiziano denunciato 2 volte perché reclamava gli stipendi arretrati minacciando il suicidio



Luigia De Biasi
Slai Cobas sc L'Aquila
Mentre il processo per frode in pubbliche forniture sugli isolatori sismici malcostruiti del progetto C.A.S.E. rischia la prescrizione e i costruttori, i signori della protezione civile, le iene rides del post terremoto e quelle che se la ridevano alla "commissione grandi rischi" voluta da Bertolaso vanno dritti verso l'impunità e si tengono stretto il bottino, Alla Gomaa Abdel Eid, l'operaio egiziano che per reclamare i suoi diritti si è arrampicato su una gru davanti al cantiere del tribunale, è stato denunciato dal suo datore di lavoro per estorsione e dalla polizia per esercizio arbitrario delle proprie ragioni. 
A L'Aquila gli operai egiziani ed afghani sono stati impiegati sin dal 2009 nella ricostruzione delle infrastrutture necessarie ad accogliere la banda B&B e il G8, "ospitati" in gruppi di 15 in container dove non c'era un filo d'aria e neanche 30 cm di spazio tra le brande per poter fare le pulizie o spostarsi senza calpestare un altro.
Dopo l'emergenza si sono rifugiati alla caritas. Quando anche questa ha chiuso i battenti, nel 2011, i più "fortunati", i "regolari" come Alla Gomaa Abdel Eid, sono rimasti, ospitati nelle C.A.S.E. della banda B&B, a lavorare nei cantieri per la ricostruzione, davanti al nuovo e al vecchio tribunale, in evidenti condizioni di insicurezza, senza casco e dispositivi anticaduta, ma nessun procuratore e tantomeno la polizia, ha sporto una denuncia su questo, nessun imprenditore si è sognato di allontanare dal lavoro gli operai sprovvisti di dispositivi di sicurezza, fino a quando questi non hanno cominciato a lottare...


L'AQUILA: OPERAIO SCENDE DA GRU DOPO 6 ORE, PROTESTA STIPENDI ARRETRATI - FINIRA' A DENUNCE 
L’AQUILA - Dopo 6 ore di trattative, alle 14.14 di oggi, è sceso dalla gru l’operaio egiziano Alla Gomaa Abdel Eid, 31 anni, salito per due volte in tre giorni sui cieli dell’Aquila con la minaccia di suicidarsi lanciandosi, per chiedere il pagamento di presunti compensi arretrati di 40 mila euro per sé e per alcuni suoi colleghi di una ditta di ponteggi, la Edil Esse, impegnati in un cantiere di ricostruzione in viale Giovanni XXIII. Una vicenda che ora proseguirà a colpi di denunce reciproche.
A convincerlo a desistere sono stati il dirigente della squadra Volante della
Polizia, Nicola Di Pasquale, e i sindacalisti della Feneal Uil. Sul posto, già dalla mattina, c’erano anche un fratello e un cugino dell’egiziano, in regola sul territorio italiano così come l’operaio. Inizialmente, tuttavia, i due sono stati poco d’aiuto, convinti invece che, con quel gesto di protesta, l’uomo avrebbe ottenuto la cifra. Nei prossimi giorni grazie all’assistenza dei sindacati si chiarirà quello che gli spetta o meno ed eventualmente Eid sporgerà denuncia all’ispettorato del Lavoro, che interesserà la magistratura. Di tenore opposto la versione dell’imprenditore, per il quale i soldi non gli spettano e che ieri, all’indomani della prima salita sulla gru, lo ha già denunciato, avendo subito, a suo dire, un’estorsione. Certo è che la ditta ha perso la commessa presa in subappalto visto che, da quanto appreso da fonti investigative, lunedì è stato rescisso il contratto di quel cantiere. Peraltro, già da qualche giorno sia l’egiziano che un altro operaio non lavoravano più al cantiere, allontanati per non aver rispettato delle norme sulla sicurezza. L’operaio rivoltoso è stato denunciato anche dalla Polizia che, infatti, gli ha contestato il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Nel settembre scorso, un altro lavoratore, poco più che ventenne e sempre di nazionalità egiziana, era salito su una gru situata all'interno del cantiere del Palazzo di Giustizia, dal lato di via Filomusi Guelfi, proprio di fronte la sede del consiglio comunale. Anche la sua era una forma di protesta estrema per stipendi e pagamenti arretrati che l'uomo, assieme ad altri quattro colleghi egiziani, vantava nei confronti dell'impresa per la quale lavorava e che si occupa di montaggio e smontaggio ponteggi.
I mancati pagamenti sarebbero a loro volta dovuti al fatto che l'impresa - una ditta subappaltatrice - non starebbe ricevendo i corrispettivi dalla società titolare dell'appalto.

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