mercoledì 27 giugno 2018

23 giugno - Prima il vino, e non solo, italiano. Però sfruttando in nero e in maniera schiavista i migranti: caporalato nell'astigiano

Braccianti in nero reclutati ad Alessandria per lavorare nelle vigne dell'astigiano
 Una cooperativa alessandrina impiegava manodopera irregolare in lavori nel settore agricolo. Una cinquantina di persone, di cui solo una decina regolarmente assunta, veniva accompagnata tutte le mattine nelle vigne tra Asti e Cuneo
CRONACA - Su cinquantadue lavoratori, ben quarantadue erano irregolari, impiegati per lavori nelle vigne dell'astigiano senza nessun tipo di contratto. E' stata denunciata dai carabinieri di Alessandria una donna di 48 anni, titolare di una cooperativa alessandrina, che forniva lavoro ad aziende agricole. I lavoratori di diverse nazionalità, tunisini, pachistani, senegalesi, macedoni ed anche italiani, si davano appuntamento alle 6 del mattino in via Campi, in zona Cristo.
Venivano
“prelevati” dai mezzi della cooperativa ed accompagnati nei luoghi di lavoro o in altre piazze dove salivano su altri pulmini, fino a destinazione. Cinque euro era la paga oraria riconosciuta ai braccianti, ai quali era anche richiesto di acquistare, a spese proprie, anche gli attrezzi da lavoro, guanti, stivali e forbici per la potatura. Al termine del servizio venivano riaccompagnati in via Campi.
A destare i primi sospetti sono stati gli assembramenti mattutini in zona Cristo. La zona era diventata una sorta di ufficio di collocamento all'aperto: tramite il passaparola, chi aveva necessità di lavorare si presentava sul posto e veniva caricato per essere accompagnato ai campi. Sono state avviate le indagini da parte dei carabinieri e del nucleo Ispettorato del lavoro dell'arma che hanno verificato il modus operandi della cooperativa. L'altra mattina è scattato il blizt che ha visto impiegati circa settanta militari. I braccianti sono stati identificati e rifocillati. Nei loro confronti non è stato necessario nessun provvedimento. Solo due sono risultati senza permesso di soggiorno (ne è seguita denuncia). La denuncia è invece scattata per la donna per intermediazione e sfruttamento della manodopera. L'inchiesta, denominata “Caporalato black and white” non è ancora chiusa. I controlli saranno allargati anche alle aziende committenti. Si ipotizza tuttavia che queste non fossero a conoscenza dell'irregolarità lavorativa dei braccianti e che corrispondessero alla cooperativa un corrispettivo di almeno il doppio di quanto poi veniva riconosciuto ai lavoratori. La cooperativa, che ha sede legale presso un professionista alessandrino, ha provveduto nell'immediatezza a regolarizzare le posizioni, con regolare contratto fino a novembre. Le sono state però contestate sanzioni per circa 120 mila euro per tasse e contributi previdenziali non versati. I mezzi con i quali i braccianti venivano trasportati sono stati messi sotto sequestro.

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