venerdì 15 febbraio 2019

15 febbraio - La Spezia, gamba stritolata durante l’ormeggio: marittimo muore dopo una settimana. Ai familiari era stato detto "non sembrava una cosa grave". Bastardi ASSASSINI

La Spezia - Ad un primo sguardo, quell’incidente sul lavoro era sembrato poca cosa. Era successo giovedì 7 febbraio, alle sei e mezza della mattina. Danilo Gallinella, marittimo esperto, era appena sbarcato dal rimorchiatore “Isola del Tino”. Stava assicurando il mezzo alla bitta, sulla banchina. Aveva ancora la corda fra le mani, quando un movimento inaspettato del rimorchiatore gliela aveva tirata via, stringendosi come una morsa attorno alla gamba, ad una altezza di poco al di sopra del piede. Era stato soccorso, portato d’urgenza al Sant’Andrea. Si era parlato di fratture scomposte alle ossa, ma la prognosi iniziale era stata di qualche settimana. Ieri, invece, è arrivata la tragica notizia.
Dani, com’era soprannominato, non era più. Era mancato, all’età di sessant’anni. E per i suoi cari, e per la famiglia allargata dei rimorchiatori riuniti, è stato un dolore immenso e inaspettato. Il primo bollettino medico parlava di «trauma da intrappolamento e da schiacciamento della parte inferiore della gamba e della caviglia sinistra». Era andata proprio così, in base alle testimonianze raccolte a caldo. Il marittimo s’era trovato in trappola, con quella corda avviluppata, strettissima, attorno alla gamba. La pressione era stata così forte da frantumargli la caviglia. Il marittimo aveva urlato ma non aveva perso conoscenza. L’avevano portato via in codice rosso, ma senza ipotizzare che fosse in pericolo di vita. La verità è che Danilo non è mai tornato a casa, ed è rimasto in ospedale sette lunghi giorni, prima di chiudere gli occhi per sempre. Nonostante le cure, le lesioni devono avergli divorato il piede, tanto che nelle ore immediatamente prima della sua morte si è parlato di una amputazione d’urgenza. Tutto è precipitato rapidissimamente. E proprio quando si ipotizzava un intervento chirurgico estremo, per amputare il piede sinistro, il suo cuore si è fermato. Per la famiglia Gallinella - legata a doppio filo alla storia nella marineria - sono stati e saranno purtroppo giorni di infinita e straziante sofferenza. Il fratello Federico è direttore di macchina, proprio come Danilo. Viaggia per il mondo, da anni, proprio come faceva Danilo all’inizio della sua carriera. «Ha trascorso quarant’anni di vita a bordo delle navi – racconta, commosso – prima in navigazione, poi sui rimorchiatori. Ed ora mio fratello non c’è più. Era un buono, una persona mite, si prodigava per dare il massimo, teneva molto al suo lavoro, ai colleghi, ai ragazzi più giovani. Non gli mancava più molto alla pensione, e invece». La famiglia non riesce a darsi spiegazioni: «Non sembrava una cosa grave. Così ci avevano detto. Forse è stata sotto valutata, all’inizio, perché all’esterno non ci sono stati versamenti di sangue, ma dentro era tutto spappolato. L’avevano messo in trazione, era sotto terapia, ma non stava bene. Ci hanno detto che ci sono state delle complicazioni vascolari, che non si è potuto evitarlo. Sappiamo solo che non c’è più». Il marittimo spezzino si era sposato due volte. Lascia due figlie. Lascia i suoi affetti. Lascia una comunità incredula, sconcertata. «Pare ci fossero dei problemi di visibilità, quella mattina, all’ormeggio – dice affranto il fratello - Danilo era però una persona esperta, aveva fatto quelle manovre un’infinità di volte». In tante situazioni si era misurato con il mare, forte della sua capacità. Se n’è andato per quella cima arrotolata, che l’ha tradito in un istante. Sarà l’accertamento autoptico sulle spoglie, a stabilire che cosa esattamente abbia provocato la morte e chiarire se sia stata ineluttabile, o se si potesse fare qualcosa di più per evitarla.


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