sabato 1 aprile 2023

1 aprile - Il nuovo codice appalti = legalizzazione delle violazioni di leggi, norme contrattuali, di sicurezza. Dal blog proletari comunisti

 

In data 28 marzo 2023 il Consiglio dei Ministri, su proposta di Giorgia Meloni e su pressante azione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Salvini ha approvato il nuovo codice degli appalti che partirà dal 1° aprile 2023, mentre dal 1° luglio 2023 è prevista l’applicazione delle nuove norme anche a tutti i procedimenti già in corso.

Le parole chiavi della nuova normativa amplificate dai mass media e dai rappresentanti del governo e della maggioranza parlamentare sono: "semplificazione" e "tempestività". Sotto la propaganda allettante di snellire le procedure e la burocrazia, si modificano norme, si azzerano una serie di vincoli che quantomeno imponevano dei controlli, e limiti (chiaramente sempre più formali e non sostanziali), affinché i cantieri siano più rapidi e le opere si realizzino in tempi molto più ristretti. 

La mancanza di controlli, o la verifica solo della documentazione (che chiaramente "sta a posto") porta a far entrare dalla porta principale, e ad ottenere gli appalti proprio alle Ditte irregolari, quelle create, gestite, o vicino alla criminalità organizzata che ha il controllo dei territori e le mani nelle amministrazioni pubbliche. Via libera, poi, all'evasione fiscale,

Altro parola sbandierata è "digitalizzazione", che prevede una sorta di banca dati che conterrà le informazioni relative alle imprese, "per rendere più semplice la consultazione della documentazione digitale"; questo viene presentato come "risparmio di costi e di carta" e, rasentando il ridicolo, come "attenzione all'ambiente", da parte di un governo per cui, in continuità con i precedenti, la difesa dell'ambiente è l'ultima cosa di cui si interessa.

Altro "principio" sarebbe la "fiducia" nell’azione "legittima, trasparente e corretta della pubblica amministrazione, dei suoi funzionari e degli operatori economici". Qui se la cosa non fosse tragica, sarebbe grottesca. Un esempio di questa "trasparenza e correttezza" lo possiamo trovare in quanto sta facendo, in contemporanea al varo di questo codice degli appalti, la Ministra del Lavoro, Calderone – già in enorme conflitto di interesse, essendo stata, fino a prima di essere nominata nel governo Meloni, la presidente dell'Ordine dei consulenti del lavoro, che per principio e azione sono a tutela degli interessi delle aziende, dei profitti padronali, del taglio dei costi sulla pelle e diritti dei lavoratori –; questa Ministra, tramite l'Ordine dei consulenti del lavoro (lasciato in eredita' al marito Rosario De Luca) vuole far entrare nell'Ispettorato del Lavoro (l'organo che dovrebbe vigilare sulle violazioni di norme sul lavoro) i suoi consulenti del lavoro attraverso il loro inserimento nel "centro studi attività ispettiva". Già questo rapporto Ordine dei consulenti e Ministero del Lavoro nel 2014, come informa il Fatto quotidiano, aveva dato vita ad un protocollo per cui basta che il consulente (cioè il professionista del padrone) certifichi che nell'anno precedente la ditta non ha commesso illeciti ed è in regola col Durc e i CCNL, e per un anno non riceve controlli, sta tranquilla; ora questo legame Ispettorato/consulenti diventa molto più stretto, strutturale, per cui l'attività ispettiva viene pianificata insieme a questi "fiduciari" dei padroni. Chi dovrebbe essere controllato, controlla il controllore, che rende conto al controllato. In cambio di...?

Andando alla sostanza nuovo codice degli appalti.

Il Codice stabilisce il via libera agli appalti diretti e ai subappalti. Le stazioni appaltanti possono decidere di attivare procedure negoziate o affidamenti diretti con la liberalizzazione degli appalti sotto soglia fino a 5,3 milioni di euro. Per gli appalti fino a 150 mila euro le piccole stazioni appaltanti potranno procedere direttamente senza passare per le stazioni appaltanti qualificate, per cui anche i piccoli Comuni privi di competenze e personale potranno affidare in autonomia lavori; poi fino al limite di 1 milione di euro, è ammessa la procedura negoziata senza bando invitando almeno 5 imprese. La giustificazione, secondo la Lega, è che questo significherà “appalti più rapidi, con un risparmio di tempo”. 

In questo modo la gara vera e propria resta, ma diventa una possibilità molto ma molto ridotta, con l'aggiunta che non ci sarà più bisogno di una "adeguata motivazione" per indirla. 

Di fatto avverrà ancora di più una moltiplicazione e frammentazione e degli appalti (anche fittizia: apparentemente si tratterà di ditte differenti, nei fatti è un'unica impresa che si divide in tante ragioni sociali) per favorire tanti padroni (già oggi il 98% dei contratti, per un valore di quasi 19 miliardi, riguarda opere di valore inferiore a 5 milioni), per eludere più facilmente il fisco; questo porterà ad un aumento dei costi, altro che risparmio.  Certo, questi affidamenti diretti, come i dati dimostrano, già avvengono, ma ancor più di adesso, non conterà la competenza, la regolarità della ditta rispetto a norme sul lavoro, sicurezza, quanto la conoscenza diretta dell'Ente pubblico appaltante, dei suoi funzionari; avranno sempre più gli appalti gli "amici e parenti", e avranno la porta spalancata le pressioni/ricatti della criminalità mafiosa, camorrista, ecc.

Poi vi sono le "novità": l'appalto integrato, le liberalizzazione del subappalto a cascata, senza limiti.
Quindi, da un lato, i Comuni, gli Enti potranno affidare il contratto a un unico operatore per fare sia la progettazione esecutiva che l'esecuzione dei lavori; dall'altro i subappalti saranno a catena: in cui uno porta un altro. La conseguenza è da un lato un accentramento delle competenze, per cui chi esegue i lavori è lo stesso che ha deciso come farli, con l'inevitabile impossibilita' di verifiche di terzi; dall'altro una difficoltà di controlli data la catena "senza limiti" dei subappalti, l'aumento del lavoro nero o grigio, la maggiore facilita' di nascondere, coprire violazioni di leggi su lavoro, sicurezza.. 

Il completamento di questo legalizzazione della illegalità viene poi dalla introduzione nel nuovo codice degli appalti di una forma di depenalizzazione per funzionari e dirigenti pubblici se commettono illeciti.

"Nessuna paura per la "firma": niente colpa grave per i funzionari e i dirigenti degli enti pubblici se avranno agito sulla base della giurisprudenza o dei pareri dell'autorità... per alcuni tipi di reato, l'illecito professionale può essere fatto valere solo a seguito di condanna definitiva, condanna di primo grado o in presenza di misure cautelari". Come si dice: campa cavallo...

Non poteva, infine, mancare la ciliegina sulla torta del "nazionalismo". Infatti esiste in questo codice anche una norma definita "prima l'Italia", giustificata come una clausola di "salvaguardia del made in Italy". Tale clausola, prevede criteri premiali per il valore percentuale dei prodotti originari italiani o dei Paesi Ue, rispetto al totale delle forniture necessarie per eseguire l'appalto.  

E' scontato che tutto questo darà ancora di più via libera agli appalti al massimo ribasso – dove il massimo può arrivare addirittura al 99/100% di offerta al ribasso – le cui conseguenze sono evidentemente e immediatamente scaricate sui lavoratori, con peggioramenti delle condizioni di lavoro, per cui si chiede tanto e si danno miserie, attacco ai diritti normali contrattuali; ma anche con taglio dei costi sui materiali, scadenti e a volte pericolosi, attrezzature inesistenti, tutte cose che ancora ricadono sui lavoratori in termini di effetti sulla salute,  maggiore fatica nel lavoro, rischi sulla sicurezza.

Il subappalto a cascata in alcuni settori centrali, edilizia, logistica, vorrà dire ancora di più una miriade di ditte, cooperative in cui i lavoratori sono divisi, con la conseguenza, non solo del peggioramento delle condizioni di lavoro e del rischio di perdere il posto di lavoro, soprattutto nei passaggi di appalto, ma anche, sul fronte della lotta, di non poter far pesare rapporti di forza più grandi e uniti. 

Ma soprattutto il nuovo codice degli appalti porterà ad un ulteriore e legalizzato taglio dei costi per la sicurezza, quindi più infortuni e più morti operaie, in un palleggio di responsabilità tra appaltatore e subappaltatori.


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