domenica 8 settembre 2024

8 settembre - Davanti alle portinerie di Acciaierie d'Italia/ex Ilva contro l'accordo di luglio, per la piattaforma operaia

da ORE12/Controinformazione rossoperaia del 5/09/2024

Riprendiamo a parlare di Acciaierie d'Italia/ex Ilva perché questa grande fabbrica, insieme all'altro grosso gruppo in Italia, Stellantis, sono attualmente le fabbriche in cui “si gioca” – usiamo questo termine anche se è una brutta parola  - lo scontro di classe centrale, la possibile lotta degli operai, perché attualmente invece in queste fabbriche c'è una sorta di "buco nero" del movimento operaio nella lotta generale contro padroni e governo e contro questo governo in particolare.

Acciaierie e Stellantis hanno un valore nazionale rispetto a questa battaglia perché da "buco nero" si trasformi in una lotta reale che incida nei rapporti di forza, che diventi invece il "buco nero" di Capitale e governo. Noi su questo siamo ottimisti perché è inevitabile che a fronte di una situazione che peggiora la condizione dei lavoratori sia sul fronte del lavoro sia sul fronte dei salari e dei diritti in generale questa situazione prima o poi debba portare a una ribellione degli operai.

Giovedì scorso siamo stati a Taranto alle portinerie dell'Ilva per verificare il clima tra gli operai, per incontrare gli operai e per diffondere un volantone sull'accordo di luglio che ha portato a una nuova fase per Acciaierie e appalto.

Per quanto riguarda gli operai diretti di Acciaierie la situazione registra una presenza di operai notevolmente ridotta per l'accordo che ha portato ad un aumento della cassa integrazione straordinaria che arriverà regime con 3500 operai fuori dalla dalla fabbrica, attualmente si attesta sui 2008/3000 operai in cassa integrazione straordinaria.

Per quanto riguarda gli operai che lavorano il “clima” è quello di tenersi il lavoro e quindi di non essere messi tra le liste di chi deve andare in cassa integrazione. Per quanto riguarda i tantissimi operai in cassa integrazione che via via diventa permanente c'è la condizione oggettiva totalmente sfavorevole di non essere in fabbrica e quindi dal punto di vista della loro compattezza sono dispersi e quindi non possono pesare. L'aspetto più negativo, insieme al problema del lavoro non solo attuale, ma anche quello futuro, delle prospettive che il governo sta portando per gli anni a venire, la situazione del lavoro è di un taglio rilevante, e chiunque siano i padroni che si prenderanno Acciaierie comunque vi sarà un taglio che può arrivare anche a 5000 operai sugli attuali 8200 a Taranto.

La situazione è pesante per quanto riguarda il fatto che con la cassa integrazione i salari sono tagliati in maniera pesante per gli operai e per le loro famiglie. A parte queste ricadute, queste condizioni, ciò che pesa maggiormente per la lotta di classe degli operai è che mettere migliaia di operai in cassa integrazione spezza la forza degli operai, divide gli operai, incide pesantemente sull’unità necessaria degli operai contro i padroni – commissari attualmente e padroni reali nel prossimo futuro - e governo, in particolare questo governo. Dividendo gli operai manca questa base di unità, la forza dello scontro si indebolisce e incide anche nella coscienza degli operai.

Siamo stati anche alle ditte dell'appalto di Acciaierie e la situazione qui è diversa, è più movimentata sul fronte operaio, la quasi totalità delle ditte è entrata, sta lavorando, non ci sono attualmente operai che dovranno rimanere in cassa integrazione ordinaria, tant'è che le ditte che l'avevano richiesta non hanno fatto ora una ulteriore richiesta di nuova cassa integrazione ordinaria o straordinaria e quindi la maggior parte degli operai sta lavorando, non solo, ci sono anche delle nuove assunzioni fatte dalle ditte dell'appalto metalmeccaniche perché legate ai lavori di ripristino degli impianti in Acciaieria, dagli altoforni - attualmente è in funzione solo uno - a tutti gli altri impianti.

Qui il problema del lavoro immediato non c'è, ci sono queste assunzioni che però sono a tempo determinato, sono per tre mesi poi potranno prorogarsi per altri mesi, e c'era una fila di nuovi operai al gabbiotto della vigilanza delle ditte dell'appalto che attendevano di avere il badge o un altro documento che gli consentisse di entrare perché ancora i tesserini non erano pronti.

Si pongono essenzialmente tre problemi nell'appalto, tre necessarie lotte da aprire: uno è che è il momento opportuno può essere favorevole alla richiesta portata avanti da tempo dallo Slai Cobas di un contratto unico metalmeccanico in tutte le ditte dell'appalto, perché buona parte delle ditte d'appalto ha trasformato il contratto precedente metalmeccanico in contratto Multiservizi e che ha tutto un aspetto sia salariale, retributivo, sia normativo, peggiore di quello metalmeccanico. È necessario per l'unità degli operai un contratto unico metalmeccanico con clausola sociale per impedire che nei passaggi eventuali di ditte gli operai non abbiano una tutela.

L'altra questione è la sicurezza perché proprio per come stanno lavorando questi operai in Acciaerie, per il fatto che lavorano sugli impianti - quindi lavori più pesanti e a rischio - la sicurezza non deve essere assolutamente messa in secondo piano, né bisogna illudersi che su questo fronte non ci siano o non ci possano essere nuovi e gravi problemi.

Terzo, il fronte del salario. I salari in corso in genere vengono pagati, anche se con alcuni ritardi, mentre ancora gli operai aspettano di essere pagati integralmente tre mesi dell'anno scorso in cui i padroni delle ditte hanno fatto una serrata per avere i loro crediti da Mittal e hanno utilizzato i presidi degli operai ad usum proprio, per i loro interessi, e quando invece devono pagare gli operai per le giornate perse continuano a fare solo i loro interessi.

Su questi aspetti c'è la necessità di una lotta sia nell'appalto sia in Acciaierie e sia anche per gli operai in cassa integrazione straordinaria - dai 1600 dell'Ilva rimasti in Ilva e mai passati in Acciaieria dal 2000 alla fine al 2018 - sia per quelli che sono attualmente in cassa integrazione in Acciaierie.

E’ necessario formare dei comitati operai autonomi per decidere la lotta, per non stare all’attesa e alla dipendenza di tutte le organizzazioni sindacali che a luglio hanno firmato, compresa l'USB, un accordo, e non hanno alcuna intenzione di riaprire lo scontro con il padrone e col governo, e di questo abbiamo parlato nel blog in altri momenti.

Subito dopo quest'accordo l'USB, nella sua festa a Taranto, ha accolto coi tappeti d'oro il ministro Urso ed è stato uno scambio di complimenti, di riconoscimenti veramente osceno e imbarazzante.

Quindi non ci si può aspettare che ci siano lotte, che ci siano mobilitazioni, vertenze, piattaforme che rispecchino gli interessi degli operai da parte di chi ha collaborato, che ha voluto questo accordo e sta continuando a collaborare.

Quindi, come abbiamo detto alle portinerie, è necessario assolutamente che gli operai si organizzino, si uniscano, a partire da nuclei di operai più coscienti, dei comitati operai che affrontino la piattaforma operaia e quindi decidano le mobilitazioni, e che ricostruiscono quella forza che attualmente purtroppo manca.

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